Recensioni per
100 vocaboli per parlare di noi .
di Hummingbird

Questa storia ha ottenuto 222 recensioni.
Positive : 220
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Nuovo recensore
12/06/12, ore 15:16
Cap. 19:

“Impiccione”. Un termine dall’uso singolare, ora analizzerò in modo dettagliato il suo bizzarro utilizzo all’interno della storia e la storia in sé per sé.
L’introduzione inizia ad avere un suo carattere proprio, è, come nei precedenti capitoli, un inizio che stacca col contesto generico della storia: “L'adolescenza non è una cosa facile, specialmente se la vivi con un ragazzo arrogante e presuntuoso che continua a darti il tormento” (sono parole che rendono la storia più introspettiva e vissuta).
La grammatica del capitolo rispetta ogni regola. Non ci sono errori di ripetizione, errori di accento, errori di punteggiatura e le frasi sono riportate in modo corretto. C’è, però, un unico errore nelle note di fine capitolo. Proprio quando pensi di aver concluso al meglio il capitolo ecco le note che aggiungono quel neo alla resa grammaticale. Tuttavia è solo un errore di battitura, quindi non vi è alcun problema (“Forse questo è meglio, l'altro era tropo difficile!”).
Il lessico usato nel capitolo è più completo rispetto alle altre storie, e, devo dire, anche più calzante e dettagliato. Questo più curato lessico rende la narrazione più scorrevole e coinvolgente. Ti consiglio di continuare a prestare attenzione a questo aspetto, perché, come la grammatica, può essere davvero rilevante nella valutazione complessiva di una storia, se inserita in un contesto competitivo.
I personaggi sono ancora una volta tagliati fuori dal contesto comune, il che è originalmente piacevole. La loro caratterizzazione è altrettanto originale poiché l’autrice ha tentato di intuire il loro possibile carattere in un periodo difficile quale l’adolescenza. Andiamo nettamente OOC, ovviamente, e ora spiego perché (non è una predica ma un appunto). Roy è l’”impiccione” predicato dalla storia, carattere che è stato quasi esagerato rispetto al suo carattere originale, inoltre ho notato una minore impulsività nel suo carattere ( Roy Mustung non starebbe mai con le mani in mano, piuttosto seguirebbe la sua Riza per scoprire ogni motivazione che non gli sia stata data). Riza sembra accorpare, invece, l’impulsività di Roy con un’aggiunta di spirito infantile proprio dell’adolescenza. Questa si chiama crisi adolescenziale. Facendo conto di questo ultimo fattore, allora, non credo si possa più parlare di essere andati OOC, poiché quello che l’autrice ha fatto è prendere i due personaggi e spostarli da un’età ad un’altra, con le relative conseguenze a livello caratteriale
Il tema del capitolo, quello dell’impiccione, ha dei caratteri diversi dal solito. Do come si può dedurre dalla frase: “Io ti giuro che da grandi troverai qualcuno che ti saprà rendere felice. Se dico questo non sono un impiccione, vero?”, non si tratta di essere “impiccioni”, ma di essere premurosi. E’ quindi la premura il vero tema del capitolo.
Lo stile del capitolo riprende quello del capitolo precedente per molti aspetti; l’unico cambiamento tra il capitolo precedente e il seguente è a livello lessicale. Uno stile con un lessico robusto e maturo ha più probabilità di essere accettato e condiviso a livello contestuale, quindi la crescita nel lessico è qualcosa di puramente positivo e che, anzi, io personalmente propongo di ampliare.
Concludendo, il capitolo è scritto bene e senza alcun problema né morfo-sintattico né formale. Ora passerò al prossimo capitolo.
 

Nuovo recensore
12/06/12, ore 13:13
Cap. 18:

“Nebbia”. Difficile costruire una storia da un termine dall’accezione quasi interamente negativa. Tuttavia, nel suo complesso, la storia è stata trattata più che bene.
L’introduzione concede uno smacco al solito Royai presente in tutti gli altri capitoli, infatti questo capitolo per certi verso ambientato in un A. U. inizia effettivamente a stupire il lettore con una infantile lagnanza: “Mamma, uffa c'è la nebbia”La grammatica del capitolo è impeccabile, nessun errore di accento, nessuna errata concordanza verbale, nessun errore di battitura, solo alcuni radi errori di punteggiatura. Complimenti, un grande miglioramento, anche rispetto al capitolo immediatamente precedente.
La caratterizzazione dei personaggi è stata svolta in modo originale. È la famiglia la protagonista del seguente capitolo. Roy e Riza sono sostanzialmente OOC  ma ho notato che, nonostante si trattasse di una circostanza originale, sei riuscita comunque a delineare, seppur in modo più leggero rispetto alle precedenti storie, la loro caratterizzazione originale (come si può notare in questa frase. “Limite della pazienza: possibile che ogni mattina, anzi notte visto che erano solo le cinque nemmeno scoccate, ci si dovesse svegliare così?”, in cui ritroviamo il Roy di sempre, come al solito scocciato da qualunque cosa).
Il tema del capitolo non è la nebbia, ma la famiglia (come la stessa autrice quasi suggerisce con l’espressione: “Anche da un giorno di nebbia si può ritrovare la compagnia della propria famiglia”). La nebbia è, bensì, l’espediente usato dall’autrice per riunire i famigliari in un momento reso quasi simil-solenne. Questo modo di agire, spostando il tema dalla parola scelta dal vocabolario ad un tema più ampio secondo espedienti narrativi è pienamente condivisibile. Il tema della famiglia, quindi, è stato trattato in modo completo e dalle immancabili sfaccettature sul piano positivista della storia.
Lo stile del capitolo racchiude il percorso fatto in precedenza. Se nel precedente capitolo abbiamo parlato di crescita catartica, in questo possiamo parlare di crescita di forma. È, infatti, proprio la forma ad essersi ampiamente irrobustita, dando maturità a tutta la storia sempre inserendo i soliti riferimenti introspettivi dei singoli personaggi. La novità assoluta di questo capitolo è l’originalità della storia che lascia nettamente, e ripeto, nettamente spiazzato il lettore. Nessuno si aspetterebbe una storia riguardante una famiglia dal titolo: “Nebbia”, e, soprattutto, nessuno si aspetterebbe una storia sulla “futura” (rispetto al manga) famiglia Mustung. Ben fatto, se il tuo intento era sbalordire positivamente il lettore, allora hai colto nel segno. Ora passo al prossimo capitolo.
 

Nuovo recensore
12/06/12, ore 12:28
Cap. 17:

“Ospedale”. Titolo molto poco rassicurante, per alcuni punti di vista. Un tema adattabile a molte situazioni e che è stato trattato in modo più che convincente, ma ora entrerò nello specifico.
L’introduzione è quasi comica: “Era già successo una volta ed era normale che ricapitasse: Roy Mustang era finito in una stanza d'ospedale”, c’era d’aspettarselo che si trattasse di una delle tante volte in cui Roy era ricoverato in ospedale.
La grammatica del capitolo è impeccabile, nessun errore di accento, nessuna errata concordanza verbale, nessun errore di battitura, solo alcuni radi errori di punteggiatura. Complimenti, un grande miglioramento, anche rispetto al capitolo immediatamente precedente.
I personaggi non sono più i due soliti Roy e Riza, ma ho notato piacevolmente l’introduzione di un ironico Havoc, e una breve reprise di Rebecca. Roy è stato reso molto bene, il solito confuso che non vede l’ora di rialzarsi per combattere (celebre la frase: “non voleva farsi vedere debole ma aveva bisogno di conforto”). Riza viene descritta con la sua solita premura nei confronti del Colonnello e con il suo perenne senso di colpa (“Troppo tardi...”). Rebecca ha nella seguente storia un ruolo di sola comparsa, tuttavia viene introdotta al fianco di Riza, e ciò ci fa dedurre lo stato di preoccupazione verso di lei.
Il tema del capitolo è l’ospedale. Usare l’ospedale come ambientazione era piuttosto scontato, quindi hai voluto anche introdurre la suspance in relazione allo stato di salute del Colonnello: una scelta decisamente forbita. Alla luce di ciò, posso dire che il tema è stato trattato in modo completo e, anzi, anche innovativo rispetto alle aspettative di un lettore comune. Complimenti ancora.
Lo stile del capitolo, rispetto ai precedenti, è in netta elevazione. Possiamo parlare di una crescita artistica catartica (sotto l’interpretazione estetica), il che può andare solo a favore del lettore e dell’autostima dell’autrice. A parte ciò, il capitolo riprende quella forma e spessore tipici dell’autrice, senza esclusione di colpi, sempre con i soliti riferimenti introspettivi dei singoli personaggi. Inoltre ho notato una certa vena ironico-comica all’interno di questa storia,ora mi spiego: ci sono alcune espressioni che ho piacevolmente trovato abbastanza divertenti; ne riporto qualcuna: “Lo sai che è troppo uomo per morire così facilmente...” (la solita comicità nera di Havoc), “con uno schiocco di dita” (perché fa intendere quel gesto di distruzione e devastazione proprio del personaggio).
In conclusione, è un ottimo progresso rispetto ai primi capitoli della storia. Sperando che il vocabolario la smetta di proporre termini indicibili, passo alla lettura e recensione del prossimo capitolo.

Nuovo recensore
12/06/12, ore 11:59
Cap. 16:

Il titolo di questo capitolo, ovvero “Senso”, è un tema difficile da trattare.
La grammatica del capitolo è buona, non ho trovato errori di accento o di battitura. Forse ci sono alcuni errori di punteggiatura, ma nulla di particolarmente preoccupante. Complessivamente, dunque, morfo-sintatticamente parlando, ci sono dei miglioramenti, rispetto alle precedenti storie.
Il lessico è anch’esso buono, non ci sono ripetizioni e i termini sono consoni al contesto.
Non essendoci una scena in cui i personaggi hanno la loro libertà espressiva, non posso valutare la loro caratterizzazione.
Il tema del capitolo è il “senso”. Secondo me poteva essere reso in un altro modo, piuttosto che come il fantomatico “sesto senso” di Riza e Roy, che forse, e dico forse, può sembrare un po’ banale. Al di là di tutto ciò hai dato la tua interpretazione motivando ogni aspetto, quindi il tema è trattato in modo completo.
Lo stile di scrittura è sostanzialmente rimasto staticamente positivo rispetto ai precedenti capitoli, tuttavia non ho apprezzato la scelta stilistica della resa del seguente capitolo. Infatti, sembra scritto quasi forzatamente (non dico svogliatamente, perché si vede l’impegno che c’è dietro alle parole): sembra che quella parola non ti ispirasse per niente (correggimi se sbaglio). Quindi non è una tua colpa, ma solo un brutto tiro del vocabolario. Sicuramente nei prossimi capitoli ti sarai riscattata. Ora passo alla lettura del prossimo capitolo.

Nuovo recensore
11/06/12, ore 19:17
Cap. 15:

Il titolo del seguente capitolo è: “puro”. E’ chiaro che non si tratta di purezza nel senso più materialistico del termine, ma di purezza spirituale, tema che tratterò a breve in modo dettagliato.
Prima però passiamo all’analisi morfo-sintattica della storia. La grammatica del capitolo è precisa, fatta eccezione per cinque errori di accento (“Io non lo riesco a capire perchè le barbarie”, “Grazie, perchè tu sei sinceramente pura”,  “Perchè mi fissi in questo modo?!”, “Perchè sei così dannatamente pura?” e  “Non riesco a dire nulla perchè tu ti alzi […]”) e  alcuni radi errori di punteggiatura, come ad esempio alcune virgole mancanti.
Il lessico usato all’interno della storia è appropriato, non ci sono ripetizioni e tutte le descrizioni sono rese in modo realistico e dettagliato, complimenti. La frase che, secondo me, regalava maggiore enfasi alla storia è stata: “Non riesco a dire nulla perché tu ti alzi e mi baci: è così piacevole”.
I personaggi sono stati resi in modo piuttosto fedele agli originali. Roy si presenta col suo solito carattere impulsivo e forte, a tratti anche filosofeggiante. L’elemento in più rispetto al normale è l’aggiunta di quella gelosia e possessività verso la sua sottoposta, che appoggio. Riza è stata resa in modo consono al contesto, fedele, preoccupata ma anche responsabile, a tal punto da doversi di primo acchito fermare di fronte all’estremo gesto di bontà di Roy nei suoi confronti, per capire la motivazione di tutto quello sconvolgimento emotivo.
L’intero capitolo si sofferma sul tema della purezza spirituale. La purezza è vista nella sua sfaccettatura più trascendentale, non come purezza di corpo, ma di spirito. L’essere puri, in questa storia, è l’essere trasparenti in ogni cosa, l’essere fedeli, onesti e coerenti con sé stessi e con gli altri. L’unico personaggio che può definirsi tale è quindi la nostra Riza, che, da sempre, ha mantenuto un atteggiamento calmo e fiducioso anche di fronte alle più disparate difficoltà, pensando prima al Colonnello che a sé stessa. Il tema, in questi termini, presenta dei caratteri originali e molto condivisibili a livello etico-morale. Nella narrazione dell’episodio non è stato preso in considerazione un preciso passaggio del manga.
Lo stile adottato ripercorre quello utilizzato nei capitoli a stampo introspettivo, scelta condivisible, visto l’argomento portato avanti in questa storia dall’autrice. La narrazione torna ad assumere lo spessore che è mancato nel capitolo precedente e migliora in scorrevolezza. Ogni azione è narrata in prima persona per una visione più realistica degli eventi.
Se dovessi dare un consiglio all’autrice, le direi solo di prestare maggiore attenzione alla grammatica, che, in altri ambiti, potrebbe essere un fattore discriminante, nonostante gli errori siano davvero rari. E ora passerò al capitolo successivo.

Nuovo recensore
11/06/12, ore 18:40
Cap. 14:

“Inganno”, un capitolo che tratta di uno dei più significativi passaggi della storia del manga, nonché il mio preferito. Per evitare incomprensioni a causa mio evanescente modo di esprimermi, ho scelto di scrivere in modo molto schematico queste ultime recensioni. Ora procediamo con l’analisi.
Per quanto riguarda l’ortografia,  non ho trovato errori di grossa matrice, a parte un accento sbagliato (“Perchè sei così freddo? Non lo sei mai stato verso di me […]). Continuo a notare con piacere che gli errori di punteggiatura stanno diminuendo con il corso del tempo.
Il lessico della storia è buono, non mi è parso di vedere ripetizioni o alcun utilizzo improprio di qualche termine. La frase che ho più preferito di questa storia è stata: “Lo so che è strano, ma ci devo provare”.
La caratterizzazione dei personaggi è perfetta. Il passaggio della storia è stato preso e riportato quasi integralmente ( caratterialmente parlando, eh, per quanto riguarda lo stile, ne discuterò dopo) dal manga, per cui non ho notato sfaccettature o inclinazioni diverse dalle originali.
Il tema del seguente capitolo è l’inganno; in particolare, il malriuscito inganno di Envy, che ha assunto l’aspetto di Roy, nei confronti di Riza. Il tema è stato posto in modo originale, considerando la scelta più che condivisibile di sfruttare quel preciso e bellissimo passaggio del manga.
Lo stile non ha avuto molto spazio in questo capitolo, essendo la narrazione molto breve, però ha comunque segnato lo svolgimento degli eventi, attraverso una descrizione limpida e cristallina delle vicende nel tunnel sotterraneo, facendo vivere al lettore, in prima persona, ogni attimo. Non mi è possibile determinare se tra il capitolo precedente e il seguente ci sia una effettiva crescita dal punto di vista stilistico, considerando la ristrettezza dell’ultimo, tuttavia, grammaticalmente parlando, si è raggiunto un buon livello. La scelta del tema, come ho esposto nella mia precedente recensione non è sottoponibile ad una mia ulteriore analisi, quindi, alla luce di ciò devo necessariamente concludere.
Complimenti ancora per la chiarezza dei contenuti, un mio consiglio personale potrebbe essere quello di rendere i capitoli più ricchi di significato e meno di gesti significativi impliciti, poiché chiunque potrebbe interpretarli a suo modo o non individuarli affatto. Con ciò chiudo questa recensione e passo alla prossima.

Nuovo recensore
11/06/12, ore 17:45
Cap. 13:

Questo tredicesimo capitolo, intitolato “Evidenza” è davvero sconvolgente, e ora ne spiegherò il motivo.
Prima di tutto, svolgendo un’attenta analisi dal punto di vista tecnico-grammaticale, non ho visto gravi errori, a parte tre inconsistenti errori di battitura (dove scrivi: “il legame che c'era con il suo tenete Riza Hawkeye”, “oppure ancora le incompresione con gli altri uomini” e “Riza era sempre satata intelligente”). Ho piacevolmente notato la mancanza di errori di accento e di punteggiatura, complimenti. Anche gli errori di concordanza del precedente capitolo non si presentano in questo e ciò depone a tuo favore.
Dal punto di vista lessicale, la storia è scritta utilizzando una buona matrice di vocaboli, come sempre inseriti in modo corretto e mai inappropriato. L’unica nota negativa sarebbe quella ripetizione, verso la fine del capitolo, dell’aggettivo “spiazzato”, che, a mio avviso, è stato già abbondantemente usato nei capitoli precedenti e che sarebbe ora di aggiornare con qualche sinonimo che renda la situazione allo stesso modo (ad esempio “sbigottito”, “disorientato”, “basito”). Espressioni che mi hanno particolarmente colpito sono: “Eppure, Hai ragione è solo che... che io ti amo”, e l’ironico aneddoto a fine capitolo: “Aspetta, ti ho appena detto che non sei una delle tante quindi per ora fermiamoci qui, va bene?”.
I personaggi sono stati resi in modo molto buono: Mustang ha, come sempre, la sua fermezza e la sua audacia e Riza la sua fermezza, serietà e coerenza. L’unica differenza sta nella apparente debolezza di Mustung nell’accettare la realtà, negando, appunto, l’evidenza ( come recita la frase: “nonostante tutte queste brillanti e dimostrate tesi, i due non possono fare altro che negare l'evidenza.” ), debolezza che verrà ampiamente superata alla fine del capitolo. Oltretutto vi è un elemento del loro carattere che trascende dalla caratterizzazione originale, ovvero la gelosia reciproca, che, ciononostante, è del tutto giustificata e plausibile nel contesto portato avanti dalla storia.
Il tema cardine di questo capitolo è l’evidenza, anzi, per quanto si è capito, è il “negare l’evidenza”. Il tema, per come è stato trattato ha delle sfaccettature originali ed altre abbastanza comuni, tuttavia entrambe calibrate in modo impeccabile.
Lo stile pedina quello delle storie precedenti, inglobando in sé, però, tutti gli aspetti positivi e i miglioramenti del percorso stilistico iniziato col primo capitolo. Insomma, è visibile una costante crescita nella matrice stilistica eccezion fatta per i temi, che, come ben sappiamo, non sono scelti da te, ma sono solo frutto del caso e, quindi, non sottoponibili ad una mia ulteriore analisi riguardo la loro mera scelta.
Con ciò ho concluso, ora passerò a recensire il prossimo capitolo.
 

Nuovo recensore
11/06/12, ore 17:00
Cap. 12:

“Privare”: un tema assai difficile da trattare. Il capitolo è complessivamente buono e davvero molto originale, devo dire, anche se, come ora tratterò in maniera più dettagliata, c’è qualche frivolezza che non torna.
La grammatica del testo non è sempre regolare, infatti, oltre i soliti errori di punteggiatura,  ho tristemente notato due errori nella concordanza dei verbi. In sostanza, in due casi, Riza risponde al Colonnello (direttamente o nella sua mente) in modi discordanti: prima in terza persona (tono formale) e dopo, erroneamente, in seconda persona (tono diretto), la cui ingiustificata alternanza stona dal contesto. Si nota meglio il modo in cui questi errori pesano sulla narrazione tenendo in considerazione le frasi precedenti: infatti mentre Riza, in un primo momento, dice: “Colonnello, si sente bene? Oggi mi sembra pallido...” in terza persona, dopo domanda: “Mi avevi detto che stavi riposando di più ma sembri sempre stanco...stai bene?” in seconda persona; e ancora quando pensa: “ Credo che la febbre ti abbia dato alla testa...”, di solito i pensieri si rivolgono anch’essi in terza persona, al di là della questione delle concordanze e della coerenza grammaticale. A parte questo errore, ci sono solo due errori di accento (“Si sentiva maledettamente in colpaperchè ” e: “Il colonnello si fermò perchè”). Niente di che.
Il lessico del capitolo è piuttosto completo, ogni passaggio viene descritto accuratamente e con i giusti termini.
La narrazione è coinvolgente e molto scorrevole, adottando brevi pause nella parte introspettiva riservata ai due personaggi.
La caratterizzazione dei personaggi è, come sempre, svolta in modo impeccabile. Abbiamo un Roy Mustang febbricitante che si sente in colpa nei confronti di “Quella donna” (come inizialmente il Colonnello definisce Riza nella storia). Davvero una buona resa del personaggio, sul serio, soprattutto per la frase: “Roy Mustang, l'alchimista di fuoco, si sentiva in colpa”, che contrappone la debolezza di spirito all’audacia che da sempre lo caratterizza (basti pensare alla dura domanda: “Tu mi odi vero?”). Anche Riza è stata resa in modo indiscutibile: sempre la nostra seria e pacata Riza che è sempre pronta a proteggere il Colonnello. L’unica aggiunta al personaggio è stata l’incubo, una scelta condivisibile, dal momento in cui si sta trattando del rapporto Riza/Roy dal punto di vista introspettivo.
Il termine chiave del capitolo è “Privare”, approfondito in maniera completa all’interno della narrazione, questa azione (che assume caratteri negativi) viene esplicitata nella frase: “Si sentiva maledettamente in colpa perché lui l'aveva privata del suo futuro”. Quindi, in questo capitolo, la privazione è vista come un atto dissacrante, quale quello di sottrarre una persona a una vita normale, come nel caso di Riza. Devo confessare che ciò che più mi stupisce di questo capitolo è proprio l’originalità della storia, adattata punto per punto al tema chiave. Una nota di merito, dunque all’autrice, che ha saputo fare ciò senza stravolgere i personaggi e senza finire OOC. Ora continuerò nel mio percorso di lettura e recensione di questa storia passando al prossimo capitolo.

Nuovo recensore
11/06/12, ore 14:46
Cap. 11:

Nel complesso è una storia diversa (in modo decisamente positivo) da quelle dei precedenti capitoli e ora spiegherò dettagliatamente il motivo di questa strana affermazione.
La grammatica del capitolo è fondamentalmente corretta a parte alcuni accenti sbagliati (“[…]lo accompagnò in bagno affinchè si sciacquasse[…]”, “[…]porta dello sgabuzzino perchè sentiva[…]”, “[…]a inventarla perchè dalla sua tata di fiducia[…]”), la presenza di due errori, credo di distrazione, nelle note finali (“Le ultime frase le ho messe perchè mi andava!”) e un errore di battitura (“lettino tranquillamente qindi tutti e due”). Al di là di questi piccoli errori insignificanti, la storia mantiene la sua scorrevolezza anche grazie all’ampio vocabolario.
Il lessico sfruttato nella storia è sempre rifornito dei termini giusti e calzanti in correlazione ad ogni evento descritto.
Tecnicamente parlando, dunque, la storia è scritta in modo corretto e ben organizzato.
La caratterizzazione dei personaggi è impostata in modo più che corretto. Entrando nel particolare, però, c’è una sola piccola differenza nel carattere di Roy: infatti, esso nella storia ha un’insolita e curiosa vena “tenera”, se così si può definire. Anche le immagini a lui accostate sono insolite: “Roy seduto su un secchio, poggiato con la schiena al muro” è un’immagine che ha dei caratteri trascendentali: forse attraverso quella frase volevi sottolineare quanto, anche con tutta la sua altezzosità, riesca ad essere umile di fronte alla sofferenza ( ma questa è un’ipotesi). Riza, invece, rispetta completamente il suo personaggio, sempre fedele, anche contro volontà, al suo Roy (“In principio lei fu categoricamente contraria ma poi lo accontentò.”)
Lo stile è ciò che differenza questa storia dalle precedenti: abbiamo una narrazione più melodrammatica che romantica. È davvero interessante, sotto alcuni punti di vista, questa scelta dell’autrice, perché così facendo rende la situazione più intima (basti pensare alla scena nello sgabuzzino: un cliché delle storie d’amore) ma non spinta in modo eccessivo. Anche le scene con Elicia hanno un gusto particolare, infatti, con i giusti termini, sei riuscita a far trasparire dall’immagine cartacea della bambina un sorriso coinvolgente ( come ad esempio nella frase:  “La bimba sorrise e coinvolse i due militari in ogni possibile gioco.”, o nella frase: “Zio Roy?! Anche tu vieni a casa mia e aiuti la mia shorellona a farmi da ...Tato?!”).
La parola “Singhiozzi” è stata incisa nella storia in modo indelebile dalla frase: “Si fermò in prossimità della porta dello sgabuzzino perché sentiva dei singhiozzi provenire dall'interno”, che lascia spiazzata Riza, ma in parte anche compatente, essendo stata anche lei succube e protagonista della guerra civile di Ishbal.
Infine, un altro elemento davvero curioso è il finale. Un finale all’insegna del “ Si, lo voglio” apre a molte interpretazioni. L’affermazione fatidica precedentemente riportata è, di fatto, propria del matrimonio. A questo punto fa riflettere la sua posizione a conclusione del testo. Sembra essere stata posta volutamente per quello scopo. Ciononostante, come ho accennato poc’anzi,  la breve frase apre a molte diverse interpretazioni e la mia è una delle tante.
Assodato ciò, passo con piacere al prossimo capitolo.
(Recensione modificata il 11/06/2012 - 02:48 pm)

Nuovo recensore
08/06/12, ore 23:05
Cap. 10:

Complessivamente parlando è un capitolo all’insegna dell’introspettività.
Da dove cominciare?
La grammatica del capitolo è valida, non ho individuato errori gravi o di battitura, a parte alcune imprecisioni nella punteggiatura, è tutto nella norma.
La resa lessicale è abbastanza ampia, il vocabolario utilizzato nella descrizione di fatti e eventi è ampio e ben distribuito.
La caratterizzazione dei personaggi è fedelissima all’originale, discostandosi da essa di molto poco solo per la questione del pairing, ma, non essendo questo del pairing un fattore discriminante di questo ambito, nel suo insieme è molto buona. Lo stile che si presenta in questo capitolo è lo stile proprio della suddetta autrice, uno stile introspettivo dalla forte carica passionale e romantica, cosa che si può constatare alla luce di frasi empiriche quali: “Allora andiamo, signor Anonimo?” e “E tutto grazie ad una lettera, una rosa e uno stupido colonnello che cerca di confondermi con un “anonimo”.”, che riescono ad alimentare l’impeto della storia. Le pause descrittive sono state dosate tra le scene e le pause descrittive in maniera adeguata, non c’è che dire. L’originalità è per Lo stratagemma della rosa e del mittente anonimo è un cliché che funziona bene, vista la parola casualmente scelta dal dizionario. Il punto più alto dell’ascendente climax si ha con l’ironica domanda di Riza che chiude in modo quasi teatrale la storia. L’anonimo come maschera temporanea è un concetto che, seppur abbondantemente diffuso e comune nella letteratura, trattato nel modo corretto, come in questo caso, può avere dei risvolti molto positivi. Avrei sicuramente più gradito una interpretazione dell’anonimato in campo un po’ più ampio e filosofico, ma il modo in cui sei riuscita a ricostruirci una storia sopra è mirabile. Se proprio è necessario trovare il solito pelo nell’uovo o mosca della minestra di turno, l’unico commento (non propriamente) negativo che ho da fare è che non ho notato quell’ammontare di passione e stravolgimento propri dei precedenti capitoli. Non dare retta, tuttavia, a questa mia ultima considerazione: da vero amante dello Sturm und Drang (Tempesta e impeto), non potevo fare a meno di esternarla. Appurato ciò, ora mi dedicherò alla lettura e recensione del prossimo capitolo.
(Recensione modificata il 11/06/2012 - 02:24 am)

Nuovo recensore
08/06/12, ore 16:53
Cap. 9:

E' incredibile il  modo in cui tra un capitolo e un altro si veda una così netta crescita su ogni livello. Infatti, in questo capitolo, come in pochi tra i precedenti, si percepisce quella maturità stilistica che mancava nel capitolo precedente. Lo stile è per certi versi diverso dai precedenti capitoli, infatti ci sono delle evidenti pause di riflessione dei personaggi, scelta che apprezzo a pieno, e una piena comprensione di questi ultimi. Il modo in cui i sentimenti di Riza e Roy sono stati resi è perfetto, e, con la fine del capitolo, si raggiunge l'apice della narrazione. Mi sono particolarmente piaciute le espressioni: "Ti amo e non so nemmeno spiegartelo bene.", che rende molto bene il sentimento in quanto tale, e la domanda: "Perché non posso accettare i tuoi veri sentimenti?!", che esprime in modo diretto la disperazione e l'incomprensione del personaggio in modo simil-reale. A livello grammaticale il capitolo è sostanzialmente corretto a parte alcuni errori di accento ( sei volte viene sbagliato l'accento di perché, poi nella frase: "Lei rimase spiazzata però nonriusci a non ricambiare quel gesto di tenerezza." è stato dimenticato l'accento sulla "i" di "riuscì" e poi ancora nella frase: " -Io... Sì, diciamo di si. -" il primo "Sì" è stato scritto in modo corretto, mentre nel secondo è stato confuso col pronome). Per il resto non ci sono problemi di natura ortografica. Nel complesso, il capitolo è di una scorrevolezza unica e concede al lettore una facile e piacevole lettura. Anche il modo in cui è stata legata la parola “Giuramento” alla storia è perfettamente studiato, ed è questo il protagonista assoluto della storia, insieme all’indissolubile legame tra i due personaggi. Ora passerò al capitolo successivo.

Nuovo recensore
08/06/12, ore 15:22
Cap. 8:

"Mogano". Certo che il dizionario non ha tregua per te. L'accostamento del mogano al colore degli occhi, in funzione di colore, è quasi intuitiva, e in questo capitolo sei riuscita a dare un significato marcato a tutto ciò. Per quanto riguarda lo stile, si ripresenta, come nei capitoli precedenti, un clima calmo e soffuso, creato dalle parole calibrate in maniera esaustiva per la situazione. Il vocabolario di termini usati è ampio, aprendo ad una descrizione completa e affidabile degli eventi. Il modo in cui è stato reso il tema principale, incentrato sull'importanza degli occhi come profonda rappresentazione dell'anima, è ottimo. Soprattutto è al termine di un lungo climax l'espressione: "Dietro al mogano, per il tuo punto di vista, è celato il più profondo amore.". Il punto di vista del narratore è insolito, nessuno si aspetterebbe mai di parlare con Rebecca, amica di Riza; a questo punto si capisce come questo spostare il narratore a personaggi non propriamente principali sia diventato una scelta stilistica. Trattando invece della grammatica del capitolo sorgono i soliti piccoli inconvenienti. Tra questi piccoli inconvenienti ci sono alcuni errori di accenti ( hai scritto per tre volte con l'accento sbagliato la parola "perché" e hai sbagliato l'accento di "finché" scrivendolo erronamente così: "finchè") e un errore abbastanza grave ( quando hai scritto: "E sai qual'è la cosa che mi ha sorpreso?" hai commesso un errore, perché l'esatta grafia di qual è non prevede l'apostrofo in quanto si tratta di un'apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (ad esempio: "qual buon vento vi porta?") e non di un'elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l'apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell'elisione). A parte questi piccoli errori, nel complesso la storia è degna di nota. Ora passo al capitolo seguente.

Nuovo recensore
08/06/12, ore 11:20

"Fermaglio" : una parola che potrebbe andare bene con tutto ma anche con nulla. Bene, in questo capitolo non sembra essere stato difficile per te creare una storia basata su quel vocabolo, complimenti. A parte le prime impressioni, la storia assume un carattere molto semplice e lineare, lo stile è inconfondibilmente maturo e l'ortografia è buona, a parte alcuni errori marginali. (ad esempio quando scrivi: "non credo di sembrare più giovani solo perchè ho i capelli più corti." hai sbagliato l'accento della parola "perchè" che si scrive correttamente: "perché", poi, nella stessa frase, hai scritto per sbaglio "giovani" al plurale invece che : "giovane", al singolare. Un altro errore si presenta quando scrivi "Io rispondo con un appena accennato si", in cui hai scritto il pronome "si" al posto dell'avverbio "sì". Sono probabilmente errori di battitura, ma bisogna starci attenti. La storia è originale, nel suo complesso, e le descrizioni all'interno della storia sono più che accurate. Devo dire che rispetto agli altri capitoli, questo rappresenta un visibile miglioramento dal punto di vista stilistico e spero non sia solo un'impressione. Adesso passerò alla lettura del capitolo successivo, sperando che sia altrettanto piacevole da leggere.

Nuovo recensore
08/06/12, ore 10:27
Cap. 6:

Appena terminata la lettura del seguente capitolo ho notato un distacco notevole dai precedenti, riguardo le scelte di stile. In questo capitolo hai dato un tocco di originalità in più ai personaggi, inserendoli in un contesto diverso dal solito e, soprattutto, in un tempo insolito. L'ortografia è ben curata e l'uso dei termini è calibrato. L'unica cosa che ho notato è che tendi a chiamare Roy "moro" troppo spesso, non che sia un errore, di grazia, però sarebbe  meglio trovare altri modi più consoni all'altezza della situazione. Infatti, per come è stato reso questo capitolo, la situazione è quasi aulica: i due bambini si trovano in un momento molto calmo e quasi magico della loro esistenza, e ciò che fanno sembra predire ciò che sarà il loro futuro. Ovvero che Roy sarà sempre la guida e il sostegno morale di Riza e che quest'ultima sarà sempre al fianco di Roy, servendolo in silenzio quasi come se volesse, in questo modo, ringraziarlo per tutto ciò che fa per lei. E' una situazione interessante, non c'è altro da dire. L'unica cosa che avrei meglio apprezzato sarebbe stata la presenza di più pause descrittive, per aumentare l'elevazione della scena e per rendere il tutto quasi sacro e inviolabile, come del resto è la vita di un bambino. E adesso mi tocca il prossimo capitolo.

Nuovo recensore
08/06/12, ore 10:11
Cap. 5:

Non mi sarei mai aspettato un capitolo presentato da Lust, complimenti. Il termine di questo capitolo: "Lussuria", è stato trattato in modo diverso da come ci si sarebbe aspettato, infatti, viene proposto in correlazione al concetto di gelosia/avidità, che probabilmente avrebbe portato il lettore a pensare alla presenza di personaggi come Greed; invece sei riuscita a cogliere un aspetto interessante del personaggio di Lust. Anche il contesto della storia è stato scelto in maniera accurata, infatti, come nei capitoli precedenti, si tratta di un evento cruciale, ovvero la morte di Lust per mano del Colonnello. Mi è particolarmente piaciuta l'espressione "Mi sento bruciare ma per ora non voglio oppormi, sono troppo occupata a pensare." , che, secondo me, offre una valida interpretazione dell'avvenimento da un punto di vista diverso, ma, a suo modo, insolitamente geniale. Oltretutto i vocaboli utilizzati riescono meglio a focalizzare l'attenzione su Riza, protagonista indiscussa di questo fandom, e sul legame indissolubile tra lei e Roy. La grammatica del capitolo è accurata e sono davvero piacevolmente stupito dall'originalità della storia, sia per come è stata ideata, sia per le diverse interpretazioni stilistiche, come ho scritto prima. La lettura è, come sempre, scorrevole e i temi della narrazione non sono mai scontati, complimenti. Ora passerò al prossimo capitolo.