Fu questa, la causa della nostra sconfitta. Perché poco importa se siano caduti più uomini dalla nostra fazione o da quella avversaria. Vi è sempre una sconfitta lì dove vi è una salma da compiangere.

Silenzio nell’aula. Tutti sono in attesa delle fatidiche parole, gli sguardi trepidanti. Sembra quasi che il tempo si sia fermato, come se in fondo questo presente non fosse nemmeno il nostro. Semplici spettatori della nostra semplice vita. Perché, in fondo, questa vita non è altro che semplice essenza.

Una bambina corre. Sfugge alla morte, sfugge da quel corpo esanime. Sporca del suo sangue, di quel sangue che non avrebbe mai voluto veder versare. Ma adesso è tempo di correre, correre contro tutto, correre contro il tempo. Perché solo correndo nel percorso della vita potrà raggiungere la sua vendetta.

La mia neve tramutata in fango accetterà tutto, perché nulla ormai può più farle male. Più nulla sarà doloroso come il passaggio del sale.

Cammino nel buio della mia anima. Cammino tra coloro che sono riversi al suolo, ricoperti da stracci. Cammino, re in questa povertà.

Questa storia non è altro che una pagina del mio diario. Nel vero senso della parola. È una pagina che ho sentito l'esigenza di scrivere mentre, di ritorno dall'università, viaggiavo da sola in un vagone treno.

“Non è meraviglioso?”
“Cosa?” le chiedo.
“Il mare. O questo vento che soffia leggero. Non ti ho mai visto da queste parti, sei uno straniero?”

Vivo in una stanza bianca. Anche se posso tornare a casa, giocare con i miei amici, assaporare il vento sulla mia pelle, io vivo in una stanza bianca. Il mio migliore amico è una grande macchina che mi ruota intorno.

Siamo esseri completi, perfetti, nella nostra imperfezione. Perché tutto a noi fu concesso, tranne la conoscenza dell’uso. Come usare l’odio e come l’amore?

Risate, sorrisi, occhi. Risate dolorose, sorrisi accusatori, occhi spietati. Ovunque mi volti, è questa la mia realtà. Una realtà incorniciata dalle mie lacrime, sporche come il fango, come questo misero corpo.

Una ragazza è ferma, sul confine tra terra e acqua. Tra morte e vita. Ferma, ammira anche lei. Ammira la sua fine, o forse la sua più grande conquista

A cosa pensi?
La giovane fanciulla non risponde, continuando a giocare con quella clessidra che ha tra le mani.
Il servo attende, paziente. Sa che quell'anima fragile parlerà. Sa che quella bambina che ora riposa in quel corpo da adulta ha bisogno di lui.
Pensavo al sapore della felicità.

Chi io sia, non ha importanza. Il mio nome, consumato come carbone, non vorrete ricordarlo. Non so cosa mi spinga a venire da voi, ma verrò ugualmente.

Parlami ancora, mia musa mortale, narrami i segreti che celi.

Ti sento sulle mie labbra. È un attimo, che non si ripete.