“Bè, se cambi idea, questo è il mio numero” ammiccò con un occhiolino a cui risposi semplicemente con un'alzata di sopracciglia.
“Dubito... ma… grazie..” borbottai mentre, goffamente, uscivo dalla stanza senza nemmeno salutarlo come si deve.
Ma in fondo che importanza aveva?
Tanto non avrei rivisto quel ragazzo mai più né tanto meno mi sarebbe servito il suo numero, era quello che pensavo scendendo le scale, inconsapevole di quanto fossi lontana dalla verità.

Inghilterra, 1535.
Una storia da riscrivere. La loro.
Enrico VIII Tudor e Anna Bolena.
Sovrani d’Inghilterra.
"Una donna è disposta a tutto, pur di non perdere l'uomo che ama.
E Anna ne è consapevole, adesso più che mai. Vede, giorno dopo giorno, la passione svanire negli occhi del suo amato signore, quell'attrazione quasi selvaggia che aveva animato il loro rapporto un tempo, adesso sembra essere svanita, affievolita nel nulla.
Ma Anna Bolena è una donna, in fondo, e la seduzione è un'arte piena di misteri, tutti da scoprire."
Riuscirà la Regina d'Inghilterra, con le doti che solo una donna può possedere, a riscattare la passione del suo amato sovrano, il suo amore, e riscrivere così un'intera storia? 

“Un giorno tutto questo finirà”, urlava il mio inconscio. Ma non ne ero più così convinta. Non lo ero affatto.
Ma avrei patito mille volte tutto questo, pur di farlo stare bene e, in un qualche modo, vicino a me. Avrei preferito andare all’inferno anziché vederlo tra le braccia di qualcun altro...
Mi alzai cercando la forza nelle gambe ed entrai in camera mia. Evitai lo specchio e raggiunsi il mobiletto impolverato. Presi il primo pantalone della tuta e una maglietta bucherellata e li indossai. Mi lasciai cadere sul letto e afferrai la sua foto, stringendola al petto.
- Perdonami...- singhiozzai, chiudendo gli occhi.
- Perdonami se puoi- i singhiozzi continuarono a scuotermi il petto, mentre i miei occhi calavano sempre di più. Sentivo la gola piena e lo stomaco bruciare. I muscoli indolenziti e la pelle ardere.
Mi addormentai, probabilmente. Ma fu un sonno movimentato. Sentivo caldo, tanto caldo. Come se mi trovassi tra le fiamme di un ardente fuoco. Come se stessi bruciando dall’interno.
Ma, molto probabilmente, era solo quello che stava realmente accadendo.
Stavo bruciando.

“Ah, se non avessi quattordici anni…”, sussurrò dolcemente sul mio viso.
“Non ne avrò quattordici per sempre, lo sai?”
“Fortunatamente, lo so.” Allungò una mano sul mio volto fino ad arrivare alle mia labbra, per poi accarezzarle con il pollice destro.
“Domani è il tuo ultimo giorno qui.” Sospirai, pensando al domani.