“Io non so come definire quello che provo per te, non riesco a dargli un nome. Forse perché non ho termini di paragone. E’ tutto così nuovo per me … ma questo non vuol dire che sia dispiaciuta o pentita. Anzi … anche tu mi piaci molto Edward.”
“Ti va di scoprirlo insieme, allora? Hai voglia di cercare con me un nome da dare a queste sensazioni?”
“Sì”, affermò decisa, prima di ricominciare a giocare con le mie labbra.
“Ci sono solo quattro domande che contano nella vita. Cosa è sacro? Di cosa è fatto lo spirito? Per cosa vale la pena vivere? E per cosa vale la pena morire? La risposta a ognuna è la stessa: solo l'amore.” Mi chiamo Isabella Swan e questa è la mia storia.

- In patologia , un tumore (dal latino bla bla bla) o neoplasia (dal greco bla bla bla) è, nella definizione di tizio caio e sempronio, una massa anormale di tessuto che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo. - ridacchio sollevando lo sguardo dallo schermo del mio computer e puntandolo sull’ammasso di muscoli seduto sul mio letto che mi osserva con un’espressione contrariata - Peccato che io non abbia potuto utilizzare Wikipedia al posto di quei mattoni all’università, non pensi? Sembra tutto più semplice , avrei potuto dormire un po’ di più. Ricordi con che occhiaie andavo in giro Emm? - torno ad osservare la pagina web con ancora il sorriso sulle labbra.
Lui non risponde e so che non lo farà. Riesco a vederlo con la coda dell’occhio : seduto in una posizione rigida che continua a fissarmi. Lo ignoro e riprendo a leggere. Dopo qualche minuto di silenzio mi arrendo, punto i miei occhi nei suoi ed attendo. Mi trafigge ancora per qualche secondo con lo sguardo, poi finalmente parla.
- Dovresti smetterla. - questo è tutto ciò che dice.

JokerxHarley
Ero seduta sul letto e stavo giocando col mio cellulare.La mia mente si stava rilassando, per una volta ogni tanto non stavo pensando a niente, quando ad un tratto udii una voce. Era lui, che mi chiamava. Appena lo sentii, alzai gli occhi dallo schermo. Mi misi in piedi e andai da lui che si trovava nell’altra stanza...

Gli occhi di Alessandro non avevano mai smesso di ardere, il suo cuore non avrebbe mai smesso di battere. 
La luna e il Sole si univano nel suo petto, ed ogni cosa era più bella, se lui vi posava sopra lo sguardo. 



Los Angeles -che novità, eh?- , il MarsLab e una cassetta della posta: Jared neo Giulietto? Anche se i capelli ormai raggiungono quelli di Raperonzolo, il bel shatushato finalmente trova pane per i suoi denti.
Dal primo capitolo.
Shannon aveva lanciato con un tonfo un plico di buste sul tavolo della cucina del MarsLab, richiamando la mia attenzione. ... Aggrottai la fronte leggendo la calligrafia ordinata e tonda, regolare, sul retro di un’anonima busta bianca. Che cavolo c’era scritto? Assurdo. «Shan, questa dove l’hai presa?».
«Me l’ha data Jamie, era nella cassetta della posta» rispose, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco la lettera che sventolavo per aria.
«Qua fuori?».
«Penso di sì» borbottò, tornando ai suoi coffee facts.
«Esaustivo, come sempre…» mugugnai, concentrandomi sulla calligrafia senza dubbio femminile.
Aprii la busta, estraendone un foglio bianco ripiegato in due: lo esaminai, fronte e retro, sembrava innocuo. Spostai lo sguardo sulle prime righe, continuando a leggere.

- Avanti, perché stai mangiando i miei biscotti? Che c’è? – La conosceva troppo bene, per non sapere che lei si dava ai cibi che lui riteneva salutari (mentre per i resto del genero umano erano immangiabili) solo quando c’erano problemi nell’aria.
Audrey si morse una guancia – Niente .-
Mancava ‘solite cose’ e allora il cantante le avrebbe potuto credere. Forse.
- Hai le pantofole addosso – Le fece notare, indicandole – Tu non fai mai le scale con le pantofole, se non quando hai altro per la testa .-
Maledetto.

Jared ha un'idea e si sa come siano le idee di Jared.
O sono idiote, o sono geniali o sono perverse.
Le prime le ha sempre, le seconde solo per la band, le terze si 'limitano' all'irlandese di turno che 'ignaro' ci finisce in mezzo.
Volente o non si sa che poi accetta.

Tratto dalla storia: “Sapevo di aver sbagliato, non potevo allontanarlo così solo perché la situazione critica di questo periodo non mi lasciava abbastanza fiato anche per lui. Ma l’ho fatto..perché ho visto che per Edward iniziavo ad essere qualcosa in più della storiella che pensavo stessimo portando avanti. Ed io..ora non ho proprio la forza per dare ascolto ai miei sentimenti..Non posso lasciarmi andare così..ho troppa paura..paura di amarlo profondamente e rimanere delusa. Anche se so che con il mio allontanamento, soffrirà da matti, lui così dolce, così disponibile, così tenero..ma non ce la faccio..sono egoista e me ne vergogno.”

"«So cosa pensi di me adesso: che sia vuoto, insulso, stupido…» «…Perfetto.» disse lei, interrompendomi."
In un altro universo parallelo, cosa sarebbe potuto succedere – tra le tante cose - ad un Jared adolescente, ma pur sempre sognatore?
Buona lettura.

Sapevo chi era quello sconosciuto. Conoscevo il suo nome. Conoscevo quegli occhi azzurri, li avrei riconosciuti in mezzo a mille altri. E il caso fortuito, che troppe volte era stato crudele con me, aveva fatto in modo che lui si trovasse a passare di lì, mi avesse visto e si fosse fermato.
- Tu… tu mi hai salvato. – balbettai.

“Thanks Jared.” Trattieni un attimo il repsiro. Ti sei appena resa conto che sei con me. Con l’uomo che hai sempre desiderato. Quel Jared. Io. Non ti aspettavi che fossi gentile o altro. Era come se mi conoscessi già. E la cosa è un po’ strana. Non mi hai chiesto niente, non hai voluto niente. Non ti sei aspettata nulla.

Bonnie e Clyde??? No ancora meglio... Bella e Edward.
Uno sguardo... Bastò un solo sguardo per far si che i loro occhi divenissero calamite. Ma queste calamite erano destinate a rimanere attratte l'una all'altra per sempre?
Attratti dalla ricchezza e in cerca del vero amore, per arrivarci avranno molta strada da fare...

-Non sto ridendo. Sto solo…sei più bella quando ti arrabbi, cerchi di non urlare e aggrotti la fronte-disse Jared accarezzandole con il pollice un punto sopra le sopracciglia, e la baciò soffocando le sue lamentele.
-Non mi baciare quando ti sto parlando!-sbottò allontanandolo, e lui la baciò di nuovo sorridendo -Jared! Sto parlando seriamente non voglio che tu…Jared, smettila!-

“Soldato Farrell a rapporto dal comandante……..ripeto: soldato Farrell a rapporto dal comandante………….”
Ripeté l’altoparlante dell’insediamento militare.
La sagoma, alquanto stizzita e nervosa, di un soldato, si mosse per andare a rispondere alla chiamata che era stata effettuata.

Osservo le due ragazze che ho di fronte, seduto comodamente su una bella poltrona rossa che fa parte dell’arredamento di questa stanza d’albergo. Mi passo una mano sulla barba leggermente incolta, pensieroso, sento il sudore del concerto appena trascorso che mi si è asciugato addosso, normalmente avrei già fatto una doccia ma ora le mie priorità sono ben diverse, prima tra tutte: cercare di capire cosa fare con loro.
Perché le ho portate qui?
“Cosa vuoi che facciamo?” domanda la bruna dando voce alle mie stesse perplessità e nascondendo nel tono un pizzico di impazienza che mi convince a fare le cose con ancora più calma: la notte è lunga.
“Fate come se foste a casa vostra”
Dedicata a chi proprio non riesce a tenere a freno i bollenti spiriti ;D