Dal prologo:
“Ti sei deciso?” si rivolse al suo amico, tuttavia senza distogliere lo sguardo da quell’atroce spettacolo.
Non rispose: si limitò solo a stringere i pugni. Che dirgli? Non sapeva neanche lui cosa rispondere a se stesso.
“Beh, almeno devo ammettere che non sei fuggito” continuò a parlare, notando che l’amico non gli rispondesse. Si voltò dall’altro lato e se ne andò.
Ancora una volta l'avventura si evolve...

“Ti... andrebbe di disegnarmi con questa addosso?” arrossì. Non era normale chiedere al proprio migliore amico una cosa del genere.
“Sì” rispose, non capendo.
“Con solo questa addosso...” specificò. Lui alzò lo sguardo verso di lei. Aveva capito male, vero?

“Io... posso saperla?” e all’improvviso la bambina che c’era ancora dentro di lei rinacque.
“Certo...” le sorrise. Per lei era ancora la sua adorata nipotina che – quando era bambina – veniva sempre a casa sua per sentire fantastici racconti sulla sua vita.
“Sono passati ottantacinque anni...” prese una pausa. Quelle dolorose scene erano riapparse nella sua mente come flash.
Ispirata dal film Titanic.

One shot con finale aggiuntivo secondo il mio modo di vedere Ano Hana da grande shippatrice della coppia Jintan X Anaru!

[...] Erano cambiati tutti.
I tempi che li avevano visti digiprescelti e bambini insieme erano passati, esperienze mai dimenticate ma già lontane.
I lineamenti dei visi più marcati, più adulti.
Ma erano come la frutta maturata precocemente: all’ apparenza, come tutti si aspettano, liscia, succosa, perfetta. Ma dentro.. dentro lo zucchero, la vita non aveva fatto il suo naturale corso, lasciando un retrogusto amaro troppo forte per sembrare normale.

[REVISIONATO]
Sequel de: The evil queen of Digiwolrd. Un salvatore, una maledizione, una cittadina di nome File, una strana bimba e una regina cattiva.
Ci riuscirà il salvatore a spezzare la maledizione. Ma sopratutto riuscirà a salvare i prescelti?
Dall'antefatto:
Poi un’illuminazione: sapeva dove trovarlo, le era stato riferito tutto, doveva solo andare a Tokyo. Lei poteva tranquillamente uscire da quella città.
Sì, aveva deciso: sarebbe partita immediatamente per Tokyo.
Prese il suo zainetto e ci infilò il libro: le sarebbe stato utile.
Dal primo capitolo:
Ma se avesse prestato più attenzione, si sarebbe accorto che l’orologio aveva ripreso a girare, come per magia.
Finalmente, dopo sedici anni, il tempo in quella cittadina di nome File aveva ripreso a scorrere. Il salvatore era, finalmente, giunto.

Dal testo:
Ora, però, tu non ci sei più... oh sì quanto mi sbagliavo: potevo dimenticarla e sai perché?
Ispirata alla canzone Valentine's Day dei Linkin Park.

“Aspetta!” la raggiunse. Le afferrò un braccio e la fece voltare verso di sé.
Sussultò la giovane agente. Che significava quello sguardo così serio? Non poté fare a meno di chiedersi. Si perse in quegli occhi neri... erano passati anni e ancora avevano quell’effetto su di lei.
“Hime-chan... tu sei felice?” sgranò gli occhi non appena udì quella secca domanda.
[NishijimaxHimekawa]

Taichi e Sora sono amici da una vita. Sono sempre stati inseparabili. Lei sa tutti i segreti di lui e lui di lei. Tutti tranne uno. Non è amicizia, quella che Sora prova per Taichi. Anche Taichi a sua volta, inizia ad essere geloso di Sora, non riuscendo a capire cosa sta cambiando in lui. L'evoluzione di una storia d'amore attraverso i pensieri di Taichi e Sora..,

A tre anni dalla sconfitta di Alphamon, una nuova nemica minaccia la pace di Digiworld. Essa, però, è assai potente e particolare...
Dal prologo:
Sentì un rumore, si voltò di scatto con il cuore in gola, poiché aveva paura che fosse un forestiero che volesse farle del male. Poi, però, si tranquillizzò: davanti a lei vi era una ragazzina, che doveva avere circa tredici anni, i capelli lunghi, mossi e neri, indossava dei leggins neri e una canottiera nera; i suoi occhi erano neri e profondi. Non le chiese nemmeno come si chiamasse, poiché stregata da quella ragazza così strana, ma non le importava nemmeno, ormai nulla, per lei, aveva più importanza.
“So come far tornare in vita il suo ragazzo” le disse tutt’a un fiato.
Dal terzo capitolo:
E quando si aprì, videro chiaramente chi ci scese: una ragazza che indossava dei leggins neri, una canottiera nera e degli stivaletti con il tacco neri; i capelli erano legati in una coda alta, gli occhi decorati dalla matita nera, che le donavano uno sguardo inquietante e in più sul suo viso era dipinto un sorriso molto sadico.
Prequel della storia: Once upon a... digi-time.

San Valentino è alle porte e le regazze decidono di preparare i cioccolatini per i ragazzi. Dal testo:
“Quindi ti sei decisa?” riprese il discorso di qualche tempo fa.
“Sì” rispose con un tono che trasmetteva sicurezza.

E se i digiprescelti non fossero mai andati a Digiworld? E fossero cresciuti come ragazzi normali? riusciranno a conoscersi e ad essere amici nonostante non siano mai stati dei bambini prescelti?
ATTENZIONE: il rating potrebbe essere cambiato! Ed anche, forse, il titolo.

Poi quello che era successo con Tai non migliorava per niente le cose, anzi le peggiorava. Credeva di esserselo tolto dalla testa, di avere superato quella cotta che aveva avuto per il suo amico dalla folta chioma, ma si sbagliava, evidentemente.
Racconto di come un piccolo gesto possa, in un futuro, cambiare le cose.

Un piccolo Rewrite dell'episodio di Natale, raccontato attraverso il flusso di pensieri dei due protagonisti di questa storia: Taichi e Sora. Tutto viene raccontato attraverso i loro sentimenti, i loro dubbi e i loro dissidi interiori. Il mondo di contorno, infatti, è più uno sfondo sfocato, tutto si basa su di loro in questa fiction natalizia.
Un Taichi intimorito, una Sora rassegnata ed un'unica parola valida per entrambi... "Quasi".
In altre parole... è solo una dose di fluff natalizio. Vi auguro una buona lettura!

Le vacanze natalizie sono giunte anche a Tokyo, i prescelti come le passeranno?
“Sora tutto apposto?” domandò la castana preoccupata.
“Sì, tranquilla Mimi, forse è meglio sederci da qualche parte” rispose la ramata.
La digiprescelta della sincerità si guardò intorno, in cerca di una panchina, purtroppo non ve ne erano, ma per loro fortuna poco più in là, rispetto a dove erano loro, c’era un bar.