Zayn è sempre stato un solitario, un pessimo soggetto. Beve, fuma erba, odia la scuola. Ha 19 anni ed è stato bocciato a causa dei risultati scolastici inaccettabili, girano molte voci su di lui, si dice che abbia avuto una storia con la professoressa di storia. Ma nessuno lo conosce davvero, nessuno è mai entrato nel suo mondo. Forse ci riuscirà Niall.. ma con grandi problemi e guai. Niall non è un ragazzo normale, ha un passato terribile, fino ai 18 anni non ricordava niente fino ai suoi sei anni, in seguito ad un crollo psicotico prende dei farmaci ma vorrebbe ricordare ciò che ha fatto e ciò che ha subito. Questi due ragazzi potrebbero essere l'uno l'ancora di salvezza dell'altro.

Jazlyn non è una diciassettenne normale: è volontariamente ricoverata in un istituto psichiatrico per pazienti pazzi. Ma lei non lo è, è soltanto spaventata. Vive costantemente con la paura che i fantasmi del suo passato in qualche modo la raggiungano.
Dopo sei mesi di tenerla dentro di sé, finalmente è pronta a far in modo che la sua storia venga ascoltata.
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Si girò con un lieve sorriso che mi fece sentire a disagio, "tua mamma non ti ha mai insegnato a non parlare con gli sconosciuti?"
Estrasse la sua mano da dietro la schiena e la cosa successiva che sentii, prima di svenire, fu un colpo secco.
Ero fuori dalla padella, ma dentro la brace.
(A Jason McCann story)

-Facciamo un gioco.- propose, con voce convincente.
Mi voltai verso di lui e spostai i capelli dietro alla spalla. -Quale?- domandai, ero curiosa.
-Ti faccio delle domande e tu devi rispondere.- enunciò, restando vago.
-Non mi piace questo gioco.- lo interruppi, scuotendo il capo.
-Non ho ancora finito. - sussurrò, avvicinandosi di qualche passo, posando l'indice e il medio sotto al mio mento. -Se dirai la risposta giusta, potrai togliermi i vestiti.- spiegò, fondendo il suo sguardo con il mio. Mi toglieva il respiro, avrei potuto collassare solo per quello sguardo.
-E se sbaglio?- chiesi, attorcigliando le braccia attorno al suo collo.
-Se sbagli ti svesto io.- replicò secco. Quel gioco mi piaceva, mi piaceva parecchio.
-E una volta finito il gioco?- perseverai con le domande, facendolo quasi spazientire.
-Sta a te immaginare il resto.- affermò, poggiandomi le mani sui fianchi e continuando a tenere su di me quell'occhiata che non mi permetteva di rinunciare.
-Ci sto. -

«Ho questa, come dire?» ruotai il suo braccio, portandolo alla sua schiena «Voglia di assaporare il pericolo. Sai, è eccitante.» sussurrai con voce bassa al suo orecchio, leccandone il lobo. Vidi le sue lunghe ciglia andare ad accarezzare le guance, in seguito alle sue palpebre abbassate.
«Non mi conosci Bieber. Non sfidarmi.»
[...]
«Non riesco davvero a capire perché sei tanto interessato.»
Lui scosse leggermente il capo.
«Interessato? Stiamo parlando di te. Sono completamente affascinato, attratto, catturato.»
Sorrise, un sorriso che avrebbe illuminato l'Universo intero. Il cuore cominciò a galoppare furiosamente dentro il mio petto.

La mia infanzia è stata terribile,gli altri bambini non facevano altro che offendermi per il mio aspetto.Ma ora qualcosa è cambiato.Io sono cambiata,ora sono perfetta.Il mio cuore è di ghiaccio,la droga è il mio pane quotidiano,o almeno il suo commercio.Il suo arrivo,però,ha cambiato la mia vita.Lui,la sua voce,i suo occhi,il suo sorriso,hanno sciolto il ghiaccio del mio cuore,cambiandomi.Niall.

In quella scuola mi conoscevano tutti. Facevo parte del gruppo più popolare della scuola. Giravano voci sul mio conto, alcune vere, altre false. C’era chi mi odiava e chi invece aveva paura di me. Bhe, come dargli torto…Chi non avrebbe paura di una persona che sta con la gente considerata da molti “cattiva”.
Se credete che io sia la troietta della scuola, bhe vi sbagliate. Sono una di quelle ragazze che la gente considera “maschiacce”.
Chi mi sfidava finiva male, non esitavo a puntargli una pistola in testa e premere il grilletto.
Sono Jess Forbs, una diciassettenne di Bradford. Non una diciassettenne qualunque, una di quelle con cui nessuno vuole avere a che fare. O almeno la gente normale. La gente della mia “specie”, non ha problemi a stare con me. Frequentavo il quarto anno del College.
Avevo un ragazzo: Ryan. Lui era il capitano della squadra di football.
E poi c’era lei, la mia migliore amica: Amy.
E per finire c’era il resto del gruppo. Sia Amy sia Ryan ne facevano parte. Quelli del mio gruppo erano come fratelli per me, eravamo una famiglia.

-justin bieber ottiene sempre quello che vuole- disse lasciandomi i polsi ormai violacei per il modo in cui gli aveva stretti...
(justin non è famoso, ma è ricco) spero che questa storia vi piaccia! questo è solo un piccolo anticipo, ma spero che vogliate leggere la storia :), recensite in tanti!!
trailer:http://www.youtube.com/watch?v=2kRo9Wlgk2E
Presto ripubblicata causa correzioni 😊

Una ragazza,la solita troia della scuola con un passato da nascondere a tutti e tanta voglia di divertirsi
Un ragazzo,lo sbruffone che crede di farla cadere ai suoi piedi con una semplice mossa...
Una scommessa con se stessi
Riuscirà il nostro eroe a farla innamorare? Oppure cadrà lui nella trappola della piccola Sammy?
-Zayda

Iniziai a poggiare la mia mano sulla sua gamba nuda. Lei non spostò la mia mano. Non ebbe nessuna reazione, nessun brivido. Le accarezzai la coscia, salendo fino a sfiorarle gli slip. Velocemente si girò verso di me come se stesse per baciarmi. Ecco il via. Forse era solo troppo timida per iniziare lei. Nel mentre che si girò per baciarmi, mi mollò uno schiaffo che risuonò per qualche secondo nelle mie orecchie. Come era possibile, io, Harry Styles, rifiutato da una qualunque ragazza.

-H...Harry.. non p..possiamo.- disse senza realmente pensarlo mentre sospirava dal piacere.
-Perché..?- chiese lui continuando a scendere con la scia di baci.
-Siamo fratelli..-
-Tecnicamente..- la corresse il ricciolo. -Siamo fratellastri.-
OS ROSSA, SE NON TI PIACE IL GENERE, NON ENTRARE.

"ei tu, la palla !" disse uno alquanto familiare, sia per la voce che per l'aspetto quando feci una mossa impercettibile per guardarlo con la coda dell'occhio. non rosposi , non volevo ,non ce n'era bisogno, non si era nemmeno degnato di chiedermi scusa o mi dispiace o magari ti ho fatto male ?? no, niente , e bene, la palla te la vai a prendere da solo. i miei pensieri vennero interrotti dal respiro affannato del ragazzo che si avvicinava " ei ma che sei sorda ? ti ho chiesto la palla, deficiete! " con un gesto lento, molto lento , prese la palla sbuffando e, allontanandosi,si scontrò con i miei occhi neri, talmente infuriati che mi sembrarono un esplosione di fuoco improvvisa al quale neanche loro avrebbero avuto il privilegio di resistervi.

I miei guantoni. La mia sacca. Le cuffiette nelle orecchie.
Questo è il mio modo di sopravvivere, di sfogare le frustrazioni di una vita passata ad essere una delusione per gli altri, ma soprattutto per me stessa; la mia valvola di sfogo, la mia migliore amica, il mio passatempo. Ecco cos'è per me la boxe, tutto ciò che in teoria dovrebbero essere le persone che ti stanno accanto; ma io non avevo mai avuto rapporti sani con chi mi circondava.
Relazioni? Chi ne aveva bisogno? Stavo bene da sola. O meglio, ne ero davvero convinta.