«Scusi ma lei è uno stalker?» Appena dopo averlo detto il ragazzo si gelò sul posto. Lo sguardo dell’uomo era tagliente a tal punto che Eren pensava lo avrebbe aggredito e che, sì, forse poteva essere uno stalker dopotutto. Succedeva così, no? Uno ti seguiva e lo ritrovavi ovunque, anche in posti dove non volevi vederlo. Oh, e ti metteva paura ovviamente, cosa che quel tizio faceva senza indugio. Il ragazzo deglutì.
«Come ti chiami?»
«Jaeger, Eren Jaeger.»
Vide Levi che alzava gli occhi al cielo, spazientito. «Non dirlo come se fossi 007, Eren Jaeger. Non ne sei all’altezza.» Si allontanò verso la sala lettura, e Eren non poté impedirsi di far cadere lo sguardo sul suo fondoschiena.

“Dannazione” si ritrovò ad imprecare Levi Ackerman mentre sfrecciava con la sua Mustang nera, controllando di continuo l’orario sulla schermata della radio sul cruscotto.
Non era solito essere in ritardo, anzi, odiava chi lo fosse, in qualsiasi occasione. Ma quella situazione non era dovuta dalla sua volontà, e stava cercando di fare il possibile per evitarlo. […]
Uscì dall’auto sospirando, richiuse la portiera alle sue spalle e, schiacciando il pulsante dell’antifurto sulla chiave della stessa, si incamminò in quella strada pedonale per andare da lui con le mani in tasca. […]
Il giovane guardò velocemente l’adulto andando poi a recuperare la bicicletta che era caduta a terra poco prima, mettendo le mani salde sul manubrio. […]
{AU!EreRi}

Eren Jaeger, adolescente sociopatico e noto amante dei videogiochi, si ritrova a fare i conti con un'irritante e costante sensazione che lo porta a reagire sempre più impulsivamente a qualsiasi esperienza quotidiana. Ignaro di ciò che realmente sta accadendo nella sua vita, si convince che la causa di tutto quel nervosismo scaturisca da un particolare gioco di Simulazione che aveva scoperto poche settimane prima, senza neanche immaginare che il vero gioco sarebbe iniziato a breve e che il suo avversario avesse già un grande vantaggio su di lui.
"A differenza di tutti gli altri, ti ritroverai a desiderare che il tuo senpai non ti abbia mai notato".
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Yandere!Senpai!Levi x Kouhai!Eren

[seminarist!Levi x Eren]
Il pesante libro universitario giaceva aperto sul tavolo, nell’angolo più isolato del locale dove era solito fermarsi a studiare. L’essere fuori città assicurava tranquillità a quel posto, anche se quel tipo, il nuovo cameriere, era forse un po’ troppo rumoroso.
Levi sorseggiò la sua bevanda calda, mentre fuori la temperatura era forse a meno di dieci gradi. Il calore gli rilassò i muscoli e gli stemperò la gola, che dopo quella lunga camminata al freddo pizzicava in maniera fastidiosa.
Riprese in mano la matita e tornò a leggere quel noioso ultimo capitolo, tentando di non dare troppo peso a quegli occhi che si sentiva addosso.
Occhi grandi, verdi come non ne aveva mai visti, che di tanto in tanto si posavano neanche troppo distrattamente su di lui. Sono l’ultima persona che dovresti guardare in questo posto, ragazzino.

... O di quella volta, in cui Eren Jaeger ottenne la sua rivincita.
Attack On Titan / Harry Potter Crossover
Hogwarts!AU
Student!Eren Jaeger x PotionMaster!Levi Ackerman

Raccolta di One-Shot
I - {Levi x Eren} Una cosa che i nobili delle casate non sapevano era che tra i vari tributi c’era la possibilità che il Lord scegliesse uno schiavo personale. O meglio, sapevano che il Lord avrebbe dovuto avere uno schiavo personale, ma non sapevano cosa ciò significasse.
II - {Erwin x Levi x Eren} Levi si era alzato e lo fissava a braccia conserte, come stesse ammirando una propria opera d’arte e ne stesse scrutando i dettagli. Poi si schiarì la voce. “Entra.”
Eren sgranò gli occhi quando vide la porta aprirsi ed una grossa figura oscurare la luce proveniente dal corridoio.
“Stasera ho bisogno di te” affermò Levi, facendo cenno all’ospite.

Dal testo:
"Quando, durante l’adolescenza, i miei ormoni si erano scatenati, avevo capito che la mia vita non sarebbe più stata quella di una volta. Mia madre mi aveva guardato con gli occhi sgranati per un istante non appena aveva percepito il mio profumo raggiungerle le narici. Anche lei era un’Omega e sapeva perfettamente cosa questo comportasse. La paura di essere assaliti se si camminava da soli nel buio della notte, o addirittura durante il giorno se il posto era particolarmente deserto. Il dolore causato dalla propria eccitazione in quel fottuto periodo che poteva durare fino ad una settimana, quando la propria natura si manifestava con tutta la sua maledetta potenza. E, infine, la cosa peggiore di tutte."
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