"Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che Kurt, Blaine e Sebastian si incontrano in questo squallido alberghetto della periferia di Lima e tagliano fuori il resto del mondo e la loro stessa morale per consumare in segreto il desiderio malato che tutti e tre hanno capito di nutrire.
Kurt non voleva, Kurt si è opposto. Poi, però, guardando gli occhi di Blaine pieni di una dolcezza infinita – occhi che sembravano rassicurarlo, promettergli che sarebbe andato tutto bene – e quelli di Sebastian, animati da qualcosa che pareva bruciare più del fuoco sulla sua pelle, si è lasciato andare. È scivolato nel baratro con una condiscendenza che riesce a spiegarsi soltanto quando le dita attorno alla sua intimità gli provocano una serie di brividi così bollenti da sembrare fiamme che si arrampicano sulla sua spina dorsale."
Si possono amare due persone contemporaneamente?
[SebastianxBlainexKurt]

Le dita di David sono grosse e callose, sempre bollenti.
Le dita di Kurt sono lunghe e sottili, fredde come il ghiaccio.
Le stringe tra quelle di Karofsky con tanta forza da far impallidire ancora di più le nocche già di per sé bianchissime, e sospira. Perché nemmeno il suo cappotto grigio Burberry riesce a dargli il calore piacevole di quella mano.
[Following the Big Damn Table #67, Neve]

[Scritta per il p0rnfest di fanfic_italia]
Lo scirocco agita dolcemente le tende nella luce dorata dell’alba.
Malik si inarca e sospira, accogliendo le spinte del compagno, mentre il suo corpo magro e abbronzato scivola tra le coperte di lino, le mani intrecciate a quelle di Altaïr.
[Following the Big Damn Table #73, "Luce"]

[Scritta per il p0rnfest di fanfic_italia; PWP, slash e strong!language]
[Crossover Fight Club/Soffocare, Tyler Durden/Victor Mancini]
Sono solo l’ennesimo stronzo che per guadagnare un po’ di soldi indossa pantaloni attillati e parrucche e fa finta di essere un pellegrino del millesettecento. Ed è la mia parte migliore.
Nella vita reale appaio banale. Inutile.
Non servo a nessuno.
Questo Tyler, Tyler Durden, ha l’aria dell’ennesimo impiegatuccio con il viso fino e gli occhi azzurri affilati come rasoi.
«Sei qui per gli incontri?»
Annuisce, sorride. Si stacca dal muro e mi si avvicina, e io istintivamente faccio un passo indietro.
Lo so che vuole fottermi, si vede da come mi fissa. Come un drogato in astinenza che ha davanti la pera più buona della sua vita.
[Following the Big Damn Table #52, Fuoco]

[Scritta per il p0rnfest di fanfic_italia; strong!language e PWP in agguato, se non vi piace non leggete; Orochimaru/Naruto]
"L'unica buona ragione per cui qualcuno dovrebbe rimanere in albergo a Sunset Strip, alle cinque e mezza del pomeriggio, stravaccato sul letto a fumare canne, è per vendere il culo a qualcun altro.
Su questo rimugina Naruto, l'accendino in una mano e l'ennesimo cilindretto d'erba a bruciare sulle labbra, mentre aspetta con impazienza che il primo cliente della sua vita entri dalla porta semiaperta della stanza. Se pensa a come è finito in quella situazione gli scappa quasi da ridere - merito, probabilmente, della droga che gli circola per il cervello in questo momento. Se fosse sobrio scoppierebbe a piangere senza ritegno."
[Following the Big Damn Table, prompt #25 "Estranei"]

[Following the Big Damn Table, Prompt #9: "Mesi"]
La vita di Naruto e Sasuke in un ipotetico finale del manga, vista mese per mese. I loro dolori, le belle esperienze, le festività, i litigi, il rapporto con i vecchi amici... il tutto condito con un po' di fluff, che non fa mai male.
"E poi, silenziosamente, una massa calda e morbida si infila nel suo letto.
Non si volta mai, mentre due braccia piacevolmente tiepide gli cingono il bacino e una testa conosciuta, piena di ispidi capelli biondi, si appoggia sulla sua spalla. Non vuole dargli la soddisfazione di un saluto, o di qualsiasi altro cenno che possa fargli intendere il profondo senso di pace e benessere che prova quando il corpo di Naruto si stringe contro il suo."

"Il dolore è così forte che per qualche attimo Kushina non lo realizza.
Non sente le urla, non vede quel fagotto rosso di sangue agitarsi debolmente tra le braccia della levatrice. Tutto è confuso, schermato da una spessa cortina di lacrime.
Poi, apre gli occhi."
[Following the Big Damn Table. Prompt #1 "Inizio"]

"Il cavaliere crociato, con un gesto vago della mano coperta d’acciaio, rassettò un ciuffo di capelli ramati che, sfuggito alla rete della cotta di maglia, gli si era incollato alla fronte per il sudore. I suoi occhi chiari, di un colore che somigliava a quello delle acquemarine, vagarono a lungo sul paesaggio circostante, sempre mantenendo un’impressione di vacuità disperata, quasi stesse cercando di concentrarsi sui campi per non pensare a ricordi ben peggiori.
Sobbalzò quando udì il grido tetro di un corvo sulla sua testa.
Alzò lo sguardo, pensieroso, e seguì il volo dell’uccello finché non scomparve, troppo lontano perché potesse vederlo ancora; stringeva qualcosa tra gli artigli, forse un pulcino sottratto al nido di qualche creatura più debole.
A quella vista, il crociato sorrise.
Una lacrima gli rotolò lungo lo zigomo, fino a toccare il bordo delle sue labbra sottili."
[GaaraxNaruto, ambientata durante la Seconda Crociata]

[Raccolta][Nc17][GunjixKiriwar]
Quando Gunji si voltò, tuttavia, tutto quello che Kiriwar riuscì a fare fu spalancare gli occhi e rimanere perfettamente immobile, lo sguardo fisso su un volto che, stranamente, era riuscito a farlo rimanere imbambolato.
Era un viso davvero bizzarro, per un bambino di otto anni. Magro e affilato, linfatico, con le labbra sottili, ben disegnate, e due immensi occhi verdi. Erano le iridi più enormi e cristalline che avesse mai visto, uno sguardo così limpido e diretto da lasciare impietrito chiunque.
Cosa più importante, nessuno avrebbe potuto fare a meno di notare la scintilla di follia che ardeva in fondo alle pupille, simile ad una lampada accesa sul fondo di un lago buio.
Raccolta di tre capitoli incentrata sul rapporto tra Kiriwar e Gunji, che, purtroppo, nell'anime originale è stato valorizzato ben poco. I rating rosso è relativo al secondo capitolo.

Paese di Doruath-henn, nel mezzo delle Grandi Montagne.
Colin Farrell è un venticinquenne privo di scopi e prospettive, indifferente alla corte delle donne, ma soprattutto senza un drago. E sì, perché, da secoli ormai, tutti gli uomini di Doruath-henn ne possiedono uno.
Tutto cambia quando, una notte in cui la Luna splende di rosso, decide di seguire il consiglio dell'indovina del villaggio e recarsi sul picco più alto. Lì, farà un incontro che stravolgerà completamente la sua vita.
Il "senzadrago" non sarà più tale, e la sua storia si intreccerà con quella, ben più antica e tormentata, di una creatura sorprendentemente umana.
Jared.
[Primo, psicotico tentativo sul fandom]

Jared aveva insistito per inciderla, quella canzone.
Shannon sapeva che gli avrebbe fatto male, ne era convinto, eppure non aveva saputo impedirglielo.
Non dopo tutto quello che era successo con quel maledetto attore irlandese, non dopo i pomeriggi passati ad ascoltare i pianti del fratello, ad incoraggiare i suoi deboli tentativi di ripresa; non dopo aver visto il sorriso di pura felicità che gli aveva illuminato il volto quando, diverse settimane dopo la fine delle riprese di "Alexander", Colin Farrell gli aveva mandato un messaggio di scuse.
Non era niente, aveva pensato Shannon, non poteva bastare per compensare settimane di assenza.
La genesi della canzone "A Modern Myth", così come l'ho immaginata io.

"Non si può dire certamente che il suo fosse uno sport semplice, eppure i fallimenti lo innervosivano sempre. Anche quando si trattava del percorso sette, che di per sé era particolarmente ostico.
D'altra parte, era proprio quello in bello del suo sport. Ogni pista era completamente diversa dalle altre, piena di ostacoli e barriere da superare, sempre ricca di attrattive e, soprattutto, sempre nuova. Erano percorsi fatti di adrenalina, di spirito, di forza fisica e vento e sudore.
Il parkour, in fondo, non è che questo."

Prima Classificata al contest "Wicked and Lovely... incantevole e pericoloso (seconda edizione)" indetto da The forgotten dreamer sul forum di Efp
[OrochimaruxNaruto]
La prima vittima sacrificale fu fatta stendere sull’altare. Orochimaru gridò quella che sembrava un’antica preghiera rituale, poi sfoderò un pugnale dalla lama ondulata, lungo quasi una spanna. Il metallo brillò sotto i raggi del sole come una fiamma incandescente, e qualcuno, tra gli astanti, sussurrò parole di apprezzamento. Naruto, pietrificato dall’ansia, deglutì.
Non l’avrebbe fatto. Una cosa del genere non era nemmeno lontanamente concepibile.
La lama si sollevò, alta, perpendicolare al petto della vittima. Ansimava e si dibatteva, ma due inservienti lo avevano immobilizzato con corde robuste, impossibili da spezzare a mani nude.
E poi, il sibilo.
L’urlo.
Il sangue.

"Quando tutto sarà finito, di che colore si tingerà Toshima?"
E' una domanda che non sembra avere molto senso, e che Gunji, del resto, ritiene stupida come tutta la storia che la accompagna.
Kiriwar, invece, è di tutt'altro avviso...