Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 373 recensioni.
Positive : 373
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
01/02/16, ore 07:08
Cap. 30:

Hai reso la sottoscritta una persona felice inserendo anche una parte nella lingua madre di Camus, nonchè una tra le lingue più nobili e stupende che orecchio umano possa sentire.
La rinascita...come si rinasce? Un solo nome può cambiare ogni cosa? È veramente così importante la maniera in cui veniamo chiamati? Probabilmente si, e probabilmente non poteva esistere un nome più appropriato per il Saint dell'acquario.
Spezzare ogni legame con il passato, con se stessi...forse per una volta è la cosa migliore, almeno all'apparenza

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:58
Cap. 29:

Conoscerà l'infinità del dolore che è ben più lunga e distorta persino del tempo.
Un ipotetico nonno russo che ama il suo folclore e tenta di trasmetterlo al prezioso nipotino, figlio di ciò che più magnifico esiste per un padre, la propria bambina.
Quando si è piccoli tutto è meraviglia, un enorme disegno di un artista incredibilmente bravo e pazzo al tempo stesso.
Però credo che l'abitudine a riceve una storia si perde difficilmente e, nella solitaria notte siberiana, Hyoga pensa proprio a suo nonno, avvertendo questa mancanza e questa voglia mal celata di sentire ancora una storia, almeno una volta, eppure l'unica canzone e l'unica fiaba sono scritte e raccontate dalle silenziose lacrime sul suo volto di adulto bambino

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:54

Queste parole così insignificanti, questi nomi che privati del loro affetto non sono nulla se non inutile verbo utilizzabile in qualsiasi discorso qualunquista, come dice Shakespeare "Che cos'è in fondo un nome?"
La freddezza o l'inesorabile dimenticanza che in Hyoga non riescono a farsi spazio, troppo attaccato a quella felicità che ancora non accetta di perdere.
La speranza in quel dolore è solo inutile danno e il saggio maestro lo sa bene.
Non capisco se anche il biondino stia lavorando o se semplicemente giochi svogliatamente con un mucchio di neve identico a tutti gli altri, desolato come quella vita priva di affetto.

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:50

Proprio questo intendo quando dico che ha fegato! Un paese di poche anime, dove tutti sanno chi è Camus e chi sono i suoi allievi, eppure non è importante! Non c'è cattiveria in una disubbidienza tanto innocente ed esasperata. Contatto umano e divertimento, per una volta se lo meritano anche loro, insieme. Non più lasciato indietro da solo, ma con un compagno, un compagno che riesce a sancire il tempo, anche se solo inconsciamente.
Stanno crescendo e nonostante la strada per diventare saint sia ancora lunga nessuno e niente può evitare l'inevitabile, l'infanzia sta scivolando via da quei due corpicini stanchi

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:46

Che dolce creatura il piccolo Isaac, uno dei miei saint preferiti da fin quando me lo ricordo.
Ben più forte di Hyoga e probabilmente molto più meritevole di vestire la sacra armatura del cigno.
Ciò che pensa Camus è una verità ben più amara del gusto anice del suo assenzio, bambini che non sono più bambini,e mai più potranno esserlo, che imitano adulti che osservano solo di soppiatto e solo quando gli è concesso spostarsi dal loro luogo di addestramento.
Nonostante il futuro servo di Nettuno "rompa il ghiaccio" e si riveli una macchietta non posso evitare di sentire una profonda tristezza anche in questo capitolo

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:42

Ho realizzato solo ora che per Camus hai deciso di utilizzare i colori originali, forse dovrebbe essere ovvio visto che è maestro di Hyoga solamente nell'universo a fumetti mentre nell'anime è stato introdotto il Saint Crystal.
Questo aspetto del cavaliere dell'acquario mi ha sempre spaventato, il manto cremisi lo rende, in qualche modo, ancora più severo.
La domanda che mi sono posta è come mai Isaac si presenta con la pelle scusa se è di origini finlandesi?
A parte le mie infinite riflessioni, di cui sarai stufa ormai, ho trovato molta malinconica dolcezza in Hyoga, nel suo illudersi che un componente in più in quella disastrata situazione di sopravvivenza possa portarlo più vicino a ciò che era la sua vita quando ancora era parte della sua famiglia, nonostante fosse formata solamente da lui e da sua madre

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:36
Cap. 24:

Come ti scrissi in un capitolo precedente questi due, così come i loro predecessori Degel e Kardia, sono indecifrabilmente perfetti insieme.
Quel "prendeva tutto ciò che offriva" Lo vedo quasi com un atto di necessità possessiva nei confronti di qualcuno che è capace di mostrargli amore, come una specie di dipendenza compulsiva che non verrebbe ammessa nemmeno sotto tortura.
Le persone dell'acquario sono fredde di natura e camus è un bellissimo re di questa caratteristica delle sue stelle.
Eppure in quel gelo c'è spazio per dei sentimenti e dunque poi così marmoreo ed impenetrabile non deve essere.
In fondo il ghiaccio nel suo sciogliersi regala l'acqua, regala la vita

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:31
Cap. 23:

Applausi. Potessi te ne farei davvero perché fin ora questa è la mia preferita. E' un puro brivido che percorre la pelle e lascia segno ad ogni singola parola. Non sembrano cento ma un milione per la loro durezza e fragilità unite in una miscela che rende il tutto incredibilmente forte.
Se mi posso permettere per la sottoscritta questo capitolo è una sintesi della canzone "Swan Song" dei "Within Temptation" Se vorrai ascoltarla o se già la conosci sappi che per me è stato un chiaro rimando a quel sogno ricco di incubi che è la vita.

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:27
Cap. 22:

Che immagine dolce che mi si para davanti agli occhi, tanto per tranquillizzarti volevo solo sottolineare che in russo la parola troppo con significato di genere numerico ha più che una vocale e la sua pronuncia è: "Slishcom" quindi è proprio la "O" che puoi allungare volendo
(spero che questa parentesi non ti risulti fastidiosa ma studiando lingue volevo dare una mano)
A parte questa piccola aggiunta tropo davvero adorabile questo racconto e dopo la mancanza di colori di prima ne avevo bisogno.
Onestamente credo che se fossi stata nei panni di Camus avrei rifilato tante di quelle sberle a quel ragazzino da fargli passare la voglia di essere tanto saccente... ma forse sono esagerata o semplicemente essendo quasi sempre dalla parte del mini cigno sento bisogno di rivalsa personale.
Sto andando ad allenarmi ma ancora non riesco a staccarmi da queste storie. Sempre più complimenti!

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:20

Già solo il titolo mi ha reso poco digeribile questo capitolo.
Sono una persona che adora collegare colori e profumi al mondo che mi circonda, sentendoci poco mi è sempre venuto naturale riconoscere nelle sfumature ogni minimo stato d'animo.
Morire, cosa c'è davvero non è poi così importante, credo. Ma il nulla non è accettabile nemmeno se sei un cavaliere di Athena... come dice Shun all'ingresso degli inferi "Come si può chiedere a chi è rimasta solo la speranza di abbandonarla?" E la medesima domanda me la pongo nei confronti dei colori, almeno uno dovrà sempre brillare, persino dopo l'ultimo respiro.

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:16
Cap. 20:

Indigestione di colori? Che bella domanda eppure devo concordare con il piccolo bolscevico, si può eccome.
Si può essere oppressi dal colore di un muro, di un luogo o persino di un'anima.
Essere lasciato indietro, ancora, un obbligo pressante e l'incapacità di opporsi a qualcosa ovviamente da fastidio!
Oltretutto il bianco è un colore così falso, la perfezione accecante e bugiarda, mente semplicemente, nascondendosi in quel candore ovattato e soffocante.
Il bianco è nulla assoluto e dolore.

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:11
Cap. 19:

Il nero è il non colore per eccellenza eppure non riesco proprio ad associarci qualcosa di negativo, per me un mare così egoista e silente assumerebbe un blu così denso da ricordare le notti delle foreste tedesche.
Il male e se stessi, c'è davvero differenza in questa scaletta?
Non siamo noi il peggior male che ci possa capitarci? In fondo la scelta di distruggerci definitivamente è solo e soltanto nostra e di nessuno al di fuori del nostro nucleo mentale.
Purtroppo nonostante la fanciullezza gli sia stata strappata le paure non cesseranno mai di ghermire un cuore così colmo di tenebre.
Ottimo sipario sulla vita del cavaliere dall'armatura lucente ma dall'animo oscuro

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:06
Cap. 18:

Freud si sentirebbe elogiato nel vedere una delle sue più famose teorie sull'infanzia confermata in questo capitolo, scherzi a parte è stato un attimo di respiro ridente dopo "blu" e "viola".
Ovviamente è un parere soggettivo ma lo capisco benissimo! Io da piccola odiavo i fagioli e tutto ciò che era rosso o viola non entrava nella mia bocca e purtroppo pagavo la sua stessa conseguenza, eppure ero così incaponita da rifiutare persino la cioccolata.
Il lavoro psicologico che riesci a portare a termine con solo 100 parole è impressionante, riesci a portare alla vita ricordi che ormai il cervello considerava più che sepolti.
Da bambina in estate ero spesso chiusa in una casa di montagna interamente in legno e maledizione quanto può essere opprimente eppure quel profumo mi strappa un sorriso ancora oggi

Recensore Junior
31/01/16, ore 16:01
Cap. 17:

Così come tu disprezzi l'arancione sei andata a giocare con un colore che detesto nel profondo proprio perché nella mia mente richiama la morte molto più del nero, richiama il dolore dei lividi e lascia la nitida sensazione del freddo che rende la pelle malata e orrenda.
Nonostante tutto il fermo malessere in quel sorriso a me sembra di percepirlo o forse è solo dovuto da ciò che pilota queste 100 parole.
Hyoga gioca, lui è forse persino più puro della neve stessa. Innocente lascia trascorrere quelle poche ore di svago che ha ma nel complesso persino in quel giocare nasconde rimpianto.
Molto forte, ma bellissima

Recensore Junior
31/01/16, ore 15:55
Cap. 16:

Blu, un colore così freddo, un qualcosa che nella mia mente evoca la paura forse proprio perché sono terrorizzata dall'acqua e dalla sua delicata forza distruttrice.
Quando si perde qualcuno la cosa che ci spaventa di più è proprio l'idea di perdere i ricordi legati a chi abbiamo dovuto abbandonare.
Succede agli adulti, figurarsi ad un ragazzino tanto piccolo.
Avevo riso così tanto nel precedente racconto che proprio non mi aspettavo di soffrire così tanto subito dopo.
La perfida notte che con il consiglio porta la pazzia, mi spiace per il biondino ma l'angst gli si addice molto di più esattamente come all'autrice si addicono i complimenti