Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 373 recensioni.
Positive : 373
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/03/15, ore 10:49

A parte il Cocito che è diventato il Cogito di Cartesio, questa drabble trasmette una disperazione spietata. Una durezza inflessibile, come una certa spada...
Ammettilo, ti eri stancata dei colori e li hai uccisi pugnalandoli più e più volte, fino ad averne le spalle stanche, vero?

Scherzi a parte, è spietatamente lucida la voce narrante che illustra come, caduto il velo, è una morte non morte quella che attende il guerriero sacro. Non si muore, ma si entra in una sorta di stasi per ricominciare daccapo la prossima volta. Perché come dici tu - come dice il narratore - si nasce santi, si vivie da Santi e si muore da Santi. Anche chi diserta - anche chi crede di disertare e di scrollarsi di dosso la dea e tutto il suo mondo. La realtà è che non c'è speranza, nemmeno per questo piccolo sogno: Santo nasci e Santo crepi. L'unica cosa che fa la differenza il come. Con o senza onore.

Recensore Master
19/03/15, ore 10:43
Cap. 20:

Il bianco è il mio colore preferito, ma come dicono i proverbi, il troppo stroppia. Credo che impazzirei in mezzo a tutto quel bianco, così ampio ed esteso che non se ne vede la fine. Per me il bianco è sempre stato il colore dell'attesa, più che della purezza. La natura attende la primavera sotto la coltre candida della neve. La sposa attende lo sposo nel suo vestito immacolato. Ma l'attesa eterna può far impazzire. Senza contare che anche il cielo assume delle tonalità grigio chiarissimo, in certi giorni di foschia, e allora sei davvero immersa a perdita d'occhio in un mondo monocromatico - e snervante - dove attendere - dove impazzire - diventa l'unica cosa che puoi fare.


Hyoga, afferra la scatola dei colori e salvati!!
(Recensione modificata il 24/03/2015 - 11:05 am)

Recensore Master
19/03/15, ore 10:34
Cap. 19:

Finiranno?
Io vorrei che non finisssero mai, che ci fosse posto anche per l'indaco (che secondo me non esiste), per il grigio, il celeste, l'ottanio, il tortora...
Ok, lo ammetto: quando vedo i colori io non ragiono più e sono anche capace di acquistare lo stesso oggetto in tutti i colori disponibili (devo essere nata alla fine dell'arcobaleno, si vede), ma in questo caso c'è il tuo zampino a farmi petere ancora colori. E a gran voce. Perché i colori sono lo specchio delle nostre emozioni radicate e profonde. Ogni colore trasmette uns entimento, che noi filtriamo, come quei prismi che, attraversati da un raggio di sole, riflettono l'intero spettro solare sulla parete bianca (o nera, se sei una fan dei Pink Floyd).
Sono mondi in cui immergersi e in cui lasciarsi tarscinare, e in cui io ci sguazzo come un'orca sazia.
Io capisco che, nei panni dello scrittore, il mondo in technicolor dopo un po' fa ululare una sano "ccheppalleeeeee!!!", nemmeno fossi un licantropo in una notte di luna piena. Però, fidati, come lettrice - che appena ha letto di quel mare nero come l'inchiostro non ha capito più niente e avrebbe voluto solo tuffarvicisi dentro di testa - vorrei che non finissero mai.

Recensore Master
19/03/15, ore 10:28
Cap. 18:

I bambini sono affascinati da certi... aspetti poco prosaici della vita. Ricordo come mio cugino ridacchiasse alla vista di qualcosa di marrone perché gli ricordava... quella cosa lì, la stessa che fa ridacchiare Hyoga. E sì, alcune zuppe hanno un colore indefinito che vira sul marrone (per colpa dei fagioli, della carne e della base di farina imbiondita nel burro, certo), ma o mangi la minestra o salti dalla finestra, come si dice qui.
Riconsoliamoci con il caldo marrone dei mobili. Ché sì, il legno sarà anche massiccio e pesante, ma quell'idea di solidità e sicurezza che trasmette è impagabile ed insostituibile. Come il Maestro Camus, insomma.

Recensore Master
19/03/15, ore 10:25
Cap. 17:

Ho fatto la stessa cosa anche io, ché a volte il traduttore automatico crea grossi danni e la pigrizia di chi vi si accoda li reitera nel tempo.

Mi ha colpito molto quella domanda del rinnegato morente.
"Gli insegnerai a colorare il mondo di viola?"
E mi chiedo perché proprio quel colore, che cosa ci sia dietro questa scelta.
Mi piace anche il fatto che quando torni al presente, Camus non veda il viola (il colore del sogno, forse?), ma il suo opposto, il giallo, spiccare in mezzo a quella distesa di un bianco abbacinante. Come un piccolo fiore dalla corolla ben distesa al sole.

Recensore Master
19/03/15, ore 10:21
Cap. 16:

Mamma mia, una pugnalata al cuore!

Sarà che ho avuto un lutto di recente, ma come l'ho sentita vicina questa drabble. Perch vero, un volto resta nel nostro cuore - nei nostri ricordi - ma più passa il tempo, più l'immagine stessa sbiadisce e non ne ricordiamo che contorni abbozzati, come nella nebbia. E più ci sforziamo - fin quasi a farci schizzare via le tempie - meno acciuffiamo quell'immagine, quel ricordo. Hyoga è stato fortunato a trovare un gancio nel cielo (cit.), anche se il ricordo che gli ha trasmesso quel blu purissimo non è dei più felici. Ma è pur sempre un ricordo. Che val bene una manciata di stilettate.

Recensore Master
19/03/15, ore 10:16
Cap. 15:

Come Hyoga rischiò la vita non una, bensì due volte.

La prima, afferrando - e quasi aprendo - la bottiglia, ché con quel suo sapore di anice sarebbe piaciuto sicuramente ad un bambino (io adoro l'anice, sicché...).

La seconda, rompendo il sigillo sul tappo, mandando a quel paese la virginale condizione della bottiglia. E a quel punto nons arebbero state le visioni od il tasso alcolico fuori dalla razionalità a spedire Hyoga all'altro mondo, ma le mani affusolate di Camus...

La fata verde non perdona!

Recensore Master
19/03/15, ore 10:02
Cap. 14:

La maestra?

No, aspetta... Hyoga va a scuola?

Questa drabble mi spalanca un universo su cui non credevo fosse possibile affacciarsi. E lo fa con grazia. E delicatezza. E per restare in tema, le persiane sono di stecche giallo ocra, gli infissi sono giallo zafferano, le tendine giallo crema pasticcera e sul davanzale - bianco navajo, che in realtà è un giallo - c'è una bella pianta di gerbere. Gialle. Insomma, un delirio niente male. Ma il giallo è il colore dei pazzi, no?

Recensore Master
19/03/15, ore 09:59

Alza la manina.
A me è successo. Che mi togliessero un dente tramite il vecchio trucco della maniglia, dico. Avevo... ho una zia pazza che aveva visto troppe puntate de La Casa nella Prateria; non fa male, uno strattone e via, a patto che il dente stia davvero ballando la rumba sulla tua gengiva (immagine inquietante), ma non lo consiglirei di ripeterlo a casa.

Quanto all'arancione, personalmente non lo trovo il colore più brutto al mondo, ma qui sono questioni di gusti, e, come tali, insindacabili di natura. C'è però da dire che l'arancione delle bustine effervescenti di una nota casa farmaceutica bavarese hanno un che di sospetto e di chimico da far sorgere più di qualche perplessità.
Sono con Hyoga, insomma; ma capisco anche Camus nei sui momenti di "Ma chi me l'ha fatto fare?!".

Recensore Master
19/03/15, ore 09:54
Cap. 12:

Giovane sangue sulla neve (cit.)...
L'accoppiata bianco neve + rosso sangue è un must dai tempi di Biancaneve, appunto; solo che qui abbiamo un principe (e Hyoga con quel fisico e quegli occhi azzurri e quei capelli biondi sembra proprio Ivan Zarevich appena sceso dalla sella del Lupo Magico), che le prende di santa ragione. Da un tizio che, in un universo alternativo, ha i capelli rosso tiziano (altra sfumatura di rosso), che scommetto è un punto di colore che Hyoga associerà a quello scarlatto del sangue (e anche qui, una certa cuspide lo attenderà di lì a qualche anno).

Recensore Master
18/03/15, ore 14:20
Cap. 11:

Però, al Père-Lachaise!
C'è da dire che i cimiteri monumentali siano più belli e trasmettano ai visitatori meno orrore e solitudine di quelli moderni, così simili a tanti alveari di pietra.

BBBBBRRRRR.

Molto carino questo excursus sugli anni di Camus, sulla sua vita da bimbo sperduto prima, da allievo durante e da maestro poi. Sul fatto che nessuno nasce maestro, come diceva mia nonna, e che per padroneggiare una tecnica devi devi DEVI aver fatto la tua brava gavetta e sputato sangue e lacrime e.

Mi è piaciuto anche qui lo zampino di Milo, l'unico che riesce a far breccia nel cuore di Camus, per dimostrargli che, se ogni tanto gli scappa una risata, non crolla giù il mondo.

E mi ha fatto tenerezza questo ragazzo di quattordici anni, intento a spalare via la neve da casa sua, riconoscere che sì, è giovane. Puzza ancora di latte, magari; ma che può insegnare a qualcuno di più piccolo a sopportare il freddo, a dominarlo e a non averne più paura.

Recensore Master
18/03/15, ore 14:10
Cap. 10:

I metodi educativi di Camus sono un fiiiiilo estremi. Ma giusto un attimo.
Però, però, però c'è da dire che l'effetto è quello sperato. Forse perché l'allievo, alla fine cede, forse proprio in virtù del fatto che ho impari o muori (ché Camus è anche un tipo paziente, ma ogni limite ha la sua pazienza, diceva Totò, e qualcosa mi suggerisce che Hyoga l'ha oltrepassato da un pezzo, questo limite), Hyoga impara a sopportare il freddo. Un po' come quando il papà, o lo zio, ci portano dove non si tocca e ci lasciano le mani. Magari beviamo un po', magari annaspiamo, ma alla fine impariamo a nuotare.

Recensore Master
18/03/15, ore 14:07

Mi ispira tenerezza, Camus.
Che davanti all'allievo - agli allievi, che da qualche parte ci sarà pure Isaac, n'est-ce pas? - è freddo e rigido e severo così come ci si aspetta che sia un maestro (anche perché ad assecondare la lacrimosità di Hyoga si rischia di giocare al medico pietoso, e sappiamo tutti com'è andata a finire per il suo paziente, no?), ma che sa essere anche premuroso. Quando non lo vede nessuno. Quando l'allievo dorme e, nel sonno, chiama la sua mama navsegda, strappando un sospiro di delusione al maestro.
Adorabile la comparsata di Milo, che con la sua risata scioglie un po' la rigidità di Camus.

Recensore Master
18/03/15, ore 14:03
Cap. 7:

Piiiiccolo, il mio anatroccolo!
Non c'è niente da fare, Hyoga bambino mi fa sciogliere in un algo d'ammmore...

Tornando in topic - che sono sicura a te freghi poco dei miei deliri a briglia sciolta! - la monotonia degli allenamenti, del ripetere le cose senza capirne il perché, come quando si mandavano a memoria le poesie e si sbirciava sul quaderno quando non ci ricordavamo cosa venisse dopo l'ultimo verso appena 'declamato'; qui l'hai resa benissimo, e per il maestro - che immagino stia per proruppere in un esasperatissimo sospiro, sempre se non l'ha già fatto dentro di sé - e per l'allievo. Il quale, testardo come pochi, torna a quello che per lui rappresenta il ghiaccio. Il merluzzo. Sua madre. Una madeleine freddissima che permette al bambino di scappare, di evadere, in qualche modo dalla monotonia di quelle ore eterne.

Recensore Master
18/03/15, ore 13:58

Mi fa impazzire il lavoro di cesello delle tue drabble.
Questa frase:

davanti alla finestra senza tende

ha una potenza descrittiva capace di farla reggere da sola, sulle sue stesse gambe. Sarebbe un titolo perfetto. In più, ci dice e non solo descrive.
Ci dice che in quella casa non ci sono le tende alle finestre. Perché manca una mano femminile, si potrebbe pensare. Non solo. Quella è la casa di un uomo - di un ragazzo!! - e i maschietti, si sa, a certe cose non badano proprio. Senza scadere nella classica immagine della cucina disastrata - con le pile di piatti sporchi ed unti che minacciano di tracimare fuori dall'acquaio - un ragazzo alle tende non ci pensa. Perché le tende fanno subito casa, intimità, calore. E qui, mentre Hyoga palleggia annoiato, l'unica fonte di calore - quindi qualcosa di emccanico e non di sentimentale, che fa atmosfera, si potrebbe dire - è dato dal fuoco che piroetta nel camino, per fatti suoi.
E tutto sta in quella finestra senza tende, che ci avevrte subito di dove stiamo ficcando il naso. In una casa, sì; ma non nella dimora di un santo, ma nel suo campo d'addestramento, in un ambiente spartano e rude, dove ci si aspetta di trovare un maestro che allena i propri discepoli alla guerra.