Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 373 recensioni.
Positive : 373
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
04/09/14, ore 23:04
Cap. 29:

E' bello leggere spaccati di vita antecedenti alle vicende da noi conosciute, di tanto in tanto.
Permettono di vedere i personaggi sotto una luce più chiara, più ricca.
Non avevo mai pensato a Hyoga in compagnia di qualcuno che non fosse la madre, a dir la verità; è stato strano.
E, per quanto riguarda la frase in apertura della drabble, credo che il suo contenuto, almeno per il nostro protagonista, si sia avverato: portando nel cuore le persone da lui amate e ricordandole sempre, Hyoga ha davvero permesso loro di "partecipare all'infinità de tempo".
Questo sarebbe un discorso a valenza pure più generale, ma preferisco non lanciarmi in riflessioni scrause.
Rinnovo ancora una volta i miei complimenti, stavolta per la delicatezza dell'argomento e lo stile con cui l'hai affrontato: lieve come la neve che, quel giorno, probabilmente avrà imbiancato le cupole della Cattedrale.

Recensore Master
04/09/14, ore 22:45

Il cimitero di Pére-Lachaise è un labirinto infernale; io mi ci sono persa sovente, durante le mie plurime visite.
Ci sono così tante tombe - accatastate le une sulle altre - da non poterle contare: come se ogni nuova sepoltura si insinuasse sopra la vecchia, fino ad inglobarla. Ignoto su ignoto.
Nella mente di Camus, il ricordo dei genitori ha subito la medesima probabile sorte del loro sepolcro: è stato inghiottito da quelli che sono venuti poi. E lui ha lasciato che succedesse, poiché forse non li amava.
Per Hyoga, invece, vale il discorso inverso: l'amore che provava per la madre era - è, e lo sarà sempre - unico e speciale. Un po' come la tomba di quest'ultima, sepolta in un relitto nel bel mezzo del mare siberiano.
Sicuramente il parallelismo che ho fatto è pertinente e logico come i cavoli a merenda, ma che ci vuoi fare, questo ha partorito il mio stanco cervello. Me ne dispiaccio.
Brava, comunque!

Recensore Master
12/08/14, ore 16:27

Prime ribellioni adolescenziali … se io fossi al posto di Camus, mi starebbe pensiero.
E’ proprio il caso di dire: “Quando il gatto non c’è, i topi ballano.” XD
D’altro canto, la crescita comporta anche questo: l’ampliarsi degli orizzonti, la voglia di scoprire cose e sensazioni nuove. Anche se si tratta solo di una semplice festa di paese.
Ed è bello che Isaac, nel suo voler evadere dalla cruda quotidianità, coinvolga pure Hyoga: compagni di addestramento, compagni di vita. Quasi fratelli. Peccato che poi vada a finire come sappiamo …

Recensore Master
12/08/14, ore 15:31

Piccoli profughi in un mondo alienato che niente hanno se non un cammino già tracciato.
E menomale che c’è Isaac che ha voglia di ridere, perché io, dopo questa frase così tristemente vera, l’ho persa tutta.
Ma qui è Camus a “parlare” : lui sa. Lui conosce - o crede di conoscere - il destino che attende i suoi giovani allievi, al contrario di loro.
I due bambini, probabilmente, ne hanno soltanto un vago sentore. Per adesso.
Il fatto che sia stato il maggiore dei due ad interrompere per primo questo gioco di sguardi lo trovo realistico; per come me lo immagino io, Hyoga ha in sé una naturale diffidenza – e Camus a fare da modello credo che abbia aiutato molto, in tal senso – che l’avrebbe portato a protrarre ancora lo “studio”.

Recensore Master
12/08/14, ore 12:21

Questa drabble assomiglia ad una sorta di anticlimax (o ad un climax, dipende in che “verso” la si legge); il dramma iniziale, che appare come assoluto e definitivo “Quando Natassia morì, Hyoga perse la famiglia e tutto il suo mondo”, trova una compensazione – seppur minima – già nella parte centrale: il fatto che negli occhi di Camus Hyoga riesca a ritrovare un poco di ciò che ha perduto.
Infine, l’arrivo di Isaac porta a chiudere la sequenza con una parziale negazione della frase sopracitata: benché stemperata da quel “Quasi”, la parola “famiglia” torna di nuovo a far parte della vita del futuro Cigno, nonostante tutto.
Una famiglia in cui manca il cosiddetto “tocco femminile” e dove le gite domenicali sono sostituite da sessioni di allenamento supplementari, ma toccherà accontentarsi (ecco, in una frase ho rovinato completamente il tono serioso dell’intera recensione XD).
(Recensione modificata il 12/08/2014 - 03:14 pm)

Recensore Master
29/07/14, ore 18:43
Cap. 24:

Dal momento che speravo già da tempo in una ripresa di questa Bdt, quando ho aperto la pagina “Storie Seguite” sono stata contenta di trovare Siberia in cima alla lista. Se poi consideriamo la drabble con cui sei “tornata in pista”, beh, sappi che mi hai reso doppiamente felice XD
Me lo figuro bene, Camus, ad odiare le sorprese: belle o brutte che siano, le sorprese sono sinonimo di “imprevisto”. E l’imprevisto è forse il peggior nemico di un calcolatore, quale credo sia il cavaliere dell’Acquario. Ma “imprevisto”, per come la vedo io, è a sua volta sinonimo di Milo. Dunque ad Aquarius non resta che rassegnarsi ad accettare tutto il pacchetto.
Quello che riesco a immaginarmi con fatica è, invece, Scorpio in veste di persona taciturna. Magari il silenzio fa parte, insieme al freddo costante, del “rituale” che si sono costruiti i due.
Bellissima drabble!
Ps: ma il povero Hyoga, nel frattempo? E’ stato mandato a giocare con gli iceberg per lasciare campo libero? XD

Recensore Master
15/07/13, ore 22:40
Cap. 23:

Oh, santo cielo, scusa per il ritardo... è passato più di un mese ( un mese e un giorno, per l'esattezza ), ma alla fine sono arrivata!
Ecco, io su questa scena - benché adori leggerne e scriverne -  non so mai bene come esprimermi: se ci si aggiungono poi il modo e la delicatezza con cui tu l'ha trattata, mi sento quasi intimidita.
Perché sembra di entrarci, in quel tempio; sembra di sentire sulla pelle tutto il freddo che le due Aurora Execution, scontrandosi, hanno generato e di vedere il ghiaccio scintillare tanto da trasformare l'Undicesima Casa in un luogo trascendentale.
Sembra di sentirli, gli ultimi pensieri di Camus e Hyoga, che prima si concentrano sui loro doveri - il dovere di maestro dell'uno, il dovere di proteggere Atena dell'altro - e poi sfumano insieme nei ricordi, fino a mescolarsi.
No, ora non possono chiamarsi nemici l'un l'altro. Forse prima di questo scontro, sì, ma non adesso.
Splendida drabble. Come sempre, del resto :)

Recensore Master
10/03/13, ore 16:19
Cap. 22:

In effetti, Hyoga non ha tutti i torti: la faccenda dei cavalieri che racchiudono l'intero universo dentro di loro suona tanto di storiella per poppanti.
E, visto che ai bambini non piace mostrarsi troppo ingenui, di fronte ad una cosa all'apparenza assurda come questa un pargolo dell'età del baby Cigno tenderà di sicuro a pensare che gli si sta raccontando una scemenza.
Per questo, secondo me, Hyoga dice a Camus " Voi non siete mio amico ": perché, appunto, crede che il suo maestro gli stia dicendo frottole, aspettandosi magari che lui - in quanto allievo - caschi nel tranello.
Cam ha tutta la mia comprensione: fare da mentori a discepoli scettici ed ostinati non è proprio il massimo del divertimento.
Il ragazzino non ha mai amato le gerarchie, a quanto sembra ( e più tardi lo dimostrerà ampiamente ) XD

Recensore Master
19/02/13, ore 18:39

E' cruda, la drabble. Senza fronzoli. Solo pura e semplice verità, per quanto questa possa sembrare ingiusta ( e, di fatto, lo è ).
Un Saint che viene chiamato a combattere - quindi, quasi sempre, a morire - non può in nessun caso tirarsi indietro. E poco importa se in vita sia stato devoto, retto e valoroso oppure l'esatto contrario: il destino è unico per tutti. Un destino privo di colori e carico di dolore per il più giusto come per il più empio... ma si sa, la dea della Giustizia è a favore della par condicio ( questa era per stemperare i toni, ahah ).
Ps: ok, il discorso in via generale non fa una piega. Ma di Aiolos il Secondo Raccomandato allora cosa possiamo dire? XD

Recensore Junior
15/02/13, ore 14:54

Devo proprio dirtelo, questo è il mio capitolo preferito.
È davvero perfetto, in maniera quasi sconvolgente, e mi è piaciuto un sacco!
Complimenti U.U

Recensore Master
30/01/13, ore 22:29
Cap. 20:

Bhé, in fondo è una domanda legittima, quella che il piccolo Hyoga si pone.
Così come mi pare legittima la sua stizza nei confronti di Camus, che sembra ( sembra... magari anche Aquarius, durante il suo addestramento, ha dovuto convivere con fastidi del genere ) non capire il malessere del bambino proprio perché lui, al contrario, non è costretto a stare confinato sempre nel medesimo posto.
Ha la possibilità di " fuggire " quando vuole, ed è naturale che il suo allievo gliela invidi.
Però,dietro alla frase " ...e lasciarsi indietro lui, la casa di legno e tutto quel bianco. " io ci ho letto anche altro. Quel " lasciarsi indietro lui... " mi pare che nasconda pure una segreta ed irrivelabile paura di essere abbandonato da Camus, allo stesso modo in cui, sebbene in maniere e per motivi differenti, l'hanno abbandonato suo padre, sua madre e tutti coloro che Hyoga ha conosciuto nell'arco della propria breve esistenza.
Ma tu guarda, mi tocca pure provare tenerezza per Hyoga l'Anatroccolo! E' tutta colpa tua ;)

Recensore Master
30/01/13, ore 16:58
Cap. 19:

Il Nero è un colore strano, affascinante.
E' il colore delle tenebre, della paura, dell'ignoto, del dolore, ma anche quello della pace, per certi versi.
In fondo, è sufficiente chiudere gli occhi per ritrovarsi in una dimensione più quieta di quella reale.
Alcuni, il nero lo rifuggono; altri, invece, lo cercano.
Quest' ultimo pare il caso di Camus, nel contesto della scena da te immaginata nella drabble: di fronte all'incertezza Aquarius decide di perdersi in tale colore che, lassù in mezzo ai bianchi ghiacciai, riesce a vincere ed a allungarsi solamente sulle acque.
Curioso, che ricerchi sicurezza nella profondità scura del mare, piuttosto che nel puro candore del ghiaccio; ma questo riprende il discorso che ho fatto poc'anzi, ovvero, dipende dal carattere e dall'indole della persona.
A mio avviso, in situazioni di disagio, è più facile lasciarsi abbracciare dal buio, piuttosto che affrontare la luce... comunque, è un'opinione soggettiva, così come il resto della riflessione - intricata - che ho sviluppato in questa recensione :)
Ps: ma no, dai: la categoria dei colori è forse la più divertente fra tutte quelle contenute nella Bdt... c'è di peggio, vedrai! ;)

Recensore Master
19/01/13, ore 18:48
Cap. 18:

Associare il marrone a " quella cosa lì " è un istinto ancestrale, secondo me.Per questo ho ridacchiato anche io, insieme a Hyoga.
Comunque, la primissima cosa che mi viene in mente pensando a questo colore è la cioccolata. Sicuramente è un 'immagine migliore di quella dei " bisognini ", e forse anche più gradevole del legno ( e della zuppa dal dubbio gusto XD ).
Chissà se il piccolo, futuro Cigno ne mangia, di tanto in tanto. Che Maestro Camus glielo proibisca per paura delle carie?

Recensore Master
11/01/13, ore 11:29
Cap. 17:

Devo ringraziarti, per questa drabble. Prima di leggere le note in fondo ero incosciamente convinta che il porpora fosse una sfumatura di viola... un qualcosa come il prugna. Non mi ero mai soffermata a pensare che in realtà " porpora " viene dal latino e non c'entra dunque nulla con il " purple " inglese. Povera idiota XD
Belle, le immagini che hai messo a confronto in questa drabble.
Da una parte la morte, dall'altra l'infanzia: Camus sa che, prima o poi, l'una si mescolerà con l'altra.
Che quel bambino non rimarrà tale per sempre e che, presto o tardi, sarà anche lui costretto ad uccidere.
Ma ora, nel guardarlo giocare con la neve, forse non riesce a sovrapporle, le due immagini.
Oppure, si dice che ancora è troppo presto. E sorride. Figurarsi Camus che sorride è sempre e comunque una cosa splendida! :)

Recensore Master
11/01/13, ore 11:02
Cap. 16:

Deve essere stata ammirevole, Natassia, con un vestito blu indosso.
Nessuna sorpresa che Hyoga, dunque, si sforzi così tanto di ricordarla: per serbare dentro di sé un' immagine di sua madre che sia più bella possibile.
Il blu è effettivamente un colore nostalgico, nella sua profondità: una tinta sontuosa, ma, per certi versi, anche dolce. Mi trovi perfettamente d'accordo quando, nell'ultima frase, gli accosti " tutta la tristezza dei ricordi ".