Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 373 recensioni.
Positive : 373
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
24/03/15, ore 10:42
Cap. 30:

Chez moi, aussi, l'investitura è come il sacramento dell'ordine per i sacerdoti. Pigli un nome nuovo, ché rinasci, letteralmente, come Santo e come uomo. C'è chi lo mantiene (vedi Milo), chi ne assume uno bizzarro (Shura... mah!), chi manca di fantasia (Aldebaran), chi di buonsenso (Aphrodite) e chi di decenza (Death Mask). Ma si rinasce. Tutti.

Mi piace l'idea di portare avanti il nome di suo padre car il ne peut pas plus revenir du passé (ché se dici revenant mi aspetto lo zombie che gratta sotto terra e se ne va a spasso a caccia di cervelli da pappare), anche se Camus puzza di cognome e non di nome, ma vabbé, Kurumada ha aperto l'enciclopedia a caso e ci ha puntato il ditino dentro, e noi stiamo qui a tappare i buchi. Anche perché Aurélien è bello impegnativo come nome. Mirava basso, maman, n'est-ce pas?

Recensore Master
24/03/15, ore 10:29
Cap. 29:

Che bravo nonno, a risparmiare a Hyoga quei racconti di atrocità e dolore! Che brava persona a raccontargli le fiabe di Ivan Zarevich e compagnia per farlo addormentare, quando le spade non fanno male, no, e colpiscono solo i malvagi ed i mostri.
Che cocente beffa del destino ci vedo io lettrice in questo scorcio di vita familiare, sapendo che Hyoga diventerà sì un guerriero, nonostante suo nonno lo abbia tenuto il più lontano possibile da tutte quelle atrocità.

Mi chiedo che fine abbiano fatto il nonno (e forse la nonna). perché se Hyoga aveva una madre, è possibile che questa non fosse sbucata dal terreno come una pianta, ma avesse anche lei dei genitori. Qualcuno da cui tornare. Qualcuno cui affidare Hyoga in caso di bisogno. Qualcuno che l'avrebbe tenuto al sicuro, la testa sul cuscino e la guerra fuori dalla porta di casa.

Recensore Master
24/03/15, ore 10:24

Madre Santa, che freddo nell'anima. Come una stilettata inferta con un pezzo di stalattite staccato di netto dal soffitto.

E ti dirò, qui ho visto la messa in scena dell'adagio delle nonne: "pensa che c'è chi sta peggio di te". Ed è vero, solo che non ce ne rendiamo conto fino a quando non ci sbattiamo il naso davanti. O non spostiamo lo sguardo dalla neve che stiamo spalando - che è bianchissima e dura, non scura e molle come la terra del cimitero - sul bimbetto che gioca ad affastellarla in un pupazzo sghembo.
C'è però da dire che, anche se hanno entrambi un lutto alle spalle, la differenza tra Camus e Hyoga risiede non tanto nell'attitudine ad affrontare il dolore e la separazione, quanto nell'età: Camus ha avuto modo e tempo di metabolizzare la botta. Ad un certo punto, li ha lasciati andare (perché è più facile trincerare il cuore a doppia mandata, certo, piuttosto che accettare il dolore e la sofferenza). Ma perché ha trovato qualcos'altro. Athena (forse). Milo (sicuro). Gli si è aperto un altro orizzonte. Hyoga, no. Hyoga ha solo sua madre, purtroppo per lui.

Recensore Master
24/03/15, ore 10:19

Grandissimo paragnosta, Isaac. Che sa che è meglio portarsi appresso il compagno di squadra onde evitare che Camus, non vedendone uno, domandi all'altro che fine abbia fatto il compagno. Perché qualcosa mi dice che Hyoga no, non è in grado di mentire. O se lo fa (quelle rare volte in cui lo) gli riesce molto, molto male...

Mi fa un po' strano vederli così, nel senso che qui Isaac mi sembra giocare il ruolo del secondogenito, quello ribelle, mentre Hyoga è più il primogenito che no, non si disubbidisce a mamma e papà (anche se Camus è uno solo); nel manga e nella serie animata, invece, è l'esatto opposto: Isaac ha un ruolo più da fratello maggiore, più maturo e serio e vanta un tempo trascorso col Maestro (dei Ghiacci) maggiore rispetto a Hyoga, che continua a fare come gli pare e a pensare al Surgelato. È vero che anche i fratelli maggiori hanno i loro momenti in cui dicono no e mandano a quel paese la patina di esempio che mamma e papà (o il maestro) si aspettano da loro. Forse ho beccato uno di quei momenti. Ché lassù ad Ojmjakon, Siberia, dubito arrivi mai la tournée di un gruppo rock, pure sfigato; e allora la festa diventa un'occasione luccicante e troppo ghiotta da lasciarsi scappare, né?

Recensore Master
24/03/15, ore 10:11

La diffidenza di quei due piccoli profughi è la stessa di due bambini alle prese coi nuovi compagni il primo giorno di scuola, o con l'arrivo di un fratellino in famiglia (riallacciandoci alla drabble precedente): ma loro, dico loro, chi sono? Lo cantava Renato Zero taaanti anni fa, in tutt'altro contesto (ed anche avendo qui tre vertici, il trinagolo mi pare un tantinello prematuro) e con una dose di ironia dissacrante, ma questa è una domanda sempre valida ed attuale. La stessa che ci poniamo quando dobbiamo avere a che fare con delle persone che sono ancora estranee, ma che, magari, diventeranno qualcosa di più. Un amico, un fratello, un compagno, un collega. Nemmeno i fratelli nasocno già fratelli, ma come estranei. Estranei che si osservano, si conoscono, si studiano, prendono le misure l'uno dell'altro, annusandosi come cagnolini randagi o gatti sui tetti. Per conoscersi. E capire se si può fare un pezzetto di strada assieme.

Recensore Master
24/03/15, ore 10:04

Camus coi capelli rossi... diciamo che ha il suo perché. Sono le unghie laccate di rosso a lasciarmi perplessa. Fosse stato nero, lo smalto, avrei subodorato una svisata verso il glam, ma rosso? vabbé, non discutiamo di quisquilie, adesso.

Finalmente è arrivato Isaac! Meno male, mi stavo chiedendo quanto tempo ancora sarebbe passato prima dell'arrivo del futuro mostro marino (mega-calamarone gigante non suona altrettanto bene, no?). Ho un debole per quel bambino dagli occhi verdi. Mi sa che mi toccherà tuffarmi a salvarlo. O tenere il salvagente a portata di mano.

Recensore Master
24/03/15, ore 09:59
Cap. 24:

Ah. Per te questi due sono amanti. Ok. non lo sapevo (o se lo sapevo m'era passato di mente). Buono a sapersi, allora.

(spunta la voce shonen ai, in questo caso)

Mi è piaciuto come hai reso Milo. Assoluto, come l'aurora. Lui c'è. Lui arriva e se ne riparte, pendolare del cuore che appena ha cinque giorni di ferie (o appena passa da quelle parti, se per caso o se perché ha allungato volontariamente la strada non è dato sapere, e nemmeno si interessa), prende e parte e raggiunge la sua metà. Caldo, luminoso, assoluto. Come un raggio di sole verso cui fa piacere allungare le dita e catturare un po' di tepore.

Recensore Master
24/03/15, ore 09:54
Cap. 23:

Come massacrare un cuore in tre, due, uno...
Una drabble così bella che è quasi superfluo commentare. Che dico, io? Hai detto tutto tu, in cento parole secche.

C'è dolore in questa drabble, dolore e rassegnazione. Perché Maestro e Allievo non saranno nemici, no, se non per un capriccio del Fato, del Destino, lo stesso che mette in scena quella tragedia così cariche di pathos che ti lasciano schiantata a terra. Ma Maestro e Allievo sono ambedue testardi ed incaponiti, e no nessuno dei due cederà. Perché hanno entrambi una missione, e che sia finire l'opera iniziata anni prima o salvare Athena che si sta facendo una passeggiata per la Valle della Morte, poco importa. È una questione di priorità. E tutto il resto, può bellamente andarsene a quel paese.

Recensore Master
24/03/15, ore 09:50
Cap. 22:

Non ho capito la battuta d'attacco, scusami. Non l'ho capita perché poi il discorso prende tutt'altra piega, quella del battibecco tra maestro e allievo, un testardo incaponito che deve fare appello a tutta la sua (residua) pazienza e non congelare quel marmocchio biondo; e un marmocchietto biondo, appunto, con la testa più dura del porfido. Che dubito conoscano lassù a ghiacciolandia, ma rende bene l'idea.

Recensore Master
21/03/15, ore 11:38
Cap. 7:

Mi piace l'inizio, con il punto di vista di Camus che osserva il piccolo Hyoga alle prese con il ghiaccio nella ripetizione di gesti sempre uguali e incomprensibili. Per questo Camus sa quando Hyoga getta la spugna e comincia a piangere. Quello che il Maestro forse non ha capito è la determinazione con cui il piccolo vuole riuscire a fare a pezzi il lastrone di ghiaccio. Lo fa per Lei. Atena? Certo che no. Sua madre. Sempre per una donna si combatte....
S.

Recensore Master
19/03/15, ore 21:36

Non poteva che essere Hyoga il contraltare del punto di vista precedente. Se Camus è l'Introverso, il suo allievo cerca di essere il contrario. Ma qui, l'esteriorità, prende la forma di una pallina colorata che rimbalza annoiata sul pavimento di legno. Quel che c'è fuori è un paesaggio ricoperto di neve, ostile, freddo, e la disperazione di un ragazzino che aspetta il ritorno del maestro in un luogo dove nemmeno la noia ha il coraggio di affacciarsi.

Recensore Master
19/03/15, ore 21:32

Camus è ghiaccio fuori. Ma dentro? Non so cosa ci sia, dietro quell'espressione fredda e immutabile come la banchisa sull'artico. Eppure, anche il ghiaccio più spesso si muove. Piano, ma lo fa. Il ghiacciaio scivola a valle lentamente portando con se pietre e scavando valli. Per quanto Camus nasconda i suoi sentimenti agli occhi del mondo, qualcosa viene a galla. Di lui ricordo il cieco orgoglio durante la battaglia all'Undicesima Casa. E la tenerezza con cui confeziona una bara di ghiaccio per proteggere il suo allievo dalle nefandezze della battaglia, pensando che Hyoga doveva farne ancora troppa, di strada, prima di imparare a rinchiudere i sentimenti in una teca inviolabile come ha sempre fatto lui.

Recensore Master
19/03/15, ore 21:25
Cap. 4:

Meraviglia, già. Stupendo episodio, quello dell'Allievo che uccide il maestro (fisicamente e metaforicamente), anche se l'immagine che mi ha colpito maggiormente nel loro combattimento all'ultimo sangue è la specularità della loro tecnica, come se ciascuno dei due (Hyoga da un lato e Camus dall'altro) stessero in fondo uccidendo una parte di sé anziché il loro avversario. Ma non divaghiamo e veniamo al tuo drabble. Mi sono piaciute le veloci sequenze di immagini, ricordi ed emozioni di quei fatali istanti che hai descritto nel tuo capitolo. Sono un po' come i pensieri di una persona prossima al trapasso, che si susseguono e si accavallano senza una logica, riportando a galla il passato sepolto nella memoria. Che, nel tuo drabble, prende la forma sonora della risata di un bambino a cui il destino di saint ha negato per sempre l'infanzia.
Sull'edipo irrisolto di Hyoga non voglio spendere parole, per ora. Sono certa che me ne darai l'occasione in futuro durante il seguito della raccolta. Natassia è troppo importante per essere relegata in fondo al mare di Siberia... Giusto?
S.

Recensore Master
19/03/15, ore 21:16

Camus e Hyoga sono come due pezzi di banchisa che si scontrano per il gioco delle correnti dell'oceano artico. Non riesco a immaginarmeli diversamente. Il loro rapporto è fatto di poche parole e tanti non detti. Tu rendi questo concetto molto bene, ma aggiungi un elemento che personalmente ho adorato: il saltimbanco. In questo quadro, forse lui è la migliore rappresentazione di quello che un qualsiasi osservatore esterno alla logica dei Saint spacca-atomi potrebbe pensare di fronte a un personaggio così rigido e glaciale come Camus. Che porta il nome di un filosofo dell'esistenzialismo e dell'assurdo, ricordiamolo. Straordinario.
Alla prossima!
S.

Recensore Master
19/03/15, ore 21:09
Cap. 2:

Ottimo inizio, mia cara. Camus arriva annunciato da uno sfarfallio di cristalli di neve che danzano lievi nel vento gelido della Siberia. C'è un vago ossimoro in questa immagine: la neve è bella, ma sa essere letale nella sua danza leggiadra. Ti ammazza a poco a poco senza nemmeno emettere un rumore. Lo testimoniano gli arti intirizziti del piccolo Hyoga. Quella che hai descritto è una scena poetica e suggestiva e la trovo molto azzeccata per l'entrata in scena di un personaggio di calibro come Camus. 100 parole sono difficili da dosare, ma soprattutto da rendere efficaci. Se questo è l'inizio, direi che sai benissimo il fatto tuo.
A presto!
S.