Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium
Sì, i colori ci hanno un po' stancato come tema. L'ho pensato in tutte le volte che ho letto i 100 drabble themes. O si scade nel banale, oppure non si centra il tema. Tu invece te la cavi molto bene, perché associ al nero il risveglio improvviso di Camus, uno che maneggia lo zero assoluto, ma che soccombe alle sue paure ataviche come chiunque di noi, tanto da volare a guardare il mare quando gli incubi sono più forti di lui. |
Ci ho pensato anche io. Il marrone non è mica un colore facile per farsi venire l'ispirazione. Tu hai reso l'associazione inevitabile che tutti noi facciamo con questo colore in modo ironico e quasi elegante, oserei dire. Brava! |
Di questa drabble mi ha colpito l'immagine finale: il bambino che gioca nella neve. Sembra un cucciolo di orso bianco, tenero e morbido, che poi si trasformerà in cacciatore letale per il terrore di tutte le foche della banchisa. Un giorno anche Hyoga colorerà il mondo di viola, il colore del lutto e della morte (per la nostra cultura). Forse per questo a Camus corre un brivido tale da fargli alzare il bavero del giaccone? |
Ero qui ad aspettarla. Natassia. Per quanto Hyoga si sforzi, prima o poi inevitabilmente i ricordi sbiadiscono. E così, all'azzurro degli occhi e del vestito di mamma prima o poi comincerà a sovrapporsi qualche altra tonalità, fino a far mescolare e sbiadire il colore originale. Com'è triste il momento che hai descritto. Ho quasi sentito il terrore di Hyoga per il mancato ricordo lasciare posto al sollievo per il ritorno dell'immagine di Natassia così com'era. O come lui la ricorda. |
Probabilmente Hyoga la bottiglia di assenzio l'ha scolata più avanti, visto che quando era piccolo era tutto infagottato come Jacov e poi, da grande, se ne va in giro in canottiera a -50, unico indumento invernale: gli orendi (con una R) scaldamuscoli arancioni (chissà come ti piacciono!). |
Strano che i capelli della mamma non siano venuti per primi nell'elenco! |
Noooo perché? L'arancione è così bello! Forse anche a te evoca i ricordi terribili del fluimucil quando avevi il raffreddore forte? Bellissimo il pensiero finale di Camus, che qui rappresenti nella improbabile versione di accudente infermiere. Forse non ci aveva pensato che un bambino di 9 anni in Siberia prima o poi si ammala... Un altro bel mattoncino del loro rapporto complessissimo che tu stai rendendo alla perfezione. |
Tra un colpo di tosse e l'altro vado avanti con la lettura. Mannaggia! Adesso mollo tutto, ché è uscito il sole, e vado a farmi un giro con il cangetto per prendere un po' d'aria. Ma prima ti lascio un commento a questa tua drabble. Se la precedente era incentrata sull'ossimoro, questa apre con la sinestesia del sapore rosso sangue. Non esiste contrasto più grande che fra il calore del rosso e il freddo del ghiaccio, e infatti chiudi con l'immagine, quotidiana ma molto evocativa, del maglione di lana, che scalda e avvolge dopo un giorno duro di addestramento. |
C'è una perversa assurdità nella linea anagrafica scelta da Kurumada per i suoi personaggi. Io personalmente la trovo inconcepibile e addirittura controproducente per la credibilità delle vicende narrate. Ma lasciamo stare. Mi piace come tu riesci a maneggiare questo elemento esplosivo e a renderlo quasi verosimile. E chapeau per come riesci a rendere così efficacemente l'immagine dell'amicizia fra Camus e Milo. Quel timido raggio di sole che scioglie anche l'iceberg più duro è l'unica immagine di calore e luce che hai inserito fino ad ora in tutta la raccolta, e proprio per questo risulta ancora più evidente nella sua semplice bellezza. |
L'andamento temporale non importa. E' il tempo interiore, che conta. E come sempre, nei duri allenamenti, il passato si sovrappone al presente attraverso i ricordi. Ritorna Natassia - un fantasma, una fata o chissà che altro - e per la prima volta fa la sua tremenda comparsa anche l'uomo nero... Kido-sama. Un nome che fa tremare più del ghiaccio in cui Hyoga è immerso fino al collo. |
Mi piace questa sequenza martellante di immagini contrastanti che, con la presenza di così tanti ossimori, rendono alla perfezione lo stato d'animo di Hyoga durante l'addestramento: un groviglio di sentimenti uguali ed opposti. La mia immagine preferita? Questa: |
“Maestro Camus, fa troppo freddo.” |
Se continua così non credo di poter resistere. Se continua così dovrò lasciarti tutto il cuore, e non solo un pezzetto, alla prossima storia. E sono belle, queste istantanee. Belle e dolorose che ti sembra ti toccarle con mano (o ti sembra che loro tocchino te, con un colpo di coltello) mentre ti scorrono davanti agli occhi parola per parola. E ti riportano una marea di sensazioni e dolori e ricordi che credevi di aver chiuso a tripla mandata, ma che sono prontissime a rispuntare fuori come i funghi nel bosco dopo il temporale. Lasciandoti in bocca un senso di catarsi dolorosa. Come un pianto trattenuto per troppo tempo. |
Il freddo delle giornate speciali, quelle che sembrano uguali a tutte le altre che le hanno precedute, ma che, a sera, hanno cambiato tutto. Ché uno non se l'aspetta di morire. Lo sa, certo, ché abbiamo tutti una data di scadenza, ma non ci hanno fatto la cortesia di stampigliarcela in fronte, come fossimo scatolette di tonno o sughi pronti da tenere in frigorifero. Ma svegliarsi, osservare l'alba mentre il resto del mondo dorme o si fa bellamente i fatti propri e percepire quel freddo... no, nessuno avrebbe potuto prevedere che. Perché sulla carta, l'esito della battaglia che Camus s'era prefisso di risolvere con le proprie mani era differente. Doveva essere un altro a restare sul terreno. Non lui. |
La fantasia (malata) dei bambini assume toni e connotazioni inquietanti. |