Recensioni per
Insanity.
di Neverlethimgo
Ciao! Il capitolo è perfetto come sempre e spero che aggiornerai presto perché questa storia è davvero stupenda!!!!! |
ehi é bellissimo e tu scrivi davvero molto molto bene aspetto con anzia che tu continui la storia ê molto coinvolgente e prende molto e inoltre adoro il comportamento da "stronzo" di jason <3 <3 <3 |
che per chi non lo sapesse si pronuncia 'aivy' |
Tu non puoi capire quanto io sia felice che tu abbia già aggiornato.
Bho, sono felice. Mi stavo annoiando così ho aperto efp e ho guardato nelle mie storie preferite. E BOOM tu avevi aggiornato. Quasi saltavo di gioia, è assurdo quanto io sia innamorata di questa fan fiction e siamo solo all'inizio. Dico subito una cosa su questo capitolo: mi è piaciuto tantissimo perché si è basato molto sui pensieri di Jason e ci sono stati pochi dialoghi, per quanto li ami, ho apprezzato anche il tutto scritto così, davvero. Portai una mano sulla tasca anteriore dei pantaloncini, ma, sentendola vuota, sbuffai. Avevo dimenticato il cellulare a casa e non avevo idea di che ore fossero. “Sai che ore sono?” gli domandai. Da poco avevamo ripreso a camminare, comportandoci come se nulla fosse successo. Non mi sembrava realmente il caso di prendermela per come mi aveva risposto poco prima, dopotutto mi aveva chiesto scusa e questo era più che sufficiente. Lo vidi sollevarsi di poco la manica della felpa e poi scosse il capo. “No, non ho l’orologio con me.” Mi strinsi nelle spalle e, quando feci per aprir bocca, la sua voce risuonò nuovamente nell’aria. “Credo che si sia fatto tardi, dovresti andare adesso.” Non capii il perché di quella sua preoccupazione, quando uscivo con Kayden, lui insisteva sempre per restare fuori il più a lungo possibile, ma non potei dar torto a Jason. Il giorno dopo saremmo dovuti tornare a scuola e, per quanto assurdo potesse sembrare, dovevo ancora terminare alcuni compiti estivi. Aw, che cucciolo. Jason si preoccupa per lei, sotto sotto. Dai sarà anche un assassino, ma secondo me è un bravo ragazzo. Sono anche sicura del fatto che saprai supirmi sulla sua storia e sul perché ha ucciso entrambi i genitori. Già Jason aveva accennato qualcosa, ma nulla di così esagerato, quindi ho ancora i miei dubbi. Mi piace anche il fatto che Ivy sia così insistente nei suoi confronti. Per quanto Jason lo possa negare, vorrebbe avere qualcuno che lo distragga dai ricordi. Proseguimmo il nostro cammino e calò nuovamente il silenzio tra noi, cosa che non sopportavo, ma non seppi nemmeno cosa dire. Giuro che non ho qualche strano problema mentale hahaha. La mattina seguente, quando il chiarore del sole fece capolino all’interno della mia stanza, mi stupii del fatto che fossi riuscito a dormire. Non mi sentivo più così stanco come il giorno precedente, ma non mi soffermai a pensare che fosse un elemento positivo di quella nuova giornata. Era da troppo tempo che non consideravo buone le giornate. Lanciai un’occhiata alla radiosveglia, questa volta fui in ritardo rispetto al giorno precedente, ma non mi preoccupai di accelerare i movimenti. Quello sarebbe stato il penultimo giorno di scuola prima del weekend, avrei dovuto resistere soltanto due giorni prima di richiudermi nuovamente in casa ed evitare così gli sguardi della gente. Non sono l'unica che se è in ritardo per la scuola non si preoccupa. Ah, ora mi sento meglio. Potrei perdonarti, ma non lo farò. Voglio vedere cosa combini nel prossimo capitolo. Dei passi veloci – appartenenti sicuramente a qualcuno che correva – giunsero alle mie orecchie poco dopo aver superato quella casa. Si fecero sempre più vicini e, solo quando fui certo che ci separavano pochi metri, mi voltai. Sussultai lievemente trovandomi davanti la figura di quella ragazza. Era leggermente rossa in viso ed il suo respiro era affannoso. “Ciao” risposi con meno enfasi. Per quanto mi sforzassi, non riuscii a mostrare entusiasmo. Sebbene fossi all’aria aperta e non oppresso tra quelle quattro mura, non riuscii a soffocare quel fastidioso peso che da tre anni a questa parte mi opprimeva, schiacciandomi al centro del petto. Mamma mia che rompi scatole questo. IVY NON E' TUA, BRUTTO CETRIOLO. Non posso dire parolacce, devo inventarmi qualcosa per imprecare. Però non puoi finirmi un capitolo così, ok? Ero tutta felice perché tra di loro andava tutto bene e cavoletti fritti. Io dico NO e protesto per questo. Non posso aspettare, capisci? Non posso. E' più forte di me, andrò in crisi nuovamente. Non ti voglio più bene. Scherzo dai, sono troppo cattiva. Ma anche tu lo sei! Non si fa! Bene, tolgo il distrbo. Ma tu aggiorna presto eh hahaha. Alla prossima! Un bacio, Gaia. |
ʘ౪ʘ Questa Fan Fiction è STUPENDA!! Spero che tu possa continuare presto!! |
Ahh, finalmente mi torna un po' di felicità leggendo questo capitolo! |
Ed eccomi qui come sempre.
Ti chiedo umilmente scusa per il ridardo, ma proprio non sono riuscita a connettermi e per di più mi trovo a casa con l'influenza, di nuovo. Una botta di fortuna, insomma hahaha. Passando al capitolo che, come sempre, amo. Mi svegliai di soprassalto, con gli occhi sbarrati ed il respiro affannoso. Passai il dorso della mano sulla fronte, era imperlata di sudore, eppure non avevo caldo. Sentivo il cuore battere all’impazzata al centro del petto e non sembrava aver intenzione di riprendere un ritmo regolare. Mi guardai ripetutamente a destra e a sinistra, cercando di capire cosa mi avesse costretto a svegliarmi così di soprassalto, ma non c’era nulla se non la televisione accesa. Cercai di ricostruire le immagini di quello strano sogno, ma più cercavo di rivivere la scena, più il ricordo sfocava e pian piano svaniva. Era già successo che, durante il sonno, mi capitasse di rivedere certe immagini e non c’era mai stata una sola volta in cui quei sogni terminassero. S’interrompevano sempre a metà oppure poco prima di rivelarmi qualcosa che aspettavo davvero di conoscere, ma non vedevo mai la fine. Non mi ero mai soffermato troppo a pensare cosa significassero, avevo soltanto compreso che quelli, più che sogni, erano ricordi. Non semplici frammenti del passato, ma ciò che, nel profondo, avrei voluto che accadesse. Durante una delle prime sedute che ebbi con la psicologa, all’interno di quell’istituto, gliene parlai. Probabilmente quella fu l’unica volta che non mi limitai a rispondere a monosillabi alle solite domande statiche che mi poneva. Secondo lei quelli erano solo i desideri del mio subconscio, qualcosa che mi era terribilmente mancato, ma che mai si era avverato. Non volevo crederle, avevo sempre lottato per evitare di dar peso alle sue parole. Diffidavo di lei, inizialmente aveva cercato di capirmi, ma non ho mai voluto che andasse a fondo. Come poteva capirmi se lei era la prima a credere che fossi pazzo? Non ero pazzo. Un pazzo avrebbe agito senza motivo, mentre io una ragione l’avevo. Scossi il capo, scacciando quei pensieri e spensi la televisione. Rimasi interi secondi a fissare il vuoto avanti a me senza reagire, sentendo il silenzio e l’oscurità che a poco a poco m’inghiottivano. Avrei tanto voluto trovare una via d’uscita, scappare dal ricordo ancora vivo dentro me, dove le urla ed i pianti di mia madre mi risuonavano ancora nelle orecchie mentre uccidevo mio padre. Erano passati tre anni, ma non avevo ancora trascorso un solo giorno senza rivivere quella scena. Durante quella fredda notte, quando posi fine alla vita dei miei genitori, capii che tutto sarebbe cambiato. La gente mi avrebbe guardato con occhi diversi, colmi di paura e non di pietà, perché solo chi capiva avrebbe provato compassione. Sapevo che la mia vita non sarebbe stata più la stessa, sapevo che l’avrebbero scoperto. Sapevo tutto e non m’importava. Avevo sempre pensato al peggio e non mi spaventava. Non provavo risentimento, né rancore per ciò che avevo fatto. I giorni che precedettero la loro morte furono i peggiori. Il pensiero e la paura di sbagliare si contrapponevano con il mio desiderio di veder morire mio padre. Mia madre non doveva morire, non era lei il mio obiettivo, ma lui. L’avrei lasciata vivere se solo avessi saputo che non mi avrebbe guardato con gli occhi colmi di terrore, ma ero certo che ciò non sarebbe mai successo. Avrebbe avuto paura di me, esattamente come tutti gli altri e non avrei retto. Compii quel gesto perché non ce la facevo più. Adoro il modo in cui hai descritto questa parte davvero, finalmente si riesce a capire qualcosa di più di Jason, non molto. Ma man mano, le cose tornano a galla, come fanno sempre i ricordi. Credo che questa fan fiction darà una delle migliori e sai perché? Perché ci sono più riflessioni del personaggio e sciverle non è per niente facile. Perciò: complimenti, ci stai riuscendo bene! Scossi il capo, cercando di scacciare quei pensieri. Sebbene non volessi soffermarmi su quei ricordi – taglienti come lame – lo facevo spesso. Dovevo uscire, restare chiuso tra quelle quattro mura iniziava a diventare fastidioso. Sebbene amassi restare in solitudine, quella sera mi sentii oppresso persino in casa mia. Afferrai la felpa posata sul divano e la infilai. Non appena aprii la porta, una ventata di aria fresca mi schiaffeggiò il viso e fu piacevole. Iniziai a camminare senza una meta precisa, ripercorrendo la strada principale e passando davanti a tutte quelle villette dalle finestre illuminate. Il cielo non era buio, il sole era tramontato da poco, per cui la luce, seppur scarsa, non mancava. I miei passi erano lenti e stavo attento a non provocare troppo rumore, non volevo che si accorgessero di me. Incontrai soltanto un paio di persone sul lato opposto della strada, mi dedicarono una semplice occhiata e ripresero a parlare tra loro. Non mi avrebbero riconosciuto o, se lo avessero fatto, avrebbero comunque distolto lo sguardo appena possibile. Come ho detto precedentemente, i ricordi, spesso quelli brutti, tornano a galla e l'unico modo che si ha per mandarli via, anche solo per breve tempo, è quello di distrarsi. E vedo che Jason l'ha pensata proprio come me. Feci per distogliere lo sguardo, quando la presenza di qualcuno m’impedì di farlo. Assottigliai lo sguardo, facendo appena in tempo a scorgere i lineamenti – seppur lontani – della persona che in quel momento stava passando davanti a casa mia. Il capo era coperto dal cappuccio della felpa, ma lo riconobbi. Camminava a passo lento e mantenendo la testa bassa, mi domandai dove stesse andando. Feci strisciare all’indietro la sedia e, afferrando la felpa appesa dietro la porta, uscii dalla stanza. Corsi giù per le scale, attirando su di me l’attenzione di mia madre che, nel frattempo, era impegnata a sistemare la cucina. “Dove stai andando?” domandò con tono quasi allarmato, raggiungendomi. “Esco, ma torno presto” la liquidai velocemente, aprendo la porta d’ingresso e sparendo così dalla sua vista. Accelerai sin da subito il passo e, quando fui a pochi metri da lui, si voltò, guardandomi con aria quasi stranita. Sorrisi, cercando di non farmi condizionare da quel suo essere sempre così distaccato ed arrabbiato con il mondo intero. “Ciao” esclamai. “Che ci fai qui?” domandò atono ed il mio sorriso si spense. Possibile che questo ragazzo sia sempre di cattivo umore? “Stavo ricopiando quello che abbiamo scritto oggi in biblioteca e poi, quando ti ho visto passare davanti a casa mia, ho pensato di uscire e seguirti” spiegai, ma non sembrò convincerlo affatto. “Perché?” chiese di nuovo, al che sospirai. “Non lo so, non avevo molta voglia di restare chiusa in casa. Tu dove stai andando?” domandai, riprendendo a camminargli accanto. “Da nessuna parte, facevo un giro.” Dalla sua esile risposta capii che quella conversazione sarebbe morta all’istante se non avessi detto o fatto qualcosa. “Ma per caso ce l’hai con me?” con quella domanda, attirai nuovamente su di me il suo sguardo, apparentemente confuso. “No” rispose con un tono che mi sembrò di scuse, quasi come se fosse stato colto in flagrante a commettere qualche gesto sbagliato. “Perché dovrei?” Mi strinsi nelle spalle ed abbassai lo sguardo. “Non lo so. Sembra quasi che ti dia fastidio quando ti parlo, sei sempre così freddo e distaccato. Non vorrei che fosse per colpa di ciò che è successo stamattina a scuola, anche se avresti ragione ad essertela presa, ma-” Lo sentii sospirare, per cui lasciai cadere la frase a metà. “Sono fatto così, è il mio carattere. Non ce l’ho con te.” “Oh” dissi semplicemente, “capisco.” Dopo aver pronunciato quelle parole, non dissi altro e nemmeno dalle sue labbra uscì alcun suono. Continuammo a camminare lungo quella strada, mentre il cielo man mano s’incupiva. “Come mai non ti ho mai visto prima?” domandai, ero stanca di dover sentire soltanto il suono dei nostri passi e poi volevo davvero sapere qualcosa in più di lui. Adoro il fatto che lei sia corsa subito da lui. Si vede che quel ragazzo le piace, si si. Lasciami sognare, grazie hahahah. Devo dire che Ivy è molto curiosa e questa cosa a Jason non va molto a genio, ma presto o tardi, dovrà dire chi è realmente. Lo vidi dischiudere di poco le labbra, ma continuò a mantenere il silenzio. “Oh, andiamo, dimmi qualcosa di te. Non so assolutamente niente e vorrei che diventassimo amici.” Non seppi con esattezza dove trovai il coraggio di istigarlo così tanto, ma una cosa fu certa: avrei fatto meglio a rimanere zitta. “Non c’è assolutamente nulla da sapere su di me o sul mio passato!” sbottò. Il suo sguardo era puntato su di me e non c’era nulla di rassicurante in tutto ciò. Deglutii sonoramente, rimanendo intimorita dalla sua reazione. Non ebbi il coraggio di abbassare lo sguardo, i suoi occhi mi costringevano a rimanere immobile. Le sue labbra si strinsero in una linea dura e mi guardava con tale freddezza che riuscii persino a sentire un brivido percorrermi la schiena. Avevo paura e mi pentii all’istante di essere uscita di casa ed averlo seguito. Era evidente che non sopportasse la mia presenza e fui tentata di correre a casa. Dopo una manciata di secondi, la sua voce giunse nuovamente alle mie orecchie. “Scusa” mormorò, distogliendo lo sguardo dal mio e riprendendo a camminare. Rimasi ferma, mi limitai a seguire i suoi movimenti con gli occhi, ma non mi mossi. “Ne sei sicuro?” domandai con voce flebile, ma mi sentì ugualmente ed i suoi occhi incrociarono i miei. Ci furono altri istanti in cui il silenzio regnò sovrano, poi finalmente parlò. “Non volevo urlarti contro, mi dispiace.” Scossi il capo e dissi: “non mi riferivo a quello.” Prese un respiro profondo e ne approfittai per muovere qualche passo verso di lui. “Non volevo essere invadente, volevo solo sapere qualcosa di te, ma se non vuoi parlarne non ha importanza. Come ti ho detto, vorrei solo che fossimo amici, ma se non vuoi non-” “D’accordo” disse semplicemente, impedendomi di continuare a parlare. ‘D’accordo.’ Aveva detto soltanto quello ed io mi sentii confusa. Era difficile capire cosa sentisse e non potei negare di essere rimasta basita dalla sua reazione di poco prima. Sebbene non lo conoscessi affatto, capii che sarebbe stato difficile far nascere qualcosa, seppur banale, ma non mi sarei arresa. L'ho detto io che Jason è facilmente irritabile. Però apprezzo il fatto che alla fine si sia scusato con lei. Comunque bho, secondo me quel "d'accordo" significa: "d'accordo possiamo essere amici". Bho, mi hai lasciato nel dubbio, di nuovo. Devi smetterla ok? Il mio cuore è MOLTO fragile. Soprattutto ora che ho la febbre! Vabbe, come sempre: attenderò. Alla prossima! Un bacio, Gaia. |
Viva le chicchiere insomma hahaha. Mh allora, mi sto scervellando per trovare un motivo per cui lui abbia ucciso i genitori, tralasciando febbre, mal di testa e sonno, non riesco a trovarlo. Insomma, si capisce che è un ragazzo difficile, ma arrivare ad uccidere? Deve esserci una storia bella complicata dietro. In quanto ad Ivy devo dire che inizialmente mi era sembrata un po' superficiale, che col tempo non si scopra che invece è molto profonda e acuta? Sa tanto di ragazza ingenua che viene a conoscenza dell'oscuro segreto e che comunque gli rimane vicino aw, e se è più o meno così potrebbe essere che ci siano poche scene dolci ma che sono asdfghjkl, per me che sono un amante di questo tipo di storie è un balsamo hahaha. Im questo capitolo mi sembra che venga un po' fuori anche la parte emotiva di lui, non che si protragga per molto, ma comunque si viene a scoprire una sorta di sentimento di malinconia, rimane sempre un ragazzo senza i genitori, che per quanto potesse odiarli immagino gli manchino un minimo o che comunque gli manchi quel senso di affettività che forse gli trasmettevano. Si verrà a scorpire presto eh? Sono curiosa di vedere come lui affronterà la cosa, ma anche di come la affronterà Ivy, in questo capitolo sembra convinta a mandare avanti questa 'base' (se così si può chiamare) di amicizia. Okay non ti rompo più le palle, ho la testa che fuma per sto schifo di febbre. |
Ehi!!! Il capitolo è meraviglioso e adoro davvero questa storia! Secondo me sei davvero bravissima a scrivere!!!! Spero che aggiornerai presto perche devo assolutamente sapere come continua!!!!! |
Ho proprio poco da dire. O almeno credo. |
"Vi dico soltanto che il "segreto" di Jason non resterà all'oscuro ancora per molto." |
Cioe, allora....5 secondi di sclero cnvndjdnsnzjdngjsjdg. STOP. |
Allora Jason non mi sta piacendo, nono. |
Eccomi qui, come sempre.
Proverò a fare una recensione degna di questo capitolo, promesso. Allora, non c'è tantissimo da dire visto che il tutto si concentra molto sul compito che dovevano svolgere, ma non per questo farò una recensione banale e breve. Dopo la lezione di biologia, non lo vidi più. Era evidente che frequentassimo corsi diversi, ma mi sembrò alquanto strano il fatto di non vederlo nemmeno per i corridoi. “Ivy, mi stai ascoltando?” la voce di Marie, accompagnata da una leggera gomitata tra le mie costole, mi costrinse a riportare l’attenzione su di lei. “Scusa, no” mormorai, stringendo ancor più saldamente i libri contro al petto. L’ultima lezione che pose fine a quella giornata fu quella di storia ed era una delle poche che frequentavo con lei. “Posso sapere cos’hai? Sei stata fin troppo zitta a lezione e non è da te.” “Sto bene, non preoccuparti” la rassicurai, sorridendole e rallentando la mia andatura quando passammo davanti al corridoio che conduceva alla biblioteca. “D’accordo, mi fido. Andiamo da te o da me?” mi domandò, fermandosi a sua volta. Arricciai le labbra e scossi il capo. “Oggi pomeriggio non posso, mi fermo in biblioteca.” La vidi sgranare gli occhi, totalmente incredula a ciò che aveva appena sentito. “Tu in biblioteca?” Sbuffai ed annuii, ma non la biasimavo: in quattro anni di liceo non mi ero mai fermata una sola volta a scuola dopo le lezioni, né tanto meno spendevo molto tempo a studiare. “Ho un compito di biologia da preparare per venerdì, è da fare in coppia per cui-” “Aspetta” m’interruppe bruscamente, “in coppia con chi?” Alzai lo sguardo, inquadrando così l’orologio appeso alla parete. Stavo già perdendo troppo tempo e non mi allettava l’idea di farlo aspettare. “Si chiama Jason, è nuovo di qui” risposi semplicemente, ma l’occhiata che mi dedicò subito dopo mi lasciò intendere che non avrebbe lasciato cadere il discorso tanto presto, così decisi di liquidarla. “Devo andare adesso, a domani!” e senza nemmeno aspettare una sua risposta, iniziai a correre verso l’ingresso della biblioteca dove, però, non vidi nessuno. Io giuro che sto già iniziando a sclerare e non so perché, si vede che lei sotto sotto è interessata in qualche modo a lui, insomma, chi non sarebbe attratta da un ragazzo come Jason? Io lo sarei hahaha.
Rimasi alcuni minuti ad aspettare, appoggiata al muro accanto alla porta, mi guardai ripetutamente attorno, ma non c’era anima viva. Sospirai e decisi di entrare ugualmente. Anche all’interno di quella piccola biblioteca sembrava non esserci nessuno, ma le mie supposizioni vennero stravolte quando, seduto ad un tavolo in fondo alla stanza, incrociai la figura di qualcuno. Il capo era chino su di un libro ed il silenzio avvolgeva totalmente quelle quattro mura. Ancor prima che realizzassi di aver già visto quella sua cresta scombinata, capii che si trattava di Jason. Mi avvicinai a passo veloce, rompendo così la quiete e nell’arco di una manciata di secondi fui davanti a lui. “Hey!” esclamai sorridendo, lui sollevò lentamente il capo e rimase serio. “Ciao” disse semplicemente, al che arricciai le labbra ed evitai di domandarmi nuovamente perché fosse così freddo e distaccato. E se gli avesse dato fastidio il fatto che l’abbia praticamente costretto a rimanere a scuola dopo l’orario delle lezioni? Ci pensai su, probabilmente io mi sarei arrabbiata se qualcuno l’avesse fatto con me. “Non pensavo che fossi già qui, ti ho aspettato fuori per qualche minuto, però, non vedendoti arrivare, ho deciso di entrare e…” lasciai cadere il discorso nell’istante in cui il suo sguardo incrociò il mio. Mi soffermai più del dovuto a fissare i suoi occhi, uno strano color nocciola, erano belli, quello sì, ma spenti. Era impassibile, non lasciava trapelare alcuna emozione, per tanto non riuscii nemmeno a capire come se si sentisse e tutto ciò m’intimorì leggermente. Scossi il capo, scacciando quei pensieri, e mi sedetti di fronte a lui ed aprendo il libro di biologia. “Premetto che non so davvero quale argomento potremmo scegliere” mormorai, iniziando a sfogliare le pagine del libro e tentando di ricordare quanto ci fosse scritto su quella lavagna. D.N.A.; atomi e molecole; bio… bio- Avrei dovuto annotarmeli da qualche parte. Senza rispondermi, spinse un foglio – già scritto per metà – verso di me. “Oh, hai già cominciato” biascicai, facendo scorrere lo sguardo su quelle righe, ma mi concentrai per lo più sulla sua calligrafia e non su ciò che vi era realmente scritto. Per essere un ragazzo, scriveva davvero bene e, nell’istante in cui feci per leggere davvero quelle righe, la sua voce giunse alle mie orecchie. “Ho pensato di scrivere qualcosa sul D.N.A., mi sembrava l’argomento più semplice.” Annuii e rimasi in silenzio. Effettivamente, forse quello era l’unico argomento di cui conoscessi qualcosa. Cercai l'argomento sul libro di testo e, prendendo un altro foglio, iniziai a scrivere qualche frase al riguardo. In questa parte non succede nulla di così entusiasmante, però è stato dolce ad iniziare subito il compito, anche se mi fa dedurre che non vuole passare troppo tempo con lei e questa cosa per me è NO. Chiaro? Bene. “Che ore sono?” mi domandò, quasi come se mi avesse letto nel pensiero. “Quasi le sei” risposi, “però siamo a buon punto, magari possiamo fermarci anche domani dopo le lezioni e continuare.” “Come vuoi” mormorò, stringendosi nelle spalle, per poi porgermi il foglio con ciò che aveva scritto lui. Non appena lo vidi alzarsi, raccolsi le mie cose e lo seguii fuori dalla biblioteca. Raggiungemmo l'uscita in perfetto silenzio, ormai non c'era più nessuno a scuola e sentire soltanto il suono dei nostri passi era snervante. Non appena fummo fuori, lo salutai e lo vidi iniziare a percorrere la strada che solitamente seguivo io per raggiungere casa. “Aspetta” lo fermai, “dove abiti? Se vuoi posso darti un passaggio, sono in macchina.” “Non fa nulla, vado a piedi” rispose semplicemente e, nell'istante in cui fece per riprendere a camminare, lo raggiunsi. “Oh andiamo, non mi costa nulla darti un passaggio” insistetti e, sebbene sbuffò, riuscii a convincerlo. Mi seguì all'interno dell'abitacolo e, nell'istante in cui accesi il motore, disse: “comunque abito in Hester Street.” “Davvero? Anche io!” ribattei, iniziando a guidare. Da quel momento in poi, tornò a regnare il silenzio tra noi e non mi azzardai nemmeno ad accendere la radio per paura che potesse dargli fastidio. Non avevo ancora capito che tipo di ragazzo forse, non pensavo che fosse strano, solo un po' troppo taciturno e freddo. Quando raggiunsi casa mia, rallentai. “Io abito qui” dissi, indicando la villetta alla mia sinistra, “tu?” “Fermati qui.” Feci come mi aveva detto e lo guardai senza capire. “Se abiti più avanti, basta dirlo, non è un problema per me” mormorai. “Va bene qui” disse a denti stretti e non mi azzardai più ad insistere. “Come vuoi.” Va bene tutto, però potrebbe essere più socievole,eh che cavolo. Io voglio che questi due qui si piacciano e che inizi il tutto, non mi senti piangere? :( Già li amo insieme, basta, sono perfetti. Si amano già dai hahah ok, la devo smettere di sparare cavolate. Raggiunsi casa mia quasi dieci minuti dopo, non volevo che vedesse dove abitavo, non volevo che iniziasse a capire qualcosa di me. Non avevo nemmeno capito per quale assurda ragione fosse così insistente, ma forse ero io ad essere troppo chiuso. Concordo sul fatto che la parte di Jason è corta, però credo che per ora sia abbastanza, nel senso, credo sia giusto dare un po' di spazio a Ivy, tanto per capire bene che carattere ha, anche se non riesco ad inquadrarla alla perfezione e la cosa mi manda in palla, giuro. Non mi ricordo nemmeno più csa ho scritto prima, rendiamoci conto come sto messa e sono così sfaticata che non mi va nemmeno di rileggere hahahah. Comunque non puoi finirmi il capirolo così, ok? La devi smettere. Non posso aspettare, no no. Ma proprio no. Sei cattiva, non si fanno queste cose, no no no e no. Basta dire no, anche se è bello. Ho perso nuovamente il filo del discorso, sono un po' distratta oggi hahaha. Direi che è meglio se per oggi la finisco qui la recensione-. Alla prossima! Un bacio, Gaia. |
Buondì, |