Recensioni per
Darkness of Desire - Due teli di plastica
di Marlenae
Una lama che scorre lungo l'intero capitolo. E che sporadicamente taglia anche me che leggo. Mi sforzo di accantonare l'odio viscerale che provo per Bleahmy, devo farlo perché la percezione non sia distratta, distorta non lo è. Come Clarke devo andare a vedere, "let me see you stripped to the bone. Fino all'osso, come quando si analizzano i segni, la loro forma, per capire quale arma li abbia causati. E su di nuovo alla carne, per capire quale bocca l'abbia marchiata. Per vedere cosa ha scolpito lo scheletro di Lexa, chi l'ha ridisegnata. Perché significa trovare una risposta anche riguardo Clarke. Speedball mi ha fatto pensare a Dave Gahan, fin dall'inizio si sente un impercettibile sottofondo di quelle che sono le canzoni di fede e devozione di Lexa e Clarke. Cold contagious dei Bush ha accompagnato questa scrittura, per una strana assonanza percettiva, realizzata nel freddo del primo mattino. Mentre rinfilavo le mani gelate nel cappotto, ho pensato a quell'ultima frase, all'essere altrove di Lexa. Con un altro zigomo malconcio, non aggiungo altre parole. |
Hai avuto la capacità di lavare via dalle nostre menti il reale problema, il reale pericolo al quale tutti loro sono esposti, sin dall'inizio, sin dal primo anelito. E all'improvviso, dal nulla, hai squarciato i due teli della nostra coscienza instillando quello che è l'amaro della morte, della neve che poco a poco andrà a sciogliersi su quel freddo legno. |
Ho tolto gli occhiali, per essere costretta ad avvicinarmi, per annullare la distanza di sicurezza e toccare ciò che appariva indistinto, sfocato, attutito. Il contatto fisico, la prossimità, la vicinanza, caratterizzano l’intero capitolo. A Lexa serve per spostare la percezione del dolore, dall’interno all’esterno. Riceve la violenza di Roan, dello schiaffo della madre di Anya, senza battere ciglio, quasi abbandonandosi. Inerte, non inerme. Cambia la modalità di ricezione del dolore, ma non c’è riparo, difesa. Nemmeno quando la si cerca consapevolmente. La cocaina sembra rendere giustizia al suo metaforico soprannome. Come la neve, copre qualcosa che inevitabilmente è destinato a rivelarsi col tempo. Come la neve, si sporca di terra, di sangue, di fango. C’è bianco ovunque, con la pretesa di essere luce, spesso un maldestro tentativo di profanare il buio. Il bianco del lenzuolo mortuario che copre Anya. Ho ripensato molto alla scena di Lexa, a quella sorta di saluto durante il quale ci si sente di vivere uno stato onirico. Per questo il tocco. Il contatto, di nuovo. Clarke lo ricerca, con insistenza. E’ un tenere, ma non un trattenere. E’ una presa che non necessita di forza, un intarsio che resiste di fronte alla furia delle parole scagliate contro, alla spinta verso il baratro. |
Eh..allora.. mi chiedo cosa volesse roan da lexa lui di certo ha colpe tanto quanto lei.. credo davvero che lexa sia persa,come pensavo da la colpa a Clarke per quel momento.. non so se lexa potrà davvero sentire qualcosa, e l’ennesima dimostrazione di Clarke per riuscire a capire se lexa può volerla.. non si può arrendere inzia a farmi pena però 😞 a presto complenti come sempre |
Come sempre un capitolo molto intenso, questa volta la sofferenza è un po' di tutti, non solo di Clarke. |
Forse Lexa è oggettivamente odiosa ma non lo è..soggettivamente. Io finora, forse a causa di quell'assimilazione delle sensazioni di Clarke di cui scrivevo qualche recensione fa, non sono riuscita ad odiarla. Anche in questo capitolo quel che mi salta all'occhio è il suo tentativo di proteggere Clarke..una prima volta..poi una seconda..poi il non voler essere protetta per la paura di non essere abbastanza per lei… |
Capitolo scritto ,oserei dire magistralmente, sono diversi capitoli che non commento a causa del groviglio formatosi nello stomaco leggendo le righe di questa storia. Ho letto l' intero capitolo con la paura di chi sa che girando l' angolo da un momento a quello successivo scoprirà una nuova brutta verità e che dire non è arrivato precisamente come mi aspettavo ma è arrivato.A questo punto credo che questo avvenimento possa innescare due diversi cicli di eventi o la catena morbosa dei tre ormai spazzata libererà dalle catene Lexa oppure la farà scivolare in un burrone autolesionista dal quale vedo difficile tornare indietro... Credo che ci siano altre tempeste all' orizzonte e forse più forti di quelle a cui abbiamo assistito e tutto dipenderà dalla reazione della modella. |
ecco..non so perchè ma, sapevo sarebbe successo prima o poi, anche se speravo di no..che colpo per tutti..ora chi recupera più sia lexa che bellamy, sopratutto non vorrei che anya abbia bussato la porta dove si trovavano loro..sarebbe ancora peggio per lexa..complimenti come sempre per la tua capacità nel scrivere capitoli con questi argomenti delicati.. |
“La regina è morta, lunga vita alla regina!”. Riassumerei questo capitolo così. Non vorrei scatenare una rivolta, ma da lettrice non vedevo l’ora che Anya uscisse di scena. |
In questo momento vorrei urlare dalla disperazione come Raven, e prendere a pugni qualcosa come Bellamy. Invece sono completamente indifferente come Lexa per fingere di non sentire, e allo stesso tempo sono disorientata per l'accecante luce di quel bagno appena fuori dall'oscurità come Clarke. |
La dark room è uno degli svariati specchi nei quali si riflette il racconto. In un gioco di parole tra figurazione e non, è una camera oscura che dal negativo tira fuori le immagini, quasi delle istantanee che sono andate lunghe con gli attimi, oltrepassando i bordi della fotografia. Lo è ancora di più il blindsight, la visione cieca, una sorta di paradigma applicabile fin dal primo capitolo. Apparentemente è un paradosso, ma in realtà, come nel neglect, per cui in un emicampo visivo non compare nulla, il comportamento dice il contrario. Eminegligenza spaziale, la voce pronuncia la mancata percezione dello stimolo, dell’”oggetto”, che invece segue un’altra via, un percorso lungo altre aree visive, percettive appunto. Come quello che accade tra le due donne, dall’inizio. “Non tutto si può processare guardandolo. Non tutto si capisce con la vista”. |
Un fiore bianco e la lettura di un capitolo indossando svariati sguardi, che vestono tutti perfettamente, confezionati grazie alla maestria di un abile sarto, il ricordo. |
Incredibile come questa storia mi coinvolga sempre di più, è diventata una dipendenza, veramente, mi immergo nella disperazione del racconto e ne esco ogni volta più disperata. |
La drammaticità e l'intensità di questa storia erano palesi fin dall'inizio, quel che invece non avevo capito fin da subito è che avrebbe trattato temi importanti..e il modo in cui lo fai rende la storia incredibilmente..vera, autentica! |
Un passo a due. Un dialogo continuo che fluisce dai gesti, dagli effetti e dalla materia collaterali. Perdura anche in assenza dell’una dallo spazio fisico dell’altra. Per questo chiunque altro diventa un comprimario, una presenza offuscata, fumosa sullo sfondo. Solo loro due, anche Finn non esiste, come Clarke, vedo solo Lexa. Ritorna prepotente per me, per tutto il capitolo, la figura di Gia. |