Recensioni per
Darkness of Desire - Due teli di plastica
di Marlenae

Questa storia ha ottenuto 235 recensioni.
Positive : 235
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/12/17, ore 19:24
Cap. 46:

ehh che dire.. non sembra ma lexa si sta lasciando andare molto di più, clarke e tornata al punto di partenza..mi fa un pò pena ogni volta che clarke dubita di lei, ma dal canto suo e normale..bellissimi questi momenti tra loro difficili certo ma non potrebbe essere divesamente tra loro, così complicate così piene di oscurità ma che insieme trovano la luce..ho amato il pezzo in cui clarke pensa che loro sono un enorme gigantesco disastro perchè sono molto più di quello ma loro non lo sanno..che dire come sempre complimenti,che credo non rendano giustizia alla tua bravura nel scrivere..aspetto con ansia il prossimo..

Recensore Veterano
28/12/17, ore 16:11
Cap. 46:

Credo che sia stato fatto un notevole passo avanti o mi sbaglio ? Il fatto è che hai un modo di raccontare che ti lascia sempre col fiato sospeso. Che Clarke sia innamorata persa si è sempre saputo, il punto interrogativo è sempre Lexa, ma credo che si stia sciogliendo qualcosa. Spero di non rimanere delusa, la povera Clarke ha diritto a un po' di felicità.
Alla prossima.

Recensore Junior
26/12/17, ore 18:54
Cap. 45:

Vorrei dire di averla vista anch'io, ma sarebbe come ammettere la mia immagine riflessa allo specchio. 
Pallida e smunta, soprattutto in questi giorni di festa tanto strazianti.

L'enfasi posta sul non ho subito traumi di alcun tipo è la chiave di lettura del capitolo, lo scardinare nervoso di un pensiero che ha creato grovigli nel mio stomaco. Sin dal primo capitolo. Alla domanda perché Lexa si comporta così? Cosa ha subito? la risposta è stata finalmente data, seppur intrisa di sessualità e sporcizia — perché è la stessa essenza di Lexa ad esserne pervasa. Non potevamo esimerci da questo macabro  e proibito (o proibitivo?) spettacolo.

Non vi è alcun trauma se non l'accettazione acrimoniosa del proprio essere, se non la mera coesistenza con il proprio ego, se non quel bisogno di sottomettere alla propria volontà un nero che avvolge e condanna, e quando questa condanna sopraggiunge ci sono solo cadaveri da raccogliere. 
Nessuno sopravvive al suo tormento.
Ma Clarke l'ha vista. E questo può bastare per andare avanti. 
Questo può bastare a farmi andare avanti.

Ti auguro di passare le feste nel migliore dei modi.
Sempre tua,
Acrymonia.

Recensore Junior
25/12/17, ore 10:07
Cap. 45:

“Partire non ha mai lo stesso valore” e anche il bisogno che dirige verso il mare è spesso diverso. L’ho visto poche volte a dicembre e una di queste è stata un 30 dicembre in un posto che qui dicono essere a sud, ma che in realtà è quello situato più ad oriente dell’italica penisola, Otranto. Un lungo viaggio intrapreso per il piacere di guardare dal finestrino, senza pensare alla meta. Accade allo stesso modo anche con questo racconto.
Il luogo in cui Clarke porta Lexa a respirare è tutto fuorché uno sfondo, uno scenario, pulsa insieme alle loro parole, sembra seguirne il percorso, come la canna di bambù che Clarke trascina. Come faccio io leggendo in arabo, tornando verso l’inizio. Non è la rivelazione di Lexa a spingermi alla rilettura, è la translitterazione che ho utilizzato da subito.
La mente non ha sufficiente tatto per comprendere le cose della pelle o il vibrare. Il tatto ha sufficienti mezzi per fare sì che le emozioni siano percepite, che scorrano non solo fra le dita, sulle nocche, dentro ai palmi, ma addosso. Con un’invisibile attrezzo da tatuatore le hanno incise su chi legge. E ancor prima su chi scrive. Stavolta il riferimento che, ironia della sorte e delle parole, mi viene in mente, è un film, Habitacion en Roma. “Non piango da tanto tempo” “Piangi perché possa consolarti”.
E’ così per il bacio di Lexa. Ne porto con me la sensazione da quando l’altro ieri notte, mi sono soffermata a lungo su quegli istanti, immaginandolo “nei suoi panni” e diventando poi una sorta di spettatrice ricevente le emozioni, il bacio di Clarke.
Forse, continueremo a non chiedere, a mantenere la nostra incapacità di ricevere, come forse seppur tramortita farà Lexa. Ma è quel lascito di cui parli, che lascia segni e simboli sulle ossa, a fare la differenza. Ovunque conduca questo viaggio, so che non abbiamo e non avremo scordato nulla. Grazie. Buon Natale.

Recensore Master
24/12/17, ore 20:25
Cap. 45:

credo che sia nella mente umana trovare sempre un disagio, un disturbo quando vediamo qualcuno che non rientra nei nostri canoni,e così e stato con lexa anche io ho pensato ci fosse un abuso di base, ma dalla sua spiegazione tutto ha più senso, non per questo il suo sentirsi vuota sia meno grave ovviamente..insieme rendono la loro vita meno difficile mi chiedo quando arriveranno a questa consapevolezza..un altro pezzo del puzzle è stato montanto..complimenti a te come sempre, ogni volta non so mai come andrà a finire..buone serene feste a te

Recensore Veterano
24/12/17, ore 11:39
Cap. 45:

Sicuramente è uno dei capitoli più belli. Stai alimentando le mie speranze, non essere troppo crudele e dai una possibilità a questo amore.
Ti faccio veramente i complimenti, come al solito. Mi hai lasciata senza parole.
Alla prossima e Buon Natale.

Recensore Veterano
24/12/17, ore 10:50
Cap. 45:

stupendo come sempre! anche se non l' avrei mai detto queste due iniziano a farmi un sacco di tenerezza ... che non diventino l' una la cura dell' altra.

Recensore Junior
24/12/17, ore 09:57
Cap. 45:

Che meraviglia, veramente, non ho parole...grazie e buon Natale
due righe solo per dirti che mi hai lasciato di stucco

Recensore Junior
21/12/17, ore 23:22
Cap. 44:

Le parole sarebbero superflue, sentire è superfluo, in questo caso. Non ho molto da offrirti questa volta, solo calde lacrime e profondi rimorsi per aver perso qualcosa di così importante da desiderare in questo momento un solo attimo per tornare indietro, per sperare di fare le cose per bene. Per sperare che lei non vada via, proprio come Lexa. Ma è andata via, con un pezzo di me gelosamente stretto al petto. Mi unisco al cordoglio e mi crogiolo nella banalità della mia esistenza, nella meraviglia di questo unico capitolo.

In effetti, è tutta qui che ruota la tua storia. Attorno le emozioni di tutti. Ho sottoposto all'altra metà della mia anima la lettura di qualche tuo estratto, e non si è capacitata (abituata a leggere in inglese) di come il tuo italiano potesse far vibrare così tanto le corde del suo sentire, della sua percezione. Tutt'ora penso sia per me difficile trovare una risposta al quesito.

Ad essere onesta, ho paura. Paura per come leggerti mi stia cambiando, quasi affogandomi in un passato così affine. Non riesco ad esserne sazia, così come Clarke e Lexa non sono sazie l'una dell'altra. Quella valigia può aspettare, perché le soglie si sono sollevate e la luce è filtrata dopo una giornata di pioggia. Non ci sono più barriere ma solo brandelli di carne uniti per mano. Mani lisce e levigate di chi ha plasmato l'anima per trovare, inusitato, il bisogno di vita. Lascia che danzino ancora, lascia che il martirio raggiunga l'epilogo.

Non lasciare che una di loro privi l'altra di un pezzo, non lasciare che. Non lasciare e basta.

Sempre tua,
Acrymonia.
(Recensione modificata il 21/12/2017 - 11:22 pm)

Recensore Junior
21/12/17, ore 10:12
Cap. 44:

Forse dovrei iniziare con una parziale risposta alla tua domanda. Con quel riferimento sonoro che avevo citato scrivendo del capitolo 23, che ritrovato qui racconta molto, anche se gli eventi e le situazioni sono mutate. Ma la lascio in sospeso ancora per qualche attimo.
Non essere capaci di ricevere, di chiedere, fa sembrare le rarissime volte in cui questo accade, una sorta di profanazione di sé, quasi un dispetto alla sacralità di quell’armatura che ci si è costruiti con cura, dovizia di particolari, materiali scelti. Risulta incomprensibile, spesso fa arrabbiare chi abbiamo di fronte. Ma è così che funzioniamo noi “donne che non vogliono chiedere mai”, con un alfabeto di lettere non pronunciate, con pause irregolari che si alternano tra le note. Sono queste le onde del vibrare di Lexa. Ed è in questo modo che arriva a pronunciare la sua paura.
“Carnali danze, quel che resta di un sogno da perdere, piccolo spasimo”. E’ così che vedo Clarke, anche lei impaurita, a tratti preda di una sorta di terrore inespresso, di perdere Lexa, sé stessa, di vedere i due teli di alabastro crollare e travolgere tutto e tutti.
Cito da un altro riferimento sonoro contenuto nello stesso disco “Spariti spiriti s’incendiano in quell’alba lucida”.
Arrivo finalmente ed infine alla domanda. Me la sono posta ieri pomeriggio, mentre mi trovavo tra le gelide mura di una chiesa a dare l’ultimo saluto ad una cara amica, con la pioggia trattenuta, costretta a non oltrepassare la barriera delle ciglia. Anche lei vibrava in un modo molto particolare, me ne accorsi la prima sera in cui ci allenammo insieme e restammo a parlare di musica. Pensavo a ciò che ci aveva avvicinate. Forse quello che fa sì che la nostra complessità venga a contatto è la nostra ricerca di uno stupore che ci animi, sono i nostri gesti di una percezione irriverente, il saper coniugare e declinare senza temere di usare una lingua strana. Credo di non aver risposto per nulla alla tua domanda, ma lascio due riferimenti sonori che hanno accompagnato la mia lettura, Dagger Moth e il suo “Silk around the marrow” e “Piensa en mi” di Luz Casal.

Recensore Veterano
20/12/17, ore 23:12
Cap. 44:

Complimenti per come hai affrontato il capitolo secondo me più bello e intenso. Spero che sia l'inizio di qualcosa di nuovo fra di loro.
Bravissima come sempre.
Approfitto per farti gli auguri di buone feste.
Aspetterò con ansia il prossimo capitolo. Alla prossima

Recensore Master
20/12/17, ore 16:49
Cap. 44:

che dire..brividi con questo capitolo..molto bello il legame con jasper, lexa sta ditruggendo i suoi demonie forse sta trovando la sua umanità.. clarke come sempre mi fa una tenerezza assurda, non sa come gestirla ma ormai e sempre più consapevole del suo amore per lei..credo che con questo momento clarke le abbia dato un ultimatum voluto o no, non sono riuscita a capirlo..ma questo forse ha sbloccato qualcosa in lexa che non credevo possibile..per un attimo ho temuto fosse scappata, ma ora credo che sia pronta a prendere in mano la sua vita.. ci spero almeno..complimenti come sempre a presto!

Recensore Veterano
20/12/17, ore 15:35
Cap. 44:

Fino all' ultimo ho trattenuto il respiro aspettando la fuga di Lexa,che non è arrivata forse fidandosi, anche se forse non del tutto consapevolmente, di Clarke.
Davvero stupendo come hai descritto il momento.Alla prossima.

Recensore Master
20/12/17, ore 11:58
Cap. 44:

è stato un percorso duro ed arduo, ma finalmente sono crollate le innumerevoli barriere e finalmente per la prima volta abbiamo davvero le Clexa. Dopo tutta questa sofferenza se lo meritavano un momento vero come questo, spero solo che questa volta riescano a non mandare tutto all'aria.
Alla prossima, un abbraccio
Pai

Recensore Junior
17/12/17, ore 09:26
Cap. 43:

L’incapacità di ricevere una carezza può apparire inspiegabile, quando solitamente a salire sul banco degli imputati sono le persone avare di gesti affettuosi. Si può imparare andando oltre la pelle, ma è dalla superficie che bisogna partire, perché i tentativi, i timori, diventino piccole tracce lasciate secondo un principio di Locard applicato al derma. Così è per Lexa, ma di nuovo, anche per Clarke.
E poi c’è la rinuncia ad avere un riparo. Detestando gli ombrelli penso immediatamente alla pioggia. Quella impetuosa dell’acquazzone, che sferza il viso appropriandosi delle lacrime, ma anche quella battente del temporale che infuria dentro e fuori, dove non ha abbandonato i dolenti, come Octavia.
In ogni gesto di Lexa e Clarke ci sono forza e fragilità che non sono in contrasto, in alternanza ma coesistono, sembrano indistinguibili. Ritorna il blindsight, la visione cieca. Non c’è la definizione esplicita ma solo la percezione di ciò che mantiene un equilibrio composito e composto da innumerevoli elementi, quel diapason emotivo ed emozionale sul quale si accordano Lexa e Clarke e che non è un La, ma una nota che appartiene ad ognuno di noi. Alle due donne, a chi scrive, a chi legge.
L’ultimo istante ripropone una domanda. Me la ripeto, mentre penso che qui non piove da troppo tempo.