Recensioni per
Darkness of Desire - Due teli di plastica
di Marlenae

Questa storia ha ottenuto 235 recensioni.
Positive : 235
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/12/17, ore 17:01
Cap. 43:

Dopo svariati capitoli di sola disperazione, siamo giunti al punto in cui arrivano ad aiutarsi a vicenda. Non so quanto resisterà ancora Lexa in quella casa, ma spero che riesca a capire che avere qualcuno accanto che si prende cura di te, e di cui devi a tua volta prendertene cura, possa essere proprio ciò di cui ha bisogno.
Alla prossima, un abbraccio
Pai

Recensore Junior
15/12/17, ore 11:53
Cap. 43:

La Lexa dei primi capitoli era una valchiria, divina e intoccabile. Immersa nei miasmi della droga era semplicemente nascosta dietro i suoi teli di plastica, dietro quelle due soglie. La sua intera esistenza, il suo incedere, il suo sentire finte emozioni erano nient'altro che un alibi.
Adesso che queste soglie sono sparite, posso vedere meglio. Tutto è chiaro. Vi sono solo spoglie fragili da custodire.
La lexa di questi ultimi capitoli è un essere umano, fatto di ossa ed emozioni. Dolore e confusione. 

C'è ancora quell'alternarsi di bene e male, di luce e buio, ma è pacato. Rilassato. È tenuto sotto controllo da qualcosa che pulsa silenzioso nell'incoscienza della febbre, nell'inconsistenza di mani inesperte e timide. Ed è per questo che non sono crollata, che non mi sono spezzata nel leggere (e nell'udire) quelle parole, perché dev'esserci qualcosa a cui non riesco a dare un nome che rende impossibile la resa. Sarà così anche per Lexa? Forse è questa, la chiave di lettura.
Disintossicarsi l'anima è difficile.
Trattengo il respiro e sento di dipendere in qualche modo da quelle dita che battono la tastiera. Ti affido questo stesso respiro che mi scuote ogni volta che ti leggo.

Tua, 
Acrymonia.
 

Nuovo recensore
12/12/17, ore 17:24
Cap. 42:


Ho letto questa storia tutta d’un fiato. In un giorno di malattia, rintanata sempre più sotto le coperte sperando mi difendessero più dalle tue parole che dal freddo causato della febbre. Ma comunque portando a fondo con me il telefono, affondo. Fuori, dentro. Come Lexa, come Clarke. Non ho avuto tempo di ascoltare la musica, io che mi credo superiore come Lexa, troppo occupata a leggere bulimicamente. Non mi sono fermata nemmeno di fronte ad una delle mie canzoni preferite in assoluto, 715 creek. E quando sono arrivata fino a qui, ho capito che avevo sbagliato, sbagliato tutto. Ma sono sempre stata così, a volte ho dovuto provare tutto troppo in fretta, le droghe, le mani sulla bocca altrui, il battito del mio cuore a 128 bpm, i chilometri che mi separano da casa. Solo per capire dopo che avevo fatto tutto troppo in fretta. E allora come sempre ricomincerò, ascoltando la tua colonna sonora, immaginandone una nuova. Coinciderà solo con una voce ed un vocoder, non perché non apprezzi le tue scelte, ma perché le emozioni di ognuno di noi sono simili, mai uguali. Se non per una richiesta, non sempre attesa, condensata nelle parole di Justin, “God damn, turn around now, you’re my A Team”.

Scrivi molto bene Marlenae, sei potente. Chissà dove atterra questo aereo. Io spero sulla terraferma, ma non ti biasimerò se precipiterà in mare aperto.
Grazie,
Mari

https://www.youtube.com/watch?v=sAJgs1P-uUE

Nuovo recensore
12/12/17, ore 11:42
Cap. 42:

Definire questo capitolo è difficile, perché arriva ad accarezzare punti molto delicati, con fermezza ed estrema dolcezza.
Ci vuole follia per avvicinarsi a qualcosa di così grande e incomprensibile con dolce incoscienza, ma forse è proprio quell'uscire dagli schemi che porta ai risultati. E Clarke ha rotto ogni schema logico. Credo che non ne abbia mai seguito nemmeno uno dall’inizio, se non i propri, forse ancora in preda alla sua visione distorta della realtà.
Forse è attraverso questo caleidoscopio che trova il coraggio per darsi in pasto a quella irrazionale ferocia senza difese, solo con la propria presenza, sperando di calmare tutto quel terrore e dare inizio a qualcosa di nuovo. Una speranza, un piccolo raggio di sole nella tempesta.
Lo specchio si è rotto e ha lasciato vedere il fondo.

Complimenti davvero :)

Recensore Junior
12/12/17, ore 10:35
Cap. 42:

Ancora la consistenza. Quella della porta contro cui si scaglia Lexa. Le nocche che si scorticano, le ossa che registrano la violenza dei colpi. I palmi delle mani aperti, il dorso appoggiato sugli occhi, a ripararli dalla vista di quella barriera oltraggiosa. Quella delle porte che Lexa si è impegnata alacremente a chiudere e che Clarke apre senza sfondarle, facendo prima arretrare le mandate e poi polverizzandone il chiavistello.
La riparazione del tempo. Citato spesso come medicamento, cura le ferite, ricuce rapporti, oscura la sofferenza. Io, che funziono in modo diverso, che sotto questo aspetto torno ad essere Lexa, credo che siamo noi a ripararlo. Come si fa con un orologio, apriamo la cassa, togliamo il fondello, scopriamo il meccanismo che muove le lancette, sistemiamo gli ingranaggi, sostituiamo le molle e i perni. E per farlo non sono sufficienti una lente d’ingrandimento e un cacciavite di precisione. Non basta ingrandire, bisogna avvicinare il volto. E’ quello che fa Clarke, dentro i capelli di Lexa, che a sua volta si approssima, si avvicina, si “posa”. Il senso e la sensazione li trovo impressi in una frase, che per me ha un significato bellissimo: I hold you. Anche se sembra che sia a Clarke a farlo, credo che sia reciproco. Potremmo quasi dire un’appartenenza, ma tutto fuorché in termini di possesso. Entrambe sono rimaste e non perché trattenute. Forse, pur avendo un funzionamento diverso, si può cercare di comprendere quello degli altri, senza dover cambiare il proprio.
Un capitolo che dona per la quarantaduesima volta, oltre al testo, preziosissime parole non scritte. Dunque sfrontatamente concludo con un altro grazie.

Recensore Master
12/12/17, ore 00:20
Cap. 42:

Capitolo decisamente difficile per Lexa, per Clarke, per il passaggio furioso di Octavia, ma alla fine senza capire come ne perché Clarke riesce nell'impresa di calmare la furia che da sempre sconvolge Lexa, e finalmente ottiene un po' di tanto agognata vicinanza e dolcezza.
Le cose si complicano in continuo, le loro vite si sconvolgono sempre di più, ma questo finale lascia speranza in un risvolto migliore.
Alla prossima, un abbraccio
Pai

Recensore Junior
11/12/17, ore 22:24
Cap. 42:

Ci sono volute quarantadue lacrime affinché io potessi imparare a respirare.
Quarantadue battiti mancati. Quarantadue schiamazzi nel buio.

Voglio che resti. Non andartene.

Ho sorriso così piano da non rendermene conto, quando i miei occhi si sono posati sull'imbarazzo. Dopo quarantadue singulti, Lexa si è finalmente deprivata dei vestiti. Dopo quarantadue capitoli di sesso, droga, di contatti forzati, dopo il marcio ed il torbido ho assistito alla prima vera scena di febbrile amore.
Come chiameresti altrimenti quella forza che ha scosso perfino la vergogna, perfino il dubbio, perfino il nero? Come chiameresti quegli argini rotti e quello sfrontato bisogno di riversarci fuori in calde lacrime?

Ad ogni capitolo mi convinco che l'ultimo sia il migliore. Ormai ho smesso di pensarlo, non c'è nulla di quello che scrivi che mi faccia retrocedere nella galleria della banalità, del cliché. Piuttosto, rivedo persone che ho dimenticato, rivedo cadaveri che mi sono lasciata indietro, ed ecco che tutto quello che leggo diventa cronologia del mio vissuto. 

Il momento dell'epilogo può giungere ora senza timore, il modo in cui Lexa si è spogliata è stato l'ultimo istante di difesa. 
Adesso è il momento di leggere parole che hai nascosto sin dall'inizio.

Tua, 
Acrymonia.
(Recensione modificata il 11/12/2017 - 10:27 pm)

Recensore Junior
09/12/17, ore 19:10
Cap. 41:

Ti prego non lasciare morire Lexa!!( Como pensa @hacky87) quello non sopravvivrebbe il mio cuore!!
l'amore dovrebbe vincere!! ( Como pensa @Acrymonia) Loro due devono salvarsi l'un l'altro e aiutarsi a vicenda
L’amore deva vincere!!! Ti prego !!!!!!!

Clexa 4ever

Recensore Junior
09/12/17, ore 18:28
Cap. 41:

La tenerezza prende possesso del mio corpo, della mia mente tutta. È la prima volta che provo qualcosa di simile dopo essermi calata tra le ossa della tua scrittura.
Una tenerezza che culmina con quel volo, partito venti giorni fa. Tutto è concatenato, come le squame delle orate in un intricato gioco che dà e toglie, deposita e preleva. La nuova Lexa è disinfettante su ferite fresche, è una timidezza diversa che chiede d'essere ascoltata e che forse desidera parlare ma ancora non riesce. Ancora fallisce.
Grazie, grazie per aver mantenuto la promessa di mantenermi assieme. Di mantenere tutti questi pezzi.
Ho fatto di questo quadro il ricordo debilitante di un deviante passato, e più mi sforzo per ricordare più mi rendo conto di essere diventata simbiotica. 

Si stanno salvando a vicenda. E oggi mi sento di credere sia possibile. Oggi mi sento di crederti nel modo in cui ho bisogno di farlo.

Tua, 
Acrymonia. 

Recensore Master
09/12/17, ore 09:42
Cap. 41:

Scema io che iniziavo a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.. dovevo immaginarlo ahaha sei un genio.. linc ha ragione stanno vivendo una situazione più grande di loro.. temo poi che lexa sia arrivata alla consapevolezza che non c’è piû nel vivere senza droga o semplicemente la sua vita e troppo vuota per sopportarla.. non so davvero cosa tutta questa situazione possa portare di certo non del bene, quindi non so più che aspettarmi, una piccola parte di me spera che finisca bene ma conoscendo la storia so che non sarà così, in ogni caso sarà un finale degno di questa bellissima storia.. a presto

Recensore Junior
08/12/17, ore 22:25
Cap. 41:

Ho cercato Lexa in un pomeriggio affollatissimo. Tra il vociare delle persone, i loro cappotti, le nuvole di fiato e le luci festose e festive, ho pensato a lei. Non sarei riuscita a farlo nel silenzio, nella quiete. Forse non avrei sopportato di immaginare, immedesimarmi nella Lexa che sta vincendo la dipendenza fisica, che riacquista i sensi sensibili, che “prova” senza rete di protezione. E’ come riaprire gli occhi dopo una cecità prolungata, spalancarli senza preavviso, un bagliore fortissimo e una sensazione di terrore puro. Come Clarke, mi sono adeguata ai loro ritmi durante la lettura. Come Clarke vorrei Lexa lontana mille miglia da posti come Skycrew. Curare o prendersi cura di. Si percepisce chiaramente il senso di smarrimento di Clarke, quella domanda non posta che aleggia dal momento in cui Lexa ha riposto il biglietto aereo per Toronto ed è andata da lei. Perché si sta occupando di Lexa, perché sta percorrendo con lei le malebolge infernali? Potrebbe aspettarle un altro sentiero pavimentato da cocci di vetro e poi… cosa fare dopo? Una domanda per entrambe, cosa fare con l’altra e di se stessa. Per ora sono stremate e credo che per poter fare un passo oltre occorra che siano capaci di stringersi, di abbracciarsi e rimanere così, ancora prima di toccarsi.
Sono tornata per un po’ ad essere Clarke. Una Clarke diversa da quella del racconto. Dopo tanto tempo mi sono guardata allo specchio e per una volta sono riuscita a perdonarmi le cicatrici sul viso. Non lo avevo scritto, non volevo essere banale. Grazie.

Recensore Junior
04/12/17, ore 19:57
Cap. 40:

Non riuscivo a scrivere. Ho dovuto attendere che arrivasse la sera con le sue temperature gelide, forse per confondere e fondere il motivo del tremare, tra la sensazione dell’inverno in avanscoperta e il timore sempre presente di non saper nuotare troppo bene nel ghiaccio.
Chissà cosa avrebbe pensato Gaudì del significato rivestito da quell’asterisco a margine. Immagino che se mai quella religione da cui mi sento così lontana dovesse rivelarsi esatta, sarei dannata. Dunque poco importa se ho preso a prestito qualcos’altro durante la lettura, un altro simbolo al quale mi hanno condotta Lexa e Clarke. Il Cristo velato di San Severo. Non inteso a predire un epilogo tragico, ma come rappresentazione di un momento, di due corpi e del loro infuriare quando condividono la scena, lo spazio “vivente”.
Clarke sembra in preda ad una febbre che la pervade con una forza dirompente, che le permette di portare in braccio Lexa. Ha ricucito, suturato, senza accorgersi che forse le parti erano scomposte, disallineate, che un’impercettibile fessura impediva loro di aderire.
Lexa è spogliata, denudata della carne, trafitta dalle innumerevoli schegge di tutto ciò che è esploso dopo la morte di Anya. Se ne sono andati tutti, decisi a dimenticare, a disfarsi di una parte “malata”, a liberarsi di un’infezione. Quasi che quel pulsare sconvolgente sia stato lanciato via, addosso a Lexa, per seppellirla sotto i vetri di quella galleria di specchi infranti nella quale si erano riflessi gli avventori dell’alveare. Anche lei apparentemente si preparava ad andarsene, senza considerare che alcuni fili trasparenti l’avrebbero strattonata per farla restare.
E’ in quella ragazza riccia ritratta con lei, che si colloca una risposta o un’altra domanda. Concludo con le parole di Quiet, che hanno accompagnato un breve viaggio in auto fino a qui, mentre sentivo, ascoltavo questo racconto. “But no one knows me no one ever will, if I don’t say something, if I just lie still Would I be that monster, scare them all away, If I let them hear what I have to say”

Recensore Master
04/12/17, ore 15:21
Cap. 40:

lo sapevo che clarke avrebbe ceduto..chissà la reazione di finn ora.. mi domando però perchè lexa abbia scelto lei, credo ci voglia fiducia in primis e visto come hanno chiuso i rapporti e gli 8 mesi di assenza forse c'è un sentimento di base da parte di lexa se no non si spiegherebbe la scelta in clarke, clarke da parte sua non ha proprio idea di cosa le aspetti io fossi in lei mi sarei documentata prima!ma come sempre è stata una reazione di cuore..provo un pò di tenerezza per lexa però è così sola, e credo non avrà mai una vita lunga..a presto

Recensore Junior
04/12/17, ore 12:27
Cap. 40:

Combattere contro ciò che provo è il fine ultimo della catarsi. 
Lacerata come quel quadro, come l'effige di Lexa scarnificata ora all'osso, mi inginocchio e attendo la sentenza. 
Ho il terrore di leggere, la smania di continuare ad immergermi tra queste due soglie che poco a poco si stringono attorno a me. Attorno al collo di tutti. 
I sentimenti contrastanti di questi ultimi capitoli mi hanno portata a comprendere quanto sia magnifica la scrittura immersiva, quella che sommerge ogni senso in funzione di ciò che si sta vivendo. 

Lo scambio è infine avvenuto. Lexa sta pagando il prezzo di anni passati a sentirsi una divinità; è l'apogeo dei sensi. Fragile come un fuscello, temo ma sono già conscia di quello che sta facendo, di quello che farà. Di quello che ha già fatto. E per questo avanzo la richiesta.
Ti chiedo di non ucciderla. Di pensare per lei un epilogo differente, un epilogo in netto contrasto con l'aria che si respira da questa storia. Te lo chiedo perché l'immersione è a senso unico, non si torna indietro. E lasciare un altro pezzo alle spalle di quei teli di plastica è dura. 
Questa recensione è la più personale di quelle che ti ho lasciato, sentivo il bisogno di trasmetterti il nugolo di amarezza e sconcerto che mi si è formato dentro, e che pian piano ha attraversato i due teli.
Come sempre, sei magnifica.

Un bacio,
Acrymonia.

Nuovo recensore
04/12/17, ore 10:28
Cap. 40:

Mi sono presa qualche capitolo di pausa per capire un po’ meglio come stanno cambiando gli scenari, ed eccomi qui.

La caduta di una dea fa molto più rumore della caduta di una persona comune e qui Lexa è assordante. Assordante come i silenzi e la mancanza di risposte.
Il baratro in cui è caduta pare senza fondo, appena si pensa di essere arrivati al livello più basso, ecco un nuovo gradino che ci porta a sprofondare nel suo petrolio.

Fa male vedere il cambiamento, fa male attaccarsi a qualche minima speranza che puntualmente viene tradita, strappando quel poco di buono che rimane del ricordo. Graffia nel profondo, saltando direttamente la superficie.

Ora sono curiosissima di sapere la prossima tonalità di petrolio misto bianco che si presenterà, perché ora sono questi i colori dominanti.