Recensioni per
Darkness of Desire - Due teli di plastica
di Marlenae

Questa storia ha ottenuto 235 recensioni.
Positive : 235
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
01/12/17, ore 03:56
Cap. 39:

Lo sento proprio l'amaro nel retro della lingua e l'acido nel mezzo, mi sembra di gustare il degrado e la disperazione di Lexa, l'essere composta per il 70% di MD sciolta in acqua, e il restante 30 diluito in alcool e coraggio, si perchè riandare a chiedere aiuto a Clarke è stata una bella prova di coraggio dopo tutto quello che è successo, e Lexa lo sa bene, ma comunque ha preso coscienza del fatto che forse Clarke ha cercato veramente di capire chi fosse e che ha cercato di leggere nel buio le sue parole più nascoste, forse si è resa conto che qualcuno ha cercato di salvarla da se stessa prima di lei, e che ha sputato veleno su tutti rovinando qualunque cosa avesse creato in precedenza, da rapporti con persone al lavoro. Clarke dal canto suo è incavolata come una iena e ci sta tutto, per forza, come cavolo devi reagire?! e ha preso ulteriormente atto del fatto che c'è qualcosa di più che le lega...secondo me...bo..
comunque volevo dire fin dal principio che mi è piaciuto proprio questo scambio di ruoli: dalla Lexa bella, invincibile, sicura di se che poteva dominare il fuoco che ha trascinato dentro al suo tornado Clarke timida,confusa, indifesa e piena di paranoie, alla Lexa distrutta, sola, disperata, e Clarke che è uscita da quel tornado(forse non del tutto) ma che ha saputo ricostruire una paesello dove prima c'era solo devasto
Lemontrick
PS: Sono contenta se ti ho fatto sorridere con l'ultimo commento ahahah

Recensore Master
30/11/17, ore 20:14
Cap. 39:

no va bè era davvero lei..che pena infinita per lexa ora mi sento in colpa.. clarke credo però abbia ragito giustamente è stata troppo male, sarebbe come buttare via 8 mesi della sua vita..vorrei sapere cosa le è successo..ma sopratutto se clark alla fine cederà e buona quindi probabile.. complimenti come sempre a presto

Recensore Junior
30/11/17, ore 16:19
Cap. 39:

Sono in conflitto con Sigmund da tempo immemore, ho passato un periodo a voltare a faccia in giù i suoi testi quando mi capitava di incontrarli in libreria e l’ho più volte definito con appellativi tutt’altro che gentili. Riconosco però che quell’espressione ben si adatta al testo. Lo lascio come una sorta di nota a margine perché vorrei iniziare con un aggettivo che caratterizza in maniera molto forte il racconto. Lo prendo a prestito dai tuoi riferimenti sonori, qualcosa, un momento, ancora atteso. Irrepressible. Irrefrenabile.
Perché è così difficile per entrambe sbarazzarsi dell’altra? Per Clarke sarebbe stato sufficiente spostare quel corpo quasi inerme che ha già scavalcato (ma forse non travalicato), quel tanto che bastava per chiudere nuovamente la porta. E cosa ha condotto Lexa, smarrita, trasparente, a cercare Clarke dopo otto mesi, a rimanere su quella soglia? Neanche stavolta la risposta è prêt-à-porter, “bisogno” è inutilizzabile. Il tempo sembra diluito, ma non dilatato, cosparso a dosi misurate su una strana alternanza di sonno-sogno-veglia. Zeit e Traum. Per Lexa che aspetta, per Clarke che cammina su una sabbia che bagna e poco asciuga.
Forse sopra al taglio sulle dita di Lexa, lungo gli spigoli delle sue ossa sporgenti, c’è una lacerazione riflessa. Al termine di ogni lettura ho sempre avuto la sensazione strana di minuscole scaglie di lei che mi sono rimaste sul viso e sulle mani, che ho colto in modo inconsapevole fra le pieghe del foglio, negli a-capo. Mi sono chiesta chi o cosa le abbia provocato la scomparsa di un alfabeto o se invece abbia sempre e solo posseduto quello. In realtà provo ancora uno smarrimento di fondo, causato dalla comprensione e dal dolore nel “vederla” così, ancora, come Gia. Così mi affido ad uno sguardo.
E’ a Barcellona che nasce il Rosso Valentino ed è fra le colonne della Sagrada Familia che ho immaginato Lexa e Clarke. Per mano, metaforicamente e non, tra quegli “alberi” che rifuggono la perpendicolarità, che lasciano senza fiato. Insieme al verde e a quella fusione di porpora, carminio e cadmio che porto con me. Come questo racconto.

Recensore Master
30/11/17, ore 13:50
Cap. 39:

Ed ecco che togli i dubbi su quello scavalcare che non era affatto figurato, anzi è rimasto persistente fino a quando anche Clarke non si è resa conto non fosse un sono.
Stanchezza, esasperazione, dolore, distruzione, tornano prepotenti in questo capitolo con il ritorno del fantasma di Lexa. Dire che fa pena è dir poco, non è più rimasto nulla di quella che era, ma forse ora è pronta per farsi aiutare a tornare a vivere. Resta solo da capire se Clarke è pronta e disposta a farlo.
Alla prossima, un abbraccio
Pai

Recensore Junior
29/11/17, ore 22:04
Cap. 38:

Tacere non è la risposta, e mentre ascolto lo scrosciare inesorabile della pioggia  a qualche centimetro della finestra sento che c'è qualcosa che manca, in questo quadro di debilitante liberazione.
Perché sei riuscita, abile come poche menti, a rendere dolorosa la disintossicazione, a rendere poco attraente la sicurezza. Il bene. 
Tra bene e male la tua Clarke si è mossa, liberandosi della sua zavorra. Una zavorra che però non l'abbandonerà mai, nemmeno attraverso la parete bidimensionale di una pubblicità.
Quanto è triste sentirsi intrappolati. 
Quanto è triste sentirsi inappagati.

Finn. Finn è la normalità che Clarke ha tanto desiderato da Lexa, una normalità che però non ha lo stesso sapore di Jacques Senaux, e che quindi non l'appaga fino in fondo. Ma è dopotutto questo il fine ultimo di un maledetto, il vagare senza meta e senza sosta provando l'ebbrezza del disfacimento.

È così pressante la mancanza che viene da chiedersi dove sia finita Lexa, eppure ci si domanda anche come sia possibile sentirla attraverso ogni lettera, ogni frase. Avvertire la presenza dalla sua assenza, avvertire la vita attraverso quell'ago pendente al braccio, l'ultima immagine che di Lexa ci hai voluto lasciare.
Una scelta così torbida da essere catrame. Cristallizzata nella nostra coscienza e bloccata nei suoi occhi, sento il bisogno di capire. E ad ogni capitolo, il panico e l'ansia dell'epilogo vengono a farmi compagnia: non mi aspetto, ormai, nulla di positivo e per questo preparo la bocca all'amaro boccone.
Un bacio,
Acrymonia.

Recensore Master
28/11/17, ore 22:29
Cap. 38:

Povero finn mi fa tenerezza ma un filino pesante eh..ma per Clarke forse lui è anche troppo.. e andata avanti giusto perché doveva, non credo sia riuscita a vivere credo sopratutto tutto sia andato a rotoli dopo la morte del padre e dare tutte le colpe a lexa non so se sia così giusto.. mi sorprende non le sia venuto un attacco dopo aver visto la figura di lexa, in qualche modo lei è andata avanti nonostante tutto come una fenice lexa riesce sempre a rinascere anche se in modo contorto, non so se sperare che la loro storia finisca così o ci sia un modo per farle rivedere, ma temo che la piccola bolla che Clarke sta cercando di costruire scoppierebbe.. complimenti come sempre a presto

Recensore Junior
28/11/17, ore 12:23
Cap. 38:

Ritorno all’inizio, alla mia prima recensione, a cercare, guardare ancora prima che toccare quella consistenza. Sfioro la copertina di un testo di biologia scheletrica, che poi sfoglio e rileggo, e il cui studio adesso sì, diventa citando Feynman, indisciplinato, originale, irriverente, come faccio quando leggo questo racconto.
L’abbandonare l’abbandono di Clarke può sembrare una rinuncia e probabilmente in parte lo è. Ma è anche un allontanarsi necessario per riuscire, ad un certo punto e sempre se si decida di farlo, a scoprire cosa ha segnato, inciso, disegnato le cicatrici sullo scheletro di Lexa e sul proprio. La fusione dei tessuti, quello dell’abito indossato e quello dell’abito corporeo era diventato una terminazione nervosa esposta che avrebbe distrutto le due donne. E’ solo così, negli otto mesi passati nella distrazione di vivere un’esistenza “normale”, durante i quali vede lo scorrere delle stagioni come diapositive, che Clarke può accorgersi della mancanza di un colore.
Cosa accade quando l’illusione si polverizza, cosa fare quando l’altare cade facendo crollare a terra le divinità che vanno in frantumi? La risposta è all’altro capo del filo. Allora ci chiediamo che cosa abbia condotto lì Clarke, quale sia stata la necessità di vedere, il bisogno di conoscere, il motivo per cui ha visitato quella che adesso appare una terra oscura, che crediamo avrebbe potuto rivelarsi fatale, mortale per lei e per Lexa. Ma qual è stata la preghiera? Una litanìa ripetuta, quasi cantilenata per abitudine? Una richiesta? Un’offerta? Un ascolto silente?
Desistere, tornare indietro, dà a Clarke la sensazione di essere libera. Ma la strada che viene nuovamente percorsa ora ha un aspetto diverso. Libertà o liberazione?
Lexa non ha contaminato Clarke, non è nemmeno un’ossessione o una sorta di doppelganger. Clarke ha riempito faticosamente, dolorosamente, con dedizione e coraggio il vuoto, chiuso la voragine. Ma Lexa è sempre stata ad un passo da lei.
Forse la risposta per Clarke, per me, sta proprio nel comprendere ed accettare che anche in assenza di Lexa e con accanto chiunque, qualsiasi gesto sarà sempre inevitabilmente “diverso”, nemico dell’immobilità. Come uno sguardo affascinato sulle luci di una città, che sfuggirà all’improvviso per correre incontrollato oltre, più a fondo.
In quel sesto piano celato ho concentrato Ohne dich dei Rammstein e Rush dei Depeche Mode.

Recensore Junior
28/11/17, ore 00:38
Cap. 38:

Come capisco Clarke quando si sente piccola e impotente, quanto si sente nulla, schiacciata dalla vita, dalla sua vita che vorrebbe coincidesse con le sue stesse idee, come la capisco quando ricerca Finn, la stabilità la normalità e la possibilità di essere una persona ordinaria, che fa cose ordinarie, che fanno stare bene, prive di pensieri, sicure e senza pericoli....
Ma alla fine della storia lei non è così banale, percepisce più sfumature di quanto pensa e quel lato (o)scuro fatto di scale di grigi dal nero al bianco è la parte più sensibile di se che le fa paura, che non sa affrontare, che ha provato a conoscere, ma ci si è solo intrappolata e come in una sabbia mobile. Lexa è il chiodo fisso perchè riusciva a dare un senso al suo rimanere intrappolata in quella zona di ombre, lei rimane lo scalino su cui inciampare perchè Lexa le ha fatto vedere come cavalcare quel mare nero senza vederne il fondo, Lexa ha imparato a respirare dove non c'è ossigeno è per questo che Clarke non la dimenticherà mai e potrà anche scavalcarla tutte le volte che vuole, ma Lexa è la parte che le manca per capire come accettare anche se stessa, e magari migliorarsi insieme...forse non ci ho capito una minchia ma sta storia mi intrippa da morire, attendo con ansia il prossimo capitolo, ti ringrazio per la bellissima storia non banale che stai portando avanti.
Lemontrick

Recensore Master
27/11/17, ore 22:12
Cap. 38:

Un capitolo di ricostruzione e di completo rifacimento di Clarke.
Un capitolo che ci indirizza al futuro, continuando a guardare il passato.
Un capitolo di completa assenza di Lexa, che urla la sua presenza in ogni singola parola. Otto mesi senza di lei, eppure è sempre li.
Per un attimo ho pensato che se la fosse davvero trovata davanti all'uscita del market, ed in un certo senso è stato così pur non essendolo stato. Dubbio che insinui anche con quell'ultimo "ti scavalco" tutto da interpretare.
Come sempre finisci i tuoi capitoli mettendo la curiosità di scoprire, e il bisogno di conoscere cosa accadrà poi.
A presto, un abbraccio
Pai

Recensore Veterano
27/11/17, ore 21:26
Cap. 38:

Scusa ma non ho capito l'ultimo pezzo del capitolo... Lexa era davanti la porta dell'appartamento di Clarke o era un altro manifesto pubblicitario?! E se fosse Lexa... la lascia fuori da casa sua, dopo tutto quello che è successo?! Dopo il vuoto di Lei che continua a torturare Clarke?! E poi trovo Clarke di un egoismo atroce.... di nuovo si rimette con Finn?! sapendo benissimo che non potrà mai amarlo?! Lo usa come un servo consolatore.... un essere senza spina dorsale... In questa storia non riesco a trovare un senso ai gesti di ogni personaggio... So che tutto è visto dagli occhi e la testa di Clarke ma più ci provo e più non riesco a trovare in ciò che leggo le risposte ai miei mille interrogativi... Non è una critica la mia... probabilmente sono io che non sono riuscita ad entrare nella maniera giusta nella storia...

Recensore Junior
24/11/17, ore 10:01
Cap. 37:

Di nuovo una recensione fatta di pensieri arrotolati e svolti a formare un disegno scomposto. Ma, come questo racconto, non scomponibile.
Per quelle coincidenze inspiegabili, ancora prima di leggere il capitolo ho riascoltato Personal Jesus nella versione di Marylin Manson. Un Gesù personale stravolto, come lo speedball. La fusione delle due Marylin. La ricerca di un frastuono che copra le emozioni amplificate è la salvezza, perché rallentarle, spegnerle, soffocarle vorrebbe dire esplodere, come una valvola del troppo pieno che salta in aria. E’ quello che fa Lexa. Il suo limite di tolleranza alle emozioni è ormai definitivamente spostato, richiede più “sostanza” che combatta contro l’intossicazione da Clarke. Credo sia questa battaglia la ragione del suo malore e durante quei momenti la immagino mentre cerca disperatamente di allontanarsi da se stessa, da Clarke, intenta a far sprofondare in una nebbia solida tutto ciò che prova. Ci riesce, anche se non del tutto, solo in quell’atto finale del capitolo. Ancora comunque divisa tra il bisogno di Clarke ed il desiderio di proteggerla.
Sembra che sia tutto perduto, che non sia rimasto altro che disperazione, “morte”. Così sembra credere Clarke, che abbandona l’abbandono, decisa a gettare via quella che chiama illusione. Penso invece, che ciò che sta accadendo sia la conseguenza dell’aver fatto l’amore l’una con l’essenza dell’altra. Lo realizzo quasi come in un lampo, qualcosa di subitaneo. La supremazia di qualsiasi Imperatore Pallido, di un bianco che seppellisce l’oscurità sotto lo spessore di molteplici pennellate, ma che in realtà vuole ostentarla beffardamente, non avrà la meglio (utilizzo di nuovo un gioco di parole come metafora), sulle immagini, sui colori usciti da quel negativo.
Ho smesso di pensare ai due teli, come Clarke li ho strappati con forza. Qualunque sia il loro destino, le due donne saranno arrivate a vedersi a corpo scoperto, in profondità, down to the bone.

Recensore Master
23/11/17, ore 21:12
Cap. 37:

Ecco.. grazie Clarke.. mi auguro davvero che abbia chiuso con tutto questo.. nonostante ami lexa non può essere salvata e forse davvero ora Clarke ne ha preso coscienza.. mi fanno un po’ pena tutti.. ma Clarke si può salvare ancora forse.. non voglio che la finisci mi mancherà giuro.. a presto

Recensore Master
23/11/17, ore 15:09
Cap. 37:

Fin dal primo capitolo è stato una ricerca della salvezza e del sentirsi viva di Clarke, un po' come a voler fuggire dal suo dolore aggrappandosi a qualcosa di impossibile. Ora siamo arrivati alla consapevolezza di quell'impossibilità, al capire che era tutto sbagliato, e che quella luce che pensava potesse essere salvezza e quella persona che le imponeva di sentire, in realtà è solo l'oscurità che si nega di sentire offuscando continuamente le sue sensazioni dietro a malefici ingredienti chimici che non le fanno capire niente, e pian piano la distruggono.
Bellamy è un ombra che vorrebbe stare al centro dell'attenzione, ma è perennemente offuscato e frustrato dal non poterlo essere. Lexa ha davvero toccato il fondo, ed anche se sembrava lei quella che teneva il trio in equilibrio, ora che manca Anya si vede chiaramente che non è così, e che probabilmente senza uno qualunque dei tre gli altri due sarebbero implosi e crollati miseramente.
Intanto la bionda si arrende abbandonando l'idea di salvare la donna che le ha dato l'imput per ricominciare a sentire, del resto arrivati a sto punto c'è poco da fare, la scelta ricade tra salvarsi o portare in salvo qualcuno che non vuole essere salvato.
Come sempre non manchi di intensità, di scomode verità, di esplicita crudità delle scene, e di argomenti che fanno riflettere sull'aspetto psicologico di questi personaggi disastrati.
Ho come il sospetto che non manchi tanto a vedere la parola fine, aspetto con ansia il tuo prossimo capitolo, un abbraccio
Pai

Recensore Master
19/11/17, ore 10:03
Cap. 36:

Ok un buongiorno così oggi.. devo entrare nel ottica che sta arrivando la fine.. che dire.. non so se mi Sono illusa che Clarke fosse più intelligente di così.. ci speravo forse.. e stato straziante vederli così anche se consapevole che è il loro modo di reagire.. lexa è sola nessuno la può salvare tanto meno Clarke che credo proprio sia sulla buona via del non ritorno.. che ansia giuro non so cosa aspettarmi Dalla fine di questa storia.. a presto

Recensore Master
18/11/17, ore 12:20
Cap. 36:

Direi che l'intensità a questa storia non è mai mancata, ma ora che Clarke ha deciso e scelto di capire buttandosi nella tana del lupo a farsi sbranare dalla droga e dai due rimasti, credo che le cose diventeranno sempre più complesse.
Alla prossima, un abbraccio
Pai