Ciao cara!
Eccomi qui finalmente a leggere questa tua nuova long. Devo ammettere che in queste settimane, tra post in giro su facebook che tuoi racconti in privato, avevo tanta curiosità e desiderio di gustarmela, quindi ho preso la palla al balzo per gustarmela.
Nella prima parte di questo capitolo ci presenti Bonnie, una ragazza di diciannove anni, che vive in un paese del nord e che ama disegnare, tanto da voler diventare un’artista. A prima vista può sembrare come tutte le sue coetanee, ma dentro di lei è inquietata, tanto da sentirsi proprio ‘incompleta’. Ovviamente cerca di nascondere questo suo lato, infatti cerca di utilizzare colori sempre più vividi nei suoi disegni in modo da non insospettire nessuno. Questa infatti è una costante di molte persone che vivono un disagio, soprattutto con se stessi: assumono delle maschere che facciano sembrare agli altri che nulla vada in loro, che la loro vita è tranquillissima e che non vi sia nessun problema da affrontare.
Tutto questo fino a un pomeriggio di dicembre quando, mentre sta disegnando il paesaggio in una zona isolata, percepisce un’ombra che la sta osservando. Piano piano, quest’ombra si avvicina sempre di più, fino a quando non si rende conto che si tratta di un uomo.
Mentre di solito uomini del genere vengono descritti come esseri immondi per il loro aspetto esteriore, mi colpisce che utilizzi persino l’aggettivo ‘perfetto’ per descriverlo. Infatti sembra che Bonnie sia ‘affascinata’ da lui, proprio perché sembra come aprirle un cassetto chiuso a chiave nella sua memoria.
Cerca persino di avere una conversazione con lui, ma questo non risponde a nessuna delle sue domande. Ovviamente questo è un elemento che fa crescere maggiormente il pathos della scena, mettendo il lettore quasi sull’avviso che presto accadrà qualcosa.
Infatti, dopo che la ragazza si congeda da lui e si avvia per raggiungere la sua auto, l’uomo la colpisce violentemente alla testa, tanto da farle perdere i sensi.
Quando si risveglia, si ritrova in una stanza al quanto sporca e messa male, che non promette nulla di buono. Non voglio nemmeno provare a immaginare il terrore che si può trovare in una situazione simile, dove non sai dove ti trovi, non hai modo di scappare e non puoi chiamare aiuto.
Quando l’uomo la raggiunge, lei inizia a chiedergli perché si trova lì e, soprattutto, perché non le risponde. Rimane molto colpita quando lui prende il suo album da disegno e le scrive che lei sa già perché si trova lì e come mai fa finta di nulla. Ovviamente lei non può far a meno di chiedersi perché stia scrivendo invece di dirle quelle cose a voce, questo fino a quando lui non scrive “Sono muto, Bonnie.”
Devo ammettere che le frasi finali “La risposta le fa paura. Ha il sentore di lingue asportate, corpi mutilati e cicatrici” evocano delle immagini macabre e drammatiche, che ci fanno presagire che la storia avrà degli sviluppi piuttosto forti.
Ovviamente alla fine di questa lettura la mia mente ha partorito un’infinità di domande: come mai Bonnie balbetta? Che cosa le è successo? A qualcosa a che fare con la cicatrice che ha sulla schiena? Come mai quell’uomo la rapita? Come fa a sapere il suo nome? Può essere stato lui a procurarle la cicatrice? Perché i suoi genitori sembrano così evasivi nel rispondere alle domande di Bonnie?
Quindi puoi benissimo capire il mio desiderio di andare avanti con la lettura di questa storia per trovare risposte.
Quindi posso dirti che hai scritto un primo capitolo favoloso, capace di incuriosire il lettore e farlo desiderare di continuare a leggere questa long e per questo non posso non farti i miei complimenti.
Come sempre, sei riuscita a creare un personaggio femminile che mi a conquistata dalle prime righe e che desidero conoscere meglio e scoprire l’immenso mondo che ha dentro di sé.
Ovviamente ho amato tutte le citazioni a pietre miliari del genere horror che hai inserito nella storia, come quella a Bill ‘Tartaglia’ o l’omaggio al mio amatissimo ‘Il silenzio degli innocenti’.
Spero di tornare prestissimo qui perché questa storia merita davvero tanto e, sono certa, che alla fina non ne rimarrò delusa perché ormai so che, se qualcosa scritto da te, ho la garanzia che sarà qualcosa di imperdibile.
Alla prossima mia cara,
Jodie |