Ciao Cida,
è la prima volta che ci leggiamo e sono rimasta piacevolmente sorpresa da molte cose e, dunque, la tua storia è stata una bella ventata fresca (tanto per rimanere in tema) nella noia generale della quarantena. Una novità spiazzante.
In primis mi piace molto il tuo stile. Delicato, morbido, anche se parla di freddo e ghiaccio, condito con delle introspezioni dalla forte carica malinconica ma che non mancano di determinazione, da parte di Jack.
Ho molto apprezzato, all'inizio della storia, la sorta di riepilogo che hai voluto raccontare sulla sua storia, la sua situazione, le sue marachelle, il suo essere il Jack Frost che conosciamo. Un riassunto? No, semplicemente un racconto visto dai tuoi occhi, espresso con parole attente e coinvolgenti, che l'hanno resa al pari di una fiaba. Delicata come un fiocco di neve.
Un altro elemento che mi ha colpita è la consapevolezza di Jack, della vita che è destinato a portare avanti, di cui però non sembra soddisfatto e c'è quella sensazione, finché non vede Elsa, che qualcosa manchi a colmare dei vuoti. È lei a colpirlo; qualcosa che lo ammalia tanto da cambiare le carte in tavola, da dargli modo di trovare forse un nuovo obiettivo, ancora pallido, ma che c'è a discapito di prima, quando era solo il dispettoso vento freddo che svolazza tra i bambini in inverno.
Il cruccio di Jack è il fatto che non possano vederlo. Qualcosa che lo rende potente e allo stesso tempo infinitamente solo. Elsa sembra quasi chiamarlo, con un canto che lo ammalia, e dopo anni ad osservarla, a pensare a lei, come se stesse inesorabilmente seguendo il filo rosso del destino che lo porta a lei, finalmente c'è un approccio e... e lei lo vede.
Un miracolo? Una magia? Un legame? Non lo sappiamo ancora, ma sarò felice di scoprirlo; mi è molto piaciuto quello che ho letto, spero di poter tornare presto a leggerti ♥
È stato un piacere fare la tua conoscenza,
Miry |