Ciao Marty
La fine. Agognata, per tutti i segreti che si sta trascinando dietro. Temuta, perché sarà il patibolo della curiosità. Sono stato combattuto nel leggere questo capitolo. Sono stato combattuto da me stesso, osteggiato nel leggere questo capitolo. Tornando su ogni frase o parola. Per carpire ogni formazione. Siamo giunti alla fine, certo. O all'inizio. Perché i lieto i fine hanno la sigla sospirata: The End.
[...] Non sto parlando di una fine qualsiasi, no, stiamo parlando di un lieto fine, come tutti vorremmo, dopo la guerra, la fine di tutte le sofferenza... [...]
Ma non è questo il tuo caso. Storie travagliate. Storie che sono più vive e reali di quanto una persona vuole comprendere. Quante, davvero, finiscono con la fine che insperata arriva. Ogni guerra distrugge. E' la natura stessa. La forza sinergica dell'uomo. Come fuoco distruttore che deve divorare. Per far di nuovo crescere. Germogliare. Perché, come il mio "maestro" Alan D. Altieri insegna nella sua Trilogia : "C'è sempre qualcuno che sorge, dalla ceneri".
[...] Se la guerra è bruciore, il dopoguerra è follia lenta che si tramuta in disperazione. [...]
Eppure, tu riesci a mostrare un volto ancora più orripilante. Più scheletrico e mefistofelico di questo conflitto. Un conflitto che non è soltanto figurato. Non è soltanto quello che il mondo magico ha vissuto. Quello che ha visto come campo di battaglia l'anima di ognuno. Quello che non ha visto nessun vincitore. Nessun podio di vittoria, nessuna medaglia. Quello che ha soltanto distrutto. Il campo di battaglia di tutte le verità maledette. Tutte quelle per cui si è combattuto, per vendetta o amore di giustizia, che non hanno dato nessuna gioia. Nessun ritorno di pace. Nessuna guerra, alla fine ha bisogno di un volto di una giustificazione vera. E' ineluttabile. Come sono ineluttabili i suoi frutti. Sempre amari. Sempre dannati. Sempre, umani?
[...] “Sei il figlio di un commerciante Benjamin dovresti sapere che tutto e tutti sono in vendita, l’importante e dar loro un prezzo” [...]
Ed ecco una delle tante verità maledette. Se mi permetti, LA verità maledetta che più mi premeva. Benjamin. Sarò anche un incredibile ed inesorabile immaginario ma B en J amin, non possono non farmi pensare a B(lack) en J(oe) amin. E non so perché ma ha qualcosa di incredibilmente piacevole il nome Benjamin, così in contrasto con una figura enigmatica con quello che, sembra sempre di meno un impresario di pompe funebri. Sembra, un uomo?
E cosa mai mi dovevo aspettare da uno scellerato principino purosangue. Dare un prezzo ad ogni cosa. Ad ogni persona. Quantificare, ogni granello di anima o di spirito. Ridursi sempre e soltanto a quello che si può calcolare, toccare e vedere. Tutto quello a cui possiamo dare un valore, puramente numerico. Mai dare un valore qualificativo. Quei prezzi, sono sempre illimitati.
[...] “Io darei la mia vita per mia moglie e è la stessa cosa che hai fatto tu per il gioco. Hai dato la tua vita per lui ma dato che non ti ha mai ricambiato sei finito a lavorare per me” [...]
Quale grande e pressante concetto di rispetto e lealtà ha questo Malfoy. Un po’ mi diverte vedere Black in difficoltà. Diciamo, vedere la nascita di Black, non ha prezzo. Anche perché la mia immaginazione non riusciva a focalizzare momenti del genere. Mi è sempre sembrato saltato fuori con la risposta pronta in bocca e i baffetti tirati in un sorriso. La nascita di Black. Mai pensato di creare un ciclo di storie soltanto su di lui?
[...] Era stata l’ultima volta che aveva parlato di amore con il signor Malfoy. [...]
E gli vogliamo dare torto?
Ma la madre di Draco, è davvero la sorpresa. Fuori dagli schemi. Fuori dall'immaginario. Magari il marito era semplicemente possessivo. Hai voluto lasciare un ombra di dubbio sulla sua figura. Ma sulla sua consorte, non hai voluto farlo. Hai voluto lasciarci, però, un altro dubbio. Mangiamorte, che non sembra mangiamorte. Dove inizia l'uno, e comincia quello del semplice umano. Abbiamo conosciuto tanti altri Mangiamorte nel corso delle storie. Della Rowling o tue. Rappresentanti, quasi sempre, di sentimenti bassi e spregiudicati, il Draco Macchina del Sesso per citarne uno. Viscidi ma desiderosi del dolore altru, come li dipinge quasi sempre la Rowling. Ma qui, ne abbiamo uno, o meglio dire una, che non intesse inganni. Addirittura, legge poesie. Addirittura, tocca, accarezza un "servo" o peggio ancora un condannato maledetto. Qualcosa di paradossale e al contempo normale.
[...] Lei davanti alla scrivania e lui dietro a quella che progettavano l’eventualità di far figli. [...]
Ma si, cosa vogliamo fare oggi caro? Dei figli? Ma perché non un paio di gemelli? Ed ecco che cadiamo nel esatto contrario. Nell'esatto buio di sentimenti, trattenuti o mascherati per potersi esprimere. Semplicemente il deserto. Una convivenza di sopravvivenza, piuttosto che un matrimonio. I figli, come discendenti, come delle cose. Come una dimostrazione del proseguimento della loro specie. Nient'altro. Neanche un animale ha una concezione del genere della propria discendenza. E quella scrivania. E' un'immagine che ricordo di averla già vista in altri racconti. Quella scrivania che ha la possanza di un muro invalicabile. Qualcosa di insuperabile per la moglie. Ma che sembra essere invece, inesistente per la governante. La governante, babbana.
[...] Avevo la macabra sensazione che tutto avrebbe avuto un tragico epilogo. [...]
Per un impresario di pompe funebri è quasi normale. E mi dispiace, che avesse ragione. Ma anche piacere, o non sarebbe successo niente su cui fare storia. Tassello terminale in questo mosaico. Capsula terminale in questo criptex. Il passato è completo. Ogni pedina ha fatto il suo tragitto fino al presente. O è finita ai bordi della scacchiera, eliminata dalla partita. Lasciando, tuttavia, la sua orma. I figli. Le colpe dei padri, sembrano davvero ricadere sui figli. Le trame di inganni e ricatti, servi fin troppo vicini o troppo astuti. Hanno portato a questo. Una comprensione nitida del disegno, ora. Tutto chiaro. Tutto collegato da un filo sottile, ma indistruttibile. Tutte le vie, conducevano a questa fine. O a questo inizio? Di verità maledette.
[...] Il Salvatore del Mondo Magico, [...]
Squillo di trombe e rullo di tamburi.
[...] il famoso Draco Lucius Malfoy [...]
Schianto del presentatore alla nomina degli Oscar, che ruzzola per tutti i gradini. Dimmi, c'è già qualche fan sfegatato del maghetto che ti sta venendo a trovare sotto casa, per caso? Devo ammettere che questa è davvero divertente. L'emerso, lo scomparso ritornato. Quello che tutti avevano messo da parte. L'amico silenzioso e taciturno. Quello che era nato mezzosangue, che ora si crede sangue puro per un semplice certificato di nascita. Ma in fondo, è solo sangue. Nelle storie, l'eroe viene premiato. Glorificato. Portato ed innalzato su quel medesimo pulpito di cui prima parlavo. Osannato. Rifiuto della casa dei genitori. Rifiuto di casta o altri favori. Solo l'accettazione del denaro. Davvero patetico. Tutta quella gloria, così sprecata.
Decisamente, un'altra prova più che tangibile che la vendetta non porta a grandi benefici. Ma solo a cocenti delusioni. Rimorsi. Tramutati in realtà. La ricerca di colpevoli. Di risposte. Di silenzio ai dubbi. E come insegna un certo individuo, e tra pochi giorni vedrà il suo compleanno: "Se si vuole vedere il vero colpevole, non c'è che da guardarsi allo specchio" (cit. V per Vendetta)
[...] “Eppure siete stato voi a consegnare la Signorina Granger a quel individuo” [...]
E quando si tratta di uno specchio alquanto saggio, quei dubbi diventano verità davvero cocenti. Liberarsi dello specchio, certo. Toglierselo dai piedi. Facile. I consigli sono sempre ricercati. Ma spesso, sono anche le virtù che per prime vengono abbandonate. I consigli, spesso sono fratelli alla verità. E la verità, non è quasi mai piacevole. La verità può portare a mille pensieri. A mille dubbi senza scelta e risposta. Se non si è stati abituati a porseli. Se non si è stati abituati ad accettarli. E quando i dubbi vedono il tramonto, si trasformano in incubi.
[...] Era lei. [...]
Devo ammetterlo, questa parte mi ha colpito. Hai raggelato tutta la situazione. Tutta la storia in un singolo capitolo. Come il freddo glaciale dei dissenatori. Come il freddo stesso dell'estinzione dell'allegria, della felicità e della pace di questa fine di ostilità. I dubbi fattasi carne ed ossa. Beh, più ossa che carne. Per un appassionato del genere dell'apocalisse, del gotico e sublime non può che rendermi ancora più sfegatato fan di questa storia. La personificazione di una morte rossa, di una mietitrice senza perdono. La personificazione dei sensi di colpa. Di tutto quello che avrebbe dovuto fare o dire, e che non è riuscito o non ha voluto fare. Tutto quello che doveva dimostrare, e che ha rifiutato di dimostrare. Manifestato in questo incubo. Magari, solo racchiuso nella mente. E come insegna, un certo viandante in nero (La Furia - La Trilogia di Magdeburg) personaggio sunto del genio di Alan D. Altieri in vari discorsi : I morti ricordano. I morti ritornano. I morti uccidono.
[...] “Avvinti nella morte come non lo siamo mai stati nella vita” [...]
Forse le uniche parole di senso che Blasey hai mai detto in vita. Anzi, a dirla tutta in vita non ha mai detto gran che. Vuoi vedere che la morte porta ad una saggezza sconfinata. In fondo i morti hanno tutto il tempo dei vivi, per cercare quelle risposte a domande che noi abbiamo smesso di porci. Devo proprio scrivere da dove ho preso questa citazione, un po’ riadattata? Oramai lo avete capito tutti. Hermione ridotta ad un fantoccio di ricordi, rabbia, rancore che tengono insieme le sue ossa. Manovrata dall'essere spregevole che si è rivelato al fine. Perfino questa fine, credo che sia esagerata per lei, e troppo pietosa per lui. Ma per fortuna, era solo un incubo. Non è così?
[...] Il mio Harry James Potter. [...]
La famiglia felice. Un insieme di date. Un insieme di numeri. Di calcoli e calendari. Riassunti in una semplice parola formata da due lettere. Si. Quella di fronte all'altare. Di fronte ad un Dio, qualsiasi dio. Davanti ad un uomo di fede, qualsiasi fede. Non è importante il simbolo. La gente. Ma solo quella singola persona di fronte a se. Quel pezzo di metallo a cui diamo un importanza abissale. Non è importante nient'altro. Tutto, in quel singolo si. Un profondo sospiro, riassumerebbe tutto. Molto più semplice di prolisse parole su quante ne abbiano passate. Il tranquillo paradosso di due che si stavano dichiarando guerra e aperta, e alla fine, hanno compreso che non potevano fare a meno dell'uno e dell'altra. Non ha certo sconfitto il mondo magico, questa volta, ma Harry ha sicuramente trovato una buona soddisfazione anche questa volta.
[...] “Oh sapessi come è divertente, infatti proprio l’altra sera, era in cucina tutta intenta a pelar le patate quando Harry è arrivato da dietro..”
“E io mi fermo qui, vorrei poter ancora entrare in quella cucina e poter mangiare le tue deliziose patate senza dover pensare a termini come arrivare e da dietro” [...]
E poi ci sono le battute a doppio senso. Non posso che apprezzare la metafora delle patate. E qui mi soffermo senza scendere nei particolari (Riporto semplicemente un aneddoto di una lezione di economia di un mio prof al liceo, sulla trasformazione delle materie prime: Se le tagliate, le friggete, o le affettate la patata rimane sempre .... la patata!). Solo una sposa. E c'è voluto questa mezza guerra civile per arrivarci. Un amore inconfessato sconfitto da colei che non si è potuta ottenere. La persona che ora perseguita i sogni. Un amore annichilito dai rimorsi. Dalla vita solitaria di qualcuno che non ha più niente. E più nessuno.
[...] Erano stretti fori di dita scheletriche provenienti dall’inferno. [...]
Sicuramente la mia domanda di prima ha trovato risposta. Certo, mi dispiace per Hermione. Una vita così. Una parvenza di sopravvivenza tale, che forse farebbe ribrezzo perfino al Signore Oscuro. Una vita dannata. Una vita a trascinarsi. Nelle mani della persona che più ha voluto. E meno ha dato, alla fine. Una vita che ha lasciato segni ben più indelebili di quelle dita scheletriche sulla poltrona. Perché l'inferno non è mai troppo lontano. Un viandante, con un nome che non è un nome, afferma che l'inferno è in terra (cit. Wulfgar - L'Eretico - La Trilogia di Magdeburg di Alan D. Altieri). Peggio ancora, leggendo questo, l'inferno è in noi.
[...] “Ma madre, non sappiamo con certezza se ci sono terre inesplorate o meno se nessuno le ha mai esplorate” [...]
Piccola, dolce mezzo sangue. Ha davvero importanza il sangue, quando si hanno sogni così? Meravigliosa la mente di bambino, affermava Yoda nella Saga di Star Wars. Riescono sempre a vedere una via nell'impossibilità. Sogni. I grandi li rinchiudono nel cassetto. Perché vogliono crescere. Mi chiedo cosa succederebbe, se qualcuno di loro decidesse a riaprire quel cassetto. Prima che diventino scheletri, da buttare nell'armadio. La scampata fine della Regina. Quando si pensava al colpo finale. Capitolati i Re. Sradicati i troni. Ma la Regina è ancora viva. Forse una vita molto simile a quella di uno scherzo di Halloween mal riuscito. Ma pur sempre viva. Ma com'è possibile?
[...] “Buonasera Signorina da quanto tempo” [...]
E a che scopo chiedere. Senza rancore Hermione, ma di sicuro, il premio di Primo Personaggio di questa storia spetta sicuramente al nostro inesorabile Joe Black. Dovrebbe scavare fosse, non renderle vuote. Ha salvato Hermione. Lo dicevo io, che tu non puoi far morire davvero un tuo personaggio. Ma per quanto riguarda Blasie, puoi fare un'eccezione?
[...] Ma cosa diavolo... [...]
Ma allora non sei così di coccio come ho sempre sostenuto, ha fatto proprio la domanda perfetta. Cosa diavolo. Perché di diavoli, qui c'è ne un'infinità.
[...] Oh la signorina non dice il falso. Sono stato io a salvarla dal Bagno dei Prefetti”[...]
Il servo. Il paggetto. L'asservito. Certo. Il vecchio Black. Quanto adoro questo personaggio. Qualcuno che fa qualcosa di giusto a prescindere da quello che credono tutti gli altri. Cosa sarebbe questa storia senza di lui. Di certo, non posso che congratularmi ancora una volta, e mai saranno abbastanza le volte, per il tuo genio. E Draco che si chiede se sta succedendo nella sua testa. Beh se la sua testa è il suo soggiorno, credo che si prenda fin troppo a cuore i danni sul suo tappeto. Ha di fronte due cose al pari di un embolo di cui preoccuparsi. E mai ancora riuscirò a non abboccare a queste speranze vane che mi offrì. A quanto pare, Blasie Zambini non ha fatto in tempo o se si preferisce non se lo meritava. Sono estremamente combattuto su quali siano la vera storia. Ma d'altronde, non può che farmi sorridere come una zucca di Halloween il pensarlo divorato dalle fiamme e ridotto in cenere. Sono cattivo, si. Ho anche la medaglia ad honorem del Circolo Cattivik.
[...] Sgranai gli occhi chiedendomi come la mia mente fosse arrivata a fare delle ipotesi così fantasiose e a farle partorire alle labbra fallaci di quella bambola delle fattezze di Hermione. [...]
Sarà esperienza di vita vissuta, ma dopo una bottiglia di wisky non riuscirei mai a pensare tutti i film che si sta facendo Draco. Impazzito? Probabile. Matto? Ma senza dubbio. E allora? I mali minori in questa storia. Ma di sicuro è bene che non sia affatto ambientato nella sua mente. Un ballo. Una visione così meravigliosamente rivoluzionaria ed anarchica, come la battuta adatta di V per Vendetta, sul fatto che nessuna rivoluzione può iniziare senza un ballo. E per quanto il ballo che stavo immaginando era sempre lo stesso. Non posso non soffermarmi con maggiore interesse su questo stallo.
[...] “Non lo so” [...]
Cosa succederà ora? Un mezzo sangue che si è scoperto nobile. Una nobile scopertasi povera. Un morto che si scopre vivo. Un vivo, che si scopre morto. Dentro. I due paradossi fatti persona. Due compagnie. Non so se buone o cattive. Ma senza l'una non si sarebbe mai arrivato a questo. A questo cambiamento inesorabile. A questa nuova storia. Perché, riesco a vedere un nuovo capitolo di inizio dietro le pagine. Tutti i segreti sono stati risolti. Tremo all'idea del fatto, che non sia stato così. Ma cosa succederà ora. Sono due vite spezzate. Due vite così diverse. Eppure così unite. Come quelle due rotaie. Ed anche se lei non parla. Anche se lei si fa spogliare, come ha sempre lasciato fare. Eppure se lei non aggiunge altro. Anche se in quel non lo so c'è tutta la sua solitudine e delicatezza. Anche se sembra quasi che voglia morire e sparire. Ha ancora così tanto da vivere. Era questa la fine che avevo nella testa. Questo bilico che mi lascia libero di sognare. Quel singolo tassello, lasciato vuoto nel completo mosaico. Quel vuoto che non è imperfezione. Ma è la perfezione. Quel non lo so. Quel dubbio, che ci lascia liberi di immaginare.
E' una storia davvero bella. E' una storia completamente nuova. Che può essere quella di tutti noi. Una storia che non è assurda. O spostata in un modo impossibile. No, è una storia intima. Bellissima. Che va sicuramente apprezzata nell'ultima frase di Draco.
[...] Io l’amavo non c’era da aggiungere nient’altro. [...]
(E in tutto questo, Black era ancora nello specchio. Ops!!!) |