Una storia davvero semplice, ma che mi ha preso la mano e basta!
Dal testo:
Era il suo carattere, e ritenendosi una persona abbastanza forte e salda, John riusciva a passarci sopra. O meglio, si sarebbe anche arrabbiato se appena calata l’adrenalina del pericolo Sherlock non avesse bruscamente cambiato atteggiamento. Cominciava già sul taxi del ritorno, quando gli lanciava occhiate in tralice con un’espressione quasi colpevole, cercando un contatto in modo apparentemente indifferente, come se quei pur lunghi arti non avessero altro spazio nella vettura che accostandosi ai suoi. Poi, arrivati a casa… si scusava? Neppure per idea! Però si sedeva accanto a lui, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla, quei dannati riccioli profumati di shampoo che gli accarezzavano il collo e un atteggiamento remissivo che lo faceva capitolare immediatamente e senza riserve.
C’era tutto il tempo per cercare il loro equilibrio, questo era quanto pensava fino a un’ora prima, quando lo shock e la delusione avevano preso il sopravvento.
Travolta da un’insolita dolcezza nell’azzurro mare di Agosto,
vostra,
Setsuna
[Johnlock; Shmoop; #dolcezzanauseabondachepotrebbesfociareinlieveOOC, accenno di drug!use, alternativa post 4° serie]

Dal testo:
"Quando però apro la porta del nostro appartamento una sferzata di vento e pioggia mi arriva sulla faccia e mi accorgo che la finestra del salotto è spalancata.
"Sherlock, che stai facendo?" sbotto, accorgendomi della sua figura seduta al centro del divano a gambe incrociate, le mani in grembo e la testa reclinata sullo schienale, gli occhi chiusi.
"Volevo sentire la pioggia." è la risposta laconica che sento mentre vado a chiudere la finestra.
"E non potevi sentirla fuori?!" chiedo alzando la voce. Il pavimento è completamente allagato, così come i giornali e i libri sul tavolo e il divano è ridotto malissimo...
"Il divano però era dentro." è tutto quello che sa dire, con una leggera alzata di spalle."
AU!Twitterverse - Season four fix-it (sort of)

[ One Shot | Johnlock | explicit ]
«Sherlock!» Aveva spalancato la porta con violenza, terrorizzato da quell'ultimo grido, ma quello che si ritrovò davanti lo lasciò di sasso, stravolto, sgomento. Aveva richiuso, prima, la sua bocca che ormai aveva raggiunto il piano terra, e, poi, la porta della camera da letto di Sherlock che, probabilmente, non si era mai sentito così bene come in quel momento. Peccato che la stessa cosa non si potesse dire di John.

“Lei è?”
“Holmes, Sherlock Holmes.”
Era la prima volta che il detective si presentava con il proprio nome e cognome escludendo l’idea di entrare senza permesso nell’edificio, magari sgattaiolando a prendere le prove che gli servivano o a parlare con il sospettato di turno.
Ma quella volta c’era una valida ragione.
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Sono passati ormai 4 anni e mezzo circa da quando John ha fatto il suo ritorno a Baker Street ed è giunto il momento di mettere le cose in chiaro.

Ushuaia, ovvero un luogo alla fine del mondo, un luogo che non c'é. Un fugace ritorno, senza pretese.

John e Sherlock sono insieme, ma c’è ancora un muro tra loro: Sherlock non accenna a desiderare una vicinanza fisica, anzi pur di evitarla è disposto a rischiare la loro relazione.
Quando più tardi il consulente investigativo entrò nella stanza, trovò John ad aspettarlo con un fare nervoso e un sorriso brillante, e gli bastò fare due più due. Rimase bloccato sulla porta, inghiottendo a fatica, aspettando che il suo partner facesse la prima mossa.
“Sherlock…”
“Sì”. Non troppo incoraggiante come risposta, ma l’ex capitano dei fucilieri era determinato a portare il discorso ad una conclusione.
“Ecco… credo che tu sappia di cosa vorrei parlarti”.
“Di sesso. Di perché siamo insieme da tre mesi e ancora non l’abbiamo fatto”.
Il dottore sospirò sollevato. Era un bene non girare intorno al discorso, era un soldato non un poeta.
“Non succederà. Ti capisco se adesso mi dirai che la nostra storia è finita qui, era solo questione di tempo. So che hai delle esigenze normali, quindi non posso biasimarti”.
“Così deciso? Senza poterne discutere, come se fosse l’idea più brutta del mondo?”.
“Un’alternativa ci sarebbe. Potresti farlo con qualcun altro, hai il mio permesso, non mi importa”.

La tendenza autodistruttiva di Sherlock ad usare stupefacenti ha delle valide giustificazioni, secondo lui, ma non certo per il suo “amico” John che decide che qualcuno deve pur intervenire per aggiustare i problemi della sua vita, in qualunque modo. Dal testo:
John lo osservava come paralizzato, decifrando per quanto possibile lo sguardo azzurro che non gli era mai sembrato tanto meraviglioso. Si avvicinò al comodino, usando tutta la sua energia per muovere quei tre passi, visto che le gambe sembravano diventate di piombo (caduta di adrenalina?) fino ad impugnare la tazza. La porse al suo amico, che senza dire niente bevve a piccoli sorsi; la gola doveva essere ancora irritata dal vomito, ma il tè verde col miele era una buona cosa.
Stava per riprenderla quando la mano cedette, mandandola in cocci sul pavimento e così la tensione, lasciandolo svuotato e finalmente consapevole. Sherlock lo guardava come un bambino che fosse stato sgridato troppo duramente dai genitori, ma avendo scampato una punizione non sapeva se essere arrabbiato o chiedere scusa cercando di non abbassarsi troppo. Il cuore si strinse in una morsa e c'era solo un modo di porvi rimedio.
con amore,
Setsuna
[drugs!use, first!time]

Sherlock ha sempre amato il silenzio, l'ha sempre preservato da se stesso, è stato un compagno fidato e un consigliere discreto. Un amante notturno in serate poco docili. Un amante facile da addomesticare, o da domare. Facile da comprendere e da gestire.
Sherlock l'ha sempre amato, ma questa volta no. Questa volta il silenzio è solo dolore, è solo lividi violacei sulla sua pelle nivea e nuda, esposta, terribilmente disponibile.
Glielo dirà, un giorno.
Ma non oggi.
Sherlock!Centric, Angst with a happy handing
~Questa storia partecipa al contest "Slash! Occhio agli avvertimenti" indetto da Rebecca04 sul forum di EFP~

È una questione di controllo.
(breathplay, bondage, leggere dinamiche d/s)

« Divinità custode dello spazio e del tempo, nostro padre Chronos. » Ti inginocchi, stringendo con entrambe le mani la tua arma, dritta di fronte a te. Non la guardi, non guardi nessuno, forse guardi a terra, forse hai gli occhi chiusi.
Continui: « Concedimi potere! » Lo chiedi, quel potere, ma dentro di te, richiedi la forza di poter andare avanti, richiedi la resistenza per non cedere nonostante tu non riesca a trattenere quelle lacrime che, adesso, di ti scivolano sulle guance, ti strappano un pezzo di anima, perché quello che stai per fare, ti porta sempre via un pezzetto di te.
« Dark Doom Close! » E quelle solo le ultime parole, sono la sentenza della fine della morte stessa, la fine di Saturn.
Piccola One Shot in cui Sailor Pluto si ritrova a dover fare il Dark Doom Close per salvare la terra sacrificando, tuttavia, Sailor Saturn.

Una Pwp sulla JohnLock.
Per Watson, la depravazione di Holmes non ha fine.

"...Poi risollevò la testa, fiero e nobile, e lanciò il cavallo al galoppo. Lontano da Parigi, lontano da quella notte, lontano da lei…"
Questa storia partecipa al contest FERSEN / ALAIN

Tutti hanno un lato oscuro, un lato che non lasciano vedere a nessuno, perfino John è riuscito a tenerlo nascosto a Sherlock per tutto questo tempo, ma prima o poi doveva venire fuori...

Tirò fuori le chiavi dalla tasca interna del pesante cappotto nero che indossava, recuperò anche il cellulare per controllare l’ora: erano le 5:20, probabilmente era in piedi da quasi 24h. Per una volta poté ringraziare l’alcool che lo teneva sveglio, non del tutto lucido ma almeno era in piedi. Non ringraziò invece il suo compagno di sortite awardesche visto che Adam l’aveva abbandonato solo a se stesso in preda ad una tremenda febbre che l’aveva costretto a letto sin dal giorno precedente.

[Gaycraft]
Dopo quasi due anni di attesa gli Hurts finalmente sono pronti a tornare con un nuovo album. Theo e Adam hanno trascorso mesi lavorando fianco a fianco giorno e notte nel piccolo appartamento di Londra,ma questa vicinanza non è stata facile da sopportare, almeno per uno di loro..