"Amavo il teatro, ma ancora non sapevo in che misura mi avrebbe cambiato la vita"

Elia e Miska sono due volantini persi nel vento, due persone prigioniere di se stesse e del contesto che le ancora a terra in un mondo ingiusto e marcio, oltre i gelidi vicoli della Finlandia notturna e le infamie di un uomo di nome Asko.
Tra le righe c’è l’amore di Miska, quello contorto, opprimente e testardo; e quello di Elia, malato, abbietto e disilluso. C’è la lotta per una dignità negata, la fuga verso una libertà effimera, e poi c’è anche chi ha rinunciato a tutto e chi quel tutto non l’ha mai avuto.

“Avevo sedici anni, molti sogni, innumerabili speranze e una gran voglia di vivere. Non avevo mai conosciuto l’amore e non avevo mai visto il sole; però avevo letto di entrambi, di come si somiglino: una volta scoperti, trovati le tue giornate s’illuminano tanto intensamente che la notte e le sue ombre diventano solo un oscuro ricordo; in più una sensazione di calore e conforto s’irradia lungo tutto il corpo e nessun brivido potrà più scuoterlo; tuttavia, se ti avvicini troppo, entrambi ti bruciano, ti feriscono, lasciandoti cicatrici nascoste, ma non per questo meno dolorose.
[…]Avevo sedici anni quando mi fu strappata via l’innocenza.”

Spensi la sigaretta nel posacenere che tenevo sempre nascosto durante il giorno, e mi diressi al bagno.
I miei passi erano pesanti e svogliati, morti, e ogni tanto dovevo reggermi al muro per rimanere in piedi, e non cadere.
Mi tremavano le gambe.
Arrivai al lavandino, reggendomici debolmente con le braccia, e accesi la luce.
Quel bagliore mi fece girare la testa come non mai, mi riportò alla realtà.
Il mio sguardo cadde sul mio riflesso, su come le vecchie cicatrici si rincorrevano sulla mia pelle bianca, sul mio viso sovrastato dalle occhiaie, e dal trucco sbavato, dai capelli rossi come una macchia di sangue che fuori usciva irrequieta dal bordo delle mie labbra.
Sorrisi, “Fanculo”, e mi chiusi nella doccia, lasciandomi investire dal getto bollente.
Mi sedetti a terra, e piansi.

Custodisci, ti prego, gelosamente il mio segreto, e raccontami il rimedio per questo mio petto sanguinante.
Tuo, innamorato, Conte di Bergen.

Racconto epistolare, che fornisce un pretesto per discutere e riflettere sulla morte di un condannato. Un uomo assiste all'esecuzione di un suo amico, eppure gli sembra del tutto normale e comprensibile, addirittura quasi un divertimento... L'ho scritto vagamente ispirato da un'idea de "La lotteria di Babilonia" del grande J. L. Borges. Credo sia decisamente crudo nelle descrizioni, e più che mai spinto verso il gusto dell'orrido (io stesso ho provato un po' di apprensione nel rileggerlo) ma, paradossalmente, è stato piacevolmente divertente scoprire e indagare le possibilità descrittive delle varie schifezze. Sconsiglierei la lettura ai deboli di stomaco, per il resto divertitevi...

Voldemort arriva a villa Malfoy un attimo dopo che Dobby è riuscito a far scappare i prigionieri. «Cosa diavolo è successo qui?» La voce minacciosa del Signore Oscuro rimbombò nella sala.

Mago e strega oscuri pianificano il futuro del mondo magico. Per farlo hanno bisogno di seguaci. E per avere seguaci hanno bisogno di malie d'amore e intrighi di potere.