In fin dei conti anche quella musica naturale e liquida le era sempre piaciuta.
“Non esiste il brutto tempo, ma solo diversi tipi di bel tempo”, gli aveva detto più di una volta. “In una goccia di pioggia si possono vedere i colori del sole”.
Sperò che, memore delle sue parole, al posto di correre a ripararsi sotto una tettoia, un giorno Emilio si sarebbe fermato sotto il temporale e, reclinando il capo, avrebbe permesso a quelle lacrime naturali di rigargli le guance, recapitandogli gli unici baci che, vegliando su di lui dall'alto, gli avrebbe potuto donare.
[SECONDA CLASSIFICATA e VINCITRICE DEL PREMIO "MIGLIOR PROTAGONISTA" al contest puzzle indetto da Anatra.Valeria sul forum di EFP]

«Che scusa t’inventi, questa volta?» le chiese, cercando di controllare la voce.
Diana si mise nella stessa posizione dell’uomo, riducendo la distanza tra i loro volti. Guardò le labbra del suo interlocutore e il suo sguardo seguì la linea della mandibola, tornando poi agli occhi.
«Nessuna»
[Questa storia partecipa alla “Challenge delle Parole Quasi Intraducibili” indetta da Soly Dea sul forum di EFP]

Dimitriy è bello, amato, intelligente. Zakhar è brutto, vile e odia. Quando s’incontrano per pochi istanti, Zakhar odia Dimitriy al punto da volerlo, perché lui è tutto quello che vorrebbe. Zakhar non smette di odiare, ma non sa che l’odio porge il conto. Sempre.
Ogni sera, Zakhar urlava.
Usciva da casa, camminava nella neve e si accovacciava sulle sponde del Moscova. Poi, con estrema lentezza, avvicinava il volto all’acqua gelida. E urlava. Urlava, Zakhar, tutto il suo odio.

Non lo dice mai a nessuno, ma ha tanta paura di rimanere in casa quando i suoi fratelli non ci sono. Perché quando suo padre è ubriaco e inizia a strillare, a insultare, a picchiare e far male, Ethan si ricorda di avere solo quattro anni e non sa cosa fare. Non sa come difendere la mamma.
Ma oggi è peggio del solito.
Oggi Ethan non riesce a capire quello che vede, ma sa che è molto peggio.

« ...e sono nei guai perché se mi scoprono finisco in galera per tutta la vita! E ho paura... perché più cerco di uscirne più ne rimango invischiato!... ed è tutta colpa tua che mi hai trascinato in questo giro di merda, ti odio cazzo!» [...]
Grigorij lo guardò "dio, sei un casino vivente. E mi piaci per questo."

La vita di Nilde non potrebbe essere più normale e prevedibile: è una comune studentessa, iscritta all'università di Pavia, con genitori troppo soffocanti che la spingono a ottenere voti sempre più alti, senza concederle il lusso di avere una vita sociale.
Ma tutto cambia, quando scopre di essere incinta del suo professore di lettere.
Disclaimer: tutti i personaggi presenti in questa one-shot sono frutto della fantasia dell'autrice, così come gli avvenimenti narrati. Qualunque caso di omonimia con persone realmente esistenti è da considerarsi come puramente casuale.

Questa storia partecipa alla "Challenge del Superfluo" indetta dal gruppo Facebook Il Giardino di Efp.
Prompt: 23, poltrona.
Ho scritto ciò che mi è subito balenato in testa per questo prompt: qualche ricordo del mio nonno paterno e qualche ricordo del mio nonno materno.

--- Se ti droghi ti capisco, perché il mondo ti fa schifo; se non lo fai ti ammiro, perché sei in grado di combatterlo. --- (cit. di Jim Morrison)
Breve componimento di genere drammatico.

Gli occhi grandi e lucidi, dal colore di foglie d’autunno, facevano ora da cornice ad un viso malinconico e preoccupato, mentre le labbra della ragazza parevano quasi tremare per enfatizzare la forte emozione provata nel decantare riflessioni che, come insegnamenti, aveva già fatto sue dopo una prima e distratta lettura.

Non sempre il tempo guarisce le ferite.

Come lo spieghi ad una persona che non sai amare?
Come spieghi ad una persona, la quale ti ama, che ogni volta che lo guardi negli occhi non provi assolutamente nulla?
Come puoi continuare a vivere con questo peso sul petto, questa responsabilità?
Non puoi.

*La storia partecipa al Contest "Tra Dove e il Quando" indetto da _Earth_ sul forum di Efp*
*La storia partecipa anche alla Challenge "Seasons Die One After Another" indetta da me sul forum di Efp*
• Non aveva voluto risponderle, come avrebbe potuto? Voleva dire imprimerle un bollino di scadenza sulla fronte.
E lei non voleva, era stata chiara su questo.

Jacob Johnson è un ragazzo inglese tradito e distrutto dalla sua stessa vita.
Durante l'infanzia, la sua è una vita meravigliosa. Nell'aria non è presente nient'altro che felicità, spensieratezza, serenità, armonia, e tanta gioia. Tuttavia, in un solo momento, la sua vita si stravolge interamente, a causa di un evento traumatico dal quale egli riesce ad uscire, seppur sconvolto e divorato da un asfissiante dolore che lo logora e che è destinato a restare per sempre insieme a lui.
Da quel momento, la vita di Jacob cambia totalmente. Adesso ciò che prima sembrava essere una vita segnata dalla pura felicità è diventata una sofferente esistenza, marchiata da sconforto, rabbia, tristezza, paura e delusione.
Ma un giorno nella sua vita sembra riaccendersi un barlume di speranza, grazie alla conoscenza di una ragazza che si è appena trasferita nel quartiere di Londra in cui egli vive, Westminster. L'avvento di questa ragazza apparentemente innocente cambierà per sempre la vita di Jacob e porterà ad una serie di incredibili eventi, riportando alla luce alcune ombre del suo passato e delle sconcertanti verità... ma non è tutto.
Nessuno può comprendere il caos che si attenua nella sua mente, come nessuno può percepire il celere sgretolarsi della sua vita.

Quando l'amore per la vita,va oltre le regole della morte.

Stasera vorrei parlare con qualcuno dei miei problemi di garzone di bottega . Oppure in alternativa , vorrei mettermi in auto e andare dove mi pare , per la città da solo con le mie lacrime , con l’amore che mi costringe a scendere in basso, fin laggiù nelle viscere della mia città , dai tanti volti e dalla tante musiche. Vorrei provare a raccontare di quella volta che ho provato a volare in alto , ed era troppo tardi per giungere vicino alle grigie nuvole . O di quando provai a rincorrere un treno ma era già tutto , troppo tardi , poiché era ripartito verso un'altra città. Rimasi di stucco sapere che molti dei miei amici erano partiti via . Rimasi con una lacrima nel palmo di mano , mentre il treno da Roma mi riportava a Napoli e alla stazione di latina vidi una coppia stringersi nell’aria gelida di gennaio. O come quella volta che andai a Mosca , senza maschera.