Mia carissima! È un piacere immenso ritrovarti con ben due (e dico DUE!!!) aggiornamenti della stessa storia! Come sai sono una tua grande ammiratrice ed estimatrice e trovo che tu sia particolarmente brava nel riuscire a far trapelare attraverso la scrittura i pensieri e le emozioni dei personaggi. Continuare con i complimenti sarebbe inutile: innanzitutto, credo proprio che tu sia ben consapevole delle tue doti; inoltre finirei col rubare parole ad una recensione che – ahimé! – sarà davvero molto lunga!
Con orrore, tra l’altro, mi sono resa conto di non aver mai recensito il primo capitolo… ohi ohi! Chissà che diavolo mi era successo in quel periodo! Io, la logorroica Dolina, non ho speso nemmeno una parola per questo quasi capolavoro che stai sfornando? Imperdonabile… davvero!
Ovviamente, intendo rimediare come meglio posso, confrontando innanzitutto il primo capitolo con l’ottavo, e poi dedicandomi anche al nono, che, davvero, trasmette delle emozioni uniche.
A questo punto penso tu possa ben capire come mai la mia recensione sia stata pubblicata in clamoroso ritardo: me ne scuso, e spero che comunque il mio commento compensi la lunga attesa.
Bene… pronta per sorbirti un papiro di roba? Oooook… si comincia a fare sul serio, allora! ^_^
La prima cosa che ho dovuto fare per sperare di lasciarti una recensione decente è stata rileggere assolutamente il primo capitolo. È del tutto ovvio che ci siano molte somiglianze fra quest’ultimo e l’ottavo, ma i differenti punti di vista con cui inquadri la medesima situazione, e il fatto stesso che giunti al penultimo capitolo pubblicato ormai il lettore sia a conoscenza dei fatti pregressi, fanno sì che essi siano caratterizzati da sfumature diverse; simili, appunto, ma non del tutto. L’incipit della tua storia, quello cui dai avvio al primo capitolo, riesce a catapultare fin da subito nel bel mezzo del racconto, senza intercessioni e senza giri di parole. È scarno, emblematico, tragico e devastante:
"Le tue continue mancanze di rispetto mi hanno stancato!”
Dodoria scrutò la schiava con disgusto. La rabbia illuminò i suoi fetidi occhi viola, ora ricolmi di stomachevole desiderio, facendoli dapprima stridere come brace e poi indugiare sulle forme prosperose della donna che gli era accanto. Quella terrestre era diversa dalle femmine comuni, ma non era male. “Devi portarmi rispetto” sibilò ancora, ad un palmo dalla sua bocca, strappandole una smorfia piena di repulsione.
La capacità di spiazzare, tipica soltanto dei bravi scrittori, trapela senza troppe titubanze già in queste poche righe. Certo, la sorpresa nello scoprire un Dodoria tanto sadico e spietato e una Bulma prigioniera e prediletta di un Freezer dittatore è nulla in confronto all’appurare poco più avanti che il principe dei saiyan condivide con la donna quasi il medesimo triste distino: quasi, appunto… perché lui la protezione di Freezer non ce l’ha.
La dignità di Bulma sembra appesa a un filo: la ribellione, che solitamente è il suo pane quotidiano (“Tu. Non. Sei.Freezer.” osò replicare allora la ragazza), e l’astuzia che a mano a mano abbiamo imparato a conoscere leggendo i vari capitoli, sembrano vacillare di fronte ad una minaccia evidentemente tremenda:
“Ad ogni modo” proseguì Dodoria, “Ho deciso di punirti e finché non torna, io posso farti fare tutto quello che voglio.”
“No, non puoi.” replicò lei a voce più alta, sfidandolo con lo sguardo “Tu... schifoso...”
“Silenzio!” controbatté l’alieno rosa, schiaffeggiandola con veemenza sul viso fino a farla illividire. “Dovresti ringraziarmi, visto che sono clemente ho deciso di punirti in modo lieve… così ti ricorderai per sempre chi comanda.” E schioccò le dita.
Compare a questo punto un personaggio austero nella sua fierezza e sublime nella sua magnificenza, uno schiavo reso bellissimo da quel miscuglio afrodisiaco a cui si arriva solo fondendo la genetica e le esperienze di vita: perché Vegeta è splendido, certo… le meravigliose fattezze del principe non possono che essere un dono della natura! Ma le tremende umiliazioni che ha dovuto patire e le profonde ferite che il suo animo reca, nascoste da uno strato di epidermide ambrata sopra i muscoli forti e virili che circondano il suo potente scheletro,hanno contribuito a plasmare ancora di più il suo corpo perfetto e ad accrescere forse senza limiti, una potenza già destinata per natura ad essere smisurata.
Bulma sembra cadere preda nel panico nel momento in cui si trova davanti il principe dei saiyan: alla luce di quanto narrato nei capitoli precedenti, sappiamo che la ragazza ha già avuto a che fare con lui e che era già a conoscenza del suo odio non troppo represso nei confronti di Freezer. Sa anche, però, che in precedenza si era tradita, sputando in faccia a Vegeta tutto ciò che realmente pensa del tiranno che la tratta come una figlia. La ragazza non può che essere confusa dall’apparire del principe, e ci mette anche poco a capire dove Dodoria voglia andare a parare: il mostro rosa si sente profondamente offeso da certe presunte illazioni di Bulma sul suo conto. In realtà, non sono certa di aver capito troppo bene il passaggio in questione (provo a spiegarmi come meglio posso, sperando di non fare una figuraccia): ricordo molto bene che Bulma, alle prese con un Cell al quanto adirato per il comportamento di alcuni sottoposti di Freezer, aveva cercato di salvare il salvabile mostrandosi il più possibile scaltra e mettendo in cattiva luce gli altri, come a voler dimostrare che il “meglio” dei tirapiedi di Freezer, e l’unica degna di meritare un briciolo di considerazione, altri non fosse che lei stessa, sua figlia, e che il comportamento imbarazzante di tutti gli altri poteva benissimo essere ignorato, se non addirittura compatito. Bene, l’esordio del capitolo ottavo lascia presupporre che Vegeta abbia riferito a Dodoria presunti discorsi poco gratificanti proferiti da Bulma riguardanti proprio il mostro rosa:
Vegeta respirò a gran polmoni l'aria che penetrava nel locale con tanta audacia, e mise le braccia sotto la testa per rilassarsi.
Il suo piano era iniziato bene, Dodoria si era incazzato alla grande quando lui gli aveva raccontato di come la Figlia di Freezer avesse osato deridere i suoi modi a tavola. Bugia. Grande bugia.
A questo punto credo di poter intuire che Vegeta abbia ingigantito la faccenda in modo da far arrabbiare ancora di più Dodoria e velocizzare così l’attuazione del suo piano. Deduco anche che Bulma non abbia rigettato le accuse perché consapevole comunque di aver messo in cattiva luce i sottoposti di suo padre agli occhi funesti di Cell. (Ok… se non dovessi aver capito una ceppa, sei liberissima di insultarmi xD)
Nel clima che si viene a creare nella stanza c’è un turbinio di emozioni davvero soffocante: il delirio sconnesso di Dodoria e la sua sete di vendetta; la calma apparente di Vegeta che tenta di soffocare il suo istinto omicida e il senso di frustrazione nel dover patire l’umiliazione di obbedire ad uno sciocco bastardo sadico; l’ammirazione reverenziale di Jeeth nei confronti del corpo statuario e perfetto del principe dei saiyan, un’ammirazione che sembra avvicinarsi senza troppi dubbi ad una bruciante e non troppo ben celata attrazione fisica; la disperazione di Bulma, che preferisce umiliarsi e giurare obbedienza eterna a Dodoria in assenza di Freezer pur di non perdere ciò che di più prezioso le rimane.
E tutto ruota intorno a quest’ultimo particolare: la splendida, eccitante, sublime, affascinante e intelligentissima figlia di Freezer conserva ancora intatta la propria verginità. Nonostante la ragazza sia l’oggetto del desiderio sessuale di tutti o quasi gli individui che circolano su Frost (quasi, perché Cell, in quanto androide, sembra non provare affatto quel tipo di interesse nei suoi confronti), ella ha potuto facilmente mantenersi pura grazie all’assidua protezione di Freezer; protezione che – ahimé – proprio in questo momento è venuta pericolosamente a mancare.
La giovane azzurra si sente in trappola: mostrando un po’ troppa pudicizia per i gusti perversi di Dodoria, Bulma è costretta comunque ad ammirare il corpo denudato del principe, obbligato a spogliarsi per ordine del mostro rosa. Lo stesso Vegeta tollera a malapena che gli venga impartito un simile ordine, ma decide comunque di obbedire: deve, perché sa che assecondare Dodoria è l’unico modo per rimanere solo con Bulma e poterle finalmente parlare; deve, perché solo mantenendo il sangue freddo può sperare davvero di dare avvio alla sua rivolta; deve, perché la stessa Bulma deve convincersi che lui stia facendo sul serio, e tradirsi adesso significherebbe mandare tutto in fumo.
Poco dopo, Dodoria intima alla ragazza di mostrare i seni al principe. Questo è stato di sicuro lo spezzone più rivoltante del capitolo ottavo e del prologo: è a questo punto, infatti, che la dignità di Bulma viene violata con tutta la brutalità possibile. Lei, così pudica e casta, viene costretta da un tiranno in seconda a mostrare un parte intima di sé, con il solo scopo di essere svergognata, derisa e umiliata. Deve farlo: è costretta a cedere perché l’ulteriore minaccia del suo aguzzino non lascia possibilità di scelta: “Ho detto di spogliarti!” tuonò Dodoria, con fare piuttosto contrariato “I tuoi seni! O preferisci che io faccia brutalizzare il tuo corpo da tutti i sayan rinchiusi nei sotterranei? Scegli!”
La situazione sembra ormai pericolosamente sfuggita di mano: Bulma si sente braccata e non sa come venirne fuori. Viene sollevata di peso e trascinata nella stanza in cui, secondo il piano del mostro, la donna verrà stuprata da Vegeta. Per lei sembra essere la fine: il principe entra in quella camera, solo, nudo e bellissimo e vanifica tutti i disperati tentativi di difesa della donna buttandola a forza sul letto e strappandole l’ultimo brandello di stoffa che protegge ancora la sua femminilità. Le grida di Bulma si disperdono dentro e fuori la stanza e sembrano essere sufficienti affinché il piano del principe vada finalmente in porto.
Il finale è da brividi
“Dimmi, donna” soffiò accanto al suo viso, “Cosa sei disposta a fare per non essere presa?” chiese a voce bassissima, emettendo un sibilo serpentino ed ottenendo indietro qualche gemito stordito, “Cosa sei disposta a sacrificare per non essere marchiata ed umiliata come una bestia?” proseguì, mentre le mani ruvide e callose arrestavano il loro esplorare e si allontanavano, tornavano indietro, risalivano fino al volto sciupato e scomposto della sua vittima, “Cosa sei disposta a dare in cambio della mia pietà?” la fissò negli occhi cerulei, estirpandole uno sguardo stranito e confuso.
[…]
“Cosa... cosa vuoi da me?” riuscì a chiedergli, in un sussurro flebile ed indeciso, dopo essersi sentita svincolare la bocca dalla presa ferrea che solo qualche attimo prima le aveva impedito di fiatare "Cosa...?"
“Voglio stringere un patto” replicò lui celere, sollevandosi in ginocchio sopra al suo corpo inerme e nudo, “Sei disposta a contrarne uno, Figlia di Freezer?”
[…]
“Principe dei Sayan, cosa posso fare che sia in mio potere per esprimerti riconoscenza?”
“Devi darmi l’unica cosa che voglio” replicò lui, guardando il soffitto della stanza.
“Cos’è che agogni?” lo interrogò lei, confusa.
Vegeta la guardò in viso. Come un felino si avvicinò al suo corpo, obbligandola a sdraiarsi di nuovo. Lei tremò, ma lui non la toccò nemmeno con un dito.
“Ciò che mi è stato portato via” mormorò lui sulle sue labbra color pesca, mentre i passi di una guardia facevano temporeggiare entrambi. Ma nessuno aprì la porta ed il sayan si allontanò di nuovo, seppur di poco.
Lei lo guardò senza capire e si fece più attenta, mentre Vegeta si accostava clandestinamente alla sua bocca schiusa e le sibilava addosso, facendola nuovamente rabbrividire.
Per gli inferi, quel sayan era così bello...
“Devi darmi la libertà”
È quasi difficile riuscire a trovare le parole adatte per descrivere il vortice di emozioni suscitato solamente da questo epilogo: quanta disperazione e quanta voglia di rivalsa emergono tra le righe di questo drammatico dialogo! Vegeta qui è quasi un sognatore ad occhi aperti: la forza bruta che lo caratterizza e la spietata essenza del suo animo guerriero sembrano non riuscire a spegnere le frivole speranze che lo accompagnano da quando un destino crudele lo ha portato ad essere un Gladiatore dell’arena di Frost. Non si è mai davvero rassegnato alla sua condizione di prigionia e non ha mai accettato una schiavitù che va contro il suo essere principe, e dunque sovrano. Ha sotto di sé, fragile, inerme e bellissima, una splendida vergine che potrebbe facilmente essere sua, eppure desiste perché preferisce continuare a coltivare disperatamente e fino all’ultimo il suo grande sogno di libertà.
A prescindere dal fatto che trovo estremamente melodioso il suono di questa parola, c’è anche da dire che essa esprime una moltitudine di concetti affini e legati tra loro che spesso diventa impossibile descrivere separatamente: la libertà è non sottostare a nessuno, certo, ma è anche diventare padroni di scegliere della propria vita… forse, in questo momento per Vegeta vuol dire persino spodestare Freezer e prendere il suo posto (ed ecco che il concetto di libertà si mescola a quello di potere e di gloria). Una cosa è certa: fino ad ora il principe sembra bramare la libertà più di quanto desideri sottomettere Bulma con la forza.
Passando al nono capitolo (finalmente, penserai tu!), assistiamo al dialogo tra Bulma e Vegeta, e l’oggetto del discorso è proprio la tanto agognata libertà del principe. La ragazza sembra decisamente rimanere coi piedi per terra più di quanto non abbia intenzione di fare il saiyan, che invece pare già avere un piano ben preciso in mente. È davvero curioso il modo in cui hai caratterizzato Vegeta in questa storia, e soprattutto il suo modo di porsi nei confronti di Bulma: nell’esporle il piano, pare quasi che il principe avesse da sempre dato per scontato una sua collaborazione, come se fosse ridicolo il solo metterla in dubbio. È ovvio che un piano del genere, così come esposto dal guerriero, non può essere attuato senza l’aiuto di un’altra persona e, alla luce dei fatti narrati, l’unica che abbia davvero la possibilità materiale di aiutarlo è soltanto lei. Chissà… forse il principe si era accorto già da tempo che la bella figlia di Freezer è tutta’altro che indifferente al suo fascino di guerriero tenebroso e dannato! Chissà…
Fatto sta che alla fine, seppur dopo diversi tentativi di convincimento e numerose parole spese nella causa “liberiamoci da questo tiranno e dai suoi fetidi tirapiedi”, la ragazza sembra finalmente cedere. Al diavolo i bracciali, le gabbie e tutti i ceffi poco raccomandabili che gironzolano per Frost! Anche se le richieste di Vegeta sembrano impossibili (prevedrebbero tra l’altro la collaborazione forzata del padre di Bulma e dello scienziato che si occupa di baby) e le obiezioni della terrestre più che ragionevoli (“Se io potessi sporcarmi le mani con il suo sangue, lo avrei già fatto. Ma io sono una donna qualunque e come tu ben noti anche una terrestre con una forza combattiva misera, dovresti ricordartelo. Freezer è immune a tutti i tipi di veleni che io conosco e ha il sonno leggero. Ti basta come argomentazione? Questo discorso finisce qui” ), alla fine il principe riesce a convincerla, ricordandole in maniera non troppo disinteressata la risposta che lei gli aveva dato alla domanda vivo o mosto? rivoltale dal guerriero stesso circa Freezer. Nonostante la titubanze, Bulma rimane affascinata dal discorso proferito da Vegeta: lo ammira perché lui è sincero, mentre lei per proteggersi ha dovuto mentire per quasi tutta la vita.
Bulma ha paura, ovviamente. Sa che sarebbe giusto aiutarlo ma è consapevole di essere una nullità in confronto alla potenza di Freezer. Ma Vegeta ha un disperato bisogno di lei:
Ci fu un attimo di silenzio infinito. Tempo passato da Bulma a rimuginare su se stessa, e tempo passato da Vegeta a trovare il modo di piegarla.
Non poteva fare tutto da solo. Era schifoso ammetterlo, e piuttosto degradante, ma lui non era un idiota. E lei conosceva il modo per annullare il potere dei bracciali. Se glielo avessero chiesto il sayan avrebbe risposto che non gli importava, ma la verità era che lei doveva aiutarlo e che in cambio lui l’avrebbe protetta. Era un ragionamento folle e perverso.
Fatto di una gelosia fuori luogo, assolutamente incomprensibile e mattoide.
Ma lui non riusciva a trattenere quella parte istintiva che tanto lo caratterizzava. Un minuto prima l’aveva quasi strozzata, ora rifletteva sul da farsi e su come preservarla dalle mani di Freezer.
Quanto c’è di meraviglioso nella collaborazione forzata tra un buono e un cattivo! Credo sia quanto di più sublime la mente umana possa tirar fuori: è eccitante perché alimentata dalla perversione; è affascinante perché cela in ogni sua piega un costante pericolo; è terrificante perché spesso necessaria.
Bulma capitola definitivamente quando Vegeta le fa notare che il suo atteggiamento la fa apparire come la sgualdrina di Freezer: è una donna fisicamente debole, certo, ma ha una dignità che la graffia e dentro e preme per uscire da quel fragile corpo. Vegeta riesce chissà come ad esternarla:
“Forse una volta. Ma ora lo sei. Ogni volta che pieghi la testa, tu lo diventi. Ora, hai solo una scelta da fare e bada alla tua risposta perché non si presenterà un’altra occasione. Tra tre settimane esatte sarà imbastito il grande torneo e Freezer lascerà il suo posto d’onore per alimentare la sua sete di gloria. Devi solo dire sì… o no.” Le piantò gli occhi torbidi in viso, “Vivo o morto?”
Bulma non se ne accorse nemmeno, ma una lacrima le scavò ambedue le gote. “Morto” mormorò, sommessamente
Vegeta incalzò. “Da che parti stai?”
Un’altra lacrima. “Dalla parte dei sayan” E ancora una.
Bello. Meraviglioso. Sublime! La collaborazione sembra poter essere avviata davvero, ed è la stessa Bulma a far presente a Vegeta un modo per fermare l’unico problema che il saiyan non sa come affrontare, ovvero Baby.
A questo punto direi che è il caso di lasciare da parte un attimo tutto il contesto non proprio idilliaco intorno ai personaggi per soffermarmi un po’ sul rapporto Bulma/Vegeta. Siamo ormai arrivati a un momento di svolta. Il patto è stretto, ma ancora manca un piccolo tassello: cosa ne sarà di Bulma una volta che avrà aiutato il principe a mettersi in fuga? È proprio a seguito di questo interrogativo posto giustamente dalla ragazza che il rapporto tra i due sembra in qualche modo accendersi: Vegeta ha un obiettivo, e il suo obiettivo non prevede la presenza di donne intorno se non in veste di concubine. Ma la ragazza vuole delle garanzie! Vuole essere sicura che il principe si occuperà di lei permettendole di scappare.
Una volta ricevute le tanto sperate garanzie, la vicinanza anche fisica tra i due giovani diventa la vera protagonista della storia:
Lui sorrise e fece un passo avanti. Dolci e morbide? Ma perché le gambe si muovevano da sole in avanti? Cosa si era fuso? Il cervello e anche la logica? “Non aspetto altro”
Bulma si rese conto di quella prossimità ed indietreggiò fino a costeggiare il muro. “Sei troppo… vicino. Allontanati” Tremava? Era arrossita? Dolci e morbide?
Lui ghignò “Non avrai paura anche di me?”
Lei gli tenne testa, sollevando il mento, “Io non ho paura di te” ma quell’atteggiamento non lo convinse neanche un po’.
“Allora, mi temi”
Bulma deglutì a fatica. Troppo vicino. Troppo bello per resistere al fascino delle profonde oscurità o riuscire a non guardarlo.
“Solo un folle non ti temerebbe” soffiò, ansiosa, guardandolo intensamente negli occhi. Brace. Ardente brace da caldano.
Lui arricciò la bocca in un sorriso diabolico. “Risposta giusta, donna” ed in un palpito la baciò.
L’intimità che viene a crearsi tra i due personaggi dopo la promessa del principe di occuparsi anche della fuga della ragazza, sfocia nella rudezza e nella passionalità. Non è vero che Bulma non ha paura, e non è vero che lei lo teme soltanto: per lei quel saiyan rappresenta non solo un valido guerriero dall’animo ribelle, ma è principalmente tutto ciò che Bulma non ha mai avuto modo di conoscere ancora! È passione allo stato puro, vigore, temerarietà, passionalità, SESSO. Nei pensieri sfuocati della giovane azzurra viene fuori tutta la comprensibile paura di trovarsi di fronte ad una tentazione cui è difficile non cedere, ma frenata senza intoppi dalla consapevolezza di non essere pronta e, forse, nemmeno all’altezza: Si chiese cosa mai sarebbe accaduto se lui avesse deciso di possederla per davvero. Dentro di lei. Fino in fondo. Ne aveva sempre sentito parlare, non aveva mai capito, ma il terrore riprese piede com’era giusto che l’ignoto facesse.
Lui non pensava affatto.
Nella paura, Bulma trovò il gavitello di salvezza e si staccò violentemente da Vegeta con un sobbalzo.
Quello non era un gioco, tantomeno un gioco fatto di dare e avere. Un gioco fatto di favori. Perché poi non avrebbe potuto tornare indietro. Lei non era ancora pronta per certe cose. E lui ne conosceva anche troppo di quell’argomento per poterle andare incontro, Bulma lo immaginava.
Ora, a prescindere dal fatto che la situazione in cui si trova Bulma è di per sé tremenda, anche lei è umana, e anche lei non può non subire il fascino di un uomo dannatamente bello a pochi passi da lei. Questo spezzone mi è piaciuto davvero tantissimo! Qui traspare senza troppe remore la paura di una verginella qualunque alle prese con un uomo non solo molto più esperto, ma anche infinitamente affascinante e provocatore *scende una lacrima in ricordo dei bei tempi che furono*.
Direi che anche questa è una tematica sulla quale si potrebbe dibattere a lungo. Io tra l’altro adoro questo genere di situazioni: e quale fanciulla inesperta non ha mai sognato di avere a che fare con un amante così? Forse, solamente quelle che credono in maniera oltranzistica nel fantomatico principe azzurro!
Be’… io al posto di Bulma sarei forse crepata (forse… ahahahahha xD diciamo solo forse…), e il suo tentativo di respingere il principe e di auto convincersi di averlo trovato rude è probabilmente un modo un po’ ingenuo per tenere a bada i propri sentimenti contrastanti. Una cosa è però sicura:
Vegeta sorrise in mo do sghembo “E non era rozzo, ti è piaciuto”
Lei arrossì all’istante e sollevò il mento con fare quasi sdegnato “No”
“Sì, invece. Facevi odore di rose notturne.”
A Bulma si spezzò il fiato in gola.
Lui era fuoco.
Meraviglioso! Non ho altro da aggiungere…
9dolina0 |