Amika eluonora, io stale sclelando come scimia che vede bananna.
No seriamente, aaaaah, sto male, troppo male, troppissimo malissimo. Io amo questo capitolo, tu capisc? LO AMO.
"Quando entrano nella mia stanza e mi dicono che il direttore mi deve parlare, acconsento senza neanche proferire parola. Jared prova a dissuaderli, ma sa anche lui che non può fare niente per impedire loro di portarmi via.
Perciò, durante tutto il percorso verso l'ufficio, tengo la testa bassa e lascio che mi guidino loro. Ogni tanto alzo lo sguardo per cercare di capire in quale parte dell'istituto mi trovo, ma più andiamo avanti, meno ci capisco. Prendiamo addirittura un ascensore, cosa che pensavo non esistesse dentro a questa struttura. Per questo mi stupisco ancora di più quando vedo una delle due guardie premere il terzo pulsante.
Non credevo ci fosse anche solo un piano superiore, ma a quanto ne pare ce ne sono addirittura due.
Non appena usciamo da quello spazio angusto, mi fanno attraversare un corridoio bianco come tutti gli altri che ho già visto, per poi farmi fermare davanti a una porta.
Una guardia è concentrata sul suo auricolare, qualcuno gli sta parlando. Improvvisamente, come se si risvegliasse da un sogno, mi spinge a entrare con poca gentilezza, mentre pochi secondi prima sembrava l'uomo più rispettoso del mondo.
Non mi spreco nemmeno a guardarlo storto, seguo solo ciò che mi è stato detto.
“Siediti, Jade.”
Avanzo nella spoglia stanza, che a quanto pare non è un ufficio, ma solamente quattro mura. Quattro mura innalzate solo per interrogare dei poveri malati.
La sedia è al centro della stanza quadrata, così la raggiungo e mi ci siedo con noncuranza.
“Avrei bisogno di farti qualche domanda” dice un uomo dai capelli brizzolati. È girato dall'altra parte, perciò non lo vedo in faccia.
“Mi dica, direttore” dico accondiscente.
“Sai per caso come ha fatto il tuo amico Bieber a sbloccare quei codici di accesso della porta principale?”
L'uomo si gira e per poco non mando di traverso la mia stessa saliva. È identico a Grey.
Dopo un primo momento di sorpresa, però, mi accorgo che non è effettivamente lui e che la somiglianza non è così accentuata come pensavo. Lui ride della mia reazione, mettendosi una mano davanti alla bocca per mascherare le sue risate.
“Che ha da ridere?”
“Dovresti vedere la tua faccia, signorina”
“E' solo che-”
“Claudius Grey è mio fratello, Jade Lennox. E se tu te lo stessi chiedendo: no, non mi importa niente se rimani qui o se finirai sul Treno. Gli affari di mio fratello finiscono non appena le persone che manda qui varcano questa soglia.”
Indica le pareti che ci circondano, mentre io rabbrividisco.
“Il mio nome è Wade Grey, e se vuoi continuare a vivere sarà meglio per te che tu sappia rispondere alla mie domande; oppure, se non ne fossi in grado, di procurarmele.”"
Ed ecco che entra in scena il fratello dello stronzo. Il mio acerrimo nemico, colui che non dev'essere nominato. CLAUDIUS GRAY. Ok, l'ho detto, e forse adesso morirò... o forse no.
Ja, scrivi benissimo troya. Te inviddeo, casso.
"Non ho potuto dirgli niente. Non ho potuto perché non so effettivamente come abbia fatto a sbloccare quei codici, ma anche se lo avessi saputo, non avrei proferito parola.
Non si caccerà in ulteriori guai per colpa mia, lo è già fino al collo, e io non sono da meno.
Mi sembrano passati secoli da quando mi sedevo qui e scrivevo che mi sembrava di impazzire.
Ora, però, tutto ha una sua normalità e io mi sono abituata a questo posto: era l'ultima cosa che volevo, pensavo fosse la peggiore.
Adesso so che non è così, perché Wade Grey mi ha...come dire, chiesto espressamente di estorcergli più informazioni che posso.
Mi ha proibito di parlarne col mio compagno di cella, e io non lo farò, non voglio coinvolgerlo.
Ciò che mi ha salvato dai sospetti del direttore (che comunque nutre, ne sono sicura), è il mio essermi comportata come un coniglietto indifeso. Mi sono mostrata docile e ubbidiente, come se la prigionia mi avesse davvero cambiato.
In realtà lo sono davvero, ma non in peggio, non mi ha domata e mai lo farà.
Mi ha motivato e mi ha spinto a cercare una via d'uscita, morale o materiale.
E Justin è la risposta a entrambe, ed è per questo che non farò mai ciò che mi è stato ordinato. Non lo farò perché sono egoista, non lo farò perché voglio uscire di qui, non lo farò perché non voglio che venga portato via dal Treno.
Domani pomeriggio mi lasceranno uscire nel giardino anteriore e lì potrò trovare Justin, senza che lui sappia che è tutto un meccanismo subdolo per arrivare a determinati scopi.
Ma ho già detto che non farò ciò che mi è stato ordinato. Andrò da lui e mi preoccuperò e loro ci crederanno. Lui ci crederà. Penseranno che stia cercando di conquistare la sua fiducia per potergli chiedere le informazioni. Penseranno il torto, perché non ho intenzione di tradirlo.
Non lo farò perché sono egoista.
Non lo farò perché voglio uscire di qui.
Non lo farò perché non voglio che venga portato via dal Treno.
Non lo farò perché credo di amarlo."
Ammettilo, lurida. Ammettilo che hai scritto tutto ciò apposta per farmi stare male. AMMETTILO! Io boh, io li shippo tropperrimo porca petunia. Io li shippo come se non ci fosse un donanis, us, ass, pss, badaboom cha cha. "Non lo farò perché credo di amarlo" Jaduccia si dichiara. Sono la ragazza più felice dell'earth.
"È quasi il tramonto del terzo giorno da quando sono stata interrogata, quando posso uscire all'aperto e respirare l'aria frizzante di inizio marzo.
Un mese fa mi sarei accontentata e sarei stata felice di sentire il vento freddo sul viso e di vedere il sole tramontare, ma ora tutto ciò non conta più niente.
Non conta più niente non appena vedo una figura snella all'ombra di uno degli alberi del giardino.
La mia vecchia guardia, Cliff Burton, mi porge il giaccone nero che uso sempre per uscire, io lo afferro al volo e me lo infilo mentre cammino spedita verso Justin.
Mi fermo soltanto quando sono a pochi passi da lui, col cuore che batte a mille, impaziente e timorosa al tempo stesso di parlargli.
Devo fare il doppio gioco con Grey e non sarà facile, Justin ne dovrà essere a conoscenza.
Lui non si gira e non dà segno di avermi sentito, ma è ovvio che avverte la mia presenza, sono a poco più di un metro da lui.
Sto per dire qualcosa, qualunque cosa, anche un solo “ciao”, quando lui si gira.
Il mio cuore perde un battito, non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancato. Di quanto desiderassi la sua presenza.
“Jade”
Non appena lo sento pronunciare il mio nome, non resisto e lo abbraccio. Sembra spiazzato, perché risponde solo dopo qualche attimo, come se avesse paura di cosa potrebbe succedere.
Non succede niente, idiota.
Nel momento esatto in cui mi stringe, sento dei brividi lungo la schiena e capisco di sentirmi a casa.
Nessuno dei due ha intenzione di lasciare l'altro, perciò rimaniamo così per diversi attimi, fino a quando non sento il bisogno di guardarlo negli occhi.
Mi allontano di pochi centimetri da lui, in modo da poterlo vedere. I nostri volti sono così vicini che potrei perdermi nei suoi occhi, se solo mi allungassi un po'...
Sto trattenendo il respiro, ma quasi non me ne accorgo e credo lo stia facendo anche lui, perché ha la bocca socchiusa e lo sguardo fisso sulle mie labbra.
Non so chi si stia avvicinando, se sono io o se è lui, ma poco importa, dato che ormai sento il suo respiro su di me. Mi sembra un'attesa infinita, la peggiore della mia vita, ma quando sento appena le sue labbra sfiorare le mie, penso di essere la persona più felice di questo pianeta.
Peccato che lui si stacchi da me non appena sfiora la mia bocca, lasciandomi un vuoto nel petto.
Boccheggio in cerca di aria, provando a non far prendere il sopravvento alle emozioni e quindi a buttarmi su di lui.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi e lui lo stesso.
“Mi sei mancata” dice dopo pochi secondi.
“Ho visto” rispondo io con un groppo in gola.
“Non fare così, per favore.”
“Ok, ok, lasciamo perdere. Stai bene?” gli chiedo, aggiustandomi il cappotto sulle spalle ed evitando il suo sguardo.
“Tu stai bene?” risponde lui, invece.
“Non è di me che dobbiamo parlare, Justin.” Trovo il coraggio di guardarlo in faccia, ma me ne pento quasi subito, perché avrei voglia di annullare di nuovo la distanza tra noi due.
“Cosa ti hanno fatto?” continuo. Lui sospira.
“Non mi hanno fatto niente”
Un improvviso sollievo mi pervade, facendomi calmare.
“Ma tra pochi giorni mi porteranno-”
“Sul Treno” finisco la frase per lui, ripiombando nell'ansia e nella disperazione. Non è possibile.
“Sai cos'è?”
“Lo so, sì, lo so”
“Jade, guardami.”
Mi rifiuto di farlo, in questo momento sono troppo debole. Come ho potuto anche solo sperare che non gli avrebbero fatto niente? Come ho potuto credere di fare il doppio gioco con Grey? Se fossi riuscita a dirgli come era riuscito ad avere i codici forse lo avrebbe risparmiato. O forse no, non lo so.
“Jade”
La sua voce mi riscuote, obbligandomi a guardarlo. Mi sostiene per la vita e io neanche me ne sono accorta. Sono aggrappata alle sue braccia.
“Jade, reggiti.”
E' come se fosse un ordine, perché ci provo per davvero.
“Vogliono che io riferisca loro come hai fatto a conoscere i codici di sblocco, Justin. Se potessi dirglielo, magari cambierebbero idea, potrebbero-”
“No, Jade, ascoltami: devi farti spedire su quel treno entro cinque giorni.”
“C-cosa?” chiedo confusa. Io non voglio morire e sono sicura che neanche lui lo voglia.
“Scapperemo dal Treno, Jade.”
“Non farà nessuna fermata, arriverà solo a destinazione, e allora sarà troppo tardi!”
“Allora salteremo.”"
QUESTO. E'. TROPPO. Basta. Non farmi più scherzi del genere. Avvisami prima, ok? Così io mi preparo psicologicamente. Se prima stavo male adesso sono morta, resuscitata e morta di nuovo. Ti prego, è tutto troppo intrigante. Ormai credo di aver odiato questo aggettivo, perché lo leggi in 9 recensioni di 10, ma porco claudis, credimi se ti dico che è così. Ma poi i momenti Jadstin (?)... affogo nei miei fellings.
Scusami se la recensioni fa un po' schifo, ma ti ho già "spiegato" tutto nel messaggio. Spero apprezzerai comunque!
Te se ama amika♥ |