Salve ragazzi, questa è la mia nuova fanfiction su due personaggi che amo particolarmene appartenenti entrambi alla seconda generazione.
Albus & Scorpius.
Si, su di loro ne son state scritte cosi tante, come su tanti altri personaggi, io per prima non ho amato l'epilogo sulla nuova generazione, è stata la parte del libro che mi è piaciuta di meno, ma ruolando e leggendo diversi di voi che scrivevano di loro ho finito con l'amarli, con l'amare particolarmente la figura di Albus grazie a lei: Carly.
Quindi, beh, spero che vi piaccia la storia di un amore negato, un amore che da molti vien cosiderato sbagliato solo perché ambi son dello stesso sesso.
Quado si parla delle appareze,
quando si parla di razze,
quando si parla d'etichette.
Quando vicino al nostro nome viene messo un aggettivo – o in questo caso un cognome- che diventa più potente di quello che sei, in quel momento capisci che è ora di cambiare,
di vivere senza badare agli altri, in quei momenti capisci chi è il vero uomo.
Tu ci sei, nonostante tutto, sei ancora qui.

"Avevo preso la prima metro che era passata, non mi importava se era quella che andava verso casa mia, non mi importava dove mi avrebbe portato. Mi guardai attorno, e il vagone era praticamente vuoto. D’altro canto era notte fonda."
...
"Già, alla fine ero sopravvissuto, e se ero ancora vivo avrei potuto di nuovo ricominciare da capo. "
Ecco cosa pensa il protagonista, ascoltando musica, mentre cerca di riprendersi e scrollarsi via di dosso il dolore e la delusione di una storia finita male.

Dio, non so come sia potuto accadere.
Ricordi confusi.
Deve essere colpa dell’alcool. Ho bevuto troppo ed ho fatto un’inconcepibile, immane cazzata. Che al momento divide il letto con me, studiandomi senza fiatare.
Mi sono sco***o Loki.
[Partecipante alla challenge DirtyDrabble di Yggdrasill_Ita]
Possibile OOC di Loki e Tony, entrambi con le caratterizzazioni evinte dai rispettivi moviverse. Presenza di parolacce ed espressioni volgari, discontinuità di trama e stravolgimenti parziali, in base alla tabella utilizzata.

Quando Harry entra al Petit Restaurant mai si sarebbe aspettato di incontrare Draco. Dopo dieci anni di lontananza, l’uomo che ama è lì davanti a lui e sembra sempre lo stesso. In un tempo dove essere il figlio di un Mangiamorte equivale ad essere un emarginato, dove chiunque sembra ormai aver già fatto le proprie scelte, dove la felicità è di tutti, ma non sua, Harry decide che non è troppo tardi per lottare e per riprendersi ciò che è suo.
-Temo che dovremo combattere ancora per un po’- mormorò Harry –Ma ne vale la pena-.
Neville sorrise e ad Harry il suo sorriso donò quella fiducia che nemmeno si era reso conto di aver perso.
-Per le persone che amiamo ne vale sempre la pena- disse Neville.

L’uomo si poggiò il cappuccio del mantello sul capo, la luce flebile della candela baluginò sul suo volto pallido ed affilato. «Voi mi appartenete», sibilò, dirigendosi verso il centro della stanza. «Tu mi appartieni, Draco. Ricordalo», soffiò, prima di Smaterializzarsi.
Malfoy si mise in ginocchio e un’improvvisa ondata di magia gli attraversò il petto, avvertendolo che la stanza era stata privata degli incantesimi che l’isolavano dal resto della casa. Poco lontano da sé scorse uno dei suoi mocassini, lo agguantò e lo tirò con ferocia inaudita nel punto in cui l’uomo era scomparso poco prima. «TI ODIO!», urlò, con il volto arrossato e deformato dalla rabbia. Poi si concesse un lungo e rumoroso pianto liberatorio. Si coprì il volto con le mani e con i palmi si spalmò le lacrime sul viso e sul corpo, quasi servissero a pulirlo da tutti i suoi peccati. Si accucciò a terra, circondato da sangue, sperma e schegge di vetro, che infilzavano taglienti la sua danneggiata infermità mentale. Solo allora riuscì a dare un nome a tutte quelle azioni che lo avevano sconquassato, che avevano lasciato che le sue urla sovrastassero il rumore dei tuoni. Era stato stuprato.

Sono settimane che mia madre, ogni volta che telefona, dice: «Te li ricorderai senz’altro i Potter, tesoro. Sono venuti a trovarci quando abitavamo a Buckingham, e tu e Harry avete giocato, nudi, nella piscinetta,» non so perché ma quel “nudi” la eccitava ogni volta che lo diceva, come se in quel modo ci fossimo promessi come sposi, avremmo avuto al massimo cinque o sei anni, anche meno, visto che non me lo ricordavo molto bene. Oppure: «Ti ricordi di Harry Potter, tesoro? Il figlio di James e Lily. Ora lavora nell’editoria, ma prima era un avvocato, uno di quelli che vanno per la maggiore. Divorziato. Lavora dalla mattina alla sera e si sente terribilmente solo.» Al che avrei voluto dirle: «Con quali giochini erotici vuoi che lo intrattenga una volta tornato dal lavoro? Un perizoma sexy o un vibratore? Magari entrambi!»

Quello che pensai quando lo vidi per la prima volta era che volevo assolutamente fare sesso con lui.
Non potevo farci nulla, sentivo la parte inferiore del mio corpo che già trepidava di desiderio. Era il mio tipo, quello carino e sorridente. Youta Fujimi. Non era più alto di 1,70, capelli neri, occhi grandi verdi, ma soprattutto aveva un bel culo. Mi sentivo diventare duro al solo pensiero. Quello era definitivamente un uke nato. Una puttanella fatta apposta per soddisfare le voglie di giovani gay perennemente arrapati come il sottoscritto. Ma non era possibile, perlomeno per me, che questi fosse il promesso sposo di mia sorella Kimiko.

“RISPONDI, STRONZO! CHE CAZZO MI HAI FATTO! UN FILTRO D’AMORE?! UNA MALEDIZIONE?! AMORTENTIA?! COSA?!”.
Oh Santo Salazar, non crederà mica che lo abbia affatturato, vero?!
“Ti ho baciato”, rispondo, stranamente tranquillo. “Ti ho fatto solo questo”.
Mi prende il mento con due dita. “Sei un bugiardo!”, abbaia, le nostre labbra si sfiorano, tanto sono vicine.
“Sei stato un fottutissimo Auror, Potter! Credo che tu sappia come fare per vedere se ti ho stregato!”
Mi da uno schiaffo. Forte. Talmente forte da farmi girare il capo di lato. I capelli si impregnano del sangue che cola dal labbro spaccato. Un sapore ferroso mi invade la bocca. “Hai ragione, lo so! Spero per te che tu non mi abbia fatto niente, altrimenti nulla mi impedirà da romperti il culo da troia che ti ritrovi! E ora vattene da casa mia! FUORI!”.
Mi sono sbagliato. Lo ammetto. Harry Potte non è schizofrenico. Dire il contrario sarebbe un’offesa nei confronti degli schizofrenici.

REVISIONE IN CORSO.
(Revisionata fino al capitolo 8)
Ian è un ragazzo di ventotto anni ambizioso frivolo e amante dei soldi. Adora le feste a luci rosse, i film porno e ha una considerazione molto bassa verso le donne. Harry, figlio del suo capo, ragazzino pressoché ventenne è un ragazzo gentile, introverso e adora la musica classica. Unico difetto: è molto ingenuo. Ma chi l'avrebbe detto, che qualcuno potesse cambiare l'arrogante Ian? Chi mai se lo poteva aspettare?

Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.

Seira Felton è una nuova studentessa arrivata all'inizio del settimo anno di Hogwarts... Trasferitasi dall'Italia per motivi di lavoro del padre, subito s'interessa ad un biondino di nostra conoscenza... Sarà ricambiata? u.u
Scorpius Malfoy è decisamente un ragazzo normale: gioca a Quidditch, sì, ma sebbene parecchie ragazze lo ammirino non è interessato a storielle passeggere... Quando Seira si trasferisce, qualcosa nella ragazza lo farà smuovere dentro... O no?
***
Bene, se vi ho interessato, leggete e recensite! XD
Come per il resto delle mie storie anche questa nasce da un sogno che poi ho sviluppato ;)

«Sei andato a rubare, vero?».
Rimasi in silenzio. La mia colpa era più grande. Forse…
Sbuffò. «Ti ho già detto mille volte che non devi andare a rubare da solo! Ho paura che ti prendano, è possibile che tu non riesca a capire?!», borbottò, seccato.
Poi il suo sguardo s’assottigliò sul mio taschino, ed il suo sopracciglio destro s’inarcò, sino a confondersi con l’attaccatura dei suoi capelli spettinati. «Dove hai rubato tutti quei soldi, uhm?!».
Il mio cuore prese a battere all’impazzata. «Non li ho rubati… io ho… ho…».
Mi trafisse con lo sguardo. «Tu, cosa?! Cosa hai fatto?!».
«Sono… sono andato a battere…».
«Possibile che tu abbia voglia di dire stronzate in un momento del genere?! Avanti, dimmi la verità!».
«Io… è… è… questa la verità…», pigolai, con gli occhi incollati al pavimento.
Una mano s’infilò fulmineamente fra i miei capelli, facendomi arcuare dolorosamente il collo. «Significa che sei andato con dei bastardi schifosi, eh?! Rispondi, troia! Ecco cosa sei: una troia! Io sono qui a rompermi il culo per noi due e tu vai a scopare! Te lo vai a far rompere da dei pezzi di merda!».

Sinceramente non ne posso più di questa situazione. Possibile che anche ora che sono nella mia stanza, lontano da tutto e tutti, mi venga in mente solo il suo fantastico, muscoloso, leccabile, stuprabile fisico? Ecco. Al solo pensiero di quel ben di dio, nei miei pantaloni sento iniziare a muoversi qualcosa. Apro la cerniera di quei jeans così maledettamente stretti, e senza pensarci due volte inizio a toccarmi pensando a quanto vorrei, che ora, lì nel buio più totale, ci fosse lui a baciarmi ed ad accarezzarmi.

La stanza si era fatta improvvisamente silenziosa. Alcuni impallidirono, altri smisero di respirare, altri attendevano… Scorpius lo stava guardando, anzi, gli stava perforando l’anima. Attendevano che fosse lui a fare qualcosa, di certo il signorino non si sarebbe alzato e concesso, per lui poi… Per un Potter… Fu Albus allora, ad avvicinarsi, lentamente. Si fermò a pochi centimetri dal volto perfetto del biondo, soffermandosi sulle labbra marmoree, pensando a quanto fossero morbide, o saporite o… Stava divagando. Eppure Malfoy non accennava a muoversi. Lo sguardo di James era puntato su loro due, o almeno era quello più pesante fra tutti, Albus lo guardò. Specchiandosi in quelle due pozzi nocciola, tutto in quegli occhi, tutto negli occhi di Rose, tutto gli gridava di non farlo. Rivolse un sorriso di scuse a Rose, prima di suggellare lo spazio che separava le sue labbra da quelle del biondo. Erano incredibilmente morbide, o perlomeno questo fu il suo primo pensiero.

[ LA STORIA NON HA COME TEMA L'INCESTO. ]
Mente annebbiata, corpo che ribolle, adrenalina a mille..
Questo è l'effetto che l'alcool mi provoca..
Questo è l'unico modo che ho per superare il tuo abbandono.
Perchè Poi..? Perchè l'hai fatto?..
Mi hai lasciato da solo..Da solo nelle loro menzogne.
Una madre menefreghista e un padre che mi manovra giorno e notte. Sembro un suo fottuto dipendente.
Sapevi che così facendo mi avreti spezzato il cuore..
Sapevi che sarei rimasto da solo.. Ed ora..
Ora te ne torni come se nulla fosse.. Con lui.. Un finocchio. un frocio. No! No! Niente tornerà come prima..
Tu ti sei rifatto una vita.. Una vita senza di me.. Ed io continuo a sprofondare.. A sprofondare nel mi baratro buio...