{Shinoji; TodoBaku}
{Foursome}
.
.
“Inginocchiati,” ordina Shinsou,
E Bakugou esegue.
Ojiro sospira, “Dai, lascia fare. Non ne vale la pena. Andiamo su.”
“No. Ti ha definito un animale. Già mi da fastidio che ti chiami scimmione, per quanto mi riguarda faccio correre anche troppo!”
“’Toshi, ti prego!”
“No. Adesso la paga.”
“Shinsou non ha tutti i torti,” interviene Todoroki, portandosi vicino a Ojiro.
“Ma...Bakugou non è...”
“Sì, certo,” annuisce Todoroki, “Ma a volte ha davvero bisogno di essere ridimensionato. Non lo posso negare.”
“Uno giudizioso nella coppia c’è, allora,” sogghigna Shinsou.
“Ma già questo per Bakugou è umiliante...”
“Dovrebbe baciarti i piedi,” ringhia Shinsou.
“Oppure qualcos’altro,” mormora Todoroki, fissando alternativamente Bakugou e Ojiro.
Ojiro arrossisce, “Che...che intendi, scusa, Todoroki-kun?”
Ma Todoroki non gli risponde, lì per lì. Invece guarda Shinsou, che alza un sopracciglio. “Ti ascolto.”

Dopo la vittoria dello Shohoku sul Ryonan alle eliminatorie, Mitsui inizia ad allenarsi nel campetto pubblico del parco vicino a casa per migliorare la propria resistenza fisica in vista dei campionati nazionali. Qui incontrerà un certo giocatore del Ryonan e…

[BkDk] [Dk!professore, Bk!Alunno]
Questa os è stata scritta per il WritOber indetto da Fanwriter.it
***
Tratto dalla storia:
A Katsuki, il professore, piaceva anche caratterialmente, così timido e riservato, gentile e socievole, sempre con un sorriso per il prossimo.
Aveva lavorato con i più grandi eroi del mondo e lui stesso rientrava nella rosa dei dieci migliori, ma aveva lasciato il lavoro per dedicarsi anima e corpo (e che corpo!) all’insegnamento.
Per Katsuki era una leggenda: non solo incarnava fisicamente ciò che sarebbe sempre voluto diventare, ma era arrivato fin dove Katsuki bramava arrivare professionalmente. Tranne per l’insegnamento, quello non faceva proprio per lui. Non avrebbe abbandonato mai il lavoro da eroe per istruire mocciosi di merda, ma non poteva nemmeno biasimarlo per tale scelta. Dopotutto, se così non fosse stato, non si sarebbero mai conosciuti.

[VictorxYuurixYuri][poliamore]
Questa os è stata scritta per il WritOber indetto da fanwriter.it
***
In particolare, Yuri non riusciva proprio a capire quando era stato l’esatto momento in cui quel passo a tre era diventato una cosa a tre.
E poteva arrovellarcisi il cervello quanto volesse, poteva far finta che gli importasse davvero o che fosse il suo unico pensiero mentre le mani gelide di Victor gli toglievano i pantaloni e la bocca di Yuuri lo viziava di baci umidi sul collo e sul petto.

Bakugou si voltò di scatto verso lo schermo e le immagini mandate a ripetizione catturarono immediatamente la sua attenzione: una grande strada trafficata era stata trasformata in un campo di battaglia, con vetrine distrutte, macchine abbandonate, civili in fuga e combattimenti sparsi.
[...]
Continuava a ripetersi che non gli doveva spiegazioni, che non gli doveva nulla, che erano loro a dover parlare, a doversi dire cose, che lui non aveva nulla a che fare con loro.
Continuava a ripetersi che non aveva bisogno di loro, ma voleva che loro avessero bisogno di lui.
[TodoBakuDeku][Canon!Verse][Future!Fic]

Questa nuova storia partecipa alla "Ispirational words of Wisdom Wise old saying challenge" del gruppo -Boys Love - Fanfic & Fanart's World.
Ispirata da una citazione di Lovecraft, ho deciso di buttarmi su un nuovo fandom per questo progetto: non sarà una storia facile. Soprattutto per me, che devo scriverla con il magone crescente ^^ Una sana punta di angst ripercorrerà i vari capitoli in un crescendo di malinconia, preoccupazione, erotismo e...

-Perché Kacchan tu… Tu mi piaci.-
Bakugou restò un attimo imbambolato, non riusciva a realizzare ciò che era appena successo; piacergli? Ma di cosa stava parlando? Impossibile, per lui qualcosa del genere non era assolutamente concepibile, forse aveva capito male.

Il suo viso sembra stanco, smunto. Occhiaie profonde gli cerchiano gli occhi. Il livido sulla guancia è quasi svanito, ma deturpa ancora la sua pelle altrimenti perfetta. I capelli gli sfiorano le spalle, morbidi e lisci. I suoi occhi scivolano in basso, lungo il collo sottile, il petto magro e giù sul ventre piatto. Solleva la maglia lentamente.[...]La sua mano scivola giù, le dita tremano. Esita per un secondo prima di sfiorarsi la pancia. È un tocco delicato, incerto, quasi maldestro. È troppo presto per sentire qualcosa, qualsiasi cosa. Ma lui lo sa. Lo sa che lì c'è una vita, un cuore che pulsa. Gli sembra di essere in un sogno, oppure in un incubo dal quale deve decidere se svegliarsi o continuare a sognare.

College!AU
Kacchako e Tododeku.
Ochako è una studentessa diligente alla prestigiosa U.A., facoltà di giurisprudenza. Dolce, solare, aperta, amica di tutti. Katsuki frequenta lo stesso campus, la stessa facoltà, ma è bloccato a diritto penale. Chiuso, prepotente e arrogante, odiato da molti. I loro destini sembrano destinati a non intrecciarsi mai, se non per poche ostili parole, se non fosse stato grazie ad Aizawa. Per dimostrare al professore quanto davvero vale, Ochako deve aiutare Bakugou con il suo ultimo esame.
Dal prologo:
« Fammi capire. Tu dovresti aiutare Bakugou con diritto penale? »
Ochako annuì.
« Perché Aizawa te l' ha chiesto. In cambio di una parola con Yagi. »
Ochako annuì di nuovo.
« Tu sai che questa situazione è tutto meno che completamente legale, vero? E che Bakugou è una totale testa di cazzo e che impiegheresti forze inutili per farlo concentrare? »
Ochako annuì ancora.
Tsuyu esitò un attimo, prima di farle la sua ultima domanda:
« E tu hai accettato? »

Per il diciottesimo compleanno di Yurio i suoi genitori, Victor e Yuuri, decidono di organizzare una festa a sorpresa. Durante il party Yurio conosce il DJ che si è occupato della musica e prova delle emozioni contrastanti. Col passare del tempo, sempre più convinto che quelle emozioni non siano dovute solo all’alcool, arriverà ad una conclusione del tutto nuova per lui.

Dal cap.1 ~
Si divertiva a giocare con i gabbiani, lì in piedi su quel vecchio molo con Zoro che gli camminava a fianco, prendendogli la mano quando perdeva l’equilibrio. E lui rideva, rideva fino a quando non faceva buio, fino a quando Zoro, con la sua aria di finto rimprovero, non lo invitava a scendere.
«Solo se mi prendi tu » diceva sorridendo.
Era tutto troppo perfetto per essere vero...

Grimmjow non riesce a tenersi nulla di ciò che lo fa stare bene: manda allo sfracelo la sua relazione con Renji, si butta nella droga e nel lavoro mentre i fantasmi del suo passato appaiono uno dietro l'altro, facendogli capire che non può scappare per sempre.
"Mi chiedevano spesso se me ne sarei andato presto e rispondevo costantemente di sì, quando invece mi ritrovavo davanti ad un buon whisky alle quattro o cinque di mattina, il locale ormai chiuso da qualche ora. Guardavo il contenuto di quei bicchieri pensando che forse avrei trovato le risposte in fondo alla bottiglia, ma quando mai. Con un sospiro sentito mi tiravo su, mettendo in cassa i soldi di ciò che mi ero bevuto, prendevo la giacca di pelle e chiudevo tutto, tornandomene in quell'appartamento che mi ostinavo a chiamare casa. C'era una canzone che diceva “If home is where my heart is, then my heart has lost all hope”, ogni volta che lo sentivo faceva un male cane."

Un mondo a parte: ecco l'unico modo per definire il penitenziario. Una vita all'interno di grandi mura, completamente all'oscuro di ciò che c'è fuori. Una terra senza alcun contatto con l'esterno, i cui abitanti vivono, lavorano, combattono, senza sapere nulla di chi sono. Sì, perchè una volta arrivati lì, la memoria viene azzerata. Nessuno ricorda più nulla della propria vita, nè il proprio nome, al punto che vengono chiamati con appellativi conosciuti. D'Artagnan, Joanne, Abel, Cain, Alessandro, Calliope... Nomi storici, biblici, di cultura generale.
Roland è un giovane ragazzo, un genio, uno scienziato, catapultato in questo mondo malato come un pedone, toccherà a lui fare la prima mossa.
Ma anche un pedone è in grado di fare scacco al Re.
[ALTI CONTENUTI OMOSESSUALI, SE NON SIETE INTERESSATI, NON LEGGETE]

Kite se ne rimaneva seduto a gambe incrociate sulla sedia di legno, con lo sguardo fisso sul tavolo davanti a se.
Sentiva il cuore battergli frenetico nel petto ad un ritmo anormale.
Dall' altro lato del tavolo c'era Reginald che lo squadrava con intensità, il biondo poteva sentire i suoi occhi studiarlo, leggerlo e ciò non faceva che alimentare il suo plateale imbarazzo.
Maledisse mentalmente la sorella di Reginald che se n'era andata a fare shopping, lasciandoli a casa da soli.
Stava nettamente sudando, poteva percepire ogni secondo passare, scorrendo ad una lentezza inconcepibile.
-Dunque? Per quale motivo mi hai chiesto di venire qui?- chiese dunque il cacciatore di numeri, riuscendo finalmente a decidersi a parlare e su che cosa.

Prima dei Settantacinquesimi Hunger Games, mentre Katniss passava notti orribili, Peeta e Finnick si divertivano insieme.