Carmelita, diciannove anni, Londra.
Scrivo perché certe volte non c'è altra via d'uscita.

Mi piacciono. Le foto in bianco e nero. Le gocce di pioggia che scivolano lungo il vetro della finestra. Gli occhi lucidi. Le mani. La sensazione di calore di una tazza di tè caldo contro i palmi delle mani. Il modo in cui le sciarpe avvolgono il collo delle persone. Le rughe d’espressione quando si sorride. I pois. I collant. Il bagno caldo. I libri. I film. La concentrazione di chi legge. Le trecce. Le clavicole un po’ sporgenti. Gli abbracci. Le persone che si rincontrano dopo tanto tempo. Le parole. L’inchiostro. La grafite sulle mani quando disegno. La pelle chiara. I colori dell’alba. Il silenzio di quando ti svegli presto e tutti ancora dormono. I guanti. La notte.

Non mi piacciono: le parole cattive e le persone che le pronunciano.

“Parlano della scrittura come se fosse la soluzione. Non è così. Scrivi solo quando non puoi fare niente di meglio, scrivi le parole non dette e le azioni non compiute, scrivi i «se» che ti sei tenuto in gola, le domande rimaste sulla punta della lingua, le urla che non hanno avuto voce. Scrivere è il piano b, è la falsa via d'uscita, è ciò che fai quando non riesci a mettere a posto la tua vita.”