Violet ha questa strana abitudine: tratta sempre tutti con estrema educazione, a costo di non essere del tutto sincera. Non di rado, però, questa sua educazione forzata le si ritorce contro, mettendola in situazioni da cui è difficile uscire senza sembrare un po’ ridicola.
Questa storia partecipa al contest Le quattro stagioni si raccontano, II ed. indetto da elli2998 e inky_clouds sul forum di EFP

Ogni tanto serve solo fermarsi. Rallentare a causa del bruciore alle gambe fino ad arrestarsi completamente, rimanendo immobile mentre il mondo attorno continua a muoversi ad una velocità spaventosa… una velocità alla quale non riesci a stare al passo.
Ma è proprio in quei momenti, mentre tutto ti scorre addosso privo di significato, che comprendi di nuovo cosa voglia dire respirare.
Ti serve solo un attimo. Il tempo di riguadagnare fiato.
Prima di ricominciare a correre al tuo ritmo.

Nonostante fosse un'assolata giornata di marzo, dalle alte temperature anomale per essere solo l'inizio della stagione primaverile, Ann aveva freddo. Fin dentro le ossa, lì dove il gelo era impossibile da sciogliere, che la faceva rabbrividire e sentire incompleta.
Aveva bisogno di essere stretta dalla sua nana e percepire il famigliare profumo di liquirizia avvolgerla in una coperta gentile.
Il loro mix - menta e liquirizia - era tutto ciò che le occorreva per sentirsi a casa.
{Storia partecipante alla challenge Folklore – An Alpha, Beta, Omega Fest, indetta da Rya sul Forum Ferisce la Penna}

Jasper Reyne ha lavorato duramente per farsi un nome nel mondo del giornalismo sportivo. Quando riceve l’incarico di intervistare l’atleta del momento, una giovane promessa del ciclocross, egli non mostra particolare entusiasmo. Crede di non poter scrivere nulla di rilevante e non vuole perdere tempo con un ragazzino arrogante e presuntuoso. Queste convinzioni persistono finché il giornalista non ha l’occasione di conoscere più da vicino il futuro campione.

Il rapporto tra due campioni del ciclismo, ex compagni diventati rivali, è sempre stato complesso.
Durante una sfida a cronometro, i due giovani atleti si ritrovano ad affrontare alcune questioni irrisolte del loro passato.

TRIGGER WARNING, TEMATICHE DELICATE
(...)
- Come fai ad essere qui? Ti credevo morta... anni fa...
- Mi hai cercato tanto, immagino.
- Io... non...
- O forse lo speravi e basta.
(...)
Questa storia partecipa al "Imaginaerum Song Contest" indetto da Spoocky sul forum di EFP.

Un uomo qualunque, invisibile agli occhi del mondo, ha trasformato il delitto in un capolavoro. Ogni gesto è stato calcolato, ogni traccia cancellata, ogni indizio falsificato. Ma la perfezione è fragile: il silenzio della notte si popola di ombre, il campanello diventa un presagio, la paranoia si insinua come nebbia. Tra arte e sangue, tra bellezza e condanna, la mente dell’assassino si rivela: un moderno Caravaggio che dipinge con la lama, convinto di aver creato la sua tela definitiva.
Del resto, l’assassinio, se compiuto con maestria, è la più sublime delle arti.
[One Shot ispirata a "Il Talento di Mr. Ripley", tributo personale al capolavoro di Patricia Highsmith. Già pubblicata in passato, ora riproposta.]

Forse Morgan aveva peccato di ingenuità, credendo che bastasse aver accanto il suo compagno per oltrepassare ogni ostacolo. All'inizio i pregiudizi non erano sembrati così spaventosi, le malelingue non così soffocanti.
"Bastava l'amore." si diceva "Bastava Oscar."
Se l'era ripetuto in continuazione perché, se così non fosse stato, avrebbe dato ragione a quelle altre persone.
{Storia partecipante alla challenge Folklore – An Alpha, Beta, Omega Fest, indetta da Rya sul Forum Ferisce la Penna}

Eleanor preferisce andare avanti solo e soltanto per la sua famiglia, che resterà per sempre il suo unico sostegno. Inutile farsi largo altrove. Posto per lei non ce n’è. Tutto il resto lo ha ormai lasciato andare. E chissà chi altri – quanto altro – si lascerà indietro. Lei può soltanto sperare di non lasciare indietro anche se stessa. Perché il rischio esiste. E mai, come in questi ultimi mesi, se lo sente cucito addotto. Come un marchio. Come una lettera scarlatta fiammeggiante, che continua a bruciarle sottopelle, anche se nessuno può vederla.

[Storia partecipante al contest Uno schizzo di trama , indetto da inky_clouds ed elly2998 sul Forum di EFP.]
Una donna paranoica è convinta che il suo vicino di casa voglia ucciderla.
La sua pagina Facebook è l'unico contatto che le sia rimasto col mondo.

In quegli anni, era sempre stato semplice per Evan, naturale. Era il suo naso che lo guidava, i suoi istinti a portarlo verso le giuste persone e stringere legami con esse.
Da bambino, glielo avevano spiegato con i puzzle: le tessere che si muovevano da sole, trovando il loro giusto posto e congiungendosi. Non gli serviva pensare, avrebbe saputo cosa fare.
Da teenager, invece, avevano usato i magneti come esempio: i poli opposti che si inseguivano e attraevano, attaccandosi l'uno all'altro.
Il magnete di Evan si era tuttavia rotto e lui non aveva idea se aggiustarlo o lasciarlo ruotare impazzito, alla ricerca della sua controparte a cui unirsi.
{Storia partecipante alla challenge Folklore – An Alpha, Beta, Omega Fest, indetta da Rya sul Forum Ferisce la Penna}

• Questa storia partecipa al concorso “Love the way you lie” indetto dal forum Torre di Carta.
•••
Sentimenti tormentati, un amore interrotto all’improvviso e un cuore infranto.
Estratto dalla storia:
Quei vetri rotti in mille pezzi parlavano di un amore perduto, lo accusavano di un tradimento infame e si prendevano gioco di lui, ricordandogli ciò che aveva fatto con lo stesso dolore di una lama conficcata in una ferita ancora aperta.
[…]
Vetri rotti che brillavano nella navata come mille stelle in cielo.
Un cuore infranto che niente e nessuno avrebbe più potuto riparare.

...Pensieri distanti, ben poco ottimistici, se rivolti a questo specifico fronte; pensieri che si nutrono di un pregiudizio che forse, nella mia testa tanto dura, non sarebbe mai esistito, se soltanto... fosse stato ciò che, invece, non è mai stato.

Una sola cosa è necessaria, secondo il protagonista Thomas Gradgrind. E questa cosa sono i Fatti. Solo e soltanto Fatti. Che poi, vogliamo forse biasimarlo?

Che senso avrebbe vivere il quotidiano, se... se non ci fosse almeno una speranza alla quale aggrapparci?

In un villaggio del Giappone, bruciato dal tempo e dalla guerra, un ufficiale stringe tra le mani una lettera come fosse l’ultimo respiro rimasto. Sedici anni li separano, e miglia di terra e memoria. Eppure ogni parola di Keiko lo trafigge: dolce e crudele come un fiocco storto, come il battito di un cuore che non potrà mai avere. Ricordi sospesi, promesse non dette, un amore troppo grande per sopravvivere al mondo. Tutto vive, fragile e feroce, tra le pieghe di quella carta, ogni riga pesante come un universo a parte.

Sto scrivendo sulla carta con le unghie e con i denti tutto il mio dolore.

Pensieri sciolti per una persona che non c'è più.

(Nella vita tutto cambia, tutto è in movimento)

E rieccoci di nuovo. Punto e a capo.

Madame Antoinette continua a viaggiare e io la seguo sempre attento.
Un'altra breve che è quasi, come la precedente una songfic con abbinata una musica, stavolta rock puro, che non potrebbe essere più pertinente al tema del viaggio.
Siamo venuti al mondo come estranei persino ai nostri genitori, e per qualche tratto della vita magari è capitato che siamo tornati ad esserlo, anche per chi ci sta accanto ogni giorno.
L’estraneità, in fondo, non è uno stato irreversibile: si può sciogliere. E, come dicevo prima, forse è più estraneo, o finisce per diventarlo, chi ci vive accanto in silenzio.
E allora, concludo ironicamente dicendo a mio figlio che: “Alla fine, anche tra perfetti estranei, non c’è poi tutta questa differenza”.

Stamattina mi hanno ricordato che esattamente due anni fa ero a La Rochelle.
Così mi è tornata in mente questa cosa che avevo in fondo a un cassetto.

A un certo punto ho seguito un corso di scrittura. Questo racconto era un compito assegnato, anzi, “un suggerimento di scrittura”.
Il prof (uno noto che aveva appena finito di parlare di Madame Bovary) mi guarda al di là dello schermo e dice: Una donna viene lasciata dal fidanzato in un luogo pubblico.
Io lo guardo negli occhi (tanto lui mica lo sa, il suo è un video registrato), li assottiglio anche un po' e gli dico: bene.
Lui dice: scena fissa nel luogo pubblico.
E io abbozzo: bene.
Lui dice: focalizzazione interna.
Io sorrido e dico: bene.
Lui dice: ma scrivete una cosa breve…
E io (scioccamente) anticipo: bene.
Ma lui non aveva finito: … direi diecimila battute.
Oh, cavoli.

Durante una qualunque pausa caffè di un giorno qualunque, mi hanno raccontato una storia, un’incredibile storia vera.
Chi mi ha regalato questa storia ha concluso dicendo: “Chissà, magari ora”.
Da qui sono nati Epilogo e Prologo.

Alcune volte, mi piacerebbe veramente un sacco mostrare a me stessa quanto posso essere forte.

Sedevamo sopra una panchina.
Io e qualcuno.
La nebbia si era diradata, adesso.
(Storia scritta nel 2021)

Mi sono reso conto, col passare degli anni, che volerti bene non è stata sempre una faccenda semplice come saresti incline a credere tu. Ovunque leggessi, era scritto che il bene di una madre è incondizionato, che uno potrebbe essere il peggiore mostro dell'universo e comunque sapere che, al netto delle sofferenze, l'amore di una madre non sarebbe mai venuto meno. E invece io avevo sempre l'impressione di dovermelo meritare, di dover fare qualcosa per assicurarmelo.

Art. 559 Codice Penale (abrogato tramite le sentenze n.126/1968 e n.147/1969): «La moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno. Con la stessa pena è punito il correo dell'adultera. La pena è della reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina. Il delitto è punibile a querela del marito.»
Storia partecipante al contest “Le quattro stagioni si raccontano”, II edizione, indetto da elli2998 e inky_clouds sul forum di EFP.

La scomposizione del mio cuore e dei suoi arti mi rimanda a te, all’insufficienza primordiale del sentirsi amata; essere amati a metà o essere amati a condizione causa una spaccatura diversa nell’animo dei bambini soli: i bambini soli si faranno grandi e germoglieranno in adulti ancora più soli, incapaci a loro volta di amarsi. Amarsi è un’agonia quando non si è stati abituati a farlo, perché si pretende sempre che ce lo insegni qualcun altro, anche se è finita l’età dell’innocenza: quel bambino esiste ancora solo dentro di noi, e non potrà mai più essere amato.

Nota: dell’autrice: questa storia è autobiografica.
La gatta della storia é, era, la mia gatta, Quattro, trovata abbandonata che aveva 2 mesi scarsi a Canino (Viterbo) 13 anni fa.
La mia amatissima cacciatrice tigrata di insetti e varie creaturine, é mancata il 16 maggio di quest’anno per un tumore al fegato che me l’ha consumata in un mese.
Ho preso spunto dalla foto del micio tigrato, data come prompt, per scrivere una storia su di lei, delle sue ultime settimane, viste dal suo POV.
Era già malata, ma noi non sapevamo fino a che punto.
É triste, perché è stato devastante l’epilogo di tutto ciò, io ancora ci soffro, ma ho voluto scrivere di lei per omaggiare la sua presenza fondamentale nella nostra vita, e comunque spero vi piaccia.
Buona lettura
Ladyhawke83

La colpa piove sempre dall'alto.

L'importanza dei soldi

Introspezione di un ragazzo dai mille svaghi ma dal lavoro opprimente.

Quando una maledizione ostacola l'amore.

Un amore che non avrebbe nulla di strano, tra le quattro mura di un posto di lavoro.
Ma questo non è ciò che vedono gli occhi tormentati di Chris.
Una situazione complicata, e una decisione ancora più difficile da prendere.
Tra realtà e finzione, tra vita e romanzo, un viaggio attraverso le pieghe di una personalità che non accetta nemmeno lui.

[OS | Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Le cuffie bianche perennemente nelle orecchie, con la musica ad un volume fin troppo alto, le mani nascoste nelle tasche della felpa, fredde e serrate tanto da sentire le corte unghie entrare nella pelle, il passo svelto che non accenna a rallentare neanche quando i muscoli delle gambe iniziano a bruciare per lo sforzo.
Tutto questo solo per attraversare uno stupido terminal degli autobus.
Peccato che in quel luogo, come in troppi altri in quella città, la sua ombra sembra restargli addosso ancora di più.

"Fu solo allora, raggiunto il massimo della contemplazione, che si rese conto di un particolare: quella non era la sua stanza, non era casa sua.."

{Storia partecipante alla Corsa delle 24 Ore - XVI Edizione indetta sul forum "La Torre di Carta"}
Il dolore alimenta la ricerca di se stessi, portandoci a un eterno scavare, a volte sia fisico che emotivo, all'interno del nostro animo.
Non sempre ci piace ciò che troviamo, non sempre è detto che troviamo qualcosa.

C'è una bestia in ognuno di noi. Le più tremende sono quelle mai riconosciute.

Quando la vede, Filippo non è con lei.
Quando la vede, lei è sempre la stessa, sempre la solita Emma: alta, impacciata, bellissima Emma. Emma ha gli occhi di Andrea e la sua stessa smorfia sulle labbra. Emma ha la stessa stanchezza sul volto che Filippo sente da quando si ricordi.
Menzioni di autolesionismo e tentato suicidio.