Ok, in questo momento son un po' incazzata con me stessa, con il mio computer e con EFP, perchè avevo scritto più o meno la metà della recensione- avevo appena finito di commentare tutto il POV Sarah T.T- e di botto per errore mi si è chiusa la pagina, perdendo tutto quello che avevo scritto.
Ma riprendo da capo e riprovo a scrivertela come prima.
Ok, strano ma vero, sono qui, finalmente sono riuscita a ritagliarmi un pezzetto del mio tempo per venire a recensire questo capitolo e il prossimo. Allora....hai presente le recensioni di DH? Quelle lunghe come papiri egiziani e enciclopedie della Mondadori insieme? Ecco, immaginati quelle, solo con l'argomento su Until e saprai all'incirca come sarà questa recensione quindi, ti avverto, se hai un impegno o hai qualcosa da fare, lascia stare e vieni un'altra volta a leggere questa recensione.
Ok, iniziamo. In questo capitolo, ci sono due POV: quello di Martin e quello di Sarah, ed il secondo è una novità, perchè non eravamo mai stati nei panni della protagonista femminile.E con questo POV ci hai fatto capire il vuoto e la sofferenza che riempiono l'anima di Sarah, dentro di lei. Il suo essere così isolata, lontana da tutti e da tutto, lontana dal mondo, dalla società, dalle persone che le stanno intorno, lontano da ogni cosa per irmanere sola.
Rin chiudersi in un bagno vuoto, per rimanere soli e rivivere l'incontro con Martin, dove troviamo come lo vede lei, con le spalle larghe e i capelli biondi. Non lo vede come tutte le altre ragazze- un ragazzo belissimo, fighissimo, con la macchina bellissima, fighissima, popolare, pieno di soldi, con una casa bellissima, fighissima- ma lo vede in modo diverso, lo vive quasi come una persona che è costreetta ad allontanare e che appunto stranamente non si è ancora allontanata, ma che anzi, prima di tutto, si è 'avviccinata' o meglio, si è accorta di lei. Ed è una cosa nuova per lei, perchè lo vuole, lo deve, allontanare, perchè non vuole fargli del male.
Sapere che se vive fa male, e che quindi per evitare di fare del male, può solo vietarsi la vita stessa. Sapere di vivere ma non poter e non dover vivere. Terribile, forse peggio della morte, davvero. Costretta a chiudersi in una classe per dare sfogo alla voglia di vivere che ha dentro, perchè solo lì, da sola, in quell'aula, attraverso la creta che si forma e si modella sotto le sue mani, lei si permette di vivere almeno un po', giusto quello che serve per non morire del tutto.
"La mia paura di sempre ha le tenaglie, mi afferra gambe, braccia, e occhi e mi dice solo una cosa.
Non guardare.
Non parlare.
Non sentire.
Perché solo se non vivo non posso ferire."
Sembra- è- peggio della morte vivere con la costante paura di poter far del male, di poter essere la causa di dolore nelle persone che ha accanto, sapere che per il bene degli altri può solo rimanere a guardare ed essere testimone della vita degli altri che le scorre davanti ma che lei non può permettersi di vivere. Respira ma non vive. Addirittura, tocca il muro con la mano, per accertrsi che non sia un fantasma, ma che si anacora viva, un'umana, una ragazza con ossa e pelle, con un cuore che batte e dei polmoni bisognosi d'aria. E' terribile aver paura di scomparire, di diventare trasparenti fisicamente, per quanto lo si è diventati socialmente e mentalmente dentro se stessi. E' come se fosse rinchiusa in una campana di vetro: può vedere, può sentire tutto ciò che accade, ma non sarai mai la protagonista della vita che la circonda, perchè lei non può e non deve superare quella barriera che la blocca e la tiene lontana dal mondo. E quella barriera noi non sappiamo ancora cos'è. Cos'è che ha dovuto subire lei, una ragazza innocente, una ragazza che ha dovuto sopportare tutto questo dolore fin da quando era bambina, la stessa bambina che con tanta passione e dedizione faceva un disegno tutto colorato in quella scuola materna? Cos'è che l'ha fatta isolare dal mondo e da tutto il resto? Chi le ha fatto tutto questo e perchè? Che cosa l'ha resa agli occhi di tuti da quel giorno così lontana, un mostro che in realtà è la prima vittima di tutto ciò?
Non lo so, proprio non lo so, sicuramente il prologo è un inidizio, è quello l'inizio della sua fine, l'inizio della fine della sua vita, una vita che è duratadavvero troppo poco, ma per ora non so decifrare quell'indizio, so solo che è qualcosa di negativo, oscuro, malvagio, cattivo, che l'ha intaccata e che l'ha resa schiava di qualcosa di cui non ha colpa.
E poi l'incontro sull'autobus con Martin. Per una seconda volta, il ragazzo con la Ferrari senza alcun motivo sensato se non quello di essere inspiegabilmente attratto da Sarah prende il pullman, solo per osservarla, per osservare i suoi linemaneti, gli occhi, i gesti tutto ciò che riesce a cogliere in quei pochi minuti di tragitto.
E Sarah lo riconosce subito, lo individua subito appena si siede dall'altro lato dell'autobus, e sente il suo sguardo su di sè, lo sente come se le pesase sulla pelle, come se la stesse toccando dove fa scorrere lo sguardo. E lei ha paura di incrociarlo, quello sguardo, perchè ha paura di leggerci disprezzo dentro quelle iridi, disprezzo, terrore, paura, e chissà quale altro sentimento negativo che ha già visto negli occhi di qualcun'altro. Ma Martin, invece, la sta soltanto studiando, sta soltando ammirando la ragazza che lo attrae come nessun'altras mai prima d'allora. Ma Sarah non lo pu sapere.
"Mi guarda.
Accade in un millesimo di secondo in un mondo fatto da migliaia di secondi e minuti e ore e giorni, anni. Non conta questo. Gli zigomi alti, la bocca ferma in un’espressione che non conosco. Occhi verdi. Pagliuzze grigie.
Fisso lo sguardo fuori dal finestrino.
Troppo tardi.
Ho incontrato i suoi occhi."
Questa scena l'hai descritta in una maniera favoloso, davvero. L'ho sentita sulla pelle, l'ho vissuta io in prima perona, mi è sembrato che tutto questo accadesse a me e Sarah insieme, che io fossi dentro di lei e vinta dalla curiosità mi girassi nella speranza che lui non mi stesse guardando, e incontrassi per un attimo- un microscobico attimo- i suoi occhi. Ma è troppo tardi, ormai gli occhi si sono incrociati e non c'è nulla da fare per poter tornare indietro, lui ormai lo sa, lo ha vissuto anche lui, è stato un attimo ma bastato per rendersi conto dell'incontro.
"Scendo dal pullman e non guardo più indietro.
Se mi guarda c’è solo un motivo.
Trattengo a stento le lacrime.
Sa che sono un mostro."
Ecco, questa è una delle scene più brutte e significative del capitolo. Il dolore e il disprezzo che Sarah prova verso il mostro che è se stessa, è anche questo a fermarla in tutto, a frenarla, a non farle vivere la sua vita. Definirsi mostro...cosa la può aver portata a tanto? Sicuramente non la vicinanza di persone che ti amano nonostante tutto, forse le aveva prima che succedesse tutto, forse non le ha mai avuto, o forse ce le ha ancora ma non la amano più nello stesso modo di prima. O forse non bastano, non bastano a tirarla fuori da quella convinzione che negli anni probabilmente si è confermata in vari episodi e occasioni.
E poi, c'è il POV Martin.
La reazione che Sarah ha in Martin è qualcosa di strano, che Martin non ha mai vissuto e che lo trova impreparato. Addirittura avere l'intenzione di cercare su Google- fonte quasi inesauribile di risposte- qualcosa su di lei, è questo che lo porta a fare quel comportamento così strano, triste e lontano dal mondo di Sarah. Ma Martin, nel frattempo, non si sa dare una risposta al suo comportamento.
L'episodio col padre è tristissimo, e ci fa capire quanto consideri estraneo il padre nella sua vita. Perchè se è vero che è suo padre, è altrettanto vero che non è il suo papà. "Mi sento leggero di un’emozione che è la stessa di quando ti rivolge la parola una persona importante, forse perché non succede quasi mai." (scusa ma non so come ridurlo >.<) Non è questo quello che dovrebbe sentire un figlio parlando con il proprio padre, no, affatto. Quello che dovrebbe sentire- a maggior ragione se la figuar femminile della madre non c'è, anche se non sappiamo ancora per quale preciso motivo- è senso di familiarità, di rpotezione, di una roccia a cui appogiarsi e una persona su cui contare, sempre, e non qualcuno che quasi mai vedi, senti, o con cui parli.
"Sorrido e sento il rumore del mio fiato.
Ma qui non c'è nessuna felicità." E forse è proprio questo l'effetto che fa, non avere un papà(tiè, ho fatto pure la rima xD). Non sa cosa significhi averlo davvero un padre e quindi gli manca una delle basi fondamentali per essere felice, felice davvero.(ti avviso, sto abbreviando perchè tra un po' devo andare, quindi figurati quanto volevo scrivere sul POV Martin)
Poi il sogno, un sogno che ha un significato particolare, che gli rimane impresso sulla pelle, che lo scombussola fin da dentro e di cui sente i 'postumi' anche alla festa di quella stessa sera, mentre si sbronza, mentre vede alcool che desidera gli cancelli quelle immagini ma che non lo fa, mentre senza neanche ricordarsene si trova a fare sesso con una ragazza che non aveva mai visto prima di quel giorno.
"«Quando vorrei che fossi mia.» dice alla mia auto.
Non ho nemmeno la forza di ridere.
La accarezza con la mano, si china e la camicia gli esce dai pantaloni. «Ferrie, amore mio.»
«Sono belle parole, Cam. Scrivitele.» Mi sistemo anche i polsini. Lui prende il cellulare e digita qualcosa… non ci posso credere, le sta scrivendo davvero." Già mi sta simpatico, Cameron! Visto che ovviamente, Martin è di Sarah, io mi prendo Cam!!! *.* <3 E' così....non lo so, mi sta simpatico punto e basta. U.U Ed è mio, chi ci vuole mettere le mani sopra, digli che è già prenotato u.u
L'amicizia fra Martin e Cameronè davvero bellissima, di quelle che non si distruggeranno mai, qualunque cosa accada, ed è bello, molto bello, vedere queste amicizie che ci sono sempre, in qualunque caso. E Cam che gli dice sempre le cose in faccia, così come vanno dette senza tanto preamboli o probleimi, e il modo in cui non fa domande quando sa che non ne deve fare.....mi piace Cam, se non si era capito. xD
"Sarai tu, ad essere in pericolo
Mi passo una mano fra i capelli.
Forse lo sono già."
E forse qua è la prima volta che ammette a se stesso di esserci già dentro, anche se nnon è successo ancora nulla.
Credo di aver scritto abbastanza(noooooo, maria, ma che dirai mai?!?!?!?!!?) quindi ti lascio. Vado al prossimo capitolo e anche lì aspettati una recensione del genere ;-)
Spero non ti annoino e se lo fanno, dimmi che cerco di accorciare... =D
Ti voglio bene, cucciola, <3 e sei sempre ogni giorno più brava anche se lo sei da tempo <3
Ciao e un fortissimo abbraccio
Maria <3 |