"Cosa significa amare? Cosa significa proteggere? Qual è il confine tra abnegazione ed egoismo? Ryo era abituato a percepire le più piccole sfumature di qualsiasi cosa e situazione, soprattutto quelle torbide e maligne. Cercava sempre di stare nel mezzo, senza giudicare, stoico, esercitando lo stesso metodo certosino usato per prendere la mira e sparare. Come sweeper e uomo sapeva destreggiarsi in qualsiasi tipo di contesto e conosceva mille modi per fronteggiare i vari imprevisti del mestiere, ma le parole accorate, gli atteggiamenti e i sentimenti di Kaori avevano la capacità di inchiodarlo, spezzarlo, di sconquassargli l’anima. Perché lei non era né torbida, né maligna."
Si parte esattamente da dove Hojo-sensei ci ha lasciati, in un lento ed introspettivo cammino nella relazione tra Ryo e Kaori. Buona lettura!

A poche settimane dal matrimonio di Miki ed Umibozu, il duo City Hunter si trova ad affrontare un nuovo caso, delicato e difficile, senza precedenti.
Il precario stato emotivo dei due sweeper, causato dall'atteggiamento di Ryo dopo l'episodio della radura, la sua nuova cliente, e una Kaori vittima della sua ambivalenza, porteranno Ryo a prendere finalmente una decisione definitiva, per entrambi.
DAL TESTO DEL SECONDO CAPITOLO:
Se avesse eliminato anche loro, tutti loro, avrebbe scalato i vertici della malavita giapponese.
Poteva farcela, non era certo un novellino.
Forse doveva solo aspettare, o fare la prima mossa per trarli in trappola, dopotutto, Nami Kobayashi aspettava ancora informazioni riguardo suo marito.
Guardò l’uomo di fronte a sé. Lui non poteva certo annoverarlo tra i suoi migliori uomini.
Non era stato capace di spiare le sue prede, lasciandosele scappare, e tremava come una foglia al suo cospetto.
Non aveva le palle per quel lavoro, ma poteva ancora usarlo per il suo tornaconto finché gli fosse stato utile, e poi, avrebbe eliminato una traccia tanto fastidiosa.

"Con due occhi color notte, tanto profondi e sinceri, feriti dolenti. Si è avvicinato effimero e fugace un giorno in cui avrei potuto dire di essere felice. E mi ha piantato una freccia del cuore, portandolo via con sé, senza chiedermi il permesso. E senza chiedermi il permesso , ha reso la mia vita un paradiso. Pieno zeppo di cavi sconnessi, legati tra loro in una matassa ancora da sbrogliare.
E non posso fare altro che essere grata a lui se quest'inferno di vita adesso mi sembra un paradiso. Il nostro.

"She working two jobs keeping alive
She works in a restaurant night and day
She waits her life away
She wipes the tears away..."
Da quasi un anno mi ritrovo a canticchiare questo motivetto prima di riprendere a lavorare , nonostante la melodia sia molto dolce racchiude in sé un significato molto profondo. Il testo sembra letteralmente sputare in faccia la realtà dei fatti.
E nel mio caso, forse, la realtà vuole mostrare che non sempre è bene indossare un'armatura.
La vita può davvero riservare tante avventure e dal 1995 all'età di 22 anni io ne fui protagonista.
Mi chiamo Lucy, come la canzone del' 67. Gestisco il ristorante italiano "La Scala" assieme alla mia famiglia a Los Angeles, un'impresa non da poco.
Questa è la mia storia, anzi la nostra storia...mia e di un uomo che ha rivoluzionato totalmente la mia esistenza, nel bene e nel male, e poiché questa è anche la sua storia, sarà lui stesso a raccontarne le parti che più lo riguardano.
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(Scusate il cambio del titolo, ma onde evitare plagio su Wattpad ho preferito così. Grazie per la pazienza:)

[...] Si voltò invece verso il suo viso, decidendo di comunicargli quanto si stesse commuovendo. Ma nessuna parola riuscì ad uscire dalle sue piccole labbra, perché non si aspettava di poterlo trovare con un’espressione così… rilassata. Pacificante. Come se non avesse assolutamente alcun pensiero a preoccuparlo. Come se fosse totalmente privo di ansie, e timori, e preoccupazioni. Avrebbe pagato qualsiasi prezzo, pur di vederlo sempre così. Avrebbe dato tutto, per vederlo sempre spensierato e felice.
Era un momento così unico, così raro, che non poté fare a meno di imbambolarsi, non riuscendo a distogliere più lo sguardo dal suo viso. C’era anche da riconoscere che era la prima volta in cui lo sentiva suonare stando completamente soli, avendo quindi la possibilità di dedicarsi totalmente a lui. Solo e soltanto a lui.
***
"Love me, because I love you"

Così curiosa e affascinata dall'essere ancora una bambina, Tatiana è anche desiderosa di sapere qualcosa di più su sé stessa e sulla sua storia. Non conosce il suo passato, almeno non tutto: sua madre la portava ancora in grembo quando è scappata via dalla Russia, la landa del freddo e del ghiaccio che è stata anche Unione Sovietica. Sa che laggiù sono rimasti tutti coloro che un tempo dovevano formare la sua famiglia e si rattrista al pensiero di non conoscere i loro volti, nemmeno i loro nomi perché per la madre nominarli risulta ancora troppo doloroso. L'ignoranza la tormenta e la rende incompleta mentre affronta i pregiudizi legati alle sue origini in America, la terra dove è nata e cresciuta, ma che dopo venti anni la fa sentire ancora così diversa.
Dall'altra parte ci sono gli anni '90 e c'è Michael Jackson: una leggenda vivente. Tante sono le dicerie sul suo conto. L'eccentricità della pop-star non lascia indifferenti le persone che, ammaliate e allo stesso tempo scioccate dal suo personaggio, vengono alimentate dai succulenti tabloid che non risparmiano i dettagli più scandalosi sulla vita del cantante. Recluso a Neverland incontrerà Tanya e sarà inevitabile: conoscerà il suo lato

L’uomo giunse di fronte alla bacheca, dubbioso. Che fosse davvero quello il metodo giusto per raggiungere il suo scopo?
Con cautela afferrò un gessetto bianco e lo avvicinò alla grossa lavagna che occupava buona parte della parete. Tracciò lentamente una X, una Y e infine una Z, restando poi fermo ad ammirare la sua opera.
[...]
Quand’ebbe finito, posò il gessetto e indietreggiò di qualche passo, guardando le lettere che aveva tracciato. Non sapeva ogni quanto venisse controllata la lavagna. La sua mano salì istintivamente al petto e, attraverso la giacca, strinse la pistola sotto di essa.
Leggilo, Saeba. Leggi quel dannato messaggio.

[...] Nel suo cervello rimbombava un’unica scottante domanda: cosa sarebbe successo una volta arrivati a destinazione? Si sentiva avvampare tutta al solo formulare qualche previsione poco casta. E poi, avrebbero saputo e soprattutto voluto affrontarne tutte le conseguenze? [...]
[...] Eppure, se avesse avuto la possibilità di evitare che ciò avvenisse, che tutto quello che provava per lei si concretizzasse in qualcosa di più di un abbraccio fraterno o di un bacio scambiato dietro un vetro, sentiva che la sua coscienza sarebbe stata meno tormentata. Forse … [...]
One shot romantica e lievemente hot senza tante pretese ambientata dopo l'infame finale lasciatoci da Tsukasa Hōjō, scaturita da stress, noia e dalla casuale riscoperta del manga.

La trappola non è sempre dove si pensa che sia...

|| Hinata x Yui ||
Un regalo può significare più di mille parole dette al vento, nascondendo i più nobili e dolci significati.
Un dono per affrontare il male improvviso e abbatterlo strada facendo, in atteso di un giardino rigoglioso.

[Shōya/Shōko]
Libera interpretazione di un momento del manga (cap. 51-54), in cui Shōya e Shōko si incontrano al ponte dopo che Shōya si risveglia dal coma. Forse leggermente Angst, ma non ne sono sicura.
Dal testo:
Aveva provato tante volte a tendere le mani verso gli altri, sempre fallendo miseramente. Quando era stata sul punto di rinunciare per sempre, Ishida era comparso davanti a lei come un fulmine a ciel sereno, con in mano il suo vecchio “quaderno per comunicare”, ed aveva buttato giù tutti i muri che si era costruita addosso.
Storia partecipante al concorso Mille modi di esprimerlo, senza mai dirlo (Ti amo) indetto da AleDic sul Forum di EFP