Poi il vento era girato. E l’odore del vampiro non gli aveva fatto capire più niente.(Edward/Jacob)

Eppure, mentre gioca con il deluminatore -click, click- seduto su una poltrona, intento a osservare Hermione, si sente rassicurato. È un calore che parte dalla bocca dello stomaco, rilassa le membra e si diffonde per il corpo rapidamente, procurandogli una sensazione di leggerezza.
Hermione è seduta su una poltrona logora, a gambe incrociate, su cui tiene un libro. Ha la testa china, l’espressione concentrata di quando deve comprendere un incantesimo o un passaggio particolarmente complicato, da cui –ne è certa- dipenderà l’esito dei suoi esami.
[Ron/Hermione] Shot sui pensieri di Ron, ambientata all'inizio del settimo libro, quando i ragazzi sono a Grimmauld Place.
Dedicata a Lia, che ama questa coppia, per farla riprendere dopo la visione del sesto film.

- Ce l’avresti fatta lo stesso. Comunque, in ogni caso. - disse Ron, tornando alla domanda di Hermione. Lei scosse la testa lentamente - No, lo sai. Io invece, quando hai dovuto distruggere il tuo, non ti ho aiutato… io non c’ero per aiutarti. Ron si voltò verso di lei e le sistemò i capelli dietro le orecchie. - Oh, sì che c’eri - le disse. Lei lo guardò confusa - No, Ron, io non… oh! - esclamò capendo a cosa alludesse. Ron strinse le labbra, mentre quel ricordo si ripresentava vivido di fronte ai suoi occhi. - Ti va… ti va di parlarne? - chiese lei, incerta. Lui sospirò e prese coraggio.

Bella si affacciò alla finestra della sua camera e sospirò triste. Mentre stava per voltarsi e tornare con svogliatezza ai compiti di matematica, intravide con la coda dell’occhio un movimento veloce sui rami dell’albero piantato davanti alla sua finestra. Lo stomaco le si attorcigliò repentinamente. Possibile che…

"Ci sono giorni in cui vorrei che la mia vita fosse perfetta, spesa accanto a chi amo.. ..altri invece, in cui non vorrei mai averla incontrata" E forse è meglio morire piuttosto che soffrire.

Durante una serata del settimo anno, Ron ed Hermione ripensano al passato e si imbattono in ricordi dolorosi, sebbene ora li guardino a cuore leggero.

Kevin dormiva beatamente nel suo letto in camera una lussuosa camera d'albero a cinque stelle.
Fuori era buio, erano le tre di notte e i Jonas Brothers erano da poco andati a dormire dopo l'ennesimo concerto… o almeno due dei membri di quella band.

"No, non ho cambiato niente in questa stanza", disse Lexi, cercando di mantenere un minimo di autocontrollo.
"Allora nell'altra stanza!", disse Joe, già pronto ad andare in cucina.
"No! Nemmeno in quella camera ho cambiato qualcosa, in tutta la casa non è cambiato nulla, magari qualcuno" disse con la voce che si alzava ad ogni parola.
Joe inclinò leggermente il capo verso destra, mentre rifletteva.
"Di chi stai …?", iniziò.

Un piccolo uomo combattuto fra la sua natura di bambino, e il suo esser coraggioso.
"-Nick, guarda che se devi piangere puoi farlo-
Lui si girò di nuovo, il rossore ancora più evidente
-Kev, mamma dice sempre che gli uomini non piangono-"

"Come ti chiami?" le chiesi.
"Non è questo il punto".
Sorrisi.
"Ah, sì? E secondo te come faccio a scriverti una dedica?"
Era simile allo scambio di battute che era avvenuto tra me e la Ragazza Senza Nome. Quando l'avevo letto, avevo riso, perchè lo stupore che avevo provato era lo stesso.
Guardai la Ragazza Senza Nome e vidi che stava indicando un'altra ragazza, davanti a lei. Le labbra si muovevano, formando sempre la stessa parola, lo stesso nome.

"Rosie non puoi capire!" mi disse con il fiatone.
"Cosa?Scorpius?E' successo qualcosa?" chiesi quasi paranoica.