-La povera Sunny ha bisogno di cure…- aveva esordito Franky, con il suo vocione basso e roco la sera prima a cena, abbracciando con amoroso affetto una parete della cucina -… è da troppo tempo che non è lavata e spolverata a fondo…-
Tutta la ciurma, sorpresa di quel suo moto casalingo e voglioso di pulizia, lo fissò senza parole.
-Ehm… che vuoi dire, scusa?- aveva avuto, in fine, il coraggio di domandargli Usop, chiudendo gli occhi a mezza luna, speranzoso di aver frainteso le intenzioni del carpentiere.
-Da domani, pulizie di primavera per tutta una settimana per tutti…- si era messo in posa Super il cyborg ...
[FF creata con la straordinaria partecipazione artistica di TheLulu96, autrice e proprietaria di tutte le immagini che apriranno ogni capitolo della long-fic]

Raccolta di drabble/flashific dedicata interamente alla coppia Nami/Zoro.
Momenti di semplice vita quotidiana, ma con molto fluff♥
01-Eccezione:"Nami non permetteva a nessuno di avvicinarsi ai suoi adorati mandarini"
02-Incubo:"Si girò e vide una figura non bene definita che lo fissava. Si alzò di scatto e per poco non urlò."
03-Neve: " -Ehi guardate, nevica!- urlò gioioso Rufy."
04-San Valentino: Se le presenti questi cosi stai certo che non ti parlerà per il resto della sua vita"
05-Fraintendimento:"-Ecco...Perchè tu e Zoro vi baciate sulla bocca?- domandò Chopper"
06-Intruso:"-IO TI AMMAZZO MARIMO DI MERDA!!-"
07-Bacio:" Ogni volta si chiedeva come faceva il buzzurro a baciare così dannatamente bene. "
08-Destino:"Zoro non aveva mai creduto nel destino..."
14-Cicatrice:" -Non farlo più- -Che cosa non devo più fare?- -Proteggermi-"
15-Fotografia:"-Dimmi, chi è quel giovanotto? Il tuo fidanzato?-"
16-Ferita:" Spero solo che quella persona valga l'occhio che hai perso "

Erano passati sette anni da quel giorno.
Sette anni trascorsi tra i ricordi e le insicurezze del suo subconscio, contro le quali aveva combatuttto innumerevoli e perdute battaglie.
Quelle guerre perse in partenza contro qualcosa più grande di lei.
Qualcosa chiamato amore.
Il suo ricordo non l' avrebbe mai abbandonata.

Alzo gli occhi sulla porta principale, accanto alla guardiola, notandone lo spessore rilevante e le rifiniture marcate, più simili ad ex sbarre di prigioni, che ad abbellimenti di una semplice porta ospedaliera. Sopra al bastione elevato dalla cornice della porta, intravedo una scritta bluastra e non molto nitida dalla mia posizione sdraiata.
Strizzo gli occhi per identificarla.
Is… Ist… Istitu… Istituto Ps… Psi… Psichat…
Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nuovamente, le mani che trafiggono il lenzuolo, la schiena intirizzita dallo stupore.
Istituto Psichiatrico Manari.
Il sudore m’imperla la fronte, colando veloce e gelido sui lati del viso, scivolando giù per il collo e scomparendo freddo sotto il colletto della maglia.
-Oddio…- mi sento mormorare lontana, come se non fossi io a parlare -… è un manicomio… sono ricoverata in un manicomio… Dio mio… credono che io sia pazza…-
[Non è una AU]

Occhi.
Occhi.
Occhi.
Occhi marroni, dolci come cioccolato.
Occhi azzurri, come il cielo dopo l’alba.
Sono così diversi i vostri occhi...

< L’amore si tramutò in odio , ed il suo cuore puro si macchiò d’odio.
Il volto chiaro mutò , abbruttendo quei lineamenti delicati che la rendevano una delle donne più belle del villaggio , le unghie curate crebbero , tramutandosi in artigli e i capelli quasi posseduti si liberarono dei fermagli che li acconciavano.
Ringhiò , facendo accapponare la pelle ai poveri abitanti.
Strappò il cuore del marito traditore , perforandogli il petto con una mano , assetata morse l’organo , imbrattandosi di sangue. Furente massacrò anche la carcassa della sua amante.
Rise , vedendo entrambi i corpi martoriati .
“ Sarò la sola e unica regina di questo posto “ Urlò , uccidendo tutte le donne e le bambine tramutando poi ; grazie ad un sortilegio; ogni uomo in demone >.

Pazienza, pazienza, pazienza…
La Pazienza governa la carne, rafforza lo spirito, addolcisce il temperamento, estingue l’invidia, sottomette l’orgoglio, imbriglia la lingua, trattiene la mano, doma la tentazione, sopporta il dolore, ma…

Lo guardava con orgoglio paterno, un orgoglio che sfiorava l’infinito della felicità, nell’essere riuscito a ritrovare l’amato figlio, e poterlo finalmente riportare a casa sano e salvo. Aveva adempiuto con onore al suo compito di padre.
Lo spadaccino distolse lo sguardo da loro, annegandolo nell’oscurità del mare che circondava la Sunny, mentre beveva un sorso di Sakè.
Padre
Era un concetto astratto, lontano anni luce da lui e da ciò che era, o almeno così aveva creduto fino a quella mattina…

-Io? Oh, bhè, io volevo solo far stare da soli Nami e Zoro… è da tanto che non passano un paio d’ore soli soletti… se non stanno in intimità, come me lo fanno a me un bel nipotino, eh?!?-
Il biondo cuoco saettò fulmini e lampi dagli occhi, sporgendosi con l’intero corpo sopra la tavola occupata da lui e dai suoi Nakama.
-COSA HAI DETTO?!?-

La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...