Recensioni per
Scorre la Senna, scorre lenta.
di _Agrifoglio_
Delicato!averlo ritratto basandoti sull' anime gli da davvero giustizia!bellissima la chiusura finale con il famoso elogio verso Oscar: lascia quel sapore dolce ma nello stesso tempo malinconico che mi è piaciuto tanto! Cavolo aver venduto l' argenteria per il funerale credo che sia stato davvero umiliante eppure nemmeno con un colpo così basso i reali capirono la gravità della situazione! Certo un lutto del genere non fu facile affrontarlo ma i sudditi per arrivare a non avere considerazione sulla morte del principe doveva davvero farli riflettere! Complimenti ancora! |
La figura di questo piccolo principe è tragica e tenerissima: tu l'hai resa davvero bene. |
Un monologo amaro, per certi versi un vero e proprio ''J'accuse'', uscito dalle labbra di un bambino, che purtroppo non conserva più nulla, nel suo linguaggio e nell'anima, dell' innocenza e della dolce spensieratezza dell'infanzia, alla quale fu strappato crudelmente in nome di quei principi sacrosanti che furono traditi dalla Rivoluzione stessa. Non ho molto da aggiungere proprio perché trovo che tu abbia centrato perfettamente il personaggio storico, anzi sei stata brava anche a non cadere nel pietismo, dando un tocco più distaccato ma non meno crudo. |
Non ho scritto recensioni agli altri capitoli perché la voglia di leggere i seguiti era troppa e quindi- perdonami- me ne sono dimenticata. |
Toccante anche se le parole usate non si addicono a un bambino di dieci anni, avrei usato un linguaggio più puerile con una velata ingenuità tipica di quella età, infatti a fine lettura appena appresa l' età mi sono meravigliata, pensavo fosse più grande! Ma immagino che avrai pensato che non era un comune bambino già avviato a questioni anche politiche , dato che ci si sposava a soli 14 anni! In ogni caso davvero brava , hai dato voce alle torture di quell' innocente con realismo e cinismo perché in nome di quegli agognati ideali i rivoluzionari commisero comunque dei spietati crimini. Complimenti! |
Cara Agrifoglio, |
Buon pomeriggio Agrifoglio: avevo gia letto sulle pagine di Efp un paio di storie che sancivano ineluttabilmente con ogni tipo di riferimento storico, la tragica fine di Luigi XVIII, la tua fiction è cruda, spaventosa da immaginare solo col pensiero ma ero preparata. |
Si parla sempre pochissimo della fine orribile che fece questo bambino, murato vivo, perché 'colpevole' di essere figlio dei sovrani di Francia; un pezzo davvero molto crudo, forse il più crudo di tutta la raccolta per la vittima designata colpita dall'odio degli uomini... temo però sia inutile sorprendersi: l'odio è quasi impossibile da dominare, perché quando prende il sopravvento, l'uomo ha già perso di vista la ragione e la sua anima. La cosa forse più sorprendente è che l'uomo pare non imparare mai... pezzo molto forte, ma arriva dritto al bersaglio. |
La storia tristissima del giovane principe è uno dei più atroci paradossi della Rivoluzione, che in casi come questo contraddiceva nei fatti ciò che affermava a parole; purtroppo, gli esseri umani sono fallibili, ed errori (orrori) di questo tipo esistono.. è vero, il meccanismo andava tenuto a bada meglio, affinché confermasse i propri princìpi anche coi fatti. |
Mi hai un po' spiazzata con Madame Elisabeth, in effetti resta un personaggio-comparsa in Versailles no Bara e nell'anime quando in realtà è stata una figura di alto spessore morale, che si è sacrificata in nome della sua famiglia. Immagino però che la sua collocazione nella parte finale, piuttosto che essere accostata a quella delle Mesdames o della Polignac, rispetti oltre al criterio cronologico anche una sorta di riconoscimento del ruolo di questa sfortunata principessa negli ultimi giorni della monarchia. Il ritratto, malinconico e senza acredini, è impeccabile... chiaramente manca del pathos dei precedenti, mossi da grandi passioni, tuttavia estranei all'animo mite e quieto della sorella di re Luigi. A proposito...sarà lui ad arrivare? |
Brava!Riesci a dare dignità a personaggi che la storia non ha esaltato,forse proprio per il ruolo più ritirato svolto dagli stessi. |
Hai fatto bene a delineare il ritratto e i pensieri del Fersen dell'anime, perché amiamo immaginarlo come il classico principe azzurro, il cavaliere senza macchia follemente innamorato della regina. E hai ragione,Oscar non avrebbe mai amato un uomo fatuo e dalla dubbia condotta morale. Credo che lei si fosse infatuata di Fersen,perché sembrava l'unico nobile che ancora incarnava i valori della pura nobiltà d'armi e di sangue, era fiero, brillante,valoroso e, per Oscar, era l'emblema dell'amore, perché Fersen aveva dato prova di un sentimento forte e intenso nei confronti della regina. Oscar più che di Fersen era innamorata dell'amore: Fersen le aveva dimostrato come può essere un grande amore,amando a dismisura Maria Antonietta e lei,cercando l'amore,si era illusa di trovarlo in Fersen. Ovviamente, Oscar non si era accorta che al suo fianco aveva l'emblema dell'amore,André,l'uomo che aveva sacrificato tutta la sua vita sull'altare dell'amore. |
Ciao Agrifoglio,tu sei stata la prima persona, da quando seguo questo sito a dedicare del tempo ad un personaggio più che marginale nella storia di Lady Oscar quale fu Madame Elisabeth. |
Bisogna dire che riguardo a Maria Antonietta nel suo ruolo infelice, Madame Elizabeth ebbe più sale in zucca di sua cognata; per il resto, ha davvero le virtù morali di un'anima Santa. |
In effetti conciliare il Fersen storico con l'uomo perfetto e struggente di anime e manga non era affatto semplice, benché i carteggi con la sorella e alcune biografie (non so se romanzate) ci presentino un uomo che nulla aveva di tiepido nei confronti della donna amata, persa così tragicamente. I suoi tentativi di salvarla fino alla fine, il dolore che si avverte in quelle missive, infatti, lasciano intravedere sicuramente qualcosa di più profondo della sua sfera intima, rispetto alla comunque meritata fama di gaudente libertino. Chissà, forse Oscar avrebbe ceduto ugualmente, noi donne talvolta abbiamo la pecca di vedere solo ciò che ci piace e la presunzione di tirarlo fuori 😉. Ad ogni modo, anche se la tua scelta è stata più netta rispetto a validi compromessi che via via si sono succeduti in questo fandom, mi è piaciuta molto perché mi ha riportato alla mente, prima ancora di un preciso frame dell'anime, quelle prime pagine del manga, che parlano del 1755 come dell'anno fatale in cui nascono questi tre personaggi destinati a incrociare le loro vite. Ne è scaturito un monologo malinconico eppure appassionato, incentrato da parte di Fersen proprio sulle donne più importanti della sua vita: la sua ''quarta Grazia'', esatto opposto eppure completamento della sua anima, e quella rosa bianca pura e leale, forse un po' troppo idealizzata in questa sua visione che trascende la donna, ancora considerata persino nella tomba il suo migliore amico (ma d'altronde altro non poteva essere diversamente). Che altro dire? Un altro bellissimo ritratto, mi metti in seria difficoltà nel giudicare se sia migliore questo o quello di Victor. Quoto entrambi, in fondo perché scegliere? 😉 |