Recensioni per
Scorre la Senna, scorre lenta.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 353 recensioni.
Positive : 352
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
02/11/17, ore 13:31

Molto interessante anche questo ritratto . La piccola Charlotte qui ha ormai perso tutta la sua vena angosciosa, la sua ipersensibilità la sua genuina emotività. Sono passati più di due secoli dalla sua dipartita ed ora lei è riuscita ad analizzare la sua vita e quella delle persone che la circondavano con occhio critico, attento, maturo. Vede se stessa con aria distaccata e melanconia ma nonostante tutto non sembra pentita affatto del suicidio. A volte la vita è spietata e ti costringe a prendere decisioni disumane per non farti travolgere dagli abissi della sottomissione,dell' annullamento coatto ,finanche della depressione. Ho apprezzato pure la parentesi dedicata alla biografia della vera Charlotte,Angle'de Polignac; alcuni particolari legati al matrimonio e alla famiglia li lessi da Queen, ciò che veramente mi giunge come novità è la sua orrenda morte: travolta da un incendio per salvare la vita di una sua figlioletta! Sicuramente fu un personaggio singolare la cui vita era destinata a finire in tragedia non solo purtroppo nella finzione ma soprattutto nella crudele realtà.

Recensore Veterano
01/11/17, ore 23:48

Anche questo ritratto appare molto veritiero, centri sempre l'aspetto saliente del personaggio, qui rappresentato dal senso di inadeguatezza, mascherato con il ricorso all'arroganza e alla superbia.
Le note, come sempre, rappresentano, per il lettore, un arricchimento culturale.
Brava!

Recensore Master
01/11/17, ore 20:14

Molto toccante e convincente anche questo personaggio; ottime anche le note storiche vere.

Recensore Master
30/10/17, ore 09:45

Un ritratto dolente dominato dal ricordo ancora vivo della sua tragica fine... è questo secondo me il tratto che contraddistingue la tua rappresentazione di Diane de Soisson. Una ragazza spezzata, che non ci dice cosa effettivamente l'abbia portata al suo terribile gesto... tendo a pensare che si fosse concessa fisicamente, magari andando contro i principi su cui si fondava la sua educazione di fanciulla. O magari non è riuscita a sopportare il dolore della perdita... in fondo, quante persone si sono suicidate e continueranno a suicidarsi per un amore infelice? La cronaca nera dei quotidiani ne è piena: persone per lo più fragili, che ad un certo punto della loro vita non riescono ad andare avanti, specie se sono molto giovani, e a non comprendere che una delusione sentimentale non è la fine di tutto.
Io vedo così la tua Diane, nel momento in cui decide di suicidarsi.
Ad ogni modo, tornando a questo capitolo, mi è molto piaciuto il crescendo finale, fino a quel lapidario "E saltai giù", che tronca il discorso come la corda che va a spezzare la vita di Diane.
Come sempre, brava
(Recensione modificata il 30/10/2017 - 11:59 am)

Recensore Master
30/10/17, ore 09:28

Poche parole, non perché non ci sia da dire, ma perché poco aggiungerei allo splendido ritratto che hai fatto di Alain. Sposo completamente la tua visione del personaggio: la paura forse di mettersi in gioco, la solitudine, lo sguardo disincantato sulla Rivoluzione e sulla Storia. Uno dei tuoi meglio riusciti... perché hai saputo andare oltre lo stereotipo dello sciupafemmine inveterato e volgare. Brava
(Recensione modificata il 30/10/2017 - 11:58 am)

Recensore Veterano
27/10/17, ore 02:01

Io questa Diane la capisco (eh sì, torno a recensirti).
Insomma, in  saecula saeculorum ha avuto il tempo di riflettere,meditare  e pensare su quello che ha fatto. E penso sia naturale che la rabbia sia montata.
Insomma, brava, per me è abbastanza plausibile il passaggio da ragazzina giocosa a spirito freddo e disilluso.

Recensore Master
26/10/17, ore 23:08

Bouillé dice una cosa scomoda. che ricade nel "visto da destra / visto da sinistra": Oscar e la Rivoluzione, un connubio scomodo. Per alcuni ha visto la luce e ha capito per altri ha voltato gabbana, scatenando un putiferio.

Oscar apparteneva all'élite dell'élite, c'erano forse dai 110.000 ai 120.000 nobili in Francia, su una popolazione di circa 28 milioni di abitanti, cioè circo lo 0,4% della popolazione. Non erano tutti ricchi: molti erano impoveriti, altri erano solo "campagnard", altri "nuovi ricchi" che avevano appena "comprato" un titolo acquistando una carica venduta dal Re apposta per fare cassa, altri "nobiltà minore", che avessero un legame così forte con la Famiglia Reale pochissimi.

Beve cioccolata, fa un lavoro che le piace in un posto per privilegiati che Alain, nobile anche lui, ma nobile da soffitta poteva solo sognarsi. Inizia 14 anni senza gavetta, piace per le sue doti naturali, ma in fondo non deve risolvere problemi significativi o affrontare dei dilemmi morali.
Boillé la gavetta se l'è fatta.

C'è invidia? ah forse sì. C'è solo invidia? no, non credo.

Era corretto che proprio lei sputasse improvvisaaente su un sistema di cui aveva allegramente approfittato fino all'ultimo?

Forse si: non ti piace il tuo mondo e lo vuoi cambiare.
Forse no: chi ti da il diritto di farlo con la violenza decidendo per tutti? Comincia a distribuire la tua ricchezza e poi ne riparliamo.

La diatriba è vecchia, molto più generale e non se ne esce: o le rivoluzioni piacciono o non piacciono.
Se la violenza non ti piace, non ti piacciono, c'è poco da fare.

Interessante l'idea che l'ordine di sparare sulla folla sia stato un banco di prova - rende Boillé molto lucido.

Recensore Master
26/10/17, ore 22:09

Questo è proprio bello!
Poche frasi, pochissime immagini e si va al cuore della faccenda: qual'è il prezzo di un fucile?
Dipende.
Per Gérard è una cosa, per Oscar un'altra, per Alain un'altra ancora - l'incomunicabilità esiste. Rubare non è una gran cosa, rubare la Cosa Pubblica o dello Stato è cosa pessima, le cui conseguenze ricadono su tutti, e un lavoro lo si dovrebbe scegliere in piena coscienza e non solo per sfruttare la mano che ci nutre e sarebbe pure da chiedersi che ci farà uno con quel fucile e se è il caso di ritenersene responsabili.

D'altro canto però c'è da chiedersi quale è il costo della vita e quanto il guadagno giornaliero: se i conti non tornano - ed è solo una sottrazione -o farai lavorare gente votata al martirio o stai condonando il furto, che ognuno si arrangi come può. E sottrazione sia in ogni declinazione.


Quanto al valore di una vita umana, ognuno ha dato la sua risposta.

Lasalle è morto comuqnue. ma tanto prima o poi moriamo tutti.

Recensore Master
26/10/17, ore 15:21

Ciao Agrifoglio. Io forse per Diane avrei usato un linguaggio meno cinico e soprattutto aulico,non so perché ma non la sento molto in questo ritratto. Capisco siano passati dei secoli ma altri personaggi li ho riconosciuti molto di più. Appena un cenno al fratello Alain e alla madre, perciò mi da come l'impressione che questa giovane fosse trascurata in famiglia,poi vedendo il cartone ,la signora in questione che rappresentava la figura materma mi sembrava una donna molto molto anziana. Ok aspetterò il prossimo filone anche se non prometto puntualità nelle recensioni. Si fa quel che si può. Saluti

Recensore Veterano
25/10/17, ore 23:49

Povera Diane.
Ha avuto una delle sorti peggiori. Quella di essere vittima di una impostazione sociale, che vuole la donna discriminata e sottomessa.

Il suo più grave errore? L'ingenuità.
La sua personalità mal si poteva adattare alla mentalità da tornaconto, tipica della borghesia ascendente e degli arrampicatori sociali.

Ma forse la peggiore colpa sarà ricaduta al fratello, troppo impegnato alla frequentazione di taverne e locande, anziché a ritagliarsi più tempo libero per starle vicino.

Recensore Veterano
25/10/17, ore 22:50

Mi piace la schiettezza dei personaggi, credo sia una conseguenza del loro essere già morti.
Questo credo di avertelo già scritto, ma mi sembra il tratto distintivo di tutti i personaggi. Ora, si apre il capitolo più interessante.
Buon lavoro!

Recensore Master
25/10/17, ore 22:33

Molto intenso e commovente, la storia di una delle tante vittime del sistema feudale disumano!

Recensore Veterano
24/10/17, ore 21:02

E' vero, Alain è stato uno dei pochi che riusci a godere di maggiore longevità.
Ma forse quando la vita è troppo lunga, non ti resta che fare lo spettatore.
E dopo anni di lotta ad inseguire gli ideali in ricordo del suo amato Comandante, vedere il suo Paese sfaldarsi in pochi anni sotto gli sperperi bellici di Napoleone, non dev'essere stato un bello spettacolo...
Mi chiedo come avrà fatto a trascorrere il resto dei suoi anni nell'assenza delle persone più care.

Recensore Master
23/10/17, ore 20:20

Vedo che per Alain tu hai preferito la versione della Ikeda.
Alain è un personaggio di fantasia io come la persona che ha recensito prima di me ho sempre preferito l'anime al manga.
Lì si parla di un Alain povero, che odia i nobili e che non discende da essi.
Quando apostrofa Andrè dicendogli " dici di essere figlio di un falegname ma sembri un nobile "si riferisce alla sua distinzione,la sua educazione, anche la sua cultura .
All'epoca era raro che la gente in miseria sapesse leggere e scrivere, fin da bambini o si trovava lavoro oppure ci si dedicava ai furti. Uno come Andrè colpisce. È diverso.
Non sperpera il denaro nel giorno di paga eppure non sembra un morto di fame.
Impossibile scambiarlo per un plebeo.
Io comprendo la tua scelta,qui principalmente si tratta di gusti personali.
Ci fai comprendere che Alain ha vissuto l'era napoleonica, il direttorio, il congresso di Vienna.
È palese la sua insoddisfazione interiore di aver fatto solamente da comparsa tuttavia grande è il suo valore interiore la solidità dei suoi ideali e la decisione di dire basta quando la rivoluzione dimostrò il suo vero volto.
Io credo che se lui, come Bernard con Rosalie , si fosse trovato una compagna di vita , probabilmente non si sarebbe sentito così inutile,alla fine dei suoi giorni.....non ci dici nulla non ci parli dei suoi sentimenti.....forse era rimasto legato all'amore per Oscar?
Se la tua versione rispetta quella della Ikeda ,presumo di sì.
Grazie e alla prossima
(Recensione modificata il 23/10/2017 - 08:29 pm)

Recensore Master
23/10/17, ore 19:56

Scusa se arrivo tardi ma soffro una brutta periatrite fra spalla e braccio destro e sto prendendo farmaci perciò le recensioni ti arriveranno un po' a singhiozzo.
Ma ho letto.
Mi ha sempre colpito la figura del colonnello d'Agout.
Un uomo silenzioso, triste.
Uno che subisce ma comprende molte cose.
Comprende le derisioni dei soldati, comprende la malattia di Oscar e quindi non mi fa strano che lui sia stato in grado di analizzare il suo comportamento .
Non mi convince però il suo essere equi distante.
E;ripensandoci lo fu anche Oscar quando non voleva prender posizioni fra Madame du Barry e Maria Antonietta.
Certo la questione era completamente diversa e non si trattava di scelte di vita o di morte,tuttavia Andrè in quell' occasione la fa riflettere su quanto sia importante decidere sempre da che parte stare.
Andrè non chiede ad Oscar di difendere i rivoltosi ma Oscar sa che lui lo vorrebbe,almeno in quel momento.
Poi loro due fortunatamente muoiono e, come giustamente dice Ninfea è un bene entrambi
Sarebbero stati vittima di grandissimi sensi di colpa per aver creduto alla causa rivoluzionaria.
Tornando al colonnello,capisco,lui non ha deciso, lui ha soltanto eseguito,lui è rimasto un fedele difensore dell'Aristocrazia nonostante tutto.
Eppure per gusti miei personali, lui non mi ha convinto e in questo ritratto mi convice meno .
Chi cede a compromessi non mi entusiasma mai,poi, essendo in guerra capisco i morti ci sono da una parte e dall' altra tuttavia fra la folla ci possono essere uomini e donne coi forconi ma anche gente disarmata. No. Ha ragione Oscar nemmeno io avrei fatto sparare su di loro . Non si trattava di pochi scalmanati ma di un popolo intero contro la sua nazione.
Quoto Maria Antonietta nella scena del balcone e mi dispiaccio non vi sia stata una reale collaborazione fra lei e i suoi ministri per evitare che tutte queste rivolte sfociassero in quella crudele spaventosa carneficina che fu la Rivoluzione Francese
(Recensione modificata il 23/10/2017 - 08:04 pm)