*Ambientata dopo We are here now*
Era come un mare in tempesta: indomabile.
Lo sovrastava, lo trascinava fino alla deriva con le sue onde, gli toglieva il fiato, lo lasciava prendere qualche boccata d’aria e poi lo trascinava giù ancora una volta.
Era inutile cercare di fermarlo. Era inutile cercare di contrastarlo.
La lince voleva sfamarsi con il suo corpo ed Eiji era ben felice di lasciarglielo fare.

Jiang Cheng stava pensando che era obiettivamente impossibile.
Non che avesse una grande esperienza a riguardo - no, a dire il vero non aveva la minima esperienza a riguardo, né diretta né indiretta, che se mai qualcuno avesse osato parlare con lui ci certe questioni ZiDian avrebbe vibrato così forte da scuotere l’intero Pontile del Loto - ma che qualcuno avesse una tale resistenza andava, secondo la sua visione delle cose giuste e rette, ben oltre i limiti umani.
[[Lan XiChen x Jiang Cheng - P0rnFest 12° Edizione!]]

Non lo fermò: lasciò che le sue mani vagassero alla ricerca di qualche appiglio dove sostenersi, dacché le sue spalle erano troppo lontane e le lenzuola erano state buttate lontano - da lui stesso, tra l’altro. Si concentrò invece sull’espressione del suo viso, che si era fatta così tesa e così tanto espressiva, le guance rosse come mele e gli occhi spalancati, labbra aperte che emettevano così tanti rantoli da coprire ogni altro rumore.
Jiang Cheng era bellissimo, ai suoi occhi.
[Lan XiChen x Jiang Cheng - P0rnFest 12° Edizione!]

"«Sai, vorrei ci fosse anche Kairi».
Riku gli bacia la bocca, e ride, ad occhi socchiusi. «Avresti il coraggio di chiederglielo?».
Sora sorride, furbo: «Ho fatto cose peggiori»."
-
[attenzione! presenza di: Riku/Sora, Riku/Sora/Kairi, Axel(Lea)/Sora e, per non farci mancare proprio niente, Axel/Roxas (ma solo accennato)]

«Lan Huan…» ansimò Jiang Cheng, mentre la bocca morbida dell’altro uomo gli si chiudeva sulla gola arrossata già di baci e morsi. «Mh…?» sussurrò piano quello, gli occhi marroni che brillavano, in quella semi-oscurità che sembrava seguirli sempre come un’ombra ogni volta che si appartavano.
[Lan Xichen/Jiang Wanyin]

Storia incentrata su un giovane archeologo e un serpente mutaforma.
―
[3.257 parole]

Sono passati soltanto tre mesi da quando Colton ha instaurato la sua prima vera relazione, ma il rapporto non funziona e questo lo porta all'inevitabile separazione. È un duro colpo per lui: aveva sperato di aver cacciato i demoni che si porta appresso a causa del suo disturbo, invece viene trascinato proprio da essi in un nuovo giro di lussuria, e con l'unica persona che non ha mai messo in conto.
I corpi avvinghiati.
Le bocche che si cercano.
Le mani che esplorano.
È di questo che Colton si appaga. È questo l'unico amore che sente. Vorrebbe conoscere quello vero, ma nello stesso tempo non crede di poterlo incontrare. Nella sua vita c'è sempre stato solo l'amore privo di pudore, nascosto, eccitante; quello per cui non si può fare a meno della bramosia velata negli occhi, del sudore sulla pelle, del dolore misto al piacere e l'inebriare dei sensi. Un crescendo di sensazioni che sfocia nella possessione reciproca. Per quanto possa ritenerlo sbagliato, è l'unico modo in cui sa amare.
Ma in fondo si sa.
In amore... anche la passione è complice.

"
« Per favore. » mormorò, sottile, la voce che minacciava di spezzarsi in singhiozzo da un momento all’altro. « Per favore...basta. »
Non ebbe però la forza di alzare la testa, né il coraggio di guardare l’uomo negli occhi.
Il silenzio che seguì la disperata richiesta si riempì subito del battito forsennato del suo cuore."

"« Voglio giocare. » fu la sua piagnucolante risposta. « Mi hai lasciato solo tutta la mattina, me lo merito. »
« Decido io quello che ti meriti. » più duro, gli occhi di ghiaccio di Amunait squadrarono il ragazzino, che però non se lo fece dire, e tornò carponi sul pavimento. « Ecco, così. »"

Vivere oggi, nel nuovo millennio non è facile... Specie se ad aver vinto il secondo conflitto mondiale sono stati i grandi regimi di destra. Artemide da Montefeltro è una giovane donna che assieme al fratello Raffaello può vantare una schiera di privilegi ottenuti solo grazie all'intricata alleanza familiare con i Mussolini: il Palazzo Ducale di Urbino, vecchia residenza dei loro cosiddetti grandi antenati, è ora la loro casa, la culla della loro cultura e del loro sapere accademico.
Sebbene la guerra sia finita da ben più di cinquant'anni, un altro conflitto mondiale potrebbe essere alle porte. E, qualora non lo fosse, Artemide da Montefeltro ha troppo astio per non farlo scoppiare. Così, a priori.
Perché l'importante è che un giorno se ne parli. Male, ma se ne parli.

Lui: sadico, incontrollabile, perverso, cupo, perfido, quasi bestiale.
Lei: autolesionista, insicura, timida, quasi totalmente passiva.
Fratelli.
Gemelli.
Innamorati.
***
«Che differenza fa, come lo definisci? In qualunque modo lo chiami, è comunque un legame. Il nome è una convenzione».
***
Sono uniti per la mente, è vero, ma sono diversi.
Lontani.
Divisi.
***
In realtà lui lo sa che non è nella sua natura replicare, ribattere – perché non è nella sua natura contrastare, ribellarsi.
Lui la conosce bene, meglio di chiunque altro.
Eppure, lei gli è completamente incomprensibile.

(taegi)
La porta venne aperta. Le luci esterne si permisero di accomodarsi senza alcun invito a farlo. Ombre sul pavimento in linoleum, sporco di polvere e briciole di un qualcosa che nessuno avrebbe mangiato – neanche sotto tortura. Una farfalla notturna uscì da quel luogo barricato e stantio, in fuga dal dispotismo attuato nella penombra dall’attuale e temporaneo proprietario di quella stanza. Silenziosità inconsueta.

Arthur è un giovane che sta tornando al suo villaggio per sposare un'amica d'infanzia, ma un incontro nel folto del bosco cambierà il corso della sua vita.
«Non… non posso» balbettò.
«Perché?»
“Perché siamo due uomini e perché entro stasera sarò un uomo sposato” pensò, ma quelle parole non riuscirono ad uscire dalle sue labbra. «Non so neppure il tuo nome» mormorò invece, distogliendo lo sguardo e maledicendosi per la propria debolezza.
L’altro gli posò una mano sulla guancia, costringendolo dolcemente a voltarsi verso di lui.
«Puoi chiamarmi Elias» disse, poi lo baciò di nuovo.