[NUOVA VERSIONE ONLINE SU AMAZON]
Danielle trascorre il viaggio quotidiano in autobus fissando il paesaggio sempre uguale, con poca voglia di tornare a una casa dove si sente solo ospite. Peter resta sempre in piedi vicino all’uscita, isolato da tutti e protetto dal cappuccio sempre alzato.
Sulla linea 97, il destino dà appuntamento a due vite all’apparenza diverse, ma gravate entrambe da troppi addii e sogni infranti.
Riusciranno a vedersi, pur avendo ormai rinunciato a guardare davvero il mondo, e ad arrendersi al bisogno disperato del calore di un abbraccio, per lenire anni di solitudine?
Questa non è solo una storia d’amore, è un inno alla speranza che non deve mai scomparire, alle seconde opportunità che la vita ci offre, perché l’autobus, presto o tardi, percorre la strada di ognuno di noi.

-Sei tornata adesso?- domandò con ansia alla madre.
-Sì, Megan. È stata una notte movimentata- spiegò Kate mentre preparava della camomilla.
-Ti è successo qualcosa?- chiese allarmata avvicinandosi alla madre.
-Certo che no, ho solo dovuto portare al riformatorio un nuovo ragazzo-.
-E che hai fatto per tutta la notte?-
-Ho parlato con George, ci tiene molto a questo ragazzo e sa che tenendolo al riformatorio non servirà a nulla, quindi abbiamo trovato una soluzione adeguata- sbadigliò mentre versava la camomilla nella tazza.
-Non servirà a nulla? Che ha di tanto ‘importante’ più degli altri?- gracchiò Megan prendendo dei cereali per poi sedersi sul bracciolo del piccolo divano nella cucina.
-E’ molto irrequieto, e ha una situazione davvero brutta in famiglia, potrebbe scappare quando più gli farebbe comodo e George ha paura che possa combinare qualche sciocchezza-
-Che cattivo ragazzo- sussurrò con ironia la bionda.
Non aveva mai capito cosa ci trovasse di interessante sua madre in quel lavoro. Era pericoloso. Che ci guadagnava ad aiutare ragazzi drogati più testardi di un mulo?
-E la soluzione quale sarebbe?- chiese senza troppo interesse.
-Verrà a vivere con noi-

Dal capitolo 10:
Mi divevano sempre 'fumare è sbagliato', sì certo lo è, ma avrei potuto scommettere con chiunque che prima o poi una malboro se la fumano tutti, anche solo per scherzo o per sentirsi come gli altri chiedendosi poi chi aveva costruito quella strana forma di 'normalità'. Forse un dipendente dal fumo, forse qualcuno che fumava perchè aveva problemi personali o semplicemente un cretino che per sentirsi grande fumava.
Ma ora che ci stai pensando, chi fu quello che iniziò tutto?
Non ci sarà mai una risposta, non scoprirà mai nessuno chi fu quell'uomo che causò la dipendenza dal fumo a migliaia di giovani, così come non ci sarà mai una risposta alle migliaia di domande che si pone un'adolescente al giorno, del tipo 'perchè non riesco a piacermi?', 'Perchè ho il costante bisogno di mangiare?', 'non possono smettere di prendermi in giro?'.
*Autolesionista, bulimica, masochista, debole, vendicativa.. innamorata.
Questa è la mia storia.
Io sono Charlotte, mi hanno abbandonata e sono sola.
Ma sono riuscita a raggiungere il sole, sono riuscita a raggiungere la felicità.
Questa è la storia di come ho inseguito il sole.
Questa è la mia storia.

-sembri ubriaca- la presi in giro io, prendendogli dalle mani le chiavi e girandole nella serratura.
-sono solo un po' agitata, abbi un minimo di comprensione- rispose facendomi la linguaccia. Gli presi la mano dolcemente e gli feci strada verso casa.
-non ho nemmeno il tempo di prepararmi psicologicamente. Abitiamo troppo vicini!- puntualizzo' quasi leggendomi nel pensiero. -io fino ad ora ho trovato solo pregi in questa cosa…-

Mi volto per guardarlo in faccia e Harry. Harry stava facendo a pugni con quel tipo mentre io riuscivo solo a piangere e a gridare: Harry, lascialo stare.
Cercai di saltare addosso al tizio che aveva cercato di violentarmi. Ma non ci riuscì e fui scaraventata a terra, Harry che si era distratto per guardarmi si era beccato un pugno in faccia. Il tizio diede un altro pugno a Harry e un calcio su una gamba a me e scappo a gambe levate. Non riuscivo a muovere la gamba sentivo un dolore fortissimo, quasi fosse lacerata. Chiusi gli occhi ma sentii qualcuno prendermi in braccio.
-----------------------------------------------------------------------------------
Se vi ho incuriosito almeno un pochino leggete :)

I vizi e le virtù dell'Inghilterra dell'Ottocento come non ve li hanno mai raccontati. Nessun filtro, nessuna poesia, i fatti nudi e crudi. Tra scandali e balli di corte, il mondo inglese filtrato dagli occhi di Violet Cavendish, tra gli amori e le convenzioni e l'improvviso fuoco di un duca dagli occhi di ghiaccio.
- Sei bellissima... - sussurrò lui, troppo vicino al suo viso. Violet sentiva gli occhi del ton su di lei, nonostante la sala fosse affollata.
- Non credo che dovreste stare così vicino. - gli disse, a testa alta. I suoi occhi di ghiaccio la perforavano oltre ogni limite: non avrebbe dovuto avere reazioni del genere, William aveva parlato con suo padre, avrebbero dovuto sposarsi. Ma perchè Nicholas si ostinava a procurarle sensazioni del genere?
- La mia presenza ti infastidisce Violet? Lo so che non è così. - insistette lui, soffiandole vicino ad un orecchio e provocandole un brivido lungo la schiena.
- Vi prego di smetterla. - cercò ancora di sottrarsi lei, ma lui le prese una mano.
- Tu mi vuoi. - soffiò. E quelle parole risuonarono come dalle porte dell'inferno.

-Se l'ho fatto, l'ho fatto per te.Non potevo immaginare che avrebbe fatto così male, non potevo immaginare tutto questo, tutto questo schifo.- trema, perchè sta tremando?
-Amore, sei con me, sei con me adesso. Non ti succederà niente, ci sono io a proteggerti da tutto, proteggerò entrambi.- le sussurro all'orecchio, la sento immediatamente sciogliersi, calmarsi, si lascia andare a me.
-Sei così speciale!.- si gira tra le mie braccia accarezzandomi il viso.
-Anche tu sei speciale.- le sorrido asciugando con il pollice una lacrima.
-Ma io non ti merito.- abbassa il capo appoggiandolo sul mio petto.
-Mi meriti più di chiunque altro.- alza gli occhi dal basso, squadrandomi dal basso.
-Ti ho fatto del male.- alza il capo. Adesso ci troviamo faccia a faccia.
-Non mi importa.- sorrido amaramente baciandola.

«Un bacio sulla guancia» era disgustato. «Di nuovo».
«Sta’ zitto Hazza. Sto cercando di seguire».
Il riccio non si arrese, e prese il gomito dell’amico, facendolo distrarre nuovamente.
«Voglio seguire questa fottuta lezione, Harry. Lasciami in pace» lo avvertì, minaccioso.
«No Zayn, ora mi ascolti. Perché le hai dato un bacio sulla guancia?»
Il moro sbuffò e si arrese, posando la penna.
«Cos’avrei dovuto fare? Infilarle la lingua in gola?»
«Per esempio».
«Sei disgustoso».
«Solo un anno e mezzo fa l’avresti fatto».
«Già, ma le cose sono cambiate, e lo sai».
«Giusto, mi sono dimenticato che sei una specie di Edward Cullen “io rispetto le donne” e blablabla…»
«Cosa c’è di male?»
«Edward Cullen è palesemente froc-»
«Non intendo quello».
[...]
«Invitala a casa di Liam, oggi pomeriggio. I signori Payne tornano tra sei giorni, e Liam vuole darsi alla pazza gioia più che può prima del loro ritorno. Mi ha scritto un messaggio, oggi pensava alla piscina. Ci saranno anche Louis e Niall. Hollie non è sicura di riuscire a venire».
Zayn ci pensò su. «Secondo te accetterà?»
«Quale ragazza sana di mente si perderebbe Zayn Malik in costume da bagno?»

Emma sbattè la porta di casa furiosamente e puntò un dito contro il petto di Zayn,ancora rosso in viso.
«Perchè lo hai fatto?» Era visibilmente fuori di sè in quel momento,e niente e nessuno l’avrebbe fermata.
«Non sono affari tuoi!» sbottò il moro. Emma sbarrò gli occhi e gli diede uno schiaffo. Le lacrime partirono incontrollate,iniziando a rigare le guancie.
«Io ti odio Zayn Malik. Ti odio per ogni cosa che fai. Ti odio per avermi rovinato questa serata. Ti odio perchè sei entrato nella mia vita senza preavviso. Ti odio perchè riesci a trafiggermi ogni volta che incateni il tuo sguardo al mio. Ti odio perchè mi fai sentire debole. Perchè mi fai sentire uno schifo. Ma soprattutto ti odio perchè dal primo giorno che ci siamo incontrati hai capito tutto. Ti odio perchè sono innamorata di te»

Ellie Gray odiava con tutta sè stessa Harry Styles. Non aveva mai conosciuto una persona tanto egoista, antipatica, egocentrica e sfacciata. Al contrario della migliore amica Julie Morrison cotta follemente di Zayn Malik, l'impenetrabile ragazzo del Bronx.
Desiderio di notorietà da una parte, desiderio di solitudine dall'altra.
Un segreto che nessuno vorrebbe per sè, soldi, errori, pentimenti.

Si allontanò poco da me e mi indicò la sua erezione “Guarda cosa hai fatto..” mi disse esasperato.
“Oh poverino..” dissi scendendo dal tavolo della cucina e inoltrandomi su per le scale.
“Dove vai?” mi chiese stranito guardandomi.
Mi tolsi la maglietta con un rapido gesto e la lasciai cadere per le scale “Non lo so..” e entrai nella mia stanza.

-voi donne siete tutte strane. Siete peggio di un rebus, non si e' mai sicuri di avere la risposta esatta- -se conoscessi le regole ci metteresti due secondi a trovare la risposta esatta Malik- dissi, frugando tra la borsa e aprendo il pacchetto di Marlboro. -Harry e' stato in grado di risolvere il rebus?- esclamo' curioso continuando a guardare la strada. -Harry sapeva fin troppo bene le regole- sussurrai inspirando la sigaretta.

Un viaggio nei ricordi felici dell’infanzia, il passaggio dalla forma di amore più vera e totalizzante all’oblio più profondo e disperato.
È un sogno comune a molti quello di avere un amico speciale con cui condividere tutto, compreso il passato. Giorgia sembrava essere riuscita a realizzarlo, trovando in Lorenzo proprio quello che cercava; ma ben presto si renderà conto che è impossibile mantenere stabile un rapporto quando di mezzo ci sono il tempo e i cambiamenti.
Dopo dieci anni di silenzio e astio, tra i due forse qualcosa sta per smuoversi e questo sarà solo l’inizio di una lunga e lenta agonia, che porterà alla gioia infinita, ma anche alla disperazione più nera ed angosciante.
Dal secondo capitolo:
«Sai, tendo sempre a fare l’opposto di quello che mi dicono di fare…». Alitò all’altezza del mio collo, provocandomi un brivido lungo tutta la spina dorsale, che poi si estese ad ogni altro centimetro di pelle.
«Belli, io non…». Mi bloccai cercando di recuperare la giusta lucidità per terminare il mio monito, ma ci impiegai troppo tempo, perciò alla fine quanto dissi si rivelò solo fiato sprecato. «…io non sarò mai una di quelle barbie senza cervello che ti ostini a portare a letto per divertimento».
«E chi ti dice che io voglia concederti l’onore di finire nel mio letto?».

E dire che pensavo di essermi incancrenito così tanto, invecchiato così tanto da non poter cambiare mai più, allora perché mi sento come se avessi lasciato indietro la vecchia muta ed ora avessi una nuova pelle? Fa male, è delicata, è tenera come mollica.
Il cambiamento può essere un accidente, può essere una scelta, può essere che ti svegli una mattina che sei un altro rispetto ieri.