INCOMPIUTA
Quando sentii due colpi alla porta, per poco non cacciai un urlo.
«Chi è?» esclamai.
Non ottenni nessuna risposta.
«Chi è?» chiesi di nuovo; la voce mi tremò un paio di volte.
Non avevo il coraggio di guardare dallo spioncino.
Non rispose nessuno. Mi accasciai a terra, tenendomi la testa tra le mani.
Sentivo il cuore sbattere violentemente contro il petto, il battito mi assordava, mentre le mie gambe iniziarono a tremare.
[...]
«Ti apro» dissi cercando di controllare il tremolio della voce.
Quando spalancai la porta – dopo aver tolto catena, chiavistello e aver dato tutte le mandate possibili – mi ritrovai davanti un Louis stranito.
«Va… va tutto bene?» chiese insicuro.
Seguii il suo sguardo e vidi che stava osservando il coltello che avevo in mano. E il mascara colato sulle guance.
Scossi il capo in modo confuso, per poi annuire decisa e stamparmi un sorriso falso in faccia.
«Benissimo» dissi, sperando non avesse notato la mia voce incrinata.
«Lyn… sei sicura? Insomma… hai un coltello in mano» disse con fare ovvio.
«Oh» mormorai. Dovevo sembrargli una fuori di testa. In fondo lo ero. «Io… stavo cucinando».
«Piangendo?»
Inarcò un sopracciglio.
«Cipolle» dissi in fretta.

Harry aveva avuto qualcosa di più importante da fare che telefonarle.. evidentemente quello stupido provino.
Forse anche lei avrebbe potuto dimenticarlo, forse... se non avesse dovuto guardare ogni giorno quei piccoli occhi verdi.
Ma la popstar non ricordava.. la popstar l'aveva dimenticata.
L’illusione che aveva fatto provare a Maddy, ora avrebbe dovuto provarla anche lui.. quadruplicata.
''–Oddio, Harry Styles si scopa la mia migliore amica!-
–No, sono io che mi scopo Harry Styles- precisai.''
'Incitamento alla vendetta’. Questo provava adesso Madison.

“Tu e tuo fratello dovete avere sicuramente un magnifico rapporto se una sua sola telefonata è capace di renderti così tranquilla!”, commentò poi Allie, facendosi più vicina.
Le sorrisi, annuendo con fare convinto.
“Lo adoro.”, confessai con un filo di voce, poi con la mano le feci segno di sedersi accanto a me.
Così, senza neppure sapere esattamente come o perché, io ed Allie iniziammo a parlare delle nostre vite.
-Tratto dal primo capitolo-

Lo vedo guardarmi mordicchiandosi il labbro inferiore. Cerco di distogliere l'attenzione dai suoi occhi verdi, ma inutilmente.
Faccio scorrere le mie mani sulle sue braccia, e lo vedo sempre più vicino.
Si avvicina sempre di più fino a sentire il suo respiro su di me. Posiziono le mani sulle sue spalle, quasi come per reggermi.
Sento il suo naso sfiorare il mio prima di toccare le sue labbra.
Avevo una sensazione di vuoto nello stomaco, sentivo tutto girare, e se non fosse stato per le sue mani attorno alla vita le mie gambe avrebbero ceduto.
Continuammo così per un po', sentivo le sue mani accarezzarmi la schiena ora, e la sua lingua che dopo aver chiesto quasi un 'permesso' toccò la mia. Era un bacio molto più che passionale, molto più di tutto. Avevo le guance a fuoco ma mi sentivo così bene da non poter fare a meno delle labbra di Harry.

ATTENZIONE! QUESTA STORIA NON E' SCRITTA DA ME, E' SOLTANTO UNA TRADUZIONE FEDELE DELL'ORIGINALE!
dal quarto capitolo:
«Tutti dicono che dovrei stare lontano da te» sussurra, guardandomi come se io sappia la risposta a una domanda che non ha mai chiesto.
«Fai sempre quello che la gente dice?» domando, alzando un sopracciglio giocosamente.
«Quando penso che abbia ragione, sì» si acciglia, incrociando le braccia al petto in modo adorabile.
«E se io non voglio che tu lo faccia?» mi chino, sorridendo alla nostra improvvisa vicinanza. Profuma di fragole e panna: dolce e innocente.
«E se non m’interessa quello che vuoi?» il suo dito scava nel mio braccio facendomi sussultare, ma lo toglie appena si rende conto che sono ferito.
«E se io non voglio lasciarti?» un sorriso sfrontato riempie le mie labbra e i miei occhi brillano.
«Beh, ehm, cosa? Lasciarmi da cosa?» balbetta, sconcertata dalla mia franchezza.
«Non ti lascerò stare lontana da me» rispondo affannosamente, girando sui talloni quando ritorno verso l'auto.
«Ma - mio padre mi ha sempre detto di stare lontano dai ragazzi come te» mi chiama con voce tremante, ma i suoi occhi sono incandescenti.

Zayn Malik, il più bel ragazzo dell'istituto con i suoi cinque amici, diventerà l'essenziale per Jessy. Una ragazza che si dimostra stronza ma dentro è una ragazza che nasconde la sua debolezza.

Bene,ti farò cadere ai miei piedi con ogni mezzo possibile.- disse. Stava per uscire,ma lo fermai.
Sarai tu a cadere ai miei piedi Malik.- risposi. Lui rise e uscì.

Vera & Giovanni, Giovanni & Vera. Può un'amicizia di dodici lunghi anni essere messa in discussione dall'arrivo di un ragazzino d'oltre Manica?
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-Si chiama Hans.. no aspetta.. Haral... Harold! Ecco, Harold!-
-Harold? mi sa di uno in ciabatte che gioca a scacchi!- disse asciugandosi una lacrima per il troppo ridere.
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-Hi! I’m Harold.. but you can call me just Harry!- la sua bocca dai denti perfetti e bianchi si allargò in un sorriso, che ai margini diede vita a due fossette ben definite, la sua voce era roca ma calda.

Lea accetta la richiesta del fratellino Liam di andare a vivere con lui e i suoi 4 amici, nonché componenti del famoso gruppo dei One Direction. Nascerà qualcosa da questa convivenza? La band ne risentirà?
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-Non ci siamo visti come state pensando voi! Non mi faccio arrestare per violenza sessuale su un ragazzino!- risi squadrando ben bene il riccio sedutosi di fronte a me.
Non avrei dato corda ad un ragazzino ormonato.. sapevo anch’io cosa si diceva di lui in giro.
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-Un tubino nero fino al ginocchio conteneva il fisico della sorella del mio amico.
Harry non dimenticarti che è la sorella di paparino Payne. Si, Liam potrebbe uccidermi.

Questa è la mia prima fanfiction , la prima ad essere pubblicata in realtà. Spero vi facciate due risate ma nello stesso tempo spero di farvi sognare :)) Vedremo il nostro riccio preferito nei panni di un comune ragazzo ospitato da una famiglia Danese con la nostra protagonista Charlotte!, non vi dico altro, buona lettura!

Era dalle otto di quella mattina che me ne stavo in piedi, cercando di entrare in quella stramaledettissima sala per far autografare quello stramaledettissimo cd da quegli stramaledettissimi mocciosetti, che, tra l’altro, erano arrivati appena due ore fa, alle undici, con ben tre quarti d’ora di ritardo sulla scaletta del programma di quella giornata. [...]
Sì, lei e il suo maledettissimo concerto, ecco perché non me n’ero ancora andata. [...]
Non seppi neanche io il perché, ma prima di uscire definitivamente dalla sala mi voltai per guardare un ultima volta in direzione di quel tavolo e per uno strano motivo i miei occhi si incrociarono per un’altra frazione di secondo con quelle pozze verdi.

«Sveglia bella addormentata nel bosco.» urlò Harry bussando continuamente alla porta della mia camera tenendo un certo ritmo.
«Vai via!» mugugnai ad alta voce scandendo bene ogni parola per poi premermi il cuscino sulla faccia cercando di soffocare le urla di Harry.
«Siamo di buon umore oggi.» disse ironicamente continuando a picchiare sulla porta.
Ormai era così che mi svegliavo da un anno a questa parte, non avevo bisogno di nessuna sveglia, ce l'avevo sotto forma umana.
«Harry Edward Styles.» strillai il suo nome alzandomi dal letto a forza portandomi il cuscino sotto braccio «Se non la finisci immediatamente giuro che ti casto!» dissi aprendo la porta ritrovandomelo davanti che mi sorrideva divertito.

[ Sequel di What if...? ]
Sgranava e stringeva a scatti gli occhi.
Non aveva mai provato una sensazione tanto sgradevole e mentalmente pregava perchè non durasse ancora a lungo.
Sentiva come se la stessero squarciando a metà, senza ritegno, e salate lacrime si andarono a mischiare con il sudore sul suo viso.
Gli ultimi minuti furono i più orrendi, i più insopportabili e strazianti, fino a che non udì un potente pianto liberarsi in quella sala popolata di dottori in camice verde.

“Tom Kaulitz,” si presentò lui alla fine, stringendole la mano. Fu allora che l’attenzione gli cadde sul cartellino che lei aveva al collo. “Vibeke V. Wolner?” lesse.
“Si legge ‘Wulner’,” lo corresse lei rigidamente. “Sono norvegese.”
“Ah,” fece lui, dimostrando scarso interesse. “Posso chiamarti Vi, per comodità?”
“No.” Ribatté lei secca.
“La v puntata per cosa sta?” le chiese allora Tom.
“Non sono fatti tuoi.”
Si occhieggiarono con un accenno di ostilità. Vibeke seppe immediatamente che tra loro due sarebbe stato impossibile instaurare un rapporto civile.
[Sequel di Lullaby For Emily]