"Sei proprio scoppiato Aki, ma mi ascolti quando parlo? Comunque... abbiamo due nuovi compagni di classe - è Yutaka a parlare - non so i nomi, al consiglio d'istituto non li hanno menzionati. So per certo però che le loro famiglie sono ricchissime e loro invece non molto simpatici. A stento nella scuola precedente in cui sono stati, rivolgevano la parola a qualcuno. Uno di loro ha raggiunto l'ultimo anno grazie ad un esame speciale e costosissimo".
[Aoiha/Reituki/Kaix...]

Un teppista: è questo che pensa di essere Kouyou Takashima. Spezzato da una vita che è stata capace di dargli solo grandi delusioni, si crede un totale fallimento… un ragazzo buono a nulla e senza obbiettivi per il futuro.
Yuu invece è una persona dolce, simpatica e solare. Ama la musica, la vita e non si arrende di fronte a niente. Quando per la prima volta incontra Kouyou il suo desiderio sarà proprio quello di fargli dimenticare tutto ciò che ha passato, ma le cose non sono mai semplici… soprattutto perché Kouyou, di cambiare, non ne ha la minima intenzione.
[Aoiha/Reituki]

Si avvicinò lentamente allo spicchio di luce che entrava dalla finestra. Rimase nell'ombra, si pulì la mano con il lembo della camicia e la allungò cautamente. Non appena il sole la sfiorò essa prese a fumare e lui si contrasse in una smorfia di puro dolore. Stava bruciando! La sua mano cominciò a creare delle piccole scintille, e di lì a poco avrebbe probabilmente preso fuoco!
-No, basta! Smettila di farti del male!- mi lanciai contro di lui e cercai di spostarlo ma lui non si mosse di un millimetro. Lo graffiai, lo presi a pugni, ma niente, non lo scalfii nemmeno. Stava rapidamente diventando cenere davanti ai miei occhi; si torturava in solitudine tutti i giorni? Mi arrampicai sulla sua schiena e gli buttai le braccia al collo scoppiando a piangere. Akira fece un passo indietro e mi prese in braccio come un bambino togliendomi dalle sue spalle, cullandomi lentamente. La mia pelle a contatto con le sue mani bruciava, ardeva come se avessi mille cubetti di ghiaccio poggiati sul corpo.
-Tu, che cosa sei ?- sussurrai asciugandomi con il dorso della mano le ultime lacrime che mi bagnavano le guance.

Proprio mentre stava per rialzarsi, lo sguardo gli cadde fra le sue cosce aperte, mentre una sensazione di vuoto incolmabile scese a ghiacciargli il cuore. Qualcosa mancava. Qualcosa di non particolarmente ingombrante, ma che comunque era stato parte di sé già dal suo primo istante di vita. Al suo posto, ora, era chiaramente visibile qualcosa di simile ad uno squarcio dai contorni delicati e lievemente allungati, simile ad una mandorla di un color rosa acceso. Takanori si sentì raggelare dal terrore. Quanto doveva essere ubriaco per arrivare ad immaginarsi d'avere una vagina al posto della sua cara virilità?
[Gender Bender! Reituki; (side)Aoiha]

La serata procede tranquilla, mi vengono affidati i tavoli nell'altra sala e così riesco a stare il più lontano possibile da Suzuki. A fine cena mi aspetta fuori dal ristorante, seduto in macchina a fumare una sigaretta. Apro la portiera e entro nell'abitacolo, nel quale stagna un leggero odore di fumo che non mi da troppo fastidio. Mi passa la cicca e io obbediente prendo due tiri, non del tutto indesiderati, per poi lanciarla fuori dal finestrino, sotto ordine della sua mano. Mi basta quel poco di tabacco per rilassarmi un minimo. Guida in silenzio fino a casa, dove parcheggia e scende dalla macchina, il tutto sempre senza dire una parola.
-Vieni.- mormora finalmente, cominciando a salire le scale. Quel tono. È freddo e distaccato, con una nota di furia non indifferente. Comincio seriamente a temere per il mio povero corpo...
Lo seguo a testa bassa, fino in camera da letto, il luogo di tutti i miei sogni ed incubi. Si siede sul bordo del materasso slacciandosi i primi bottoni della camicia e levandosi la giacca.
-Spogliati. Lentamente.-
-Sì, padrone.-

Qual'è il modo migliore di festeggiare la fine di quattro lunghissimi anni di università se non con una bella gita con i propri compagni? E questo è quello che decidono di fare Akira, Takanori, Kouyou, Yuu e Yutaka, cinque amici diplomati da poco. Sarebbe tutto magnifico, se non fosse per quelle strane macche di sangue che compaiono sui muri della casa di vacanza dopo un paio di giorni di alloggio....
" Mi appiattisco contro la parete affrescata, cercando di allontanarmi il più possibile dall'ombra che mi viene incontro. Non posso scappare, sono in trappola. Il profilo affilato di un coltello gocciolante mi fissa e io fisso lui, incapace di fare altro.
-Perchè, Akira...perchè...- mormora una voce incrinata dal pianto, o dalla pazzia. La figura entra nell'unico spiraglio di luce, dato da una finestra rotonda sul soffitto a volta, illuminandosi il viso dalle guance sporche di sangue. Il respiro mi si blocca a metà, fra le labbra e la gola."

Con un sospiro rilassato, Yuu corse verso casa mentre pensava a Daisuke, al suo amico. Anzi, amico speciale. Era felicissimo, così felice da poter toccare il cielo con un dito. Quindi è così che ci si sente quando si ha un amico sul quale contare? Non vedeva l’ora del domani, così lo avrebbe rivisto, avrebbe passato altro tempo con lui e, chissà, magari avrebbero anche mangiato insieme i dorayaki preparati dalla mamma senza farseli rubare.
[DiexAoi]

Alzandosi dal suo giaciglio, spense la sigaretta nel posacenere da terra accanto alla finestra, e resistette alla tentazione di accendersene una seconda. Rimase invece con le braccia incrociate a guardare giù in strada, osservando in particolare una figura. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella persona, si chiese il perché quella figura fosse così interessante e magnetica ai suoi occhi, tanto da fargli perfino dimenticare il dolore che gli urlava nella testa.
Conosceva quel ragazzo che in quel momento stava smontando dalla moto; con un gesto agile della gamba sinistra, scese dal sellino e si portò in piedi sul marciapiede accanto all’Harley-Davidson parcheggiata sul ciglio della strada. Indossava dei jeans chiari e aderenti sulle gambe, due cinte incrociate aggiravano i fianchi stretti, un giubbino di pelle leggero era aperto sopra a una canottiera bianca e degli stivaletti di pelle nera completavano quel look che di certo, non restava inosservato

Non sono mai stato molto onesto con me stesso, ho sempre finto che tutto andasse bene, anche quando le cose stavano precipitando in un abisso senza fondo, e io ridevo, come se stessi guardando una marionetta da circo, più che osservando la mia lenta decaduta.

-Aaaah, la mia testa...- gemo tenendomela con entrambe le mani. Mi sembra di avere una biglia che rotola da una parte all'altra, al posto del cervello. Riesco ad arrivare fino alla stanza da bagno sano e salvo. Uscendo e tornando in sala sul mio amato divano, passo innavvertitamente davanti ad uno dei tanti specchi disseminati per casa e qualcosa attira la mia attenzione. Mi fermo ad osservarmi, ancora senza maglia, non notando nulla di strano. Aspetta un attimo...la mia pancia ha qualcosa che non va. Mi giro di lato per potermi guardare meglio. No, è piatta come al solito...ma...
La accarezzo distrattamente e una strana sensazione mi pervade, mai provata prima. È...bello?

Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, vengo sopraffatto dalla sensazione che lo riverdò presto...

Mentre Takanori divorava quel corpo gelido il Diavolo sorrise.
“Hai commesso un errore mio caro Takanori. Ma un patto è un patto” sibilò il Diavolo e Takanori sorrise, leccandosi le labbra e tornando al suo pasto.
Aveva raggiunto il suo scopo, era appagato.
Quello che non sapeva era che al Diavolo piaceva ingannare.

"Era un giorno come un altro, eravamo a registrare una nuova canzone e dopo aver provato più e più volte, tutta la band era ormai stanca." questo è un racconto molto legato alle caratteristiche reali dei personaggi, come in tutte le mie storie (molte di queste ancora da pubblicare) questa è la mia prima in assoluto, spero vi piaccia...kiss!

-Sei sicuro di voler rimanere qui? Non pensi che ti farebbe meglio allontanarti per un po' da tutto quello che condividevi con Taka?- mi chiede Yutaka passandomi la borsa dal finestrino.
-No. Sarebbe come dire che in questo momento non esiste...la sua mancanza è anche la prova del fatto che lui ci sia ancora. Voglio soffire per punirmi di quello che gli ho fatto e, a meno di non finire anche io in ospedale, questo è l'unico modo che ho di farlo. Il destino mi sta semplicemente restituendo i frammenti taglienti di tutto ciò che ho distrutto con le mie stesse mani. Me lo merito.- dico a voce bassa.
Pairing principali: Reituha, Reituki, Aoiha.

Il fatto è che il batterista considerasse pericoloso questo genere di cose. Pericoloso per l’incolumità di Takanori. Si sarebbe fatto male toccando la legna. O si sarebbe bruciato mettendo la legna sul fuoco. O ustionato la lingua mangiando un marshmallow appena tolto dalla fiamma.
Ruki era un pericolo ambulante. Essenzialmente, pericoloso per se stesso, che forse era pure peggio che esserlo per gli altri. Gli altri si sarebbero potuti salvare, lui no.