E se Caroline avesse già visto Klaus? Il loro rapporto cambierebbe? O semplicemente lei non se ne ricorderebbe?
Personaggi: Klaus, Caroline
Genere: Malinconico, Romantico, Thriller
Note: Missing Moments, What If

La prima voce che l’aveva raggiunta era stata quella dell’esistenza di una bambina dagli occhi azzurri e i capelli scuri e della sua morte – e di come il suo sangue avesse imbrattato il sagrato di una chiesa, di come le macchie sembrassero non voler sparire, sembrassero aggrapparsi alle pietre grigie del pavimento come lei non aveva potuto aggrapparsi alla vita.
Aveva saputo di un sacrificio e della magia e aveva pensato solo alla disperazione.
(Klaus/Caroline | SPOILER sul finale della s1 di TO | What if... )

KLAROLINE-FUTURE FIC
Caroline e Klaus continuano a darsi un appuntamento, ogni anno per oltre sette anni... e difficile per loro stare insieme, ma è ancora più difficile stare separati, per questo una volta l'anno non conta più nulla se non stare insieme.
Dalla storia:
“Perché sei qui allora?” le chiese impaziente voltandosi a guardarla, alzandole il volto con le dita per incontrare i suoi occhi.
Perché è una tradizione. Perché non significa niente. Perché è solo sesso e vacanza. Perché sei tu. Perché sei importante. Perché sono tua. Caroline pensò a cosa rispondergli e tutte quelle risposte che le vennero in mente erano giuste e sbagliate insieme. Così abbassando gli occhi e stringendosi di più a lui rispose solamente “non lo so… ma è qui che volevo essere” e a Klaus questo bastò per stringerla più forte e tenerla ancora per qualche ora al sua fianco.

Storia partecipante al contest "Klaroline on Holidays"
Klaus e Caroline in vacanza, riuscite ad immaginarli, dolci e affettuosi mentre si godono il caldo sole dei caraibi? No? Beh nemmeno io...

Caroline sapeva che la responsabilità era solo sua e che non poteva (almeno questa volta) incolpare Klaus, ma il suo ghigno, oh!, il suo ghigno, le faceva venir voglia di rompergli il naso con un pugno ben assestato.
Esalò un grugnito frustrato, passandosi le mani tra i capelli, e il sogghigno sul volto di Klaus si allargò ancor più. Era impossibile, davvero impossibile. / Caroline e Klaus alle prese con i regali di Natale e con un ritratto.
(future!fic | PWP | Klaus/Caroline | La storia partecipante al contest "Klaroline on Holiday" indetto dal gruppo: Klaroline and Klaus fanfiction addicted su facebook )

Sarah, una comune ragazza di 28 anni, italiana con un sogno: lavorare nella crew dei Mars.
Un sogno che sembra aver raggiunto e che la porterà attraverso nuove scoperte ed esperienze. Flashback nel suo passato ed eventi presenti felici e drammatici.
La storia è in creazione continua. Sono rimasta parecchio tempo a pensarla e decidermi se cominciare a scriverla o meno. Forse sarà una banale FF sui Mars. Forse sarà qualcosa di coinvolgente. Ancora non lo so. Avete voglia di scoprirlo con me...?
(premetto che tutto ciò che ha a che fare con il carattere dei Mars, è ovviamente ciò che io vedo e interpreto da interviste e dichiarazioni. Purtroppo non ho mai preso un caffè con loro per poterne delineare un veritiero carattere...)

Tratto dal 3° capitolo:
“Non pensavo suonassi.” Una splendida voce mi trascinò fuori dai miei pensieri, riportandomi brutalmente alla realtà.
Riaprì gli occhi, che si erano riempiti di lacrime, quando mi accorsi che Jared era appoggiato al muro, mi guardava incredulo.
Me li asciugai velocemente, e rimisi subito la chitarra al suo posto.
“S-scusa. Mi dispiace, veramente.” La mia voce uscì quasi come un soffio. “È che era da così tanto tempo che non suonavo. Non sono riuscita a resistere.” Confessai con un mezzo sorriso.
Lui intanto mi si era avvicinato e quel profumo tanto dolce mi annebbiò i sensi. “Stai bene?” mi chiese. Sembrava veramente preoccupato. Gli sorrisi. “Si, certo.”
“Sei brava.” Osservò.
[...]
Si fermò, e mi guardò, anche lui con gli occhi lucidi.
“Gli eventi improvvisi ci coglieranno sempre impreparati. Possono causarci dolore, ma ci insegnano anche a sopravvivergli.”
Pronunciò quelle parole guardandomi negli occhi come mai aveva fatto.
Quella volta ci lessi dentro disperazione, dolore, ma anche forza e sicurezza.
Quella volta, il suo sguardo mi lasciò senza parole.
Si alzò, rimise la chitarra al suo posto e senza dire un parola in più si allontanò dalla stanza.

New York, le sue luci, Jared Leto e una ragazza straniera che si è appena trasferita. Forse, è l'inizio di qualcosa di nuovo.
"Mentre lei ammirava tutte quelle luci, a cui ancora non si era abituata, lui ammirava la sua bellezza, a cui non si era ancora abituato e - sperava - mai l'avrebbe fatto."
(consiglio di ascoltare più volte Bright lights mentre si legge, la sua durata è troppo corta confronto a quanto ho scritto ^^")

«Perché non ti svegli?», sussurrò dopo un po’, in preda all’ansia. Doveva rivedere quegli occhi, doveva porre loro delle domande, doveva capire. Le sfiorò le vene del braccio, di un colore scuro che bene conosceva, e sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. Da quanto tempo si drogava? Avrebbe voluto saperlo. Perché lo faceva? Che cosa era successo nella sua vita di tanto tragico da farla rifugiare in quello schifo? Perché voleva uccidersi? Aveva bisogno di risposte. «Svegliati, ti prego», disse in un sospiro, il naso appoggiato sul suo polso. Aveva un buon profumo, pesca forse.

- Ciao, donna dello sgabuzzino! - Esordì Jared, avvicinandosi alla ragazza con un bicchiere di Baileys in mano.
- Ciao, uomo degli attacchi di panico. - Rispose Ana, sorridendo di sottecchi e scrutando da sotto le ciglia voluminose gli occhi incredibilmente azzurri di Jared Leto. E tempo un battito di ciglia, sorrise anche lui, ricordando divertito il modo assai bizzarro in cui si erano conosciuti.
Lei era rimasta chiusa in uno sgabuzzino dei backstage durante un concerto dei Thirty Seconds to Mars a Los Angeles. E lui... beh, lui l'aveva trovata per puro caso, capitando lì dentro a causa di un attacco di panico.
Jared Leto e gli attacchi di panico.
Difficile da credere, eh?

[STORIA MODIFICATA SOLO IN PARTE O IN ATTESA DI ESSERE MODIFICATA]
Una giornata come le altre. Una ragazza che odia la musica in tutti i suoi generi, pure i jingle pubblicitari! Eppure la sua migliore amica ha la parola "musica" sempre in bocca e insieme coronano il loro sogno di aprire uno studio fotografico. Abbastanza normale finché qualcuno non dovette rinnovare il passaporto…
Una commedia romantica e divertente marchiata In Green Day we Trust! :3

Viola è una ragazza che combatte e guarda dalla finestra mentre la terapia si infonde nel suo corpo; Riccardo è un anima dura che lotta con il mondo e con se stesso per trovare un posto tutto suo.
Due anime in subbuglio, due anime forti che decidono di incontrarsi e provare, insieme a sognare, perché se a diciassette anni una malattia atroce rischia di bruciare tutto quello che ancora devi vedere e costruire, non può anche impedirti di sognare e sperare, un giorno, di riuscire ad innamorarti.
Riccardo e Viola, due anime forti, che insieme, forse, hanno trovato il loro posto per far crescere un sogno.

Questo non è il primo racconto che scrivo, anzi, ma in assoluto è la mia prima fanfic... Non ho la minima idea di cosa ne verrà fuori ma, essendo una che adora leggere le fanfic, spero che sia piacevole per voi leggerla. Detto questo, divertitevi ;)
-Voglio che tu te ne vada.- Dice lei fissandolo seria e decisa. Lui smette di armeggiare con i lacci dei propri anfibi e solleva lentamente lo sguardo puntandolo su di lei. Dio, quegli occhi, quello sguardo freddo ed intenso, talmente da farla rabbrividire. –Come scusa?-
-Devi andare via da qui. Chiama una macchina, una guardia… Chiama Dio in persona, ma vattene.-
-Perché dovrei?-
-Perché no?- Lui sembra riflettere su quella domanda e sbatte le palpebre un paio di volte, poi sorride ed inclina il capo. –Tu sai perché. Ma dimmi… Ti spaventa che stia qui con te?-
-Sì e più tempo starai qui più sarò spaventata.-

«Do fastidio?» lui alza le sopracciglia.
«No, ma mi fai paura.» Lei sente le labbra impastate, e i polmoni non si dilatano abbastanza da permetterle di respirare con serenità.
«Lascia parlare me.» Fa lui «Non sono un chiacchierone. Il disegno nel tuo sketchbook l'ho fatto io.» Si ferma, guardandola. «Ti piace?»
Lei annuisce.
«Unice, io sono morto. Tu lo sai, no?»
«Sì.»
«Ma tu senti la mia voce nel cortile della scuola.»
«Cosa? Eri tu?»
«Già.»
Parole totali: 20k ca; Lunghezza capitoli: 2/3k ca;
[COMPLETATA]

“Volevi dimostrarmi che nel mio cuore ci sei ancora, Leto? Ci sei riuscito fottuto bastardo” qualche lacrima le bagna il viso ed io sospiro allontanandomi da lei.
“Non ti innamorare di me d’accordo?” la metto in guardia risistemandosi i pantaloni “non farlo nemmeno per scherzo, valgo meno di niente” esco lasciandola da sola e nel mio cuore ubriaco mi sembra quasi di percepire un troppo tardi prima che quella porta sbatta.