[Katsuki/Izuku] [Canon!Verse] [Future!Fic] [Bottom!Katsuki]
“Scommetto che non riusciresti mai a farmi pregare.”
Izuku alza lo sguardo per incontrare i suoi occhi e il ghigno strafottente di Katsuki si amplia ancora di più.
Midoriya, però, non sembra divertito.
“Sei proprio sicuro di voler scommettere?” chiede tutto serio e composto di fronte al sorriso sguaiato del fidanzato.
“Ma fammi il favore...” Katsuki ride e incrocia le braccia al petto. “Non sapresti neanche da quale parte cominciare per farmi iniziare a pregare.”
Izuku si lecca le labbra e inarca un sopracciglio. “Scommettiamo, allora.”
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★ Questa storia partecipa al contest “Reverse Week” a cura di Fanwriter.it! ★

Sogno o son desto?
Questa celebre frase la scrisse Shakespeare e sarà la chiave di questa storia. Sogno o realtà per la nostra Marinette?

[Katsuki/Izuku]
Le sue dita attorno ai miei polsi stringono forte e in modo possessivo, il ginocchio che ha insinuato in mezzo alle mie gambe mi tiene intrappolato lì, in quel corridoio buio e contro quel muro di cemento nascosti dagli occhi di chiunque, forse anche dai nostri.
Mi bacia e mi morde insaziabile. Affonda i denti nelle mie labbra, esplora la mia bocca con la lingua e mi spinge ancora di più contro il muro, quasi come se volesse entrarmi dentro in un modo tutt’altro che fisico.
E io dovrei respingerlo, tirargli una testata e fargli capire di non avvicinarsi più a me; dovrei intimargli di smetterla di usare il mio corpo in quel modo, come se io esistessi solo per il suo piacere. Solo per lui, esclusivamente per lui.
Ma non lo faccio. Non lo faccio mai.

Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?

Nell’ampia stanza d’ospedale -ariosa, riservata, asettica- c’erano solo lui e All Might.
E Midoriya, sdraiato in un letto troppo grande, ricoperto di bende su ogni porzione di pelle visibile, avvolto in un lenzuolo bianco che però era niente in confronto al pallore del suo volto, così smunto e sofferente da risultare irriconoscibile. Katsuki proprio non voleva guardarlo, eppure non poteva farne a meno: i suoi occhi erano attratti da quell’immagine in maniera schifosamente masochistica, e la morsa che sentiva all’altezza dello stomaco si faceva più stringente ogni volta in cui indugiavano sul suo profilo. Fuori era brutto tempo, pioveva a tratti. Anche con le finestre aperte l’odore del disinfettante copriva quello della pioggia.
(Prima di "Tonight we honor the hero" e molto prima di "Warm foothills". In teoria, un prequel. In pratica, l'inizio della fine.)

"Adesso devo andare, la vita da supereroe è molto faticosa. Donzelle in pericolo, cattivi da sconfiggere, mi ringrazierai più tardi'
Dopo aver fatto un occhiolino alla corvina, Chat Noir fuggì, inghiottito dalla notte, pronto a sconfiggere Le Dessinateur.
Sconfitto il nemico, insieme alla sua Lady, il nostro micetto, mentre saltava sui tetti di Parigi, si ricordò di un dettaglio importante: doveva ancora riscuotere il ringraziamento da una certa ragazza dagli occhi blu. Così, con un ghigno ad incorniciarli il volto, si diresse verso la pasticceria dei Dupain-Cheng.

Izuku impiegò due minuti e cinquantasei secondi a materializzarsi davanti alla porta di Katsuki: aveva battuto il proprio record di ben quattro secondi. Bussò una volta, due, tre, e ad ogni bussata sentiva il proprio corpo farsi più teso e impaziente. Quando Kacchan aprì la porta, Izuku percepì nettamente i propri muscoli rilassarsi di botto, ma durò solo un secondo.
Indossava gli occhiali, Kacchan.
Izuku lo aveva sempre sospettato, ma finché erano stati al liceo si era trattato di un puro presentimento. Poi, qualche anno prima, l’innegabile conferma: Katsuki era leggermente miope da entrambi gli occhi, e per tutta l’adolescenza aveva ovviato al problema indossando perennemente le lenti a contatto.
Non gli piaceva portare gli occhiali; a Deku, invece, piaceva un sacco quell’aria seria che gli conferivano. Quel fare quasi intellettuale, o per meglio dire maturo. Gli piaceva un sacco.
- Deku, smettila di fissarmi come un imbecille. – grugnì il diretto interessato - Che sei venuto a fare? -
("Tonight we honor the hero" shameless sequel)

Si tratta di un ciclo di storie (one shot, ecco perchè il titolo "in un colpo") esplicitamente erotiche legate alle coppie Marichat, Ladrien,
Adrienette e Ladynoir (perciò in tutto 4 capitoli), in generale tra i due protagonisti.
Spero vi piacciano, buona lettura!
PS: sappiamo tutti che le tute di Ladybug e Chat noir sono incollate addosso sopra i loro vestiti in quanto sono gli kwami stessi a permettere questo, anche nell'episodio "Lady Wifi" per Ladybug è stato impossibile toglierle la maschera, io però ho dato la possibilità che questo fosse possibile.

REVISIONATA IL 07/07/2018
🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
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Quando scorse i due ragazzi seduti sulla panchina tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò: Marinette era seduta sulla panchina con la testa di Adrien sulle proprie ginocchie.
Sorrise.
"E il Principe Azzurro venne a salvare la sua bella Principessa Sbronza!" esclamò, raggiungendoli. Adrien mugugnò qualcosa mentre Marinette lo aiutava ad alzarsi.
"Non sono sbronza" si lamentò il ragazzo, mentre Nino lo sorreggeva portandosi un suo braccio intorno alla propria spalla.
"E io che mi ero illuso che non fossi una Principessa" lo prese in giro, facendo ridacchiare Marinette.
"Di questo ne parliamo domani" borbottò lui, facendosi trascinare fuori dal parco dai due amici.
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[Sequel di "Noi due, ancora insieme sotto questo cielo"]

REVISIONATA IL 07/07/2018
🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
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Appuntamento... ancora non poteva credere che Ladybug avesse accettato di incontrarlo per la rievocazione della festa giapponese di Tanabata organizzata a Parigi.
Respirò a fondo e si guardò intorno, cercandola con lo sguardo: si erano messi d'accordo per incontrarsi come Ladybug e Chat Noir, quindi entrambi avrebbero indossato una maschera. Per riconoscersi avevano deciso di usare dei cappelli: lui nero, lei rosso a pois.
Ma era in ritardo e Adrien iniziava ad essere nervoso. Camminava avanti e indietro davanti l'entrata della via, dove erano state allestite le bancarelle, facendosi mille film mentali su quello che sarebbe successo quella sera... o che sarebbe potuto succedere.

“Vedo vedo… una prrrrincipessa in difficoltà.”
Le vibrò il cellulare nella tasca, ecco che il micino tornava all’attacco.
“In teoria sarei a lezione, gattino… poverino, hai sbagliato. Non hai la stoffa per fare l’indovino.” Scrisse lei in risposta.
“Ed invece ho ragione. Scrivi qualcosa al ragazzo avanti a te, no? Devo proprio insegnarti tutto…”

Storia di un gatto nero innamorato di una coccinella e di come lei, sia scappata. Da Ladynoir a Adrienette. Spero vi piaccia. La trovate anche su wattpad con lo stesso titolo.
Buona lettura!!!

Era stata così stupida… Avrebbe dovuto capirlo dai suoi movimenti lenti, dalla sua scarsezza di riflessi, dalle sue battute ancora più pessime del solito, dalla sua voce tremante. E invece aveva aperto gli occhi solo quando lui era crollato in mezzo alla strada, la fronte sudata e il corpo scosso dai brividi.
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-Devi portarlo via di qui- aveva detto Alya, raggiungendola.
-Il suo Miraculous è quasi completamente scarico- aveva risposto Ladybug, gli occhi velati dalle lacrime -Se lo faccio io scoprirò…-
-Meglio tu che tutta Parigi-

- Lo specchio… come si è rotto? –
Sbuffò - E adesso perché vuoi saperlo? –
- Perché porta sfortuna rompere uno specchio. Sette anni di disgrazie. –
- Da quando ti conosco saranno almeno venti anni di disgrazie. – borbottò lui, e Deku aprì un occhio probabilmente solo per guardarlo male.
- A volte non capisco se dici sul serio o se è solo il tuo modo di fare. –
Katsuki si sarebbe tagliato una mano, piuttosto che rispondere a quella domanda.

Bella è una ragazza che torna a Forks per cercare un pò di fortuna. Da Seattle, dove viveva con suo figlio è dovuta andarsene e si ritrova sola e senza soldi alla ricerca di un lavoro. Ad aiutarla è Alice che prova a farla assumere dal fratello Edward. Lui però è un uomo burbero e solo, non accetterà la presenza di Bella e tanto meno quella di suo figlio. Bella non comprende il motivo di tanto astio ma per amore di suo figlio accetterà dei compromessi.