«Qual è il vero problema, Alex?» domandò lei con calma.
«Sicura di volerlo sapere?».
«Mi sembra evidente, dal momento che te l’ho chiesto».
Non serviva più a niente inventare scuse sopra scuse, tanto valeva dire la verità, anche se farlo non era tanto semplice.

Sorridi di rimando e la osservi allontanarsi impotente, mentre una vocina dentro di te continua a urlare impaziente. Alza il culo e va’ da lei, dice.
«Ehm… Cassadee!».
[Rian/Cassadee]

In quella calda giornata di metà Giugno l’aeroporto straboccava di gente da tutte le parti, come se le vacanze estive fossero state anticipate per tutti. C’era chi saliva e chi scendeva dalle scale mobili, chi entrava e usciva dai gate, chi salutava amici e parenti con un «Torno presto» e chi esclamava trionfante «Sono tornato!», chi perdeva tempo passeggiando tra i negozi o sorseggiando qualcosa allo Starbucks e chi si affrettava per paura di non riuscire a prendere il volo, e così via.
Ma posso assicurare che tutti, proprio tutti, erano in compagnia.
Eccetto me, naturalmente.
[...]
Amanda Blair Morris, ventidue anni. Nata da padre americano di Baltimora e madre italiana, da otto anni risiedeva a Roma, Città Eterna, ma era stata invitata dal sottoscritto a trascorrere l’estate negli USA.
Ed era la mia migliore amica.

Noiosa. Ecco come si svolgeva la festa di Sara sotto il mio punto di vista.
Sì, Sara, la mia biondissima quanto simpatica compagna di banco nelle ore del corso di fotografia che frequentavo una volta a settimana dopo scuola, il pomeriggio.
Era una ragazza in gamba, ma la sua festa di compleanno si stava dimostrando un clamoroso fallimento, almeno per me, l’asociale a vita.
* * *
Prometto che mi farò venire in mente una Presentazione migliore!

«CHE C’E’?!» grida Lucia spaventata.
«C’è qualcuno?» chiede – giustamente – allarmato il Bellamy al vuoto.
Adesso il blocco di marmo, anzi, di porfido rosso visto che sto arrossendo velocemente, sono io.
«Oddio, e adesso?» bisbiglia Lu.
«E adesso non lo so… Magari adesso se ne va!» mormoro.
«Ma noi non vogliamo che vada via! Abbiamo aspettato ore per vederlo uscire e tu adesso parli così?».
Error 404: Anna’s brain not found.
«Mi sa che avete perso, vi ho trovate. Tana per voi».

Correva Niall, correva veloce tra i corridoi della scuola, poco curandosi del fatto di aver spinto almeno una decina di persone che si voltavano a guardarlo stupite, arrabbiate forse anche confuse, visto che Horan era una ragazzo molto calmo.
Destra, sinistra, ancora sinistra e poi dritto.
[...]
Fu un attimo, un colpo di fortuna a tutti gli effetti: quasi aspettasse qualcuno, Audrey si voltò ed i suoi occhi nocciola incontrarono quelli cerulei dell’Irlandese, che sentì avvampare quando notò che la ragazza stava cercando di aprirsi un varco nella folla per poter passare.

Madison Square Garden.
Quale miglior luogo per riprendere l’avventura interrotta pochi anni fa?
[...]
Vi lanciate occhiate fugaci e ansiose, come se foste improvvisamente insicuri della scelta fatta.
Tornare alle luci, alla ribalta, dopo tutto questo tempo.

Dopo essersi soffermato per qualche momento a lasciar vagare liberamente la sua mente, si girò di fianco sul grande letto matrimoniale, muovendosi piano per paura di svegliare la figura stesa accanto a lui.
Con un’espressione di completa serenità impressa sul volto e gli occhi di un indefinito e indefinibile azzurro zaffiro che gli brillavano, Matt contemplò silenziosamente la bianca e nuda schiena che le lenzuola avevano dimenticato di coprire.
Il Bellamy pensò che il contrasto creato dalla pelle candida con il nero della stoffa fosse molto più che affascinante.

Ti manca il suo sorriso bianco e perfetto come la luna che sta per spuntare davanti a te, i suoi capelli biondi come il granoturco e come l'oro che l'aveva spinto a recarsi fino a qui, ma ti manca soprattutto il suo sguardo, blu e profondo come l'oceano sotto di te.
Chiudi gli occhi, sapendo inconsciamente che è arrivato il momento di affrontare quella domanda alla quale finora non hai avuto la forza di pensare una risposta.

Il suo muoversi fra la gente, la sua voce, il suo sorriso, perfino il suo modo di aggirarti ti sembrano solo lontani ricordi, e ti penti di non esserti soffermato più a lungo ad osservare certi particolari del suo essere, proprio tu, l'uomo a cui non sfugge nemmeno il più piccolo dettaglio.

Guerre, discriminazioni, assassini.
E’ già Natale, sta per iniziare il nuovo anno. E cosa è cambiato?, pensava.
Niente, e non cambierà mai niente.
La gente è troppo egoista e strafottente per pensare a ciò che non la riguarda.
Intanto il mondo va a rotoli e nessuno muove un dito; anzi, nessuno sta proprio a guardare.
Si dice che il Natale sia la festa della nascita di Gesù, no? Che sia un giorno di pace, giusto?
* * *
Una flashfic piccola e senza pretese, giusto per augurare un buon Natale.

[Jude Law]
«E’ un panorama mozzafiato, non è vero?» chiede una vicina voce alla mia sinistra.
«Sì» squittisco in francese. Spero davvero che lo sconosciuto non mi rivolga un’altra domanda, dato che non ho mai studiato la lingua e non sono abbastanza in grado né di comprenderla, né di parlarla.
Quand’ecco che il mio timore viene puntualmente avverato. Adesso bisogna cercare di far capire che non ho compreso e che non comprenderò.
Volto il capo a guardare colui che mi ha parlato.
[Jude Law]

Tuttavia, non fui in grado di non sentire distrattamente il nome di John provenire dall’apparecchio. Mi voltai verso lo schermo con mezzo sorriso stampato sulle labbra.
Che cosa aveva combinato, quella volta?
* * *
Forse è un po' presto, anzi, sicuramente è presto per farlo, ma questo è il mio piccolo tributo per John: bello o brutto, senza senso, stupido o commovente, sta a voi dirlo.

Stessi capelli rosso fuoco, stessi occhi dolci da cerbiatta, stesso sorriso luminoso. Non c'era dubbio. Era lei.
«Ma questa è la mia Victoria!» esclamò il moro, ad un passo dall'urlare.
Anche l'espressione vagheggiante sul viso di Niall svanì tutta in una volta, lasciando il posto ad un paio d'occhi sbarrati all'inverosimile.
«Come sarebbe a dire che lei è la tua Victoria?!».
* * *
Prima FanFic che scrivo su questi cinque.
Ecco cosa succede quando la notte, prima di addormentarsi, si ascoltano Michael Jackson e Paul McCartney pensando ai 1D.

«Mr. Lennon» lo chiamò una voce femminile con dolcezza.
John alzò lo sguardo, giunse le mani e fissò i suoi due occhi color nocciola sulla figura che gli si presentava davanti, spaventato dall’idea di poter sentire una cattiva notizia.
«Sua moglie e suo figlio La aspettano in camera. Complimenti, è proprio un bel bambino».