Mi sfilò la Polaroid dal collo e mi scattò una foto: venni quasi con la stessa espressione della foto che mi scattò al bar. Feci una smorfia e poi recuperai il pennarello cedendogli entrambe le cose. Controllò l’orologio al polso e poi storse il naso:
“18:18, make a wish”
Mi porse la foto e lessi quello che aveva scritto: la sua scrittura era disordinata e quasi incomprensibile, ma c’era qualcosa che spingeva gli occhi a guardarla: era affascinante.
- Make a wish- ripetei.
- Make a wish- sussurrò.
- Vorrei.. vorrei che tu riuscissi a trasferirti in un luogo in cui potrai mai più sentirti a disagio- lo guardai e lui mi sorrise mostrandomi i denti.
- Ed io vorrei che tu non fossi più solo d’ora in poi- sorrisi anch’io e chinai lo sguardo verso i miei piedi.
Si alzò e si stiracchiò stendendo le braccia verso l’alto, poi mi alzai anch’io e mi allontanai di qualche centimetro per far entrare le altalene nell’obiettivo della mia Polaroid:
“Make a wish”

“Youngjae non aveva mai creduto che esistesse qualcosa come la sanità mentale. Tutti, infondo, avevano quella parte di se stessi un po' temuta, un po' distorta, quella parte insana. La differenza stava nel saperci convivere, o meglio, nel saperla controllare. Era tutta una questione di controllo: non c'era niente di più terribilmente piacevole e incantevolmente distruttivo. E lui, nel modo più semplice e assoluto, sapeva di averne bisogno"
-
“Le mani sono tutto, per un ladro. Per chi vive di tocchi proibiti e contatti leggeri, non c'è niente di più importante delle mani. E Daehyun lo sapeva bene. Più volte si era ritrovato a pensare che, infondo, i tocchi leggeri del furto non fossero poi così diversi da quelli che riservava a Youngjae. Eppure, il brivido che ne ricavava ogni volta che portava via parte della vita di un estraneo era completamente diverso da qualsiasi tocco che Youngjae potesse dedicargli e, col tempo, il furto aveva cominciato a prendere quasi le fattezze di un'amante, esigente e appagante al tempo stesso.”

«Dimmelo»
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Lo sai»
«No, non lo so»
«Che non mi ami più», è un sussurro al cui suono Daehyun trema, «dillo e ti lascerò andare»
Youngjae si volta verso il più grande, si obbliga a reggerne lo sguardo distrutto.
«Finiscila Daehyun»
«Dillo e basta Jae»
Youngjae boccheggia, sa che può farcela, chiude istintivamente gli occhi per un attimo per ritrovare quella voce che a tratti si perde nella sua gola.
«Non ti amo più»
«Più forte»
«No, Dae, non ce la faccio»
«Dillo di nuovo»
«Non ti amo più, Daehyun, basta»
-
«Tu credi nel lieto fine, Dae?»

Dove Youngjae ha bisogno di un modello per il progetto finale di arte, ma non ha amici che poserebbero nudi per lui. Ma Daehyun non è un amico. Non proprio.

"La vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri piani." - John Lennon
Se mi chiedessero di riassumere la mia vita con una frase,credo che questa sarebbe la frase più appropriata soprattutto da quando tu sei entrato nella mia vita e,hai deciso di stravolgermela..da quella sera dove tutto è iniziato ma..ora ti chiedo per favore di rimanere e di non andar via perchè..Ti Amo.

Vivere?
Che cosa vuol dire?
Chi può spigare il significato di questo verbo?
È un termine così complesso che ha mille sfaccettature, il vivere si reincarna nell’amicizia, nell’amore, nel poter constatare attraverso questi sentimenti di essere reale e di appartenere a questo mondo, per quanto deteriorato e corrotto esso sia.
Vivere è camminare su questa terra, che la natura ci ha gentilmente concesso.
Ma se alla nascita la vita stessa ci precludesse la possibilità di esistere?
E se divenissimo col tempo uno spettro di ciò che saremmo potuti essere?
E se finissimo in un mondo fatto di dolore e oscurità?
E se poi trovassimo la luce?
And if we back to life?

Niente poteva impedire a Youngjae di ottenere quello che voleva.
-
Ff tradotta* http://www.asianfanfics.com/story/view/286604/hurry-up-daehyun-youngjae-daejae-jaedae

Avere qualcuno ad amarci non è mai stato così semplice, lasciarli senza preavviso non è mai stato così irrilevante.
Distinguere il falso dal vero, non è mai stato così impossibile.
-
« Nessuno ha voglia di aspettare, Jongup. Al giorno d'oggi vogliamo tutto e subito, vogliamo prenderci solo il meglio delle cose, la parte più divertente o quella più facile. Le cose cambiano in fretta e noi dimentichiamo in fretta con loro, non c'è più tempo di aspettare. »
-
Ma quanto meccaniche possono divenire le azioni d'un uomo innamorato? Quanto umane quelle di una macchina disposta a tutto? Quanto aliene quelle del mondo che li circonda?
-
« Non ci sono cartelle, non ci sono numeri, non ci sono schemi di alcun genere... ci sei solo tu. »
-
E se l'equilibrio sul quale tutti facevano affidamento, ad un tratto cominciasse a vacillare?
-
« Quelli come voi stanno diventando un problema. »

Finalmente il mio migliore amico Yoo Youngjae, stava tornando a Seoul.
Lui mi è sempre piaciuto.
E credo di esserne innamorato.
[DaeJae]

Nelle due ore successive Daehyun impara che Youngjae ha sedici anni -quindi è solo un anno più piccolo di lui- e non può parlare né sentire da quando ne aveva cinque. Il suo colore preferito è il bianco, mentre il cibo che ama di più sono le palline di cioccolata ripiene di wafer; per quanto il biondo scuota la testa per fargli capire che non ne vuole, non c'è verso di convincere Youngjae a non offrirgliene un'altra.
[...]
A parte l'aspetto effeminato, non sembrava esserci nulla di strano nel ragazzo, o almeno questo è quello che Yongguk pensava prima che un sonoro “vaffanculo” lo interrompesse proprio mentre spiegava i compiti che Himchan avrebbe dovuto svolgere durante la giornata.
Si volta scandalizzato nella sua direzione e vede il giovane mordere brutalmente le proprie dita con il viso ormai ridotto ad un enorme palla di fuoco incandescente.
Era evidente che Kim Himchan volesse sparire per sempre dalla faccia della Terra.
- Come? - si azzarda a chiedere con il tono più amichevole che conosca, ma questo non sembra tranquillizzare il ragazzo, che anzi solleva ancora di più le spalle per nascondere il volto.
- Mi dispiace, non lo faccio di proposito-

Sei come una droga...anzi è più giusto dire sei come una medicina... una medicina che mi fa vivere!! [BangHim]

Youngjae chiuse la porta, si ci appoggiò e sospirò. Eh si, quello era un chiaro segno che si stava innamorando.
"È un ragazzo davvero dolce" disse.
{DaeJae}

Bang Yongguk viveva di basse aspettative. Le basse aspettative erano il suo pane quotidiano, il suo credo, la sua più grande salvezza.
Non che avesse qualcosa da cui salvarsi, no. Il punto era proprio quello.
La noia, la monotonia, erano cose che ogni giorno gli salvavano la pelle, o se non altro il cuore.

Dodici sono i mesi dell'anno. Dodici sono i numeri segnati sull'orologio. Dodici sono gli anni passati da quando per l'ultima volta aveva visto Yoo Yonngjae. E l'aveva visto tradire il suo amore ed I suoi amici e spedirli tutti in prigione, con quel maledetto sorriso strafottente stampato sulle labbra ed un cuore ancora integro, a differenza di quello di Daehyun.

Daehyun si mise a cavalcioni su di lui, stringendogli i polsi e tenendoli fermi ai lati della testa; il respiro affrettato del ragazzo gli solleticava le guance arrossate, i ciuffi biondi che coprivano il viso magro e delicato.
“Carino”
Si fece sempre più vicino e Youngjae si fece sempre più consapevole del fatto che, se anche avesse potuto, non si sarebbe sottratto a quel contatto.
[...]
"Sei un cretino, sei sgraziato, sciatto, parli troppo e a voce troppo alta; sei esagerato in tutto quello che fai, sei disordinato, svampito, con la testa perennemente tra le nuvole e mangi come un animale, rubando perfino dal mio piatto! Sei quanto di più lontano al mondo possa esistere dal mio ideale di partner, eppure siamo qui, io e te! E nonostante l'immane e interminabile lista dei catastrofici difetti che ti appartengono, nonostante tu sia probabilmente l'ottava piaga d'Egitto, io ti amo e farei qualsiasi cosa per te."