«Kuroo-san?» domandò timoroso. Il cuore a palpitargli a mille dalla paura.
Le ginocchia iniziarono a tremargli.
«Akaashi... » lo richiamò fissando in trance ciò che aveva davanti. Gli occhi rilucevano di una luce strana, maliziosa, inquietante. Quella stessa luce che, già da anni, Akaashi aveva iniziato a temere. «Ti fidi di me?».
«Non ti affiderei la mia vita nemmeno se fossi l’ultimo essere vivente presente in questa galassia».
Il sorriso di Kuroo si tese un altro poco.
«Giusto. Allora riformulo la domanda aspetta, ami a tal punto Bo da fidarti il minimo indispensabile di me, per questa volta almeno?».
Keiji aprì la bocca per richiuderla subito dopo senza emettere alcun suono. Le cose avevano preso una piega assurda. Mordendosi le labbra si passò le mani sul volto, per poi ancorare le dita tra i capelli fissando il negozio innanzi al quale erano fermi. Amava davvero abbastanza Bokuto per affrontare quella cosa? Bella domanda. he folle, folle idea quella di chiedere aiuto a Tetsurō! Che folle era stato lui ad assecondarlo! Che assurdità tutto quello che avrebbe dovuto fare!

[Iwaizumi/Oikawa] [Post Finale Seconda Stagione]
Improvvisamente, spinto da non sa quale forza di volontà, afferra il cellulare sul comodino e strizza gli occhi all’immediata luce che riempie la sua piccola stanza.
Digita un paio di parole veloci nella chat con il suo migliore amico e aspetta speranzoso che Oikawa risponda al suo “Non riesco a dormire, intrattienimi” con qualche battuta o commento inappropriato.
Vieni su è il messaggio serissimo che invece lampeggia sullo schermo qualche secondo dopo.

[Iwaizumi/Oikawa]
“Sei in ritardo,” grugnisce Iwaizumi non appena Oikawa lo raggiunge.
Il ragazzo scrolla le spalle e si porta una mano tra i capelli. “Ti sono per caso mancato, Iwa-chan?”
Iwaizumi sta per tirargli un pugno nel costato, ma il coach li richiama all’ordine ed è costretto a rimandare a dopo. Si accorge con la coda dell’occhio, tuttavia, che Oikawa ha un elastico nero attorno al polso. Lo scruta per qualche attimo mentre si avvicinano all’allenatore e quasi si perde il discorso e le indicazioni dell’uomo nel momento in cui il suo migliore amico alza le braccia e si lega le ciocche scure in un codino dietro la testa.
Iwaizumi deglutisce a vuoto senza neanche sapere perché.
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★ Questa storia partecipa al contest “Back to School” a cura di Fanwriter.it! ★

Cos'è successo tra Bokuto ed Akaashi, non appena tutti gli invitati se ne sono andati a dormire?
"Bokuto cercò il suo sguardo nel buio: «… Meglio che smetta?».
Akaashi restò in silenzio per qualche secondo. Poi rispose: «No…»."
[Inserita nella serie "Bros' party", ma non è necessario aver letto gli altri pezzi per comprenderla]

[...] Girò lentamente la testa sul cuscino bianco, fingendo di dormire ancora profondamente, quando, al contrario, stava spiando le mosse cadenzate e senza fretta che compiva Hajime mentre stipava vestiti di vario genere in un borsone nero con la tracolla. Tutto l’occorrente che gli serviva per stare lontano da casa un mese, insomma.
[...] Tooru sbuffò stizzito sollevando lentamente il capo, da cui ricaddero vaporose frange castane disordinate.
“Volevo vedere con i miei occhi se te ne saresti andato senza salutarmi”.

Nell’ampia stanza d’ospedale -ariosa, riservata, asettica- c’erano solo lui e All Might.
E Midoriya, sdraiato in un letto troppo grande, ricoperto di bende su ogni porzione di pelle visibile, avvolto in un lenzuolo bianco che però era niente in confronto al pallore del suo volto, così smunto e sofferente da risultare irriconoscibile. Katsuki proprio non voleva guardarlo, eppure non poteva farne a meno: i suoi occhi erano attratti da quell’immagine in maniera schifosamente masochistica, e la morsa che sentiva all’altezza dello stomaco si faceva più stringente ogni volta in cui indugiavano sul suo profilo. Fuori era brutto tempo, pioveva a tratti. Anche con le finestre aperte l’odore del disinfettante copriva quello della pioggia.
(Prima di "Tonight we honor the hero" e molto prima di "Warm foothills". In teoria, un prequel. In pratica, l'inizio della fine.)

I colori delle luci stroboscopiche danzavano sulla sua pelle chiara creando un arcobaleno di sfumature che si amalgamavano alla perfezione con i movimenti che stava compiendo. Sembrava fosse stato creato con quei colori addosso, che quei flash colorati danzassero per lui. Verde, rosso, viola, blu, si riflettevano nei suoi occhi rendendoli ancora più luminosi.
La porta d'ingresso per la perdizione.
Nel giro di pochi istanti eccolo che era innanzi a lui, ad un soffio da lui. Così vicino come mai lo aveva avuto.
Il cuore che gli rombava nel petto aveva sormontato anche la musica che sentiva pulsargli sulla pelle. Batteva così veloce che lo stesso Hajime temeva di vederlo piombare fuori, direttamente tra le mani del ragazzo che lo aveva raggiunto.
«Hey».
«Ciao».
Per riuscire a farsi sentire Tōru si era completamente addossato ad Hajime, parlandogli direttamente all’orecchio.
«Ti va di ballare?».

[...]
Davvero, non riusciva sul serio a comprendere come potesse essere tanto morbida e perfetta, quell’epidermide.
Insomma, nessun neo, nessuna macchia, nessuna imperfezione… poteva davvero far parte del corpo di un umano?! Ne dubitava parecchio.
Non che fosse propriamente normale, quell’Oikawa Tooru.
Non poteva spiegarsi altrimenti il motivo per il quale non puzzasse come tutti gli uomini sul pianeta Terra, non sudasse in maniera inopportuna, non avesse mai un foruncolo.
Il suo, pareva essere il corpo etereo di una creatura divina.
Solo il corpo, che sia chiaro. La mente e la personalità erano terribilmente simili a quelli di un demone subdolo e maligno.

Izuku impiegò due minuti e cinquantasei secondi a materializzarsi davanti alla porta di Katsuki: aveva battuto il proprio record di ben quattro secondi. Bussò una volta, due, tre, e ad ogni bussata sentiva il proprio corpo farsi più teso e impaziente. Quando Kacchan aprì la porta, Izuku percepì nettamente i propri muscoli rilassarsi di botto, ma durò solo un secondo.
Indossava gli occhiali, Kacchan.
Izuku lo aveva sempre sospettato, ma finché erano stati al liceo si era trattato di un puro presentimento. Poi, qualche anno prima, l’innegabile conferma: Katsuki era leggermente miope da entrambi gli occhi, e per tutta l’adolescenza aveva ovviato al problema indossando perennemente le lenti a contatto.
Non gli piaceva portare gli occhiali; a Deku, invece, piaceva un sacco quell’aria seria che gli conferivano. Quel fare quasi intellettuale, o per meglio dire maturo. Gli piaceva un sacco.
- Deku, smettila di fissarmi come un imbecille. – grugnì il diretto interessato - Che sei venuto a fare? -
("Tonight we honor the hero" shameless sequel)

Complici una festa per l'imminente carica di Hokage, amici invadenti, fiumi di alcol ed un gioco senza mezze misure, Naruto e Sasuke saranno costretti a confrontarsi sui propri sentimenti, taciuti per troppo tempo. E tra Obblighi e Verità, il disastro sarà inevitabile.

In una notte stellata di Agosto, nella brezza marina, Naruto e Sasuke comprendono che a volte non è necessario esprimere un desiderio ad alta voce affinché si esaudisca. Può semplicemente avverarsi ed essere lo stesso, per entrambi. Nonostante il tempo e le distanze.
Note: Questa fanfiction partecipa alla "Calippo Challenge" indetta dal gruppo SASUNARU FanFiction Italia

Bokuto non avrebbe mai dovuto prestare le sue ginocchiere ad Akaashi.
[BokuAka][NSFW!]

Naruto lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso malizioso, prima di prendere il sacchetto e porgerglielo. Il moro lo afferrò e lo aprì. Non riuscì a capire esattamente cosa gli avesse suscitato la vista di quel regalo. Lo estrasse, rigirandoselo fra le mani per osservarlo meglio. Rimase in silenzio a fissarlo, non capendo se la cosa gli avesse procurato piacere o fastidio. Probabilmente entrambe le cose.
NaruSasu | [Note: dirty talking]

Tutta colpa di quei dannati pantaloni.
Quei fottutissimi pezzi di stoffa erano stati la causa di tutto, non vi era altra spiegazione plausibile.
Se quel bastardo non li avesse indossati, Hajime non avrebbe mai e poi mai agito in modo tanto sconsiderato, incosciente, sfacciato. Non da lui.

"La mente di Naruto era corsa lontano, di nuovo a Konohagakure: alle estati troppo calde, ai pomeriggi trascorsi vicino al fiume dove coi suoi amici si ritrovava per fare il bagno, alle botte che si era dato con Kiba, tornando a casa pieno di lividi, a quelle che aveva preso da Sakura e da Ino, quando lo avevano scoperto a sbirciare mentre si cambiavano i costumi. Quella notte era estate, ma era lontanissimo da casa, ancora più lontano dall'essere un ragazzino di dodici anni: eppure lì con Sasuke era come essere ancora bambino a Konoha. "