[Otabek/Yuri]
Dal samovar, sistemato al centro, esce un odore di tè dolciastro e profumato. Attorno ad esso sono disposti il piatto di bliny e diverse ciotoline che contengono alimenti che non conosce, ma che hanno un aspetto delizioso.
“Quindi... a cosa devo l’onore?” chiede Otabek, facendo un cenno verso tutto quel ben di Dio.
Yuri impiega qualche secondo a spostare la propria attenzione da pensieri poco casti, ricordandosi di tutto ciò che hanno sotto il naso.
“Al fatto che Lilia ieri abbia fatto la spesa per un esercito, mi abbia concesso casa sua e io stamattina mi sentissi molto…” si lecca le labbra e lo guarda malizioso prima di completare la frase. “Grato.”
“Vorrei ben dire,” replica Otabek, alzando un sopracciglio divertito.
“Per cui ti ho cucinato la tipica colazione russa!”

[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]

Sebastian Michaelis ha 25 anni, lavora in una pasticceria frequentata da studenti universitari, tra cui Ciel.
Ciel è un giovane e all'apparenza freddo ragazzo di 20'anni che studia tutte le mattine al tavolo 6.
La vita di Sebastian era monotona prima dell'arrivo di Ciel che sconvolgerà la sua esistenza e le sue convinzioni conquistandolo con un solo sguardo.
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SebastianXCiel
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Prima Fanfic, spero possa piacervi!

[Sebastian/Ciel] [Modern!AU]
“Hai seguito il red carpet di stasera?” chiese a bruciapelo Ciel.
“Certo, come sempre. Lei e la signorina Elizabeth siete sempre la coppia migliore a questi eventi.”
Le parole di Sebastian lo investirono come una doccia fredda.
“Ho visto la foto del bacio che vi siete scambiati… davvero incantevole.”
In fondo, Ciel poteva indossare tutte le maschere che voleva, recitare la sua parte ai gala mondani e approfittare della bontà di Elizabeth per far sì che la verità non venisse a galla. Poteva essere l’erede della fortuna dei Phantomhive fuori dalle mura di casa e semplicemente Ciel quando scivolava nel letto di Sebastian e si perdeva nella sensazione di calore che solamente le sue labbra, le sue dita e il suo corpo riuscivano a dargli. Sarebbe stato capace fare tutto ciò migliaia di volte ogni singolo giorno.
“Posso fare altro per lei, signorino?”
Ma niente avrebbe mai potuto annullare la distanza che li separava e mettere a tacere il fatto che lui e Sebastian non erano pari, che mai lo sarebbero stati.

Itachi non seppe resistere; non aveva molto tempo, ma un’ultima volta poteva concedersela. Chiuse gli occhi, rilassandosi, autoinfliggendosi quella dolce tortura: irretì la sua stessa mente in un genjutsu, quello in cui si crogiolava da anni cercando sempre di mantenere il controllo necessario per non smarrirsi e non restarvi intrappolato.
Chiuse gli occhi: l’unico modo che ormai aveva per vedere davvero.
*
-Sei in pessima forma.- sentenziò Shisui, puntandogli contro uno sguardo severo e soppesandolo dalla testa ai piedi.
-Non guardarmi così. Io sarò in pessima forma, ma tu sei morto.-
-E ho comunque una cera decisamente più bella della tua. Questo la dice lunga, amico.-
Itachi si sporse con uno scatto del busto, afferrò il viso di Shisui tirandolo a sé, ringraziando il potere di quel genjutsu che gli permetteva anche di sentire sui polpastrelli la sericità di quella pelle liscia, gli catturò la bocca rosata in un bacio rapido e urgente.
-Non sono tuo amico.- gli sussurrò sulle labbra, allusivo, ebbro del sapore dell’altro.
-No, hai ragione, sei il mio cuginetto sodomizzato.-

Ami alla follia quel suo modo di fare, quel suo modo di sfiorarti così singolare e inimitabile, così dolce ma al contempo così esperto, come quello di un amante che sa calibrare alla perfezione sensualità e dolcezza. È questo un lato di Shisui che ti fa impazzire, che te lo fa amare in maniera profonda e viscerale.
[ItaShi - PWP]

“Se tu muori…se tu muori io…piangerò tanto!”

Una principessa chiusa in una torre, un drago parlante, un prode cavaliere, un affascinante principe e una strega cattiva. Insomma, una normalissima favola per bambini.

«Tu lo sai, vero, che quando un uomo compra dei vestiti alla propria ragazza, lo fa perché vuole toglierglieli personalmente?» mormorò, rispondendo finalmente all’interrogativo.
Max deglutì, improvvisamente accaldato per via del contatto di quella mano – per non dire altro, considerato il fatto che si trovava tra decine di corpi sudati e uno in particolare felicemente spalmato su di lui.
Molto felicemente, in effetti. Avvampò.
«M-ma… io non sono la tua ragazza» cercò di erigere una – blanda – difesa a quello che sembrava qualcosa di inevitabile.
«Questo è vero» gli sussurrò in risposta, sfiorandogli il lobo con le labbra «non sei una donna».

"- Hashirama, se vuoi consolazione cercati una puttana. -
Madara si alzò e gli diede le spalle, corrucciato e concentrato a sistemarsi il colletto imbottito della casacca, nella speranza di non ammalarsi per l’ idiozia di Hashirama e per la propria che, ancora una volta, lo aveva portato inutilmente in quella grotta gelida.
Così, voltato, non vide il sorriso obliquo e scaltro che passò sul volto abbronzato dell’ altro.
- E perché mai, Madara? Cos’ ha una prostituta che tu non puoi darmi? - "

«Ti fa male?» Chiese, sebbene il suo tocco non smise, mentre lo osservava attraverso lo specchio di fronte a loro, situato sopra al piccolo lavandino. Erano vicini, decisamente vicini e, probabilmente, la sua mano poggiata su quel punto non aiutava a mantenere una sorta di distaccata lontananza che – forse – sarebbe stato naturale esserci.
Un fremito gli pervase le membra, al più giovane dei due, in quella sorta di sorpresa pacata e trattenuta che lo colse l’istante in cui le dita di Erwin si posavano lungo il collo e lo massaggiavano appena.
Alzò gli occhi un istante, incontrando quelli azzurri del proprio datore di lavoro, abbassando i propri subito dopo, deviandoli in una vergogna che non avrebbe dovuto esserci; avevano fatto sesso spudoratamente fino a quel momento, e ora si prendeva il lusso di vergognarsi?
«Passerà.» Ripeté pacato, continuando a mantenere lo sguardo di lato, non sottraendosi invero a quel tocco.
[AU - Erwin/Rivaille]

Hannibal amava la cucina, la venerava.
Amava far assaggiare i suoi dolci e le sue bevande dal sapore particolare alle persone, vedere il loro sorriso una volta finito e i loro occhi illuminarsi di piacere al primo morso o al primo sorso.
Non c'era soddisfazione più grande.
Voleva lavorare in quel bar, deliziare i palati più fini e quelli più umili, soddisfare i capricci culinari di donne e uomini di ogni età.
Provare quel brivido di consapevolezza lungo la nuca non appena il campanello dell'entrata avvisava l'arrivo di un cliente, lasciando agli occhi dell'uomo la sorpresa di una persona mai entrata prima. Stupirla. Incantarla.
Anche se nessuno era riuscito a fare lo stesso con lui.
Attirarlo in una dolce tela tessuta di curiosità.
Almeno, fino a quella sera.
[ Sebbene dal nome si possa intuire che il profilo appartenga a due ragazze, questa storia è unicamente ideata e realizzata da me, Silvia! Detto questo, buona lettura!]

I demoni si sono riversati nel mondo umano e il principe Calix ha guidato l'armata degli umani contro di essi, nella speranza di sconfiggerli e ricacciarli nelle profondità della terra da cui sono usciti. Ma il suo piano fallisce e viene fatto prigioniero.

La misteriosa mortre di Victor Cavendish, visconte di Vidal e figlio del duca di Devonshire, attira l'attenzione della regina Vittoria sulle misteriose morti che stanno devastando Dublino. Un nuovo Jack lo Squartatore, che i dublinesi chiamano Molly Mangiauomini, si aggira per le vie della città seminando morte e terrore. Tocca a Ciel e al suo fido Sebastian recarsi sul posto per risolvere il problema.
« Perché Molly Mangiauomini? » rifletté a voce alta. Doveva togliersi quel vizio, ma a volte non riusciva a farne a meno.
« Voi siete troppo piccolo per saperlo, padroncino, ma è così che sono chiamate le donne molto... esperte. » gli rispose il maggiordomo, senza smettere di sbattere le uova. « E se non sbaglio c'è una leggenda che parla proprio di una donna di quella risma che si chiamava appunto Molly, Molly Malone. Pare le abbiano anche dedicato una canzone, di recente. »
« Jack lo Squartatore era una donna... e mezza. » obiettò Ciel. Era arrossito, ma non avrebbe comunque permesso a quel dannato demone di metterlo in ridicolo.
« Certo. » assentì Sebastian.
« E una donna sola non potrebbe sopraffare un uomo di media corporatura. »
« Non se fosse umana... ma non ne avrebbe bisogno. »

Purtroppo per voi sono tornata con un'altra fanfiction su kuroshitsuji ambientata ai giorni nostri, no, questa volta niente set, registi e attori. Questa volta si svolgerà fra i banchi di scuola, un po su quelli del liceo un po su quelli universitari, un po sul treno. Un po ovunque effettivamente. Ma per la prima volta il nostro caro Ciel non avrà nessuna agevolazione dalla sua nobiltà, anzi si troverà a dover affrontare per la prima volta una persona tanto sfacciata e arrogante da importunarlo senza il minimo rispetto per la sua tranquillità. Chissà a cosa lo porterà il ragazzo del treno.