Recensioni per
Il senso della vita
di GladiaDelmarre

Questa storia ha ottenuto 186 recensioni.
Positive : 186
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/05/20, ore 21:13
Cap. 2:

Ciao, come vedi non sto procedendo in ordine, ma vado un po' a sensazione, leggendo la storia che al momento mi ispira di più. Questa l'avevo lasciata indietro perché dandole una rapida occhiata mi ero convinta che avessi meno cose da dire (per una recensione lunga, dato che partecipavamo a quello scambio), ma adesso che sono più libera penso di potere lasciarti un commentino anche un pochino più breve del solito.

Anche questa mi è piaciuta molto, racconta non propriamente del primo incontro tra loro (che succede poco dopo questi eventi), ma della prima volta che in qualche modo si sono visti. Senza parlarsi, ma guardandosi da lontano in una maniera anche incuriosita, sebbene a tratti diffidente, per ovvie ragioni perché stanno pur sempre su due opposte fazioni. Non credo che Aziraphale abbia notato qualcosa, sembrava confuso e stordito dal sonno, e non credo abbia capito che quello fosse uno degli angeli rivoltosi che sono caduti, ma il demone invece ha visto eccome. Abbiamo questo Crawly, col nome ancora strisciante che a me affascina tantissimo, che nel giardino terreste sta andando a tentare Eva. Lo cogliamo nel momento in cui sta strisciando nel giardino, appostandosi tra le fronte dell'albero di mele, in attesa che lei arrivi e lì chi ci sta seduto sull'erba? Ho trovato l'immagine dell'angelo dormiente davvero stupenda, questi piedi nudi, le ali spiegate, il volto rilassato... un'immagine da affresco quasi. Mi è anche piaciuto molto come hai usato le parole, le descrizioni e i piccoli dettagli che hanno reso la scena davvero viva, come l'amore che Aziraphale infonde camminando per il giardino. L'averci mostrato questo angelo bellissimo e rilassato e dall'altra parte un Crawly incuriosito da questa figura dormiente e particolare, che se ne sta a dormire come se niente fosse. Ho trovato proprio questo, Crawly incuriosito e forse anche affascinato. D'altronde, quando lo ritrova dopo la cacciata dal giardino terrestre, che se ne sta sulle mura di cinta, Crawly dà già l'aria di sapere chi sia Aziraphale e di esserne anche parecchio incuriosito, questo è l'inizio di tutto insomma. E ho amato il modo in cui hai utilizzato le parole, tutte adeguate e che rendono anche bene l'idea di una serpe che striscia, un demone che deve assolvere al compito che gli hanno dato e che lo fa, magari senza troppa voglia e dall'altra parte l'angelo, che infonde amore a ogni passo. Che già sembra così diverso rispetto agli altri angeli. Ama ogni cosa, anche la più piccola e in apparenza la più insignificante ed era così lui...

Come sempre resto affascinata dallo stile, dalla tua capacità di ritrarre le sensazioni tattili, le emozioni visive, ottime soprattutto le descrizioni, uno stile che con Crowley e Aziraphale calza a pennello. Anche questa storia mi è piaciuta molto, e ti faccio i miei complimenti.
Koa

Recensore Master

Ciao cara Gladia, torno con molto piacere a proseguire questo "percorso dei sensi".
Mi è piaciuta l'ambientazione nel Seicento e come hai giocato con l'effettiva presenza delle bevande: il caffè dalle Americhe e il tè dalle Indie rappresentano delle novità effettive nell'epoca moderna a cui tutti - ineffabili compresi - si approcciano. Ho trovato le due reazioni alle due bevande rivelatrici ovviamente delle due personalità fin nel primo assaggio, e chiaramente non ho potuto che adorare la dolcezza dietro la spiegazione del perchè Crowley non rifuta il tè pur non apprezzandolo. Quel bacio dato da Aziraphale in maniera credo innocente, dettata dall'esasperazione per lo scetticismo del demone nei confronti del tè, diventa il vero sapore che Crowley vuole conservare nella memoria - e reiterare a ogni nuovo assaggio. Il gusto passa splendidamente attraverso la descrizione del sapore del tè (ma anche incidentalmente del caffè - che Aziraphale non ama, ma che Crowley ricerca) e culmina in quel contatto inaspettato tra labbra.
Un'altra cosa che ho apprezzato di questo capitolo è come hai giocato la carta del "tenersi d'occhio" e del trovarsi, elemento che crea un parallelismo con la primissima oneshot della raccolta: così come la novità dello stetoscopio univa i due, adesso è la novità della bevanda a farlo. Mi piace, insomma, come usi gli elementi storici per ricreare connessioni particolari tra loro.
Come sempre apprezzo come scrivi e quello che riesci a suscitare. Non posso fare altro che rinnovarti i miei complimenti!
Alla prossima!

Recensore Master
12/05/20, ore 10:55

Ciao, allora questa volta volo (letteralmente e ogni riferimento è puramente casuale) su questa storia, attirata non tanto dal fatto che sia consequenziale a quella che ho letto l'altra volta, ma più che altro dalla data. Quel Zante, 3200 a.C. mi ha attirata come un'ape al miele. Sono molto affascinata, oltre che dall'ambientazione in sé che io particolarmente adoro, anche dai due ineffabili se collocati dentro a un qualsiasi contesto storico, meglio se antico come in questo caso. Attirata dalla data, ma anche dal titolo che richiamava, poi ho scoperto, il tema della storia, eccomi qui a lasciarti una recensione. Intanto devo dirti che è credo la storia più bella tua che ho letto, di una delicatezza unica e di una bellezza quasi eterea. Pur essendo ambientata molto tempo prima dell'Apocalisse e quindi due due Crowley e Aziraphale più consapevoli del loro legame (specialmente il primo dei due), sei stata capace di ritrarre le loro essenze nella giusta maniera e di collocarle nel giusto contesto storico. Storico rispetto alla serie, più che rispetto alla storia dell'umanità. Non è passato molto tempo da quando Crawly, qui ancora col nome strisciante, si è unito alla rivolta di Lucifero ed è caduto assieme agli altri demoni, lasciando per sempre il Paradiso. Non è passato molto tempo, ma pare che la faccenda ancora gli pesi. Già nel libro e nella serie viene detto molto chiaramente che si è unito più che altro per noia (?) Crowley la descrive così, non aveva niente da fare e gli hanno detto: sai stiamo pensando a ribellarci... lo ha fatto ed eccolo qui, è ancora un angelo tecnicamente le ali le ha, ma non è più un angelo come prima. Ora è anche un serpente, si è trasformato in una creatura infernale, in un serpente tentatore, simbolo del demonio, che ha tentato Eva nel giardino terrestre... Crowley è uno che rimugina molto, anche su se stesso, e qui lo fa in una maniera che sembra appesantirgli i pensieri. Pensa a quello che ha fatto, forse non se ne pente o forse invece sì, ma ora non importa saperlo sa che da una parte gli dispiace. Non essere più un angelo e non volare. C'è qualcosa di molto poco diabolico in Crowley, io l'ho sempre pensato, a dispetto dell'aspetto esteriore e dei poteri demoniaci, i pensieri che fa sono molto poco diabolici. In questo caso c'è un netto controsenso. Le ali le ha e un qualsiasi demone se ne fregherebbe del fatto che non sono più candide e bianche come quelle degli angeli del Paradiso, ma sono invece nere e sporche, come un segno del tradimento, del fatto che sia stato rifiutato e cacciato via dagli altri angeli, oltre che da Dio ovviamente. Questo senso di colpa che prova, questa vergogna che ha nel mostrare le ali nere sono atipiche per un qualsiasi demone, ma non per lui che sappiamo già dalla serie essere molto poco un "comune demone". E questo mi è piaciuto, hai riportato il suo carattere alla perfezione, con le giuste sfaccettature che poi assumono altre sfumature nella seconda parte, quando arriva Aziraphale.

Aziraphale è lui in una maniera davvero deliziosa. Il suo essere infinitamente buono sappiamo essere atipico anche per un angelo, penso a Gabriel o Sandaphone che sono tutt'altro che il pensiero di angeli buoni e puri e candidi. Aziraphale riesce a trovare del buono persino in un demone, e qui riesce un po' a fregarlo e lo fa con la psicologia inversa, che non era ancora stata inventata, ma loro sono angeli e sono avanti di millenni rispetto a tutti i comuni mortali. Mi è piaciuto come se lo rigira tra le mani, come usa il suo orgoglio puntando sulla vigliaccheria, che non ha affatto, per far colpo sul suo punto debole. Aziraphale è furbo e sagace, svelto nel rigirare le cose a proprio vantaggio e lo fa, questo è straordinario da parte sua, per il bene di un amico. Che sarebbe un demone, ma dettagli e che sarebbe lo stesso "amico" che impiegherà seimila anni ad accettare come tale e ad ammettere che lo è, un amico per lui. Ma dettagli anche qui, così come il fatto che pare avere una freccia che gli punta su Crowley, facendogli sapere sempre dove si trova. C'è un qualcosa di anime gemelle in questo pensiero e l'ho amato tantissimo.

Complimenti anche per lo sfondo, la Zante della poesia "A Zacinto" che non so se l'hai scelta di proposito o se è stato un caso, la Grecia nella sua descrizione paesaggista più classica, con i profumi, il mare, le scogliere, gli odori e il quadro perfetto che fa da sfondo a una storia che io ho trovato stupenda. Devo farti i complimenti, anche per come l'hai descritta, questa Grecia, parole adatte e una sintassi calzante.

Mi è piaciuta tantissimo, complimenti.
Koa

Recensore Veterano
11/05/20, ore 10:51

Eccomi qui, di ritorno a questa raccolta. E per fortuna. Eccola qui la storia che preferisco finora. Leggera e comunque piena di significati, sempre con quella legge del non scritto che regna sovrana nelle tue storie. E qui, tra le righe, c'è tanto. Soprattutto amore. Perché il gesto di Azi nei confronti di Crawly è forse il più sintomatico del vero amore. Portare una persona a vedersi con gli stessi occhi di chi l'ama senza condizioni né remore. Accettati, poiché in quelli che tu pensi siano difetti si nascondono i motivi per cui t'amo. Un messaggio che supera addirittura i confini dell'amore, divenendo allo stesso tempo carnale, fraterno e profondo. Un qualcosa che esula da ogni definizione. Un collegamento talmente forte da risultare spaventoso, in alcuni sensi.
Un gesto che tante volte subliminiamo, desideriamo ardentemente, perché ci vorrebbe nella vita di ogni persona della terra un Azi. Qualcuno che ci spinga a non guardarci soltanto con i nostri occhi, dandoci in prestito i suoi per un momento.
E, come tuo solito, sei stata un'abile narratrice di questa storia. Che, per quanto mi riguarda, scava ad una profondità tale che la eleva (perdona il paradosso: scavare per elevarsi) su un altro piano rispetto alle altre.
Continuo ancora un po' -poco- su questo punto, perché è veramente quello che mi ha fatto più piacere. È una storia di accettazione e rassegnazione, ove Crawly deve arrendersi alla sua stessa versione, amata ed accettata, di Azi. Io proprio boh, come ti escono. Sono storie di una purezza disarmante. Sì, lo dico proprio a te che ti senti esattamente come il demone delle tue storie, quanto di più distante da un essere puro da non potervici nemmeno essere accostato. Ma c'è tanto di puro qui, un candore sincero, quasi fanciullesco, e tutto traspare attraverso le tue parole. E tu condividi il colore dei capelli e dell'animo, con il tuo protagonista.
Anche se hai tuoi occhi può sembrarti livido e scuro, sono certo che non sia altro che una visione di te stessa con cui ti sottovaluti. Hai una forza pura (lo so, non faccio altro che ripetermi, ma sono ancora un po' intontito da questa storia) nell'uso della parole che è quasi accecante.
Il passo che preferisco di più è [...] i corvi hanno le ali nere, eppure volano [...], un segmento che mi è rimasto nel cuore.
Mamma mia cosa non è questa storia.
Grazie di cuore per la lettura, cercherò di ripassare un pochinino più spesso da te appena ne avrò la possibilità.
Intanto, come al solito, ci leggiamo presto.

Recensore Veterano

Ed eccomi qui di nuovo. Al terzo capitolo di questa raccolta che mi sta piacendo sempre di più. Il minimo comun multiplo è sempre lo stesso: prendere un oggetto ordinario e farlo diventare perno della storia. In questo caso, però, si tratta di una bevanda: il the. Non sono un amante di tale intruglio caldo, freddo ne butto giù a secchi, ma penso che avrei avuto la stessa reazione di Crowley se mai Azi me l'avesse offerto. Diffidenza, leggero disgusto e negazione. Oh, ma è il perfetto riassunto del carattere del demone. In contrapposizione con la forza di volontà dell'angelo che mi fa sorridere spontaneamente. È adorabile. Così convinto e insistente nel voler condividere una passione con Crowley. E il modo in cui lo fa è di una dolcezza disarmante. Di quelle che resti senza parole a fissare il vuoto davanti a te.
Lo stile che hai utilizzato in questa storia è leggermente diverso rispetto alle altre. Un punto di vista non centrato e un avvenimento che si spalma su un tempo decisamente maggiore rispetto alle altre e che quindi prevede una narrazione diversa. E la differenza si nota. C'è poca introspezione e dialoghi, insomma pare che tu sia uscita dalla tua zona comfort per spingerti su uno stile che si discosta leggermente senza risultare estraneo. È sempre la tua mano, e si riconosce, ma stavolta non scandagli approfonditamente lo stato emotivo dei protagonisti ma ne descrivi la situazione, lasciando interpretare a chi legge tutto ciò che non palesi.
Tant'è che l'ultima frase lascia aperte varie interpretazioni. Quel [...] Nonostante quello che continuò a dire per tutti i secoli a venire, comunque, Crowley non smise mai di bere il the che gli offrì Aziraphale. [...] che resta in sospensione, portando il lettore a domandarsi sul peso che quel bacio possa aver avuto su Crowley. E sembra che sia un peso che riecheggia nei secoli.
Insomma. Un'altra piccola perla di nostalgica felicità. Pare quasi che tu abbia messo per scritto vari ricordi dei protagonisti e che ora tu ci stia facendo fare un tour su quelli che sono stati i momenti più profondi della loro relazione. Gli highlights, praticamente.
E io, pop corn alla mano, non vedo l'ora di leggere il prossimo.
Sperando che non faccia trascorrere nuovamente tutto questo tempo per tornare a leggerti. Perché è sempre un piacere, autenticamente un piacere.

Un saluto,

ci leggiamo presto.

Recensore Veterano
03/05/20, ore 11:12
Cap. 2:

E ritorno da te. Senza niente da dire. Senza tante parole ma con in mano questa recensione per te.
*Sant'Iddio gli effetti della quarantena, le citazioni a Jovanotti. LE CITAZIONI A JOVANOTTI*

Cara Gladia, eccomi qui. Torno alle tue storie con un po' di nostalgia. Mi era mancato il tuo modo di scrivere così profondo. Ho deciso di riprendere questa raccolta perché il primo capitolo mi piacque particolarmente.
Partiamo da un presupposto, dunque. Ho una personale definizione per quanto riguarda la parola "geniale" ed è: qualcuno che, con mezzi ordinari, riesce a rendere qualcosa di banale straordinario. E questa raccolta ne è una riprova capitolo dopo capitolo. Se nel primo hai utilizzato uno stetoscopio per renderlo un oggetto romantico, qui ti limiti all'uso degli occhi. Così scontato nella sua semplicità, proprio perché è il senso su cui la maggior parte delle persone fa più affidamento, da risultare geniale.
Quindi ci troviamo nei rettili occhi di Crawly, serpente tentatore che s’aggira per l’Eden in cerca dell’albero i cui frutti sono proibiti agli uomini. Un retrogusto biblico per questa storia.
Pare che Adamo ed Eva non siano gli unici per cui è sbocciato l’amore in questo giardino.
Tanto che, quando Crawly scorge sotto e vi trova Azi, mi è parso di sentire la rullata di percussioni del buon Phil Collins in In the air tonight. È questo, dunque, il loro primo incontro? La prima volta che Crawly poggia gli occhi sulle curve morbide dell’angelo di cui pare invidiare la purezza. Proprio lui che persino da angelo era considerato anomalo per via di quella cascata di boccoli rossi come il fuoco.
Nel suo tono vi è disprezzo, tanto da descrivere gli occhi di Azi così fastidiosamente gentili e innocenti, una volta che riesce a vederli distintamente. Quel contatto non è frutto del caso, però, è qualcosa di ricercato in silenzio come se Crawly lo stesse cacciando. E come al solito, come nella maggior parte dei tuoi scritti, anche in questo hai celato allo sguardo di chi legge più di quanto volessi mostrare.
C’è molto all’interno di questo serpentesco modo di guardare l’angelo. Vi è una punta di invidia, disprezzo e voglia di corrompere. Eppure… allo stesso tempo pare che sia difficile per il demone distogliere lo sguardo dall’angelo, mentre si nasconde nell’erba alta. Quel non detto che lascia sempre trasparire le intenzioni di chi tace. Così e così sarà, per i secoli a venire, tra i due. E questo primo incontro, occhi negli occhi, non è altro che la scintilla che innescò la fiamma. Il fuoco, che ci è tanto caro, e che spaventa ma ammalia. Un pensiero ricorrente, quando leggo i tuoi scritti. Forse è perché è quello che riesci a imbrigliare con le tue parole. Te l’ho sempre detto che hai uno stile che trasuda passione, in tutto ciò che fai. Se disegni o scrivi lasci comunque percepire quel calore che ci metti dentro.
E a te, moderna Prometeo, rinnovo i miei complimenti. Passo al prossimo capitolo e intanto ti saluto,

ci leggiamo presto (molto presto).

Recensore Master
30/04/20, ore 13:17
Cap. 2:

Ciao cara Gladia, eccomi qui a proseguire questa raccolta. Se nel primo capitolo il senso al centro della oneshot era l’udito, qui abbiamo invece il protagonismo della vista – anche se nella prima parte sono altri i sensi che guidano il serpente: il tatto nella sensazione dell’erba sulle squame, e poi il gusto nel momento in cui assaggia l’aria con la lingua. La vista si apre del tutto solo dopo, quando vede Aziraphale.
Non è sempre facile scrivere una recensione di una certa lunghezza quando la storia è breve, ma per fortuna con te questo problema non sussiste: gli spunti sono sempre tanti, così come i dettagli da sottolineare. Inizio con il dirti che mi è piaciuto tantissimo tutta l’impostazione della situazione: il primo incontro tra i due, un incontro in cui non si parlano e neanche si guardano vicendevolmente, ma semplicemente si scorgono vicendevolmente.
Crowley – o meglio Crawly – è il serpente tentatore con un compito preciso, un angelo caduto che si imbatte mentre striscia nell’Eden in una figura paffuta che riconosce subito come angelo anche se non proprio in possesso di un corpo perfetto (elemento che giustamente nota en passant nella parentesi della descrizione).
L’importanza del vedere è sottile ma emerge di continuo, anche perché parte della potenza dell’incontro si basa sugli occhi. Infatti, dopo aver descritto in tutti i particolari quella figura che gli appare di spalle appoggiata al tronco, Per un attimo, Crawly si rammaricò di non potergli vedere gli occhi. E quando finalmente qualche righe più sotto quegli occhi li vede, ne è stupito ma anche in qualche modo seccato: Ovviamente, era un angelo, doveva per forza avere quegli occhi fastidiosamente gentili e innocenti. Ed è inevitabile ricollegare gli occhi azzurri di Aziraphale a quegli originali di Crowley: color nocciola che – uniti ai ricci rossicci – rappresentavano già da subito un’anomalia.
Il senso della vista assume qui assume due dimensioni e un’altrettanto duplice prospettiva: Crowley vede di passaggio il Giardino ma soprattutto vede l’angelo; Aziraphale invece vede dapprima il Giardino e solo di sfuggita, nell’ultima frase, si accorge del serpente. Mi è piaciuto quell’ultimo momento in cui la visione si è ribaltata e ci hai mostrato anche se in pochissimo il punto di vista dell’angelo: se finora più che vedere il Giardino lo ha contemplato benedicendo questo o quel fiore, ora rimane per qualche attimo incantato a guardare le sue squame che luccicavano di nero e di rosso alla luce del sole. Il serpente pur nella sua funzione demoniaca riesce a suscitare incanto e rientrare in pieno diritto nella contemplazione assoluta che abbraccia tutto il Giardino: per Aziraphale non è un’anomalia, neanche in quella forma, fa parte del Giardino. Ed è interessante soprattutto se messo in relazione a quell’iniziale riferimento alla forma fisica di Crowley come angelo e alla parentesi rivelatrice in cui lasci intendere la sensazione di non appartenenza: (così poco angelici, gli avevano detto).
Una oneshot veramente bella e densa di significato. Mi è piaciuta molto, come tutti i tuoi scritti. Spero di poter continuare presto la lettura.
Un bacio e alla prossima!

Recensore Master

Ciao, anzitutto domando scusa per il ritardo con cui giungo a lasciarti la recensione che ti spetta. Volevo passare ieri, ma qui tra una cosa e l'altra sembra che io non abbia un attimo di respiro... Ci tenevo tantissimo a leggere un'altra delle tue storie e ho scelto questa per svariate ragioni, anzitutto perché il titolo mi attraeva tantissimo (lo so, sarà una motivazione banale, ma faccio molto caso a questi aspetti di un racconto) e sì, ho saltato un capitolo e lo recupererò di certo, ma per intanto ho preferito mettermi su questa perché sì, io amo il tè e volevo capire cosa ne avresti tirato fuori (motivazione un po' labile, me ne rendo perfettamente conto).

Anche questa devo dire che mi è piaciuta molto. Sono storie brevi e leggere in cui ci mostri come Aziraphale e Crowley hanno vissuto nel corso dei secoli passati sulla terra. Potrebbe essere benissimo una scena che non ci hanno mostrato della serie per quanto è credibile e soprattutto per quanto i personaggi rispettano il canone della serie e direi anche del libro. Anche qui non fai cenno alla coppia o al fatto che potrebbero amarsi in più di un senso conosciuto, però ci mostri una scena di vita che ha uno spaccato anche parecchio divertente. Anzitutto devo dire che mi piace l'ambientazione. Uno degli aspetti interessanti di questa serie e di questi personaggi è che se decidi di ambientare una storia nel seicento o nel medioevo, sei perfettamente conscio che potrebbe essere accaduto veramente e che non stai scrivendo un AU. E poi è molto affascinante oltre che bello immaginarseli in abiti differenti. Del loro passato ci sono cose che sappiamo e altre che abbiamo solo intuito. Che Aziraphale voleva aprire una libreria lo sappiamo benissimo e sappiamo anche che gli piace il tè. Non stento a credere che detesti il caffè perché lo ritiene troppo forte né che abbia fatto di tutto pur di portarsene a casa un pochino. Mi piace molto come introduci l'argomento "tè", una passeggiata per le strade di una Londra che era radicalmente diversa da quella di oggi e che tu ci descrivi molto bene in poche e brevi frasi. Non fatico a immaginarmi Aziraphale che passeggia su e giù e che viene attratto dalla folla che sta davanti a un negozio. Come dicevo mi piace l'idea che ami il tè e detesti il caffè e adoro ancora di più il fatto che Crowley sia invece ai suoi antipodi. Lui invece ama il caffè, ma il tè non gli piace. Hai giocato bene sulle loro somiglianze e sulle loro differenze e lo hai fatto in un periodo in cui oltretutto non erano vicini come nel dopo apocalisse. E infatti tu inserisci questo dettaglio, facendoci capire che ancora usavano come scusa l'andare a controllare cosa fa il nemico per poter stare vicini. Mi è piaciuto questo dettaglio, così come mi piace il fatto che Aziraphale chiami Crowley "caro". Più in generale trovo che i personaggi siano ben IC, Aziraphale che colleziona libri ma che non sa ancora bene cosa farci, me lo immagino questo stanzone sommerso di tomi e papiri addirittura... ma poi anche lui che sente il bisogno di immergersi tra gli umani per fare del bene. Non stento a immaginare un pensiero del genere se fatto da lui. E Crowley che come prima cosa che fa dopo esser tornato a Londra è andare a vedere come sta l'angelo. Insomma, credo tu ci abbia preso con i loro caratteri e ci hai fatto vedere per bene come non riescono a stare lontani l'uno dall'altro, anche in un'epoca in cui ancora lo negavano a loro stessi. Più in generale ho trovato la storia leggera, carina e divertente.

Lo stile richiama quello della precedente tua storia che ho letto, il che mi porta a pensare che tu abbia delineato con attenzione uno stile adatto a questa raccolta e a questi personaggi. C'è l'intento di ritrarre con le parole come se fossero pennellate, una situazione che è anche descritta con molta narrazione, per quanto il tutto sia comunque breve. Ma c'è anche dell'ironia che non è soltanto insita nel carattere dei personaggi, ma che è invece parte della narrazione. Ne ho vista parecchia mescolata assieme alle azioni, ai dialoghi e l'ho apprezzata in maniera particolare perché il libro e la serie in realtà sono molto ironici. Sono tanto intrisi di comicità. Il testo è sempre perfetto comunque, privo di errori e con un uso di lessico e virgole adeguato. So che questi sono aspetti soggettivi, ma mi piace sottolinearli di tanto in tanto.

Credo che leggerò ancora da questa raccolta in futuro, intanto sono felice di aver recuperato questa.
Alla prossima!!
Koa

Recensore Master

Buongiorno cara <3
Questa storia mi ha da subito trasmesso il buon umore. Ammiro la voglia di Aziraphale di andarsene in giro e di camminare un po', tra l'altro quella mattina addirittura fra le persone per scambiare due chiacchiere. Decisamente mi manca tutta questa voglia di vivere ahaha
Mi è venuto un colpo quando ho letto che per Aziraphale il caffè è sgradevole e sa di bruciato. Rispetto i suoi gusti, ma io sono esattamente il contrario, adoro il caffè e non sopporto minimamente il thè, di qualsiasi tipo esso sia. 
Comunque, trovo molto canon che Aziraphale prenda l'abitudine di raggiungere spesso quel luogo per bere del thè, e che ne compri anche un po' da tenere a casa. E così scopriamo come Aziraphale è diventato assuefatto dal thè. Mi sembra tutto molto plausibile.
Adorabile che, quando Crowley va a trovarlo, decida quindi di farglielo provare.
"Sedersi. Dove, che era pieno di libri?" -> qui mi hai uccisa XD
Sicuramente presentare a Crowley il thè come bevanda paradisiaca non è una buona idea, ecco. Se non ne è convinto per l'odore, figuriamoci se Aziraphale lo sprona così a provarlo. Io rimango team Crowley e quindi team caffè, in ogni caso. 
Però Aziraphale sa sfruttare la carta del bacio a suo favore... ed ecco come riesce a farlo apprezzare a Crowley per il resto della loro esistenza. Non ammetterà mai che gli piaccia, ma il ricordo di quel bacio non può che spronarlo a berne ancora. Una fine per questa one-shot che ci stava tutta, e da grande shippatrice della coppia quale sono non può che avermi fatto piacere questo risvolto. 
Le tue os sono sempre molto semplici e brevi, ma al tempo stesso sono efficaci e mi fanno sempre sorridere, o emozionare - o deprimere, a seconda dei casi, quando sfociano nell'angst xD
Un ottimo lavoro come sempre, bravissima **
A presto <3
fumoemiele

Recensore Master
15/04/20, ore 16:31

Ciao cara, non avevo ancora letto questa tua raccolta quindi, dopo averci girato attorno per un po', ho deciso che era arrivato il momento di iniziarla!
L'oggetto di indagine sono i cinque sensi e, come sempre, non affronti la questione in modo comune. L'ascolto, primo senso ad essere utilizzato e imprescindibile nell'approccio verso il mondo, può passare attraverso tantissime situazioni e forme. Tu riesci a scegliere quella meno prevedibile: uno stetoscopio, che qui è nuovo strumento di medicina che Crowley presenta ad Arizaphale come novità proveniente dall'America - e che si appresta a provare e prima ancora a far provare all'angelo. Si scoprono il petto e si aprono all'ascolto allora, ma la peculiarità è qui l'ascolto affonda in quello che non è percepibile di per sè: il suono (non il rumore) si può cogliere solo con uno strumento preciso. E, ovviamente, la finalità che con cui si ascoltano - e la meraviglia che quell'ascolto produce - non è legata alla funzione originale (medica), ma invece ha il valore dell'intimità, del superare una barriera.                                                    
Mi è piaciuta anche quella iniziale riflessione sul non bussare - semrpe in termini di ascolto l'ho visto come un rifiuto del rumore che è del resto superfluo, e la cui assenza allo stesso tempo permette di osservare e di non farsi notare. Assenza di ascolto collegata sottilmente alla vista: spero di non andare off topic con questa mia nota ma leggendo non ho potuto fare a meno di pensarci.
Un primo scritto molto interessante, come tutti i tuooi scritti del resto. Complimenti come sempre e grazie per le riflessioni che mi fai fare con le tue parole.
Alla prossima!
 

Recensore Master
14/04/20, ore 13:52

Ciao, carissima :)
Ho iniziato questa raccolta perché le storie che ruotano intorno ai cinque sensi esercitano su di me sempre un certo fascino, inoltre mi ha intrigata questa cosa del sesto senso, che trovo sia molto molto interessante.
Per quanto riguarda questo primo capitolo, sei stata davvero magistrale a descrivere il senso dell'udito, intrecciandoci il rapporto tra i due. Un rapporto che qui è fatto ancora di silenzi e cose non dette, di amarsi senza che l'altro lo sappia e senza, forse, che sia neppure evidente a loro stessi. È un amore nascosto tra le pieghe, di cui forse nessuno dei due è ancora a conoscenza. Che è lì, nell'angolo, e mormora.
Mi è piaciuto moltissimo questo missing moment che sei andata a creare e che è permeato da un'atmosfera di sospensione che rende tutto disteso e quasi onirico. Il modo in cui i due si rapportano è sempre impeccabilmente IC e intensissimo: si sente la passione che serpeggia tra di loro, che fa capolino dai gesti, dagli sguardi, dai pensieri. Si sente quell'amore forte e che va al di là di tutto, che urla e scalpita. Si vede quel legame indissolubile, fortissimo, che Crowley e Aziraphale hanno, e che si è costruito con secoli e secoli di conoscenza, di amicizia nonostante tutto, nonostante le diversità, e infine di amore.
In questo caso, l'oggetto che li avvicina è uno stetoscopio. Ho trovato dolcissima l'inconsapevolezza di Aziraphale, quel suo lasciarsi guidare da Crowley, fidandosi. L'angelo non sa di che oggetto si tratti, non sa cosa ha in mente il demone, e anche se s'imbarazza nel vederlo slacciarsi la camicia, lo lascia fare, segue le sue istruzioni. Perché Aziraphale mostra di avere quello che a mio parare è il primo pilastro di un rapporto: la fiducia. Lui sa che Crowley non gli farò mai del male, e quindi per quanto sconosciuto sia quello strumento, lui non ne ha paura.
Allo stesso modo, ho trovato davvero coinvolgente il suo stupirsi nel sentire il battito del cuore di Crowley, uno stupore che è quasi fanciullesco e che poi si trasforma in commozione. Sentire il cuore dell'altro battere, sentire che è vivo, che esiste è per Aziraphale una sensazione travolgente e meravigliosa. Totalizzante. Ne rimane affascinato, rapito, innamorato. Crowley è vivo, è lì e lui può percepirlo fin nella più intima fibra del suo essere.
La conclusione, quando l'angelo gli concede di fare altrettanto, lascia in sospeso ciò che accadrà, lo lascia intuire al lettore, gli lascia immaginare i pensieri e le reazioni di Crowley, e per questo è ancora più apprezzabile.
Come sempre, hai avuto la capacità di trascinarci al cospetto di Crowley e Aziraphale, nel loro mondo, a guardare in silenzio un amore a cui sai sempre rendere giustizia e che tratti con una delicatezza e una maturità che io non posso non amare. Leggere quello che scaturisce dalla tua penna - o tastiera, in questo caso - riguardo loro due è sempre un piacere immenso e una garanzia.
Ti faccio davvero tanti, tantissimi complimenti. Alla prossima ♥

Recensore Master
13/04/20, ore 22:48
Cap. 13:

Cara ♥
Sono arrivata all'ultima shot della raccolta e, facendo un resoconto di cosa ho letto fino ad ora, questa è di certo la più dolce, ma anche quella che racchiude un po' l'essenza di entrambi.
In questa shot crolla il concetto di "Le cose che si rompono non si possono aggiustare", perché quello che Azi fa non è solo aggiustare la tazza rotta, ma renderla migliore, più bella dell'originale. Un concetto che vede la cosa da una prospettiva diversa: la miglioria di un qualcosa di perfettibile, e per come è fatto Azi sembra impossibile che non ci riesca.

Sono tre le fasi di questa storia: il dono inaspettato, il recupero di qualcosa che sembrava perso e l'assemblamento dei cocci, incollati con più consapevolezza, brillando. Sembra parlare di Crowley, del suo passato, della sua caduta e del fatto che, ciò che è ora, lo rende migliore di come sarebbe potuto essere o di come era, quando la grazia di Dio era con lui.
Ho amato questo parallelismo, ho amato come tu sia riuscita a inserire con la metafora di un oggetti le molteplici capacità dell'animo umano. Anche perché l'idea che Azi decida di aggiustare la tazza alla vecchia maniera fa intendere che appunto vuole metterci uno sforzo emotivo, consapevolizzare che quei cocci non sono andati perduti.E le venature d'oro sembrano un potete e infrangibile collante che ha rafforzato molte cose.
Poi l'immagine di Azi che regge la tazza dalle ali è adorabile, tanto quanto Cro che lo guarda e lo lascia perdere nei suoi occhi ♥
Una meraviglia, una vera meraviglia, come sempre e non manca mai l'originalità dei temi e, soprattutto, la tua incantevole sensibilità.
Un abbraccio,
Miry

Recensore Master
13/04/20, ore 11:39
Cap. 13:

Oh mio Dio! Mi sono appena resa conto che questa one shot è l’ultima della raccolta. Dimmi che mi farai una bella sorpresa e ne pubblicherai un’altra molto presto. Sono diventata dipendente de “Il senso della vita”, del tuo meraviglioso stile di scrittura, delle tue idee e del delicato modo di raccontare dei missing moments. Ti assicuro che non sei mai banale e ogni singola OS è una piccola opera d’arte che ha in sé delle particolarità che la rendono speciale, unica, che non la eguagliano con nessun’altra che hai già pubblicato. Questa, per esempio, esalta il rapporto di complicità tra Crowley e Aziraphale. Entrambi hanno cura l’uno dell’altro, si scambiano dei regali e si riservano delle sorprese in grado di emozionarsi. Tutti e due si intendono molto bene, conoscono i dettagli dell’altro, le loro passioni, sanno cosa piace e cosa non piace. Ad esempio Crowley regala una tazza ad Aziraphale che ha una forma che rappresenta la sua natura angelica perché sa che ama il tè. Allo stesso modo Aziraphale, conoscendo i gusti del demone, non gli prepara più il tè ma gli offre altre bevande che più lo aggradano. Insomma questa complicità sconfina in un rapporto che va ben oltre l’amicizia. Credimi vorrei urlare a gran voce “SHIIIIP” e so che vorresti farlo anche tu. Per questo adoro le tue storie perché dai vita ai nostri desideri, rappresentando in modo fedele i due personaggi.
La tazza che va in frantumi non è un caso, anche se all’inizio sembra che non lo sia. Come Crowley l’avrei aggiustata con uno schiocco di dita eppure Aziraphale non lo fa. Il suo scopo è quello di dare vita ad un oggetto che presenta non solo le sue caratteristiche angeliche ma anche quelle del demone. Se questo non è amore! Penso che sia la cosa più emozionante che abbia letto in questo periodo. Per cui, come sempre, voglio dirti grazie per questi capitoli che ci regali in cui emerge non solo l’amore che hai per i due protagonisti ma anche e soprattutto il tuo animo sensibile. Hai ragione, gli occhi sono lo specchio dell’anima, e sono sicura che i tuoi occhi sono meravigliosi.
A presto tesoro <3

Recensore Master
12/04/20, ore 12:45

Ciao cara **
Ma... ma... ma io non ho parole. Il mio cuore. Questa one shot è bellissima e fin qui ci eravamo, ma non pensavo potesse essere così struggente e profonda. Gli anni 70, un periodo storico che mi piace tantissimo, penso che sia assolutamente IC il fatto che Aziraphale non vi si trovi proprio benissimo, considerando che tipo sia. Eppure una sera, così, decide di uscire. Se devo essere sincera, quando si è ritrovato in quel vicolo, temevo fosse successo qualcosa a Crowley. Quando ho capito che non era lui, mi sono sentita sollevata da un lato, ma sofferente dall'altro. Crowley che tiene tra le braccia il corpo di un ragazzo senza vita, un ragazzo che si è tolto la vita con la droga...
Crowley sarà un demone, ma è così umano, perfino più di certi esseri umani stessi. Effettivamente porge ad Aziraphale una domanda che io, ma penso anche molti altri, mi sono posta: perché i suicidi sono considerati peccatori e quindi devono andare all'inferno?
Non voglio mettermi a fare discorsi filosofici/teologici, pure perché non ne sono in grado, ma la domanda di Crowley, che si sente svuotato e addolorato, è più che naturale è legittima. Perché Dio li lascia a loro, quando coloro che si sono suicidati hanno già sofferto abbastanza? Sono rimasta molto colpita. E ho trovato bellissimo il gesto di Aziraphale che sfiorando quel corpo, pronuncia una benedizione. Non lo so, ci ho trovato qualcosa di dolce, ma anche di terribilmente amaro. Quindi niente, sono felicissima di averla letta, ogni volta è un'emozione diversa.
Buona Pasqua <3

Nao

Recensore Veterano
10/04/20, ore 17:28

Ciao, carissima, come al solito ho dovuto farti aspettare cinquecento eoni -e sono sicura che i nostri beniamini direbbero "E che sarà mai", ma d'altronde noi non abbiamo questo privilegio. 

Comunque, Marta, mannaggia a te che inizi e aggiorni in tempi record sempre un bordello di raccolte bellissime, prima che io finisca quelle vecchie. Ma, comunque, è anche il bello delle one shot: che si possono leggere tranquillamente separate, nonostante i concetti alla base di ogni raccolta. Quello dei cinque sensi (+1, apparentemente) è decisamente affascinante. Magnifica, quindi, l'esecuzione del primo prompt, quello riguardo all'udito, all'ascoltare. 

Mi piace come hai sfruttato il concept per creare delle missing moments, che io personalmente adoro sempre perché è bello riempire quei "vuoti" di una storia in cui ti chiedi come possano essere andate certe cose. E' un quesito che porta sempre a tante possibili risposte e, di conseguenza, tante belle fan fiction come le tue <3 

Crowley e Aziraphale sono nuovamente immersi in quella pacata delicatezza che ti contraddistingue e che mi fa apprezzare tanto le tue opere e il tuo stile. Inoltre, hai scelto un'epoca che mi ha sempre affascinato tantissimo, l'era vittoriana, dove non mi riesce difficile immaginarli muoversi come se fosse, appunto, il loro mondo. Un'epoca colma di squisiti contrasti, dalla nascita di nuovi quartieri eleganti della Londra bene contro allo squallore delle baraccopoli dell'East End, delle denunce sociali di Dickens, della Grande Puzza...  e di ulteriori scoperte e invenzioni che chissà come facevano brillare gli occhi di Aziraphale, proprio come uno stetoscopio che ancora non aveva mai visto e suscita il suo adorabile entusiasmo. 

Nonostante fosse abbastanza ovvio che, a quel punto, si sarebbero ascoltati il battito del cuore a vicenda, è una scena che mi ha colpito un sacco. Un po' perché, come al solito, è scritta magistralmente. Ma, soprattutto, mi ha fatto pensare a quanto un cuore che batte sia qualcosa di profondamente umano. Carnale, qualcosa che gli angeli biblici non sono, concetti che in Paradiso e all'Inferno vengono menzionati solo per essere disprezzati, per ergersi al di sopra della razza umana. La Terra non conta nulla per gli angeli e i demoni, è solo terreno di lavoro e di gioca, in una lunghissima sfida per farsi goal a vicenda. Priorità che, invece, non sono mai state né quelle di Crowley né quelle di Aziraphale, che in mezzo all'umanità ci sguazzano spinti da curiosità e ammirazione, che si esaltano per qualcosa di terra-terra come il cibo, l'alcol, il tè, i libri, le invenzioni tecnologiche. Un bellissimo momento di connessione tra un angelo e un demone che sono solo dalla loro parte. Adoro, davvero. 

Perdona il solito ritardo infame, mi ci vorrebbe un miracolo angelico per far funzionare bene i miei apparecchi tecnologici (ma poi ehy, mi ostino a prendere scambi perché sì). 
Un bacioness <3