Recensioni per
Il senso della vita
di GladiaDelmarre

Questa storia ha ottenuto 186 recensioni.
Positive : 186
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
27/06/20, ore 18:08

Tesoro, finalmente posso terminare questa stupenda raccolta... con le stelle che brillano negli occhi di Azi e Cro - in diversi modi e momenti.
Credo proprio che la particolarità più bella di GO sia questo amore di 6000 anni, ma non con le reincanazioni (argomento a me carissimo, ma più visto)ma sempre consapevole nel tempo.
Dapprima abbiamo un Azi spumegginate come lui sa essere che trascina Cro a scoprire le meraviglie del telescopio. Galileo forse, dall'alto de suo genio ha capito qualcosa e ha finto di dormire? (mi piace pensare di si)
povero, piccolo Cro. le sue creazioni, delle quali ha perso il copyright, ecco! tutta quella bellezza poetica e tecnicamente perfetta al contempo, che ora lo guarda da così lontano..ma c'è il suo angelo a restituirgli qualcosa, quella notte. insieme ad altro, più prezioso.
E poi, nella splendida India, è ora che Cro bil favore, a modo suo. Più grandioso, più generoso, più intimo
Le stelle binarie..come ci hai pensato? con le loro iniziali, è una cosa dolcissima, invidio la tua bravura
un bacio binario, a prestissimo/subito!
tua, Setsy

Recensore Master
26/06/20, ore 19:00

E vabbè, io mi arrendo cara Gladia, alzo le mani e poi mi inchino di fronte al genio. Ogni frammento della raccolta supera il precedente, davvero.
Qui il senso al centro è la vista, lo strumento attraverso cui ce lo mostri è il telescopio delle prime origini e il focus l'oggetto di ammirazione per eccellenza: le stelle. Innanzitutto mi è piaciuto come hai utilizzato ancora una volta uno strumento tecnico (come lo stetoscopio nella prima storia) mostrando i due nell'approccio alla "novità scientifica" e poi ancora una volta apprezzo molto i riferimenti storici che inserisci. Dopo Keats, rendi un personaggio concreto (anche se con meno spazio del poeta inglese) anche Galileo e lo vediamo sia chiacchierare amabilmente con Aziraphale - attirandolo con il suo libro, ovviamente - che accogliere successivamente anche Crowley, mostrandogli il suo telescopio. E altra chicca storica che ho apprezzato è stato il riferimento all’inferno che ce l’ha con la Spagna per qualche motivo (bellissima chicca!) per giustificare brevemente la presenza del demone a Venezia e dunque il loro incontro.
Il Seicento lo percorriamo tutto - muovendoci tra decenni e tra due luoghi diversi, Venezia e l'India - e il filo conduttore della storia sono proprio le stelle. Molto bello e suggestivo come hai descritto l'impatto del demone nel vederle così da vicino: è una vista che lo riporta al passato, che desta in lui stupore ma anche nostalgia, perché quelle stelle le conosce talmente tanto che "Era come ritrovare vecchi amici, in qualche modo". Non si stanca di osservarle e non si stanca di cercarle, non quando un'ottantina di anni dopo piomba da Aziraphale portandolo in tutta fretta in India, spinto proprio dalla volontà di mostrargli il cielo. Qui si apre la vera meraviglia del capitolo (ma non l'unica): davanti ai loro occhi si svela Alpha Centauri come doppio, un sistema binario di astri che si cercano e che si muovono vicini e che emblematicamente porta le loro iniziali. Una metafora bellissima e ben pensata, che svela ancora una volta la tua sensibilità e la tua accurata attenzione anche ai dettagli nel mostrarci questa coppia.
Mi è piaciuta tanto anche la dicotomia tra il vedere le stelle per mezzo dello strumento e il vederle a occhio nudo – una visione che è diversa e che si carica di significati nuovi.
La oneshot è pensata davvero bene in ogni particolare e ho apprezzato moltissimo come l’hai impostata. Un’ulteriore prova di come in pochissimo riesci a condensare tante idee intelligenti e tante emozioni.
I miei complimenti, sei sempre una garanzia. Un bacio e alla prossima!
 

Recensore Master
20/06/20, ore 19:56
Cap. 14:

Cara la mia Gladia,
Un’altra shot che tocca il cuore in profondità e lo scioglie, letteralmente. In questa vediamo Azipharale e Crowley che trovano un punto di contatto nel canto e cos’è, del resto, il canto se non un modo di far librare la nostra anima? Nelle tue parole Crowley appare sempre ammantato della grandezza di un demone che ha tradito dio, di un angelo che ha scelto la ribellione e ha pagato – soffrendo immensamente – per questo gesto. Il suo dolore è un buco nero che nemmeno Azipharale, che pure è colui che più di tutti può comprendere i suoi desideri e parte dei suoi pensieri, riesce a immaginare. Eppure, sebbene questa motivazione antica l’angelo non la chiede né la conosce, qualcosa oggi fa e può e capire. Il regalo che fa al demone rivelandogli la bellezza di una cattedrale sconsacrata e questi canti che si susseguono sono bellissimi come quel ricordo lontano di Azipharale che suona la cetra. È un gesto, quello del cantare, che vale molto più di mille parole ed è tanto più intenso perché appartiene a una comunicazione non scritta. Entrambi amano la musica e Azipharale sa che Crowley ha suonato come sa che il meraviglioso canto gregoriano gli farà piacere.

C’è dell’altro, ovviamente, perché una shot così bella non poteva avere un’unica tematica e tu sei molto brava nel narrare la complessità dello spirito umano o divino o angelico che sia. Crowley conosce i propri limiti e ha timore nel varcare la soglia la cattedrale. È guardingo, consapevole che quello spazio gli è totalmente negato, eppure ne apprezza l’intrinseca bellezza e gradisce il dono di Azipharale, che lo porta lì proprio ora che il terreno è passato dall’essere consacrato all’essere sconsacrato. E poter entrare in un luogo che prima ci era precluso significa far assaggiare la libertà o, almeno, la sua illusione. Il cantare insieme – se non l’ho già detto, ma credo di no – simboleggia invece, già quella comunione di spiriti che le due creature ultraterreno sono. E niente, cara, ogni volta che ti leggo mi doni serenità e gioia e mi fai pensare – che è quello che la lettura dovrebbe dare. Li ami e si vede – sono assolutamente tuoi e si sente in maniera distinta. Un abbraccio forte,
Shilyss

Recensore Master
18/06/20, ore 00:49
Cap. 14:

Questa raccolta è a dir poco spettacolare.
Questa raccolta è una delle opere più introspettive che io abbia mia letto in vita mia e ogni volta sei in grado di stupirmi. Ti ho imparata a conoscere attraverso i tuoi scritti, eppure ogni volta mi spiazzi. Le tue introspezioni mi lasciano sempre senza fiato, perché sono vere e il fatto che tu le riponga nell'animo di Azi e Cro, rendendoli divini e umani allo stesso tempo, mi fa sussultare.
Ho un debole per le storie dove ci sono canti e balli, contestualizzati in un contesto decisamente solenne o che ha a che fare con le emozioni e qui succede proprio questo: c'è l'intreccio di due voci che intonano un canto, che fondono note, vibrazioni e parole assieme, in tonalità diverse, che immagino da una parte profonde e dall'altra più dolci: come loro, così diversi, eppure insieme perfettamente assortiti. Come solo tu li sai descrivere. Come solo tu riesci a imprimere su carte nell'assoluta perfezione della caratterizzazione vincente che riesci a dar loro. Non mi viene nemmeno di dire che sono IC. IC è troppo tecnico, come termine... sono loro. È più banale ma concretizza cosa voglio dire. Concretizza il fatto che il tuo studio dei loro caratteri presi nel singolo e presi insieme è certosino e sempre attento, dettato dall'amore per loro e da quello che ti trasmettono.
Rimango sempre spiazzata anche dalle tue idee, dalle ambientazioni, da come ti studi anche i luoghi che visitano, in passato anche momenti storici, e loro li incastri dove vuoi come fossero pezzi di puzzle perfetti. Crei il contorno intorno a loro, e non sbagli mai un colpo.
L'idea della chiesa sconsacrata e della "prima volta" di Cro nella stessa, è geniale e allo stesso tempo tenerissima. Leggere di lui che si guarda intorno, che ammira il regalo che Azi gli ha fatto, è a dir poco solenne. Noi siamo Azi, fermi che lo guardiamo godersi il momento e assorbire ciò che gli trasmette. Lo vediamo brillare in mezzo a quella navata, a ricercare l'eco come fosse un bambino che lo scopre per la prima volta.
Ugarit non è mai stata dimenticata, e quel canto ne è la prova... un canto che è un momento spensierato ma è anche un "non detto" espresso con la voce, ma intonata, accompagnata da una melodia invisibile che conoscono entrambi e che li guida in quel sincrono perfetto.
Gli anni passano, millenni interi eppur non smettono mai di scoprirsi e di conoscersi. Di trovare lati nuovi che, comunque, non li dividono mai.
Sei immensa, è sempre bellissimo tornare da te. Sempre.
Le tue emozioni accarezzano le mie; non so come fai, ma va bene così ♥
Miry

Recensore Master
07/06/20, ore 19:55
Cap. 5:

Ciao cara! Eccomi qui finalmente per lo scambio libero! Sono pessima ultimamente, ma ogni volta che faccio un programma negli ultimi tempi, arriva qualche impegno di lavoro che lo spazza via senza troppe remore! ^^
Con molto piacere però, torno a leggere questa fantastica raccolta, che ogni volta mi conquista con le sue piccole perle, legate ad uno dei cinque sensi.
Comincio col dirti che una cosa che mi colpisce sempre, è la bellezza e la profondità degli spunti da cui poi si diramano queste OS, che a prima vista possono sembrare semplici, ma alla fine portano a delle riflessioni molto più complesse.
In questo caso, il fulcro della scena è una tipica giornata piovosa londinese, mentre Aziraphale e Crowley sono rintanati al calduccio nell’amata biblioteca dell’angelo. Crowley odia la pioggia e lasciami dire che le sue reazioni un po' infantili sono state uno spasso, tanto più che lo hanno reso IC da morire: non è stato per niente difficile per me immaginarmelo lì, ad andare avanti e indietro per la biblioteca e poi sprofondato su una poltrona, con un bel broncio dietro ad una tazza di cioccolata calda!
L’aborro del demone però, non deriva soltanto da una avversione naturale verso le cose fredde e umide, ma ha radici più profonde, legate al famoso Diluvio Universale. L’evento, infatti, costituisce ancora una ferita aperta per lui e perfino Aziraphale prova rammarico per il compagno, al ricordo di quanta rabbia e frustrazione il Diluvio abbia scatenato in lui.
Ed ecco che le elucubrazioni dell’angelo, ci regalano un piccolo spaccato dell’essenza sua e del suo rapporto con Crowley: Azi è un angelo ligio, molto devoto, eppure quando c’è di mezzo Crowley questa fede vacilla, seppure lievemente. Solo il demone, nell’intero universo, sembra avere il potere di far traballare le sue certezze, metterle in discussione. È una cosa che ho sempre trovato meravigliosamente poetica.
Il ricordo finale di Aziraphale chiude il cerchio e regala non soltanto tanta dolcezza, ma anche un pizzico di speranza. Come dice Crowley, l’angelo è il suo porto sicuro, il suo riparo e a quanto pare lo è sempre stato, fin dalla notte dei tempi.

Un’altra bellissima storia, tesoro, complimenti.
Un abbraccio, Violet :D

Recensore Master
05/06/20, ore 17:01
Cap. 12:

Ma quanta bellezza, piccola mia
le scene "pagane" sono sempre interessanti, ma questa molto di più del normale, ovviamente
Aziraphale è quella creatura piena di contrasto, anche se in apparenza sembra che Cro lo debba essere di più. E' un angelo fedele, che non si scompone proprio, perchè ogni dea è Lei. E nel contempo non si perde quel divertimento terreno. Intreccia fiori seduto con le fanciulle - mi domando cosa pensassero i guerrieri dl villaggio ^__^ - ma le sue mani sono, forti quelle di un Principato. Cro è la seduzione personificata, e ho amato che qui non tu non abbia neppure detto "era una donna" ma "appariva una donna, anzi una dea". E' un differenza sottile ed enorme insieme. E' come se fosse così attraente da essere quello che ognuno crede di vedere. I dialoghi filosofici tra lui e Azi sono iimpagabili, ma di più lo è la carezza - troppo breve - tra i lussureggianti capelli e la ghirlanda. Non so se è voluto, dimmi di si: L'iperico l'hai scelto per la sua ambivalenza? "L'erba di S. giovanni" e "l'erba del diavolo", indispensabile per gli incantesimi della notte del 24 giugno...
paci assai pagani
Setsy

Recensore Master
05/06/20, ore 00:37
Cap. 2:

Io davvero non so come dire. Vorrei innanzitutto ringraziarti fin dal profondo del cuore per le tue fic su Good Omens – credo di avertelo già detto, ma ci tengo a ribadirlo e ad assicurarti che non lo dico tanto per dire, né sono frasi vuote che dico a chiunque: è raro trovare in questa sezione delle fic che non solo sono così belle (e il tuo è uno stile unico e dolcissimo), ma che riescano ad affrontare i personaggi con maturità e con coerenza, tratteggiando Aziraphale e Crowley con la caratterizzazione che meritano.
Sono loro, ma arricchiti della tua visione. E di questo non posso che ringraziarti, perché ogni volta che vengo su questi lidi lo faccio con piacere e con il cuore gonfio di aspettativa – aspettativa che tu non manchi mai di soddisfare, ma pure superare!
E infatti questo capitolo non poteva essere da meno.
Tra l’altro non sai come sia felice di vedere che stai mandando avanti la raccolta, ricordo di aver commentato il primo tempo fa e poi mi sono dedicata ad altre tue oneshot, ma tornare a leggere di questi missing moment legati ai cinque sensi è davvero una delizia.

Ricordo che nell’ultima fic che ti ho recensito, dicevo quanto sarebbe stato bello poter leggere del momento in cui questi due si incontrano ai tempi del Giardino dell’Eden e della cacciata di Crowley/Crawley.. a-ah! Che ingenua sono stata! *_*
Questo momento completamente dal POV di Craley in versione serpente è qualcosa di cui non sapevo di avere il bisogno finché non l’ho letto. A parte che ogni suo pensiero è stato calzante (devo smettere di stupirmene, lo so), ma mi ha proprio fatto tenerezza il modo in cui praticamente si ritrova già attratto da quell’angelo che dovrebbe essere suo nemico, ma che in cui non riesce a vedere nulla di pericoloso. Anzi, quello che vede è un essere con un corpo imperfetto e che comunque gli appare bellissimo e puro e che gli mette voglia di accarezzargli i capelli… e se non sono anime gemelle predestinate sti due, allora non so proprio chi altri lo sia!
A parte le descrizioni accurate (il modo di strisciare del serpente e quello di arrampicarsi sugli alberi allentando e stringendo le spire, ad esempio), ho davvero amato l’introspezione focalizzata su Crawley, sui suoi “ricordi”, sul sapere che un tempo era stato un angelo a sua volta, ma che poi si è ribellato a differenza di Aziraphale.
È stato un (non)incontro il loro che pur mancando di dialoghi, pur mancando di una vera e propria interazione, ha detto più di mille parole e ha lasciato il segno nel cuore del demone. E poi il finale in cui Crawley non si accorge di niente, ma Aziraphale si gira a guardarlo ammirato... giuro che ho esultato. Non sai quanto mi sarebbe piaciuto poter vedere questa scena nella serie tv, sarebbe stata perfetta!
Complimenti.

Recensore Master
04/06/20, ore 23:39

È da un po' di tempo che ero incuriosita da questa raccolta e adesso ho deciso di leggerla. Innanzitutto mi piace la tua scelta di avere ambientato questo capitolo nel passato. Mi piace vedere come già all'epoca l'amicizia fra i due fosse ben radicata e già ci fossero i segni che non sarebbe stata solo un'amicizia. Questi due si frequentano abbastanza spesso se l'angelo si accorge di un'assenza di due anni. Mi ha anche divertito l'idea che il demone gli abbia comprato un regalo dall'America, patria della modernità all'epoca, e mi sembra che entrambi condividono uno spirito di interesse e desiderio di studio verso gli esseri umani e le loro bislacche invenzioni, questi due mi sembrano come degli antropologi in effetti letteralmente studiano il genere umano da esterni, e da esterni immortali ancor meglio. Deve essere assolutamente una figata assistere allo sviluppo delle epoche.
Posso dire che però secondo me Crowley ha scelto uno stetoscopio solo per potersi sbottonare la camicia davanti ad Aziraphale? XD demonietto tentatore!!
Ho trovato davvero molto bella la descrizione di come dopo un momento di confusione sull'utilizzo di quello strano strumento Azi si rende conto che sta sentendo il battito del cuore di Crowley. Mi chiedo se quel battito sia rimasto costante per tutto il tempo eheh. E alla fine anche lui si sbottona la camicia per rendere reciproco il gesto, ci ho visto un po' di imbarazzo in questo ma anche un pochino di malizia come se lo stetoscopio alla fine fosse una scusa. Spero di vedere nelle prossime storie la loro relazione che si approfondisce e ha una sua evoluzione, ma chissà, non so nemmeno se le prossime storie saranno ambientate in epoche posteriori rispetto a questa. Molto bella l'idea di improntare queste storie intorno ai cinque sensi (o anche più di cinque, perché non so quanti sensi abbiano gli angeli e i demoni). Che carini comunque questi due, mi sembra quasi che non abbiano il coraggio di confessarsi a vicenda quello che provano.

Recensore Master
04/06/20, ore 22:48
Cap. 5:

Ciao cara Gladia, tornare su questa raccolta – e in definitiva dai tuoi Aziraphale e Crowley – è sempre una sicurezza, la sicurezza di incappare in nuove riflessioni e nuove emozioni. In qualche modo riesci a meravigliarmi di quanto riesci a comunicare in poche parole.
In questo capitolo siamo nel ventesimo secolo a Londra e in modo speculare al capitolo primo sullo stetoscopio, torniamo alle loro vite intrecciate e alle visite di Crowley alla solita libreria e al solito angelo. La pioggia è al centro della vicenda: è il clima piovoso che rende il demone inquieto, a farlo borbottare, e a far scatenare per converso la reazione di Aziraphale che lo invita a sedersi, a calmarsi e soprattutto a parlarne. Attraverso il dialogo che segue, hai mostrato ancora una volta come i due si muovono su binari opposti: mentre Crowley odia la pioggia, curiosamente Aziraphale la apprezza molto invece. Il motivo che c’è dietro però fa di nuovo convergere quei binari in maniera inaspettata: se infatti il demone odia la pioggia perché gli riporta alla memoria il diluvio, Aziraphale la ama percè la ricollega alla prima pioggia nell’Eden e a quando ha protetto l’altro sotto la sua ala. La pioggia per lui è allora legata non alla fine ma all’inizio di qualcosa, del loro rapporto speciale e di quella complementarità che dura ancora nei secoli, rinnovandosi a ogni pioggia – ancora adesso è protezione, infatti, quella che sottoforma di una chiacchierata e di una cioccolata calda sta offrendo al demone.
Sono ricordi diversi che danno alla stessa realtà (la pioggia, appunto) un significato diverso, significato che nasce proprio dall’incontro tra loro. Lo scambio di battute conclusivo è il balsamo per le ferite di memoria di Crowley, e allo stesso tempo sembra donare una risposta anche alla situazione di partenza e alla domanda iniziale del demone sul perché si sia trasferito a Londra dopotutto. Viene da pensare che, mentre Aziraphale consapevolmente ha sempre collegato la pioggia a Crowley per via di quella prima pioggia dove lo ha protetto, per Crowley ci sia stato piuttosto un collegamento più inconscio – non sceglie la pioggia in sé, ma la città piovosa è dove si trova l’angelo. E’ per lui che sceglie di restare, è per lui che si fa andare bene allora anche la pioggia, proprio perché stare con Aziraphale significa casa cento volte più che nel suo appartamento a Myfair, mille volte più che all'inferno.
In tutto questo, ho apprezzato l’uso che hai fatto del senso dell’olfatto, proprio in quest’ottica di “sensazione di casa”. Sono proprio gli odori che testimoniano la presenza vissuta di Aziraphale e sono quegli odori che attirano Crowley da lui: ecco la legna, la carta, e il tè e il caffè (quel binomio già presente nella raccolta e che hai richiamato abilmente qui).
Un altro capitolo bellissimo in cui mi sono sentita ancora una volta catturata da ogni singola parola.
Davvero bravissima e complimenti. Alla prossima, baci!

Recensore Master
04/06/20, ore 20:44

Ma non è possibile. Mi stai facendo piangere per il destino di un personaggio socnosciuto, un eroinomane, un genere di persona che in realtà mi farebbe paura. Almeno in parte. Invece mi sento una morsa dentro e mi chiedo come sia possibile fare tanto effetto con una storia breve e quasi "impersonale" rispetto a quelle totalmente Ineffabili.
Gli anni 70 sono stati di rivoluzione, è innegabile, si sono aperti col 68 e sono finiti forse nell'81 con l'elezione di Regan. Un'altra storia, un'altra vita. Dovevano essere magnifici per la musica e il cinema, meno per la regressione economica - ops! viene in mente qualcosa? - ma certo sfrenati e purtroppo, regno delle droghe pesanti, quelle che uccidono.
Azi ha una naturale repulsione per tutto ciò, lui è luce, tranquillità, "vecchi valori", diciamo pure.
Ma accanto a lui c'è un demone. Uno che ha sbagliato (se dobbiamo dire così....) ha pagato e ha pietà. Perchè l'umanità - interiore o di razza - è lontanissima dal paradiso, è in fondo ad un vicolo sporco di morte e scorie del corpo mortale.
Perchè chi già ha soffero paga due volte? Cro, Azi non lo sa, stavolta non lo puoi incolpare perché è INCOMPRENSIBILE
La voglia di finire è umana, e uno che ha assistito alla prima di Amleto deve saperlo. Molte volte non è voglia di vivere, è paura di morire.
Non c'è la giustizia certa, sono bugie per i bambini, perchè c ela facciano a credere in qualcosa
sento un pugnale nel cuore e sono felice che tu ce l'abbia messo
tua, Setsy

Recensore Master
04/06/20, ore 19:02
Cap. 5:

Awww, amorino mio... che tenerezza
scusa il ritardo, quando ti fermi due-tre mesi sei li che rincorri il bel materiale accantonato...
Crowley irrequieto è davvero un gatto nervoso, lo vedo con i miei occhi. uno che gratta la porta ma quando apri ti dice: sei scema? piove!
ovvio, no? ùù Si stira, cerca il calduccino del caminetto e gradisce una cioccolata, ma non si dice, shhhhh...bisogna mantenera una facciata, da queste parti. Però Azi non è stupido e capisce che non è solo l'uggia del tempo londinese - che non è il massimo, conveniamone.
Cro è più profondo, più ricco dentro di così. E' il ricordo di quel delitto che è stato il diluvio, laddove il suo cuore di demone ha sofferto e ha provato rabbia mentre quello angelico aveva la parziale serenità di chi non si pone troppe domande
Azi mi da i nervi a volte, ma purtroppo sei stata di un IC perfetto. Dubita... ma poi si salva in corner. Lui alle cose associa ricordi con Cro e quindi sono belli
ok, lo perdono
grazie di scrivere queste cose, mi nutrono
baci, Setsy

Recensore Master
02/06/20, ore 12:12
Cap. 14:

Tesoro buongiornooo ♥
Avresti dovuto vedere la mia faccia quando ho scoperto che avevi aggiornato “Il senso della vita”. Sai quanto mi piaccia e, per tale ragione, ho preferito leggere l’ultimo capitolo di questa storia e mettere in standby l’altra (che ovviamente mi piace! Ma il primo amore non si scorda mai ahahah). Fortunatamente ho fatto bene a seguire l’istinto perché questa one shot si ricollega, inevitabilmente, ad una delle più belle che hai pubblicato qualche mese fa: “il canto di Nikkal”. Awww ricordo anche il nome, se non è amore questo! xD

Aziraphale, dopo quasi più di un secolo, continua a ricordarsi dell’esperienza che ha vissuto a Ugarit grazie al canto di Crowley. L’angelo non sa se il demone fosse o meno cosciente della sua presenza (noi invece sì!); è rimasto in dubbio per tutto questo tempo, in quanto lo imbarazzava chiederlo al diretto interessato. In quel canto traspariva tutto il dolore di Crowley, sicuramente collegato alla sua Caduta e a ciò che ne è seguito dopo la ribellione. Eppure quelle parole inespresse sembrano ancora vivere nella mente di Aziraphale, le emozioni vissute in Siria rappresentano un’esperienza indelebile che non scorderà mai più. Ecco perché intende fargli un regalo, invitandolo nella chiesa di Glastonbury.

L’entrata in scena di Crowley è spettacolare. Cioè è proprio lui! Come parla, come si muove, la sua diffidenza nei confronti dell’angelo. Sai gestire meravigliosamente questo personaggio (anche Aziraphale, eh!). Complimenti davvero. È come se vedessi un altro piccolo episodio della famosa terza puntata. Non trovo nessuna differenza. Mi diverte il modo in cui i due interagiscono, come Aziraphale spintona dentro Crowley per convincerlo ad entrare in chiesa. Sì, sono proprio loro!

All’interno dell’abbazia, nel punto in cui l’acustica è migliore si svolge un momento meraviglioso che segnerà per sempre il rapporto tra i due compagni: cantano insieme un meraviglioso canto gregoriano. Il miscuglio delle loro voci, l’unione di due anime diverse, non fa altro che legarli sempre di più. Finalmente entrambi si rendono conto di essere sempre stati a conoscenza dell’episodio ad Ugarit. Ma non c’è bisogno di dire altro, in quel momento il canto riesce a toccare delle corde senza aver bisogno di profilarsi in discorsi. Bellissima e profonda one shot. Mi serviva proprio leggere qualcosa di così bello. Ma ormai sei una garanzia! Complimenti tesoro e grazie per questo piccolo regalo che ci (mi) hai fatto! A presto ♥

Recensore Junior
02/06/20, ore 09:33
Cap. 14:

Il tuo Crowley lo riconoscerei tra mille: è spigoloso, scontroso, appassionato.

Me lo immagino, a ricevere un messaggio di Aziraphale, un mattino di primavera. Sarà arrivato a Glastonbury con il cuore nelle orecchie.

Sarà arrivato trepidante anche con il possibile timore di cacciarsi in un guaio, perché non sarà esistita una sola volta nella storia in cui Aziraphale l'abbia chiamato e lui non sia venuto.

E l'acustica, oh, l'acustica <3 la voce è una cosa umana (una delle più umane), ma un luogo con un'eco ce la restituisce come cosa divina. Diventa altro, qualcosa che viene da fuori di noi.

Adesso possiamo registrare la nostra voce e ascoltarla dall'esterno, ma un tempo? Era come non aver mai avuto uno specchio, e trovarsi a potersi improvvisamente vedere dall'esterno.

Amo l'idea di loro due che cantano insieme, ed è uno dei miei desideri segreti per la miniserie in arrivo :'3

...amo anche l'idea di Aziraphale che offre questo in dono a Crowley, e al tempo stesso come dono per sè, l'opportunità di ascoltarlo ancora, di partecipare al suo canto.

Ed è bello pensare ancora a loro che a distanza di millenni, si cercano, si comprendono. Sono sempre loro. A tracciare linee curve nell'aria fino a toccarsi.

Mi piace pensare che Crowley sia tornato, di tanto in tanto, in quella chiesa. Mi piace pensare che siano tornati insieme a visitarne le rovine, molto tempo dopo.

Dici che di recente non ti senti tanto sicura di come scrivi.
Ma io ti vedo lungo un percorso, e ti prego di non fermarti.

💛

Recensore Master
02/06/20, ore 08:52
Cap. 14:

tesoraaaaaaaaa ma bentornataaaaa, sei un qualcosa di speciale per questo fandom, tu hai un modo tutto tuo di raccontarceli si vede che sei pazza (in senso buono, buonissimo) di loro due e ci dici quel 'di più' che non è mai stato detto nei libri o nella seria, ma che tu riesci a rendere così plausibile.
Basta, questa cosa è successa in ogni suo dettaglio, tutte le domande di Azi, il messaggio che recapita a Crowley (esordire con 'Non sento puzza di altri angeli' è così da lui lol) e il regalo che gli fa....

Azi così felice che un'abbazia sia stata sconsacrata ha quasi dell'assurdo e ho detto quasi, perché, accidenti se è credibile <3 (e geniale!!)
e Cro, terrorizzato di bruciarsi e invece...
e Azi che lo porta a sentire l'acustica..
Lui che inizia a cantare
Cro che si unisce
le loro voci insieme per me sono una metafora del fare l'amore, io ci ho visto questo
e lo hanno fatto ancora e ancora e ancora

grazie per questa perla... vengo a Roma a tirarti i capelli se ti azzardi a smettere di scrivere!!! <3

tanto love for you

Recensore Master
15/05/20, ore 22:42

Ciao cara Gladia! Il tatto era uno dei pochi sensi che ancora non compariva in questa raccolta, anche se qui forse più che in altri capitoli i sensi si mescolano e si alternano, culminano in quel prendersi per mano finale. Ho percepito in maniera forte il richiamo alla seconda oneshot, quella dell'Eden: se lì si erano guardati senza incontrarsi davvero, qui in un tempo cronologico posteriore i loro incontri sono consapevoli. Per Aziraphale è intatta quell'accettazione di Crawley come parte della meraviglia del creato (come ben mostri nel momento della visione delle ali), mentre il dialogo tra loro tocca una profondità di significato squisita. Mi è piaciuto molto lo scambio in merito al concetto di volare (e del suo contrario, strisciare) correlata al diverso punto di vista sulla caduta: per Crowley non è più possibile tornare indietro, per Azi volare (e dunque metaforicamente cambiare vita, innalzarsi) è del tutto possibile, per cui strisciare non è un obbligo ma una scelta. Il ruolo di Aziraphale diventa allora dirimente e le parole fondamentali: quell'Andiamo finale è sintomo di una consapevolezza e un'accettazione che passa proprio attraverso lo sguardo dell'altro e che sono possibili solo stando insieme. Anche questa Oneshot mi è piaciuta davvero tanto, e come già sai adoro le ambientazioni storiche che riesci a ricreare brevemente anche in testi prevalentemente introspettivi. Bravissima. A presto!