"Il governo inglese per sbaglio clona Sherlock Holmes, il che porta un bebè al 221B di Baker Street"
[Johnlock; Parentlock; Babylock; Cloning] [Fluff; Mature; Comedy; Romance]

Era finita silenziosamente e senza convenevoli di sorta, la sua vita, dopo aver fatto letteralmente di tutto, in ventun anni vissuti di gola, per renderla il più chiassosa e assordante possibile.
Perciò, dato che le care, vecchie abitudini sono dure a morire, non è poi così strano che Eddie inizi la sua seconda vita così.
Urlando.
[Steddie] [Ronance] [Vampire!Eddie] [Zombie!Billy][ botte, sentimenti, omicidi e zombies] [Something is killing in Hawkins] [Action&Drama&Guns (plural)]

«Tre settimane», dice Derek.
«Non voglio comunque», dice Stiles.
«Ti pagherò», dice Derek, e questo… questo cattura l’interesse del ragazzo. L’Antiquariato di Alf potrebbe essere anche un buon lavoro, ma non è uno di quelli dalla paga alta, e metà delle sue tasse scolastiche sono pagate dagli aiuti finanziari, quindi…
«Di quanto», chiede il castano, «stiamo parlando, qui? Perché conosco la tua famiglia, amico. E potrebbe essere un bel po’ imbarazzante, dopo».
«La mia famiglia pensa che tu sia una sorta di fottuto dono al Mondo», brontola il lupo, come se fosse geloso. «Probabilmente saranno arrabbiati con me quando romperemo, quindi non preoccuparti. Cinquecento dollari».
«Mille», dice Stiles, perché a fanculo l’etica. E poi, la famiglia Hale è ricca. Derek può permetterselo.
Oppure, quella dove l’incendio dagli Hale non è mai accaduto, Laura è una sorella ficcanaso, Derek è disperato e Stiles è l’unico che può aiutarlo.
TRADUZIONE!

Un testamento, un diario e un mistero.
Questi sono i tre elementi che cambieranno per sempre la vita di Hermione Granger, catapultandola in un mondo non suo che però gli appartiene di diritto dalla nascita.
E lì, tra finzione e realtà, incontrerà il ragazzo che di quell'ambiente ne è il re.
Basterà, la caduta di quelle patetiche ragioni d'odio, a fare di lei la sua regina?
Dal secondo capitolo:
"La donna gli sfiorava a malapena le spalle. Aveva un’aria troppo delicata ed era anche troppo sottile per i suoi gusti. Poi, però, la vide sollevare lo sguardo: diretto, deciso, affascinante.
Ma, soprattutto, familiare.
In pochi secondi una vecchia immagine, odiata e disprezzata, esplose nella sua testa e con la stessa repentinità tornò a ricomporsi, con combinazioni differenti. L’attenzione sui suoi capelli venne spostata sul ciuffo ribelle che penzolava invisibile dietro il suo orecchio, deformando la sua elegante acconciatura; il suo viso imbellettato, che svelava nuove fattezze, ne rievocò un altro più stanco, meno curato e contrito. E i suoi occhi, profondi eppur privi di vita che nascondevano tutta una vita passata, sprigionarono una nuova luce, vecchia quanto i loro anni, che per lungo tempo aveva sempre dovuto combattere.
Ogni tassello tornò al posto giusto e, la Principessa, divenne la Mezzosangue."

Tutti sono ad Hogwarts per un ultimo anno da "ragazzi normali". Ovviamente non sarà un anno tranquillo.
Dal capitolo III:
"Avrebbe potuto chiedere alla McGranitt una camera singola, magari tentando di corromperla promettendole un po’ della miracolosa crema anti-rughe di sua madre. Draco non si era mai sentito tanto idiota in tutta la sua vita: se ne stavano chiusi a chiave, lui, Nott e Zabini; quest’ultimo aveva tirato le tende [...] e se ne stava in piedi, di fronte ad una lavagnetta fatta comparire poco più di mezz’ora prima.
Theodore e Draco erano stati costretti a sedere sul letto del primo – il più lontano dalla porta – mentre Blaise gesticolava animatamente spiegando il suo “infallibile piano”.
Quando Malfoy gli aveva chiesto il perché della lavagnetta, quella mente geniale di Zabini aveva risposto “Fa più scena.”.
Dal capitolo XXIX:
"La situazione in cui si trovava non faceva altro che aggravarsi. [...] Salazar Serpeverde, isso su un trono retto dai principi della sua nobile Casa, doveva sicuramente starlo ad osservare con aria disgustata e delusa. Draco Malfoy se ne convinse, mentre, camminando con la bacchetta illuminata puntata verso il basso, sentiva il respiro di Hermione Granger, la Mezzosangue, bruciargli la nuca."

“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”

Mi chiamo John Watson e vivo a Londra. È dodici giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di piogge torrenziali. Si trova esattamente sul meridiano della miseria. La mia città, in una parola è… solida. (...) L’unico problema sono le infestazioni: in alcuni posti hanno topi o zanzare. Noi invece abbiamo… i draghi.
Johnlock

John frequenta il liceo Barts: è al suo ultimo anno e tutto sommato le cose vanno bene. Ci sono gli ultimi mesi di duro studio, l'imminente scelta per il proprio futuro, c'è la squadra di rugby e tante ultime feste a cui partecipare, ragazze al suo seguito che uscirebbero volentieri con lui e una in particolare, Mary, con la quale farebbe di tutto pur di avere un appuntamento.
John ha sempre avuto le idee chiare: gli uomini si invaghiscono delle donne, chiedono loro un appuntamento, si innamorano e le sposano. Una cosa elementare, naturale.
John è sempre stato certo di questo, ma poi incontra Sherlock Holmes, e tutto ad un tratto non è più sicuro di nulla.
[teen!lock, Johnlock!AU]

Il giorno dopo Ryota si presentò con cinque minuti abbondanti di anticipo. Le labbra si incurvarono nel sorriso più ampio che gli riuscì quando vide Daiki.
“Lo sapevo che saresti venuto!” esclamò, cogliendo l’altro alla sprovvista.
“Non dire fesserie, non sono venuto apposta per te. Sono qui già da un bel po’.”
“Però sei rimasto fino a quest’ora. Se davvero non volevi giocare con me, te ne saresti potuto andare.”
Daiki rifletté parecchio su quelle parole. Non voleva certo lasciare intendere a Ryota che avere un compagno di giochi non gli dispiaceva, ma le circostanze sembravano volgere a suo sfavore. Poi, ebbe l’illuminazione su cosa rispondere. “Non sto certo a guardare l’ora quando gioco. Non mi ero accorto che fossero arrivate le cinque. A saperlo me ne sarei andato prima.” Si voltò, sogghignando per la spiegazione salace appena partorita, ma l’altro sembrò non curarsene minimamente.
Gli si parò davanti con la solita espressione gioconda. “Allora, cosa mi insegni come prima lezione?”

Kise aveva aperto i palmi e li aveva appoggiati sulla sua schiena quando aveva parlato: l’aveva sentita vibrare appena ed irrobustirsi un po’ sotto i suoi sospiri svogliati. Vi aveva poggiato la fronte contro non appena Aomine si era dato la prima spinta sui pedali, e, insieme, erano scivolati nella sera, tra le gocce di pioggia pungente e quel calore al cuore che non scemava nemmeno con quel vento fresco e frizzante, rassegnato all’idea di amarlo come non aveva mai amato nessuno prima di allora.

Tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé, senza interrompere o variare la propria andatura, Ryouta ripensò alle parole che alcuni minuti prima gli erano state rivolte; una domanda a cui non aveva saputo rispondere, che aveva arbitrariamente deciso di evitare – spaventato, forse, dalla risposta che a questa avrebbe potuto trovare.
Tese la mano, osservando alcuni candidi fiocchi poggiarsi sulla stessa e sciogliersi a contatto con il calore della sua pelle. Mentre dalle sue labbra fuoriusciva un sospiro, il pensiero di ciò che l'ultima volta che si erano visti avevano finito con il dirsi tornò ad occupare i suoi pensieri. L'aveva fatto per giorni. Tutt'ora, continuava a farlo.
“E' così fottutamente illogico, Ryouta!”
[...]
“Troppo assurdo perché possa lasciar correre.”
~ [Incompiuta.]

Provate ad immaginare questo: Due compagni di stanza. Un biondino acido ed un rosso perennemente sorridente. Una storia d'amore nata all'improvviso. Impossibile. Assurda
Questi sono Mello e Matt. Due poli opposti di una calamita che inevitabilmente si attraggono. Non formano una di quelle coppie che ti aspetti di vedere. Sono troppo diversi, discutono sempre, si insultano. Eppure sono ancora lì, alla fin fine, l'uno accanto all'altro.
Questi sono Mello e Matt. Una forza che va oltre ogni legge fisica, che rompe ogni schema.

Non è un crossover, l'ho chiamata così perchè è una storia basata sui ricordi veri e su quelli falsi, ma non c'entr niente con Arnold (:3)
Non è nemmeno introspettiva.
È una bastardata nei confronti di Mello: personaggio che ha la sfortuna di piacermi, e quindi di attirare su di sé le sventure delle mie fanfictions.
Sarà angst, romantica e visto che ci sono ci butto dentro anche un po' di slash.
Enjoy!
Mystery
PS: possibile leggero OOC
aggiunta: non andrò avanti, perchè è una storia vecchia e non mi piace più. sorry babies

“Ushishishi~ Paura, eh?”
“No, Bel-senpai, volevo solo darle un po' di soddisfazione per poi sfotterla ulteriormente della sua pessima sceneggiata. E non sono più un moccioso, è finita l'età in cui avevo paura degli shinigami.”
“Tu, bastardo...”
“Bel-senpai, mi dice che cosa sta facendo conciato in quel modo ridicolo?”
“Ushishishi~ Che domande, volevo farti schiattare di crepacuore!”
“Non le sembra di essere un po' troppo cresciuto per mascherarsi e giocare a nascondino al buio? O le è venuto il feticcio dei cosplay?”
[Capitolo 3]
L'avevo promesso che sarei tornata con una nuova diavoleria dovuta ai miei innumerevoli viaggi in treno e stavolta vi propongo una Belphegor/Fran, un'altra delle mie coppie preferite e che mi divertono sempre un sacco ^w^
Spero che con questa breve fanfiction a capitoli possiate divertirvi e percepire quella punta di ironia e sarcasmo che avvolge questa coppia in un eterno rapporto di amore-odio ^.-
Buona lettura ^w^
Vostra, Nena Hyuga ^-^
[Personaggi: Belphegor Tyl e Fran Tyl]
PS: La nota "Non per stomaci delicati" è dovuta alla descrizione di scene leggermente macabre.

«Tu credi che tutti noi siamo destinati alla felicità? Voglio dire... Prima o poi tutti avremo il nostro pezzettino di felicità? O alcuni sono destinati a rimanere infelice per sempre?» «No, io credo che la felicità sia un privilegio che pochi possono concedersi.» Se l'avesse presa in giro, sarebbe stato meno doloroso. Quello era uno schiaffo in faccia.
Non è una Draco/Hermione come ce la si potrebbe aspettare. Nessun Principe delle Serpi che si scopre innamorato della bella Regina dei Grifoni. C'è solo un'Hermione confusa e dubbiosa; un Draco disilluso e un cinico. E un dialogo, inaspettato quanto strano. Un lungo dialogo.