Recensioni per
Ritratti di dame
di melianar

Questa storia ha ottenuto 138 recensioni.
Positive : 138
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
11/02/16, ore 10:17
Cap. 6:

Cara Mel, eccomi finalmente a commentare questa tua splendida storia, una delle più belle cha abbia mai letto su questo tema: i pensieri di Nerdanel rimasta, per sua scelta, in Valinor.

Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto, un incipit favoloso! E' l'alba. Anar sta per sorgere e il mondo poco a poco rinasce… Ma quale mondo? E chi è che sta assistendo a questo spettacolo? Tu ancora non ce lo riveli (non fosse per il titolo, mannaggia!! ma d'altronde non potevi fare altrimenti…).

Ci sono ben 11 paragrafi prima di capirlo, 11 paragrafi perfetti in cui ci lasci lì, in sospeso, come la tua protagonista, ad attendere il sorgere del sole, ad attendere che l'abitudine consumi la tristezza, ad attendere qualcuno che non tornerà più.

Poi, la rivelazione: "Mi reco spesso qui, da quando siete partiti".
In un attimo, ci ritroviamo nel cuore di Nerdanel: una prima persona! Senza veli, senza schermi, ci prepariamo ad affrontare i suoi sentimenti 'in presa diretta'.

Ed ecco svelato anche il luogo: un giardino che ospita le statue di suo marito e dei suoi figli, da lei stessa scolpite. Mi è piaciuta moltissimo questa scelta narrativa, che mette Nerdanel di fronte ai suoi ricordi quasi brutalmente, perché le sue sculture, come tutti dicono, sono talmente ben fatte da sembrare vere.

Ma ci va alla ricerca di conforto in quel giardino? No. Ci va (nell'interpretazione che ho dato io) quando vuole farsi del male. Quando non sopporta la pena che suscita negli altri, quando vuole flagellarsi al pensiero di aver fatto la scelta sbagliata.

Cerca di dare la colpa a Feanaro. Cerca di dare l'intera colpa a Feanaro, di scagionare almeno i suoi figli. Ma non può. E allora infine li accusa: "maledetti". Li accusa di averla fatta partecipe di un destino di dannazione, come se anche lei avesse pronunciato quelle parole blasfeme.

E io (forse sbagliando) ci leggo un rimpianto. A questo punto, maledetta per maledetta, non era forse meglio seguirlo nel fuoco quel folle marito, piuttosto che rimpiangerlo sola, tra vuote statue di pietra, prive di ogni calore?

Non so se era quello che intendevi tu, nello scriverla, ma è quello che ho letto io in questa bellissima storia: un rimpianto, anche se solo per un attimo, per poi tornare a una vita di attesa.

Mi hai commosso. Grazie di cuore per aver condiviso!

Los

PS
Scusa, mi accorgo di non aver speso una parola sullo stile. Colpa dell'emozione che ancora mi conquista. Ma voglio assolutamente dirti quanto questo abbia contribuito a veicolare le emozioni; ho apprezzato le frasi brevi, quasi minime, i paragrafi secchi, mai più di due righe di seguito, che ricalcano fedelmente un flusso di pensieri incessante, quasi precipitoso.
Complimenti Mel, davvero un ottimo lavoro!

Recensore Veterano
08/02/16, ore 20:35
Cap. 12:

Effettivamente, mi sono sempre chiesta perche a Miriel non fosse stata concessa la grazia dai Valar. Dopotutto ho sempre pensato che lei fosse soltanto una vittima innocente. Ma mi piace la luce che tu le hai donato: sa di non poter redimere il suo popolo, quindi preferisce cullarsi nei ricordi e morire come una vera regina, compiendo l'atto di coraggio che non è mai stata in grado di compiere nel corso della sua vita.
Ottimo anche questo capitolo, anche se il mio preferito continua ad essere quello di Niniel!
A presto, Fjorleif.

Recensore Veterano
08/02/16, ore 20:20

Rullo di tamburi...devo dichiarare questo capitolo il vincitore!
Specialmente l'inizio mi ha emozionata. E' difficile dirlo a parole, perchè mi ha davvero colpita, nel profondo, la sua bellezza.
Niniel è magnifica, come una bambina, muove i primi passi alla scoperta del mondo, a lungo dimenticato. La sua ingenuità e lo stupore con cui apprezza tutto ciò che la circonda hanno del meraviglioso. Tutte le altre dame di cui ci hai fatto dono finora sono personaggi già intellettualmente maturi, con caratteri e indoli diverse, certo, ma tutte dotate di esperienza. Niniel è pura e apprezzo il fatto che tu abbia voluto descrivere questo frangente della sua vita e non quello che descrivono tutti nelle proprie storie, ovvero la sua morte. Certo, il suo suicidio è ricco di pathos e i sentimenti complessi che prova allora si prestano alla scrittura, ma apprezzo la tua originalità per esserti cimentata nel racconto della sua spensieratezza, degli attimi in cui è stata felice e grata alla vita.
Vorrei riportare i passi che ho preferito e che più mi hanno colpita per la loro semplicità, ma al tempo stesso per il lirismo che li caratterizza:

C’è profumo di foglie, stasera.
Di vento, di cose che cambiano.
E’ l’autunno, dice Brandir.
Il tempo in cui la terra si copre di un manto di foglie brune e gli uccelli se ne vanno, volando verso sud.
Un poco mi spaventano questi alberi spogli, queste foglie che si seccano, cadono, muoiono.
Mi inquieta questo vento che d’improvviso diviene fresco, frizzante, che gioca dispettoso tra i miei capelli biondi.
Brandir dice che è naturale. Dopo l’estate giunge sempre l’autunno. E poi il rigido inverno, e la bella primavera carica di fiori.

Che misteriosa meraviglia, le parole.
Mi piace impararne sempre di nuove, mi piace ascoltarne il suono a volte lieve, dolce, delicato, altre rauco, stridulo, rabbioso.
Brandir dice che a volte basta una parola, una sola, per uccidere un uomo.
Io dico che spesso una sola parola può guarirlo.

Niniel. Niniel. Lo ripeto, sovrastando il soffio del vento autunnale.
Niniel. Il mio nome.
Dolcissimo e triste a un tempo, leggero come il suono delle foglie che cadono, come il pigolio malinconico di un passero.
Ma diviene ancor più soave quando a pronunciarlo sei tu, Turambar.
Allora qualcosa comincia a vibrare, qui, nel mio petto. Una farfalla, un uccellino impazzito.

Assolutamente incantevole! Bravissima!
Fjorleif

Recensore Veterano
08/02/16, ore 20:04
Cap. 5:

Checchè tu ne dica, anche questo capitolo è bellissimo! Provo molto affetto per Nimrodel, è stata una dei primi personaggi elfici in cui mi sono imbattuta, indagando sulle origini di Dol Amroth.
La storia sua e di Amroth mi ha sempre intristita moltissimo; certo, qua e là si leggono un'infinità di storie d'amore andate non esattamente a buon fine, ma oserei dire che la loro è angosciante. E', in un certo senso, la metafora della vita: inseguire qualcosa senza fine, fin quando il tempo opprimente, vanifica ogni nostro sforzo scegliendo per noi. E leggere di questi due amanti che si sono cercati speranzosi e di come Amroth, alla fine, rassegnato fosse partito, ignaro del fatto che la sua Nimrodel lo stesse raggiungendo, mi ha sempre fatto stringere il cuore. T.T
Anche nel tuo capitolo si percepisce il tono incalzante del tempo e l'ansia che invade il lettore, quasi volesse spronare Nimrodel a proseguire, come se già sapesse dell'incombenza della partenza di Amroth. Non c'è antro da dire, se non che ancora una volta mi meraviglio della tua bravura!

Recensore Veterano
08/02/16, ore 19:20
Cap. 3:

Vedo che hai un debole per i personaggi femminili forti! Bene, è una passione che condividiamo. :-)
Tar-Ancalime, la prima vera sovrana di Numenor; già per il fatto che sia stata la prima a regnare senza appoggiarsi a un re fa di lei un personaggio degno di stima. Forse talvolta è un po' troppo dura, dal momento che nelle stesse opere di Tolkien abbiamo molti esempi di uomini esemplari, che amano le proprie consorti. Mi piace, comunque, come l'hai caratterizzata.
Ancora una volta, ti faccio i miei complimenti!
Fjorleif

Recensore Veterano
08/02/16, ore 19:07
Cap. 2:

Buonasera! Avevo già letto alcune delle tue biografie prima della mia partenza e ora le ho riprese in mano. Ho trovato subito questa di Beruthiel che, come ti avevo già detto nell'altra tua fic su di lei, è un personaggio che mi affascina molto, e l'ho trovata magnifica, anche meglio dell'altra! Qui, più che mai, hai dipinto la sua saggezza, dando sfogo ai suoi pensieri e alle sue paure. Dopotutto, per quanto dura e forte, è pur sempre una donna e, complice la sua intelligenza, è già conscia del destino che l'attende. Sembra quasi di entrare ad Osgiliath e vivere con lei questo lasso di tempo angosciante che la separa dall'ineluttabile fato che l'accoglierà il giorno dopo. Mi è venuta la pelle d'oca!Complimenti! :-)

Recensore Master
11/12/15, ore 14:49

Avevo già letto questo capitolo mesi fa, poi avevo riletto i Figli di Hurin perché volevo ricordare alcune cose e quindi non avevo più trovato l'occasione di commentare. Eccomi dunque. Intanto sì, il nome Turambar potrebbe essere l'inizio di un canto. La tua descrizione di come Niniel cerca di tenere a mente le nuove parole e le cose apprese fa tenerezza. E tutto il racconto ispira una dolce malinconia perché Niniel è destinata ad un fato nefasto che non può immaginare, come evitarlo dunque? Le esortazioni all'attesa e la diffidenza di Brandir non possono nulla contro il suo cuore innamorato. Niniel è persa in un sogno, ma è solo un altro crudele maleficio dei servi di Morgoth.
Perciò mi piace molto il tono trasognato che hai dato al tutto.

(Credo che tu abbia finito i personaggi femminili dei Figli di Hurin, o sbaglio?)

Recensore Master
11/12/15, ore 14:33
Cap. 11:

Questo racconto l'avevo letto, e sono d'accordo con la tua interpretazione: lo sbaglio fondamentale di Aldarion è stato di non capire che la sua sposa lo aspettava con nostalgia e anche dolore. Mi piace molto la tua descrizione delle lusinghe del mare, essendo io di formazione classica ci ho visto molte somiglianze con i miti greci sul mare. E pure con Lucrezio, che descrive il mare come allettante ma infido. Ed è bello che Erendis ancora ami Aldarion: il sordo rancore con cui l'aveva caratterizzata Tolkien rischiava di appiattirla. Tu l'hai resa nella sua complessità, nel suo desiderio di rivedere Aldarion, anche solo per mostrargli il tempo passato e fargli capire cosa aveva gettato via.
Non sarebbe dovuta morire per acqua (ma forse lo vide e annegò sulla via del ritorno?).

Comunque non sei stata melensa, al massimo rischio di esserlo io con la mia ultima frase.
(Recensione modificata il 11/12/2015 - 02:52 pm)

Recensore Master
11/12/15, ore 14:09
Cap. 10:

Anche questo personaggio era solo marginale nelle vicende di Turin, una vittima collaterale della sua avventatezza, e tu l'hai reso con giustizia e inventiva. Dall'accenno alla violenza di Brodda hai sviluppato una descrizione della vita di inganni, sopportazione e dolore alla quale Aerin è stata condannata. Era una privilegiata fra il popolo degli schiavi, ma amaro era quel privilegio. Credo tu abbia ragione: nel dare fuoco alla casa e a se stessa si è finalmente liberata dalla prigionia che opprimeva anche lei.
Pure la riflessione iniziale sulla selvaggia violenza degli uomini mi piace.

Recensore Master
11/12/15, ore 13:48
Cap. 8:

Certo che chiamare 'Cuore Virile' una donna che sa difendersi e combattere non è proprio il massimo del femminismo, ma pazienza. D'altronde, erano altri anni quelli in cui il Professore scriveva e dichiaratamente faceva riferimento a storie ben più antiche. (Ma sul nostro presente è meglio tacere)
Premessa inutile a parte, questo è un altro tipo di reazione alla disperazione: dopo Morwen e Rian, Emerdil è combattiva e agisce, senza lasciarsi morire o attendere. Il suo coraggio e la sua capacità di spingere i più deboli fisicamente a resistere rappresentano già una sfida a Morgoth, che non riesce a schiacciarli. La situazione è tragica, bisogna illudersi per resistere (e quello è il tuo tocco personale!), ma bisogna resistere in qualche modo.

Spero che aggiungerai anche Haleth ai tuoi ritratti un giorno.
(Recensione modificata il 11/12/2015 - 01:54 pm)

Recensore Master
11/12/15, ore 12:57
Cap. 7:

Devo ammettere che di Rian non sapevo nulla, rispetto alla cugina è un po' trascurata. In un qualche senso è il suo complementare: dove Morwen è forte e fiera, lei è fragile e viene spezzata nella mente dall'atrocitá della guerra. Ma questo rende il suo personaggio interessante: come hai sottolineato tu, gli altri non so chiedono il perché del male, lo danno per scontato, lei invece se ne dispera ancor di più perché non riesce a comprendere un odio così scellerato. Ma non corre da sola verso la morte: con lei c'è una nuova vita che deve nascere e inconsciamente sa che deve far vivere il frutto del suo amore, anche se in un simile mondo lei non saprebbe crescerlo. Forse un'altra conseguenza della disperazione potrebbe essere stata la decisione di farlo morire con lei. Credo che nella scelta l'amore per Huor e la vaga percezione degli elfi attorno l'abbiano aiutata. Mi hai commosso.

Recensore Master
11/12/15, ore 12:35

Sono sicuro però che l'idea del sogno in cui i desideri di Morwen si realizzano è tua. La descrizione è nitida e vivida, in modo da rendere ancora più struggente il risveglio. Anche i particolari della vita insieme a Hurin mi piacciono molto, rendono il confronto col suo presente ancora più impietoso. La tua Morwen è fiera, ma forse un po' più 'umana' per la sua debolezza nascosta, e quindi reale.

Recensore Master
11/12/15, ore 12:06
Cap. 1:

Bisogna sempre farti i complimenti. Hai esplorato tutte le motivazioni di Mithrellas con maestria, sapendomi anche stupire perché non avevo pensato a molte di esse. Il pensiero di veder vivere e svanire tutta la sua discendenza è terribile e sembra giustificare più di tutto il resto la fuga.
L'immagine di come Mithrellas e Imrazor si sono visti la prima volta è molto dolce e poetica.

PS: Mentre leggevo mi è venuta in mente una domanda: ci sono molte elfe innamorate di Edain, ma un elfo innamorato di una mortale si vede mai nell'opera di Tolkien?

Recensore Master
10/10/15, ore 09:40
Cap. 3:

Non ricordavo questo seguito del racconto del re navigatore. Certamente Tar-Ancalime è stata cresciuta in un clima di rancore se non immotivato almeno esagerato: non tutti gli uomini sono Aldarion. Ma lei stessa non è stata fortunata e questo l'ha solo convinta della correttezza degli insegnamenti ricevuti (sebbene riesca a vedere l'incoerenza disperata della madre). In ogni caso, indubbiamente le riflessioni che attribuisci a Tar-Ancalime sono corrette, per quel che riguarda lo standard di un mondo medievale (e non solo, purtroppo). Il paragone con le pecore è spietato, ma giusto (in questo contesto) ed è una bella idea (è tua?).

Recensore Master
10/10/15, ore 09:12
Cap. 13:

La descrizione dei piccoli Elrond e Elros da parte della loro amorevole madre è toccante e dolce. Anche il tenero pensiero rivolto al marito lontano.
Mi piace la tua scelta di aver parlato di Sirion come di un porto di nuova speranza fino all'arrivo dei figli di Feanor. Sì, non conoscono la pazienza, dev'essere un vizio di famiglia. Con quale faccia hanno potuto mostrarsi ad Elwing? Ma la maledizione si deve compiere.